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LETTERA DAL CARCERE DI WILLIAM FREDIANI
by Campo Antimperialista Thursday, Oct. 14, 2004 at 11:46 PM mail:

Lettera di William frediani al Campo Antimperialista

Al Campo Antimperialista

Cari Compagni

Chi scrive è un individuo «dalla personalità incline all’uso della violenza, ed inoltre motivato ideologicamente da un forte senso di contrapposizione, se non di conflitto permanente con le istituzioni e con coloro che ritiene esserne i rappresentanti che vengono vissuti e definiti quali “nemici”» (“richiesta per l’applicazione di misure cautelari” 24 luglio 2004). Penso che da questa descrizione mi abbiate già riconosciuto, sono Willy Frediani, il vostro compagno.
Sono accusato di un gran numero di reati, in particolare:
a) del reato di cui all’articolo 416, c.2. C.P., perché, assieme ad altri compagni «attivisti del circolo anarchico–insurrezionalista Il Silvestre, partecipavo all’organizzazione denominata “Cellule di Offensiva Rivoluzionaria”» costituita al fine di commettere più delitti di danneggiamento, anche seguiti dal pericolo d’incendio, di minaccia aggravata, attraverso la spedizione di lettere contenenti bossoli di arma comune da sparo, di fabbricazione, detenzione e porto di esplosivi rudimentali, attività tutte rivolte contro sedi ed esponenti di sindacati (UGL, CISL, UIL), di partiti politici, quali Alleanza Nazionale, Forza Italia, La Margherita, Italia dei Valori, di caserme dei carabinieri, di giornalisti, di agenzie di lavoro interinale, azioni attuate a Pisa, Calci, Cascina, Lucca, Livorno, Massa Carrara, Roma e Milano;
b) del reato di cui agli articoli 81 cpv C.P., 110 C.P., 9,10 e 12 L. n° 497/74, 424 C.P., perché, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, confezionavo, detenevo e portavo in luogo pubblico un ordigno esplosivo e davo poi alle fiamme, distruggendola, l’autovettura BMW 525 Touring del Presidente Provinciale di Alleanza Nazionale;
c) del reato di cui agli articoli 81 cpv.,110, 612 c2. C.P., perché con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, in concorso con persone non identificate, minacciavo il segretario della UIL di Pisa, la vedova del carabiniere Enzo Fregosi morto a Nassiriya, candidata della Casa delle Libertà, un esponente di AN e il sindaco di Calci, mediante la spedizione