Segue dalla prima parte http://italy.indymedia.org/news/2004/07/587460.php
La follia nera
Perchè una tale bestialità? Perchè tanta rabbia?
C'è un di più di brutalità che è difficile da spiegare
e anche da accettare. Ma soprattutto che è impossibile da gestire pubblicamente,
meno che mai venerdì 20 luglio 2001. Che effetto avrebbe avuto la notizia
sui manifestanti del sabato?
Quando Carlo Giuliani viene colpito in fronte non è morto, non ancora.
Alla prima persona tra i soccorritori che gli sente il polso, una volontaria
del GSF, pare di sentire flebili battiti del cuore, appena percettibili. La
stessa autopsia ufficiale parla di "morte del soggetto nel lasso di
tempo di alcuni minuti,...." e il sasso è
stimabile si sposti tra il secondo e terzo minuto dopo lo sparo.
In ogni caso chi produce la ferita non è al corrente delle condizioni
reali di Carlo, non può sapere se sia vivo o morto.
Perchè invece di soccorrerlo gli spaccano la testa?
Che motivazioni supplementari dovevano avere per compiere un atto tanto orribile?
Nessuno evidentemente lo ha ordinato. Non si obbedisce ad un ordine del genere
in presenza di testimoni.
E non ci poteva essere un *piano* perchè un minuto e qualche secondo
(tempo tra lo sparo e la riconquista della piazza) non sono sufficenti per ideare
una azione complessa, comunicare con i sottoposti e mandarla in esecuzione con
personale misto e un pò sbandato, pensando di farla franca. C'è
un limite anche alla fesseria.
No.
Avvengono fatti semplici in P.zza Alimonda, fatti personali e primordiali,
che riguardano se stessi, nella reazione ai quali si mette se stessi. Non è
un ordine eseguito, è rabbia privata. Una rabbia che tracima e fa perdere
la testa, e non vale la logica a spiegarla perchè viene molto prima della
logica. Non solo l'onore ferito del reparto militare messo in fuga a sassate
da un gruppo di ragazzi, non solo un odio antropologico e un rancore covato
da tempo, teso come un arco da mesi di addestramento inutile alla prova dei
fatti, e inutile in un modo umiliante. Non basta.
Per spaccare la testa ad un moribondo servono motivazioni in più. Serve
un odio personale, privato, che dissolva i limiti del pensabile e porti a compiere
una cosa talmente scellerata da non poter essere gestita. Da DOVER essere taciuta.
Talmente abbietta da dover essere coperta con una archiviazione
sgangherata che cozza contro tutte le leggi della fisica, della logica e
della decenza.
Non per difendere un sottufficiale o un ufficiale, ma per la ragion
di stato.
Per non essere travolti, tutti loro, da un uragano di indignazione e di rabbia.
Allarghiamo lo sguardo.
Uno dei modi di dire consolidati, quasi un tic della narrazione del G8 genovese,
è quello di pensare P.zza Alimonda come il culmine di una giornata nata
storta. Quasi un crescendo naturale che non poteva che sfociare in tragedia.
Con questa visione però si perdono di vista i fatti e le relazioni che
li concatenano, e i fatti indicano che l'andamento della giornata è stato
tutto, tranne che naturale.
La prima carica contro il corteo del Carlini, quella che fa degenerare il venerdì,
parte alle ore 14,55 da via Invrea con ragioni pretestuose che fanno a cazzotti
con i documenti e i filmati. Non è chiaro chi l'abbia decisa, ci sono
due dirigenti di PS che se ne assumono la responsabilità con motivazioni
diverse, mentendo entrambi. E' l'elemento centrale di tutta la gestione dell'ordine
pubblico del G8: una carica a freddo che prima di tutto si accanisce contro
il gruppo di contatto formato da giornalisti e parlamentari che antecede il
corteo, per subito dopo attaccare la testuggine delle tute bianche. E' la
prima carica in cui vi sia contatto fisico. Tutto quello successo finora
in altre parti di genova è avvenuto comunque a distanza.
Da quel momento cominciano una serie di cariche e controcariche che alla lunga
hanno esisti disatrosi per i carabinieri, che le prendono al punto di farsi
incendiare un blindato, e di fatto si ritirano.
