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[Piaggio] Grosso guaio a Pontedera
by il manifesto Friday, Jul. 30, 2004 at 7:24 PM mail:

Alla Piaggio la Cgil espelle 11 iscritti. L'ultimo atto di una frattura interna, o forse no

BEPPE MARCHETTI

La commissione di garanzia della Cgil ha espulso dal sindacato 11 iscritti e ne ha sospesi 5 per un anno. Tutti lavorano alla Piaggio di Pontedera, vicino a Pisa; 6 degli espulsi sono delegati. Qui, da anni, è in corso una frattura interna alla Fiom: dissensi politici irranciditi dal tempo, diventati contrasti personali. Una tensione sfociata ieri in una sentenza che è «inevitabile» o «scandalosa», secondo i giudizi. Resta una consapevolezza comune: questa è una gran brutta storia. Quando la notizia delle espulsioni s'è diffusa, in uno degli stabilimenti della Piaggio è scattato uno sciopero spontaneo. Anche qui valutazioni diversissime: «Spiace dirlo ma non s'è fermato quasi nessuno», dice Fabio Barbafiera, un delegato Fiom. Cui risponde Massimo Cappellini, un rsu: «L'abbiam fatto alle meccaniche, direi che l'80% dei lavoratori s'è fermato». Il diverso racconto è facile a spiegarsi: Barbafiera è nella maggioranza Fiom, Cappellini uno degli espulsi. «Ho letto le motivazioni della sentenza - dice accorato - sono ridicole».

Queste motivazioni sono pubbliche, ma non molti le hanno lette. Non Barbafiera, secondo cui «la commissione di garanzia ha lavorato bene, in un clima di serenità». Non Mauro Faticanti, segretario toscano della Fiom: «Vorrei leggerle prima di commentare». Chi le ha viste è il segretario nazionale Giorgio Cremaschi, che le definisce «incredibili». Gli espulsi, in sostanza, erano accusati di manifestare il loro dissenso in modo non proprio. Una contestazione in equilibrio sul crinale della democrazia: chi stabilisce quali modi di esprimere dissenso siano leciti?

Faticanti una risposta ce l'ha: lo statuto del sindacato. Lui tiene a precisare: «La Fiom non espelle nessuno per le sue idee. La commissione verifica comportamenti singoli che siano contrari allo statuto». Tra i fatti contestati uno ritorna con particolare insistenza, nel racconto di tutti: sospettando irregolarità nelle elezioni provinciali della Fiom, gli espulsi si sono rivolti alla magistratura. Ancora Faticanti: «Ci sono organi interni cui denunciare questi sospetti. Andare davanti al tribunale ordinario significa voler spaccare la Fiom». Ma Goffredo Carrara, della segreteria provinciale, non è d'accordo: «Far ricorso alla magistratura potrà anche essere un errore politico, ma non si espelle un compagno per queste ragioni».

Carrara è un altro che ha letto le motivazioni della sentenza: «Contestano cose piuttosto banali, come di aver organizzato riunioni fuori dalle sedi sindacali, o di aver distribuito volantini». Solo volantini, possibile? «Erano pieni d'insulti - secondo Barbafiera - e attaccavano anche nominalmente i compagni della rsu».

Gli espulsi, ad ogni modo, non resteranno senza far nulla. Presenteranno un ricorso che congelerà il provvedimento. «Mi aspetto - dice Cappellini - che la Cgil a livelli più alti non dia seguito alla sentenza». E che la soluzione a questa profondissima frattura non possa venire da qui, da dentro insomma, lo credono in molti. La situazione a Pontdera è troppo compromessa, può risolverla solo qualcuno dall'esterno. Il caso deve diventare nazionale.

La Piaggio di Pontedera, con 3.500 lavoratori, è la fabbrica più grande del centro Italia. I contrasti all'interno della Fiom risalgono almeno al 1995: a quando, cioè, un accordo integrativo fu firmato solo dalla Fiom locale. Poi, tre anni dopo, un altro accordo con l'azienda giudicato disastroso da molti. Fino al precipitare della situazione: a inizio giugno si firma un altro accordo integrativo. A molti lavoratori non piace: si va al referendum, l'intesa passa con il 55% dei voti soltanto. Non solo: come racconta Cappellini, il voto promuove l'accordo solo perché votano anche gli impiegati. «La maggior parte degli operai - assicura - erano contrari».

Chi ha cercato di ricucire la situazione è stato Gianni Rinaldini, segretario generale della Fiom. Ma neanche questo è servito: in occasione del congresso nazionale della Fiom, giugno, i voti della provincia pisana sono stati contestati. E la commissione di garanzia ha detto che a Pisa si deve rivotare: cosa che - ricorda Carrara - non è ancora stata fatta. E poi l'elezione delle rsu aziendali: altro voto, altre denunce d'irregolarità, altri ricorsi. Fino all'epilogo di ieri, che forse epilogo non è.

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