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Il movimento accusato di «cospirazione»
by dal manifesto Saturday, Jul. 10, 2004 at 11:33 AM mail:

Cosenza: imputazioni da incubo per 13 militanti. Sarebbero i mandanti degli scontri di Napoli e Genova.

Non c'è più niente da ridere sullo strampalato teorema del pm Domenico Fiordalisi. Dal 2 dicembre la corte d'assise di Catanzaro, con i giudici popolari e tutto l'armentario dei casi più gravi, processerà tredici attivisti accusati del disegno «sovversivo» che sarebbe stato alla base delle grandi manifestazioni del 2001 contro il Global forum di Napoli e contro il G8 di Genova. Sono quasi tutti calabresi, pugliesi e campani; tra loro ci sono insegnanti, ricercatori universitari, dirigenti dei Cobas e due facce note dei disobbedienti come Luca Casarini e Francesco Caruso. «Il movimento non si processa» è la prima risposta del coordinamento del Social forum europeo, che respinge così il tentativo di dividere i no global tra buoni e cattivi. A decidere è stata la giudice Giuseppina Ferruzzi, che fin dall'inizio dell'udienza preliminare dava l'impressione di voler chiudere la partita alla svelta. Fausto Bertinotti parla di «un rinvio a giudizio che vuole mettere il bavaglio al movimento e alla società civile, ma che non realizzerà questo suo intento repressivo. Siamo in presenza di una sorta di processo politico - ha aggiunto - Questo orientamento manifesta una fortissima matrice ideologica contro tutto il movimento e non verso i suoi singoli rappresentanti». Paolo Cento dei Verdi invoca una sanatoria-amnistia. Meritano un'attenta lettura questi capi d'imputazione che possono portare anche a quindici anni di carcere: «Cospirazione politica mediante associazione al fine di turbare l'esercizio delle funzioni di governo, al fine di effettuare propaganda sovversiva e al fine di di sovverire violentemente l'ordinamento economico costituito nello Stato, di sovvertire l'ordinamento del mercato del lavoro e di caratterizzare progressivamente la Rete meridionale del sud ribelle e la Rete no global per farle diventare una vastissima associazione sovversiva composta da ventimila persone», si legge nella richiesta di rinvio a giudizio. Quasi tutti gli imputati rispondono di attentato agli organi costituzionali «per aver turbato l'esercizio delle funzioni svolte dal Governo in occasione del vertice del G8 a Genova, nel mese di luglio 2001, organizzando e provocando gli scontri di numerosi manifestanti con la Polizia, i Carabinieri e la Guardia di Finanza, al fine di rendere `ingestibile' l'ordine pubblico nelle zone della città adiacenti ai luoghi ove si svolgeva il vertice», scrive ancora il pm. Cinque rispondono allo stesso titolo dei fatti di Napoli, altra «turbativa» alle funzioni di governo. Per sei di loro ci sono anche accuse, del tutto marginali, di resistenza a pubblico ufficiale e porto di oggetto atti a offendere, ma nessuno in realtà è stato individuato mentre compie atti violenti.

Il teorema Fiordalisi, com'è noto, portò ai diciassette arresti del novembre 2002. In carcere finirono anche sette persone per le quali lo stesso Fiordalisi ha poi rinunciato a chiedere il rinvio a giudizio, il che la dice lunga sulla gravità degli indizi raccolti (gli indagati erano in tutto 42). Un primo tribunale del riesame mise subito tutti fuori azzerando le ipotesi associative, ma la pronuncia è stata in seguito annullata dalla cassazione per vizio di forma e davanti al secondo riesame ha vinto il pm: indizi in larga parte confermati e obbligo di firma quotidiano per Caruso e per i cosentini Francesco Cirillo (50 anni) e Michele Santagata (37).

L'inchiesta, basata su una gran mole di intercettazioni telefoniche ambientali e telematiche, valorizza almeno in parte il famoso rapporto «itinerante» del Ros dei carabinieri, che dopo il G8 ipotizzò un'associazione illecita come «mandante» degli scontri di Napoli e Genova. Quella paccottiglia era già stata rifiutata, però, dai pm che procedono per gli incidenti di piazza nelle due città. Solo a Cosenza l'operazione è partita, con il concorso della Digos locale guidata da Alfredo Cantafora, che da tempo si concentrava sugli esponenti più noti della sinistra antagonista cosentina: l'ambientalista radicale Cirillo, ex autonomo e considerato il capo del «sodalizio» quando in realtà non ha mai svolto un ruolo significativo; Antonino Campennì, ricercatore e dirigente Cobas; Anna Curcio, dottoranda in sociologia; Santagata, responsabile della palestra al centro sociale Granma e Claudio Dionesalvi, leader degli ultrà rossoblù del Cosenza. Fiordalisi ha poi allargato il raggio d'azione a Taranto sui Cobas riuniti attorno a Salvatore Stasi e ha trovato il nome noto che gli serviva nel napoletano Caruso. Solo all'ultimo sono emerse le posizioni di Alfonso De Vito, tra l'altro collaboratore del manifesto, e di Luca Casarini, finito in un'indagine che all'inizio riguardava la Rete meridionale del sud ribelle che ebbe vita brevissima nel 2001.



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