Alle ore 16,00 un imponente spiegamento di polizia partito con gli idranti da
Brignole e comandato dal Primo Dirigente di P.S. Gaggiano giunge all'incrocio
tra via Torino e via Tolemaide e inizia una carica a percussione con l'uso di
mezzi speciali blindati lanciati a tutta velocità contro il corteo. Anche
questa carica, esaurito lo slancio iniziale e terminata l'acqua degli idranti
si ferma e in poco tempo quasi tutto il terreno guadagnato dalle forze dell'ordine
viene perso nuovamente.
E' a questo punto che iniziano anche gli interventi da parte di contingenti
delle forze dell'ordine sul fianco, in un'accerchiamento che non lascia vie
di fuga ad un corteo che non può ritirarsi più velocemente di
quanto stia facendo. Il primo di questi interventi sul fianco avverrà
in via Caffa e produrrà i fatti di P.zza Alimonda, ma ce ne saranno altri
successivamente, coordinati meglio: l'attacco a percussione sulla testa viene
appoggiato da reparti sul fianco in una logica militare.
Chi in sala operativa stabilisce questa tattica ha deciso di farla finita, senza
considerare come era iniziata: un corteo era stato attaccato in modo proditorio
mentre era nel tratto di percorso autorizzato.
I momenti cruciali del 20 luglio sono due: le tra le 14,45
e le 15,00 e le 17.19.
Alle 14,45 avvengono due fatti importanti ma in zone molto
distanti dall'incrocio tra via Torino e via Tolemaide dove avverrà la
carica contro il Carlini 10 minuti dopo.
Il carcere di Marassi viene attaccato da un gruppo di
manifestanti e un'altro gruppo di manifestanti attacca Forte
San Giuliano, la sede del comando provinciale dei carabinieri, ovvero
il secondo ganglo militare del G8, che in quel momento ospita la famosa delegazione
parlamentare di deputati di AN e Lega. Queste due notizie allarmanti arrivano
accavallandosi ed è evidente che il loro peso, anche simbolico, è
grandissimo. Nei brogliacci radio della Centrale Operativa ci sono tracce degli
eventi di Marassi ma nessuna di Forte San Giuliano.
La cosa singolare è che si tratta in entrambi i casi di boatos,
di esagerazioni e/o deformazioni dei fatti. Quello di Forte San Giuliano poi,
è addirittura un assalto annunciato: per tutta la giornata reparti dei
cc fanno la spola tra S.Giuliano e il resto della città: i falsi allarmi
si sprecano fin dalla mattina.
1) Marassi è un attacco per sottrazione: i
4 blindati presenti abbandonano la piazza antistante il carcere senza aver avuto
alcun contatto coi manifestanti, fuggono precipitosamente alla sola vista, come
si è potuto apprezzare anche recentemente al processo in corso a Genova
contro 25 manifestanti; si ricorderà a lungo la figura barbina del funzionario
di PS di fronte al filmato in aula: una ritirata precipitosa senza una ragione
apparente, che contrastava in modo stridente con la relazione di servizio stesa.
E' uno dei fatti più inspiegabili di tutto il G8: abbandonano il carcere,
lasciano fare per poi riconquistarlo una volta che i manifestanti si
sono allontanati da soli.
2) L'assalto a Forte San Giuliano è ancora
più strano. I filmati presi dalle telecamere fisse degli stessi cc che
circondano il forte mostrano una modestissima sassaiola di pochi minuti. Non
è un attacco al Forte, ma a un gruppo di cc che fronteggia da una strada
laterale un gruppo sfrangiato di manifestanti appena caricati al meeting point,
mentre defluiscono da Corso Italia.
A leggere le relazioni di servizio degli ufficiali dei cc, tutto avviene per
telefonino: il Comandante della Regione Carabinieri Liguri telefona alle 14,45
sul cellulare al Magg.
Frassinetto, ufficiale paracadutista del 1 Rgt. Tuscania che comanda il
3° plotone del CCIR del VI° Btg "Toscana", per chiedere soccorso.
Partono 5 blindati che arrivano alle 15,15 (si vede l'orario nei filmati), quando
la sassaiola è terminata da un bel pezzo, e si dividono su due direttrici:
2 blindati si fermano sul lato di corso italia e 3, al comando del Ten.
