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Pestaggi e deportazioni illegali a Gerusalemme
La sconcertante odissea di un attivista statunitense e di un turista veronese.
Nel pomeriggio di venerdi 27 agosto Peter L , statunitense , viene fermato nei pressi di porta Damasco dalla polizia israeliana, "colpevole" di impugnare una bandiera Palestinese. Vicino a lui una telecamera riprende la scena, e' imbracciata da Giordano T. un giovane turista veronese. Entrambi tornavano a Gerusalemme dopo aver partecipato alla manifestazione contro la costruzione del muro ad Abu Dis, dove fra altri illustri personaggi del panorama politico e culturale Palestinese e Israeliano era presente il nipote di Mahatma Gandhi, Arun.
Peter resiste passivamente all'arresto e la pattuglia presente e' costretta a chiamare rinforzi dato che intorno alla scena si va raggruppando una piccola folla. La tensione sale mentre Peter viene trascinato a forza da quattro agenti. Nel goffo tentativo di caricarlo sulla volante un deflettore dell'auto scoppia in frantumi.
La polizia reagisce sparando in aria raffiche di mitra ed esplodendo assordanti, mentre alcuni "shebab", i ragazzini dei sassi, lanciano alcune pietre che feriscono tre poliziotti. Solo l'intervento dell'esercito permette il definitivo arresto di Peter che viene infilato a forza in una jeep sotto i violenti colpi dei soldati. Giordano, che ha continuato a riprendere, viene fermato e fatto salire su una volante: e' l'inizio di un incubo.
Vengono subito trasferiti nella vicina stazione di polizia dove iniziano i maltrattamenti che si protraggono per tutta la notte. Gli avvocati riescono a incontrare i due solo il giorno seguente, poco prima del processo che si svolge a porte chiuse. Le loro condizioni sono pietose. Peter e' coperto di ematomi e grumi di sangue, il che evidenzia che non e' stato sottoposto a medicazioni dopo la prima serie di pestaggi. I suoi abiti sono in brandelli.
Durante l'udienza viene presentato dalla difesa il video girato da Giordano, fortunosamente recuperato immediatamente prima del suo arresto. Le immagini scagionano completamente i due e il giudice si vede costrettoa rilasciarli dietro il pagamento di una cauzione. I due sono legalmente liberi, la sentenza emessa gli permette di riprendere la loro "vacanza".
Quando gli avvocati si presentano per prelevarli, pero', la polizia si rifiuta di lasciarli andare, aggrappandosi ad inconsistenti cavilli. Vengono di nuovo rinchiusi e trasferiti, dando vita ad un grave precedente in cui la "pubblica sicurezza" si pone al di sopra delle decisioni della magistratura.
I due "spariscono" per parecchio tempo, separati e spostati in diverse prigioni. Continuano le percosse e le pressioni psicologiche. Solo nella giornata di Lunedi l'avvocato riesce a vedere Giordano che, sotto minacce, e' stato obbligato a firmare un foglio che permetterebbe la sua deportazione nelle seguenti 72 ore.
Le sue condizioni si sono aggravate, considerando che sia lui che Peter portano avanti lo sciopero della fame da cinque giorni, per protestare contro la loro illegittima detenzione.
Lunedi' notte e'stato rintracciato anche Peter, rinchiuso in un complesso penitenziario vicino a Beer Sheva, conosciuto per la sua pessima fama. Chi e' riuscito a vederlo fa sapere che ha subito nuovi pesanti pestaggi.
Gli avvocati lanciano un allarme dato che la condotta della polizia israeliana rappresenta una forzatura inedita, che permetterebbe in futuro di deportare chiunque, ignorando anche le sentenze emesse in un giusto processo.
Nonostante possa implicare un prolungamento della detenzione e' ferma l'intenzione di Peter di ricorrere alla corte suprema, nel tentativo di disinnescare questo pericoloso meccanismo. Giordano dal suo canto spera di fare altrettanto, impugnando la dichiarazione che gli e' stata estorta.
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