Colonnello Ulandi, braccio destro di Tesser, vanno a mettersi nei pasticci
affrontando un gruppo piuttosto numeroso di manifestanti in una zona diversa,
parecchio distante. In questa circostanza avviene il ferimento più grave
di un carabiniere in tutto il G8: l'appuntato Luca Puliti viene ferito alla
testa, mentre guida un blindato, da un sasso lanciato da un manifestante che,
dicono i cc, gli ha aperto la portiera. E' questo, Luca Puliti, il carabiniere
che viene dato per morente (o morto) nelle ore successive. In realtà
il suo decorso clinico sarà decisamente più lieve e dopo qualche
settimana nell'ospedale militare di Firenze verrà dimesso. Non senza
aver ricevuto, unico tra i feriti, visita da svariate autorità, militari
e civili.
Ma in quelle ore quel carabiniere viene narrato da qualcuno come in pericolo
di vita, o addirittura morto, e la notizia ovviamente si diffonde a macchia
d'olio con un effetto dirompente. In che forma di diffonde?
Riferisce il S. Ten Imperato nella sua relazione
di servizio: <<Alcuni facinorosi, avvicinatisi al A55 targato
CC560CA, riuscivano ad aprire la porta di guida colpendo con un grosso
sasso alla fronte il conducente App. Luca PULITI.>>
Questa, o una simile, è la notizia che vola di bocca
in bocca tra i carabinieri, atterra sui taccuini dei giornalisti, e si ingigantisce
strada facendo fino a mettere radici proprie e rimanere in vita per ore: un
collega è morente per un sasso alla fronte e ciò è
avvenuto durante un attacco al comando dei carabinieri.
Quando Marco Poggi, infermiere a Bolzaneto, monta in servizio
chiede al maresciallo dei cc notizie sulle condizioni del carabiniere gravissimo
ci cui tutti parlano. Il sottufficiale lo raggela con la notizia della morte
del collega. Lo stesso infermiere dichiara che, nel momento in cui la notizia
si diffonde, le condizioni dentro Bolzaneto cambiano in modo radicale: la violenza
diventa bestiale. Ferina.
Una violenza a freddo durata ore con una unica breve ricreazione di
minuti: il passaggio del ministro Castelli venuto a solidarizzare con gli aguzzini.
Poi di nuovo violenza per ore.
Che effetto avrà prodotto la notizia per le strade nel pomeriggio? Se
l'hanno saputo a Bolzaneto ovviamente lo avranno saputo anche i contingenti
schierati, visto che anche i giornalisti nel quadrante Foce ne sono a conoscenza.
Quale è lo stato d'animo su cui viene proiettata questa distorsione esagerata
della realtà? Chi è il vettore che distribuisce la panzana?
Se fosse arrivata alle orecchie del contingente "ECHO", in cui si
trova Mario Placanica, che effetto avrebbe potuto produrre?
L'appuntato Luca Puliti infatti non è uno sconosciuto per il contingente
"ECHO".
Il 3° plotone del VI° Btg CC "Toscana" in cui è inquadrato
Puliti e l'aliquota della compagnia "ECHO" al comando di Lauro hanno
operato assieme nelle prime ore del pomeriggio, in appoggio al 1° Rgt. Tuscania
nello sgombero della cittadella dei manifestanti. Non è un collega qualsiasi
che è grave/morente/morto, ma uno con cui sono stati fianco a fianco
per parte della giornata.
Un commilitone preciso, in carne ed ossa, con un nome ed un volto.
Altri cc del VI° Btg CC "Toscana" confluiscono nel quadrante Foce,
forse la notizia la portano loro.
Gli ufficiali di certo la sanno essendo collegati col laringofono (apparato
radio da casco) alla centrale. I comandanti hanno una comunicazione bidirezionale
con la loro centrale che si trova appunto a Forte S.Giuliano. I sottufficiali
caposquadra sono invece collegati via radio solo con l'ufficiale e non sentono
la centrale. La truppa non ha collegamenti radio. Ha i telefonini, che però
non si possono usare col casco addosso.
Non sappiamo se il contingente "ECHO" sia stato raggiunto dalla notizia
del collega morente per un sasso in fronte, ma se lo fosse ci sarebbe stata
una sola occasione: in concomitanza con il discorsetto di Truglio che
precede di poco la carica su via Caffa.
Lasciamo ancora una volta la parola a Lauro in Commissione Parlamentare:
<
Ero responsabile di un centinaio di carabinieri. Quando erano circa le 16,30
(in realtà 50 minuti dopo, ndr) stavamo facendo ritorno
ai mezzi lasciati in prossimità della Fiera; avevamo riunito
il gruppo dei carabinieri: era giunto sul posto un tenente colonnello (Truglio,
ndr) che, preposto al loro comando, coordinava le varie squadre. Aveva
fatto un appello, perché il personale era abbastanza esausto....
Successivamente, visto che il gruppo era abbastanza esausto (era dalla mattina
che attraversavamo tutta la città), abbiamo deciso di tornare ai mezzi
- che erano abbastanza distanti - al fine di ricomporci e attendere nuove disposizioni.
Mentre stavamo così procedendo, ho appreso dalla radio dell'esistenza
di problemi nei pressi della stazione; ho saputo dopo che detti problemi
erano legati al famoso corteo delle tute bianche che, cercando di sfondare le
barriere nei pressi della stazione, si era scontrato con nostro personale. A
quel punto, ho deciso di dare man forte....
Ho pensato, dicevo prima, di dirigere in quella direzione per dare man forte
ai colleghi, visto che erano abbastanza allarmati e si trovavano in difficoltà
(almeno così sembrava da quanto sentivo via radio). Proprio mentre,
in quel momento, stavo attraversando piazza Alimonda, ho visto nella
parallela alla mia destra - Fiorillo si trovava sulla sinistra, in
un'altra parallela, ma io non avevo ancora notato il suo gruppo - centinaia
di persone che correvano. Si trattava, praticamente, dello stesso corteo
delle tute bianche che tornava indietro....
Appena ci hanno avvistato, ci siamo guardati vicendevolmente; quindi, presi
alcuni cassonetti, li hanno posizionati tutti davanti, in via Caffa, mentre
noi stavamo in piazza Alimonda: eravamo, praticamente, divisi da via Caffa.
Hanno cominciato a marciare nella nostra direzione con questi cassonetti.
...
Sì, sì, spingevano i cassonetti in avanti e procedevano
nella nostra direzione. A quel punto, chiesi al capitano che comandava
il gruppo dei carabinieri se se la sentisse, in considerazione del loro notevole
numero, di fronteggiare i manifestanti. Questi rispose affermativamente. Dunque,
siamo entrati in via Caffa procedendo verso il corteo; a metà di via
Caffa sono iniziati gli scontri. ....
Di tutti questi eventi oggi esiste una documentazione fotografica precisa, in
parte presa al suolo e in parte dai balconi di P.zza Alimonda. Incrociamo allora
la deposizione di Lauro con queste foto e con i brogliacci delle comunicazioni
radio della Centrale Operativa.
Questa foto mostra il contingente "ECHO" in via Ilice durante la pausa
col Ten.Col. Truglio. Placanica è nel defender.
Se prendiamo le comunicazioni
radio della centrale operativa nella fascia oraria cruciale ed estrapoliamo
quelle dirette al quadrante di foce-brignole-tolemaide otteniamo questo:
17.15 COT (Centrale operartiva): G 3 (Gaggiano), attaccali, scendi con i mezzi
e attaccali
17.17 G 3: Chiede urgentemente rinforzi in via Tolemaide
17.19 COT: Portate ausilio a G3 in via Tolemaide
17.28 G 103 (Lauro): Inviare immiediatamente un’ambulanza in Via Caffa, nella
Piazza antistante Via Caffa
Va tenuto presente che i brogliacci sono una sintesi scritta di una comunicazione
orale (in genere più lunga) fatta dalla polizia stessa.
In questo lasso breve di tempo avvengono due fatti rilevanti: alle 17.15
per la prima volta in tutta la giornata la centrale operativa ordina in modo
perentorio di attaccare. Non era mai successo prima: in generale è infatti
il responsabile di P.S. di piazza che decide in base ad una valutazione sul
posto. In questo caso il responsabile di via Tolemaide (Gaggiano) non è
in grado di eseguire l'ordine. La decisione della centrale a questo punto è
un ordine incongruo, senza soggetto <<Portate (chi?) ausilio
a G3 in via Tolemaide>>. Gli ordini della centrale dovrebbero avere
sempre indicato il soggetto, trattandosi di comunicazioni radio che non possono
essere equivocate. Sono imprecisi gli ordini o è imprecisa la trascrizione?
Lauro in ogni caso interpreta l'ordine come diretto a se. E inizia a muoversi.
Questa foto è importante perchè smentisce la versione di Lauro.
Tutto il contingente è uscito da via Ilice e si sta mettendo le maschere
antigas, mentre il corteo in via Tolemaide non li degna di uno sguardo. Se si
mettono le maschere significa che stanno per entrare in azione. Non sono i manifestanti
che attaccano i carabinieri spingendo i cassonetti, ma i cc comandati da Lauro
che attaccano il corteo sul fianco perchè così gli è stato
ordinato via radio, o così loro hanno interpretato il portare ausilio.
Sono ancora una volta cariche a freddo che prescindono dal comportamento dei
manifestanti, e ancora una volta si rivelano disatrose.
Un meccanismo militare tanto inetto quanto brutale è stato messo in
moto, ha prodotto i suoi effetti in P.zza Alimonda e continuerà a produrli
fino a sera, continuando nel giorno e nella notte successivi.
Gli ordini dalla centrale giungono ora sempre più secchi:
17,41 COT: G 9 portatevi fino all’ altezza della Casa dello studente cosi li
prendiamo da dietro.
17,42 COT: G 9 esci da C.so Gastaldi che li prendiamo da sopra.
17.47 COT: G 9 esca , scenda perché da giù li stanno spingendo con gli
idranti.
17,47 COT: G 9 caricate
E' la centrale che dirige con ordini precisi, l'ordine è chiuderla,
farla finita.
Tra le 17.15, quando parte l'ordine a Gaggiano di attaccare definitivamente,
e le 17.27 quando un plotone di carabinieri in rotta uccide Carlo Giuliani ci
sono solo 12 minuti. Non è un crescendo naturale di scontri che
culmina con la morte di un manifestante. Non si tratta di dissennate iniziative
personali, ma ordini precisi, anche se dati malamente via radio e/o eseguiti
peggio.
E' la massima autorità di ordine pubblico a Genova, permanentemente collegata
col ministero dell'interno, che decide di farla finita.
Nessun tribunale ha mai chiesto conto di questi ordini. Nessuno ha ancora chiesto
al questore Colucci come fu che in un giorno di Luglio del 2001 il più
grande spiegamento di forze dell'ordine che si fosse mai visto in Italia attaccò
ripetutamente un corteo autorizzato come se si trattasse di un esercito invasore.
Ma questo accadde.
Chi ha materialmente premuto il grilletto della beretta 92 dentro il defender
non è che il terminale di una scelta precisa di gestione dell'ordine
pubblico. Una scelta militare che a partire dal pomeriggio del 20 Luglio
si dispiegherà producendo lutto, sangue e gli orrori della guerra tutti:
dalle umiliazioni psichiche e fisiche sul corpo dei prigionieri nemici
rastrellati a casaccio, allo sfregio sul corpo dei nemici uccisi.
Non più operazione di ordine pubblico, ma una volta rotti gli argini,
ordalia senza freni in cui ogni residuo principio di legalità viene spazzato
via.
I fatti genovesi del G8 possono essere letti in molti modi, questo che avete
avuto la pazienza di leggere è uno.
Non ci sono a nostro avviso responsabilità personali dei singoli funzionari
e agenti che possano essere separate da quelle dei massimi responsabili di polizia:
incapacità personali e visioni criminali di gestione della piazza si
mescolano in una miscela esplosiva.
Da parte nostra continueremo a lavorare per riappropriarci di questa storia..
Non ci potrà fermare l'archiviazione indecente del procedimento Placanica.
Altri reati sono stati commessi e per questi non è mai stato aperto alcun
procedimento.
Anche se non vi fossero più giudici la ricerca della verità continuerà
a mordere al garretto la *generazione criminale* di funzionari e politici che
hanno prodotto la vergogna del G8. E che su questo crimine stanno fondando carriere
gravide di altri lutti.
Non solo per rendere giustizia a Carlo Giuliani ma per evitare che capiti ancora.
Non per il secolo che morì a Genova ma per quello che si è aperto.
Non avrete pace senza giustizia. Continueremo a dire con la saggezza delle madri:
ni olvido, ni perdono.
Batteremo a lungo le pentole sotto le vostre finestre.
Pillola Rossa Crew
www.piazzacarlogiuliani.org/pillolarossa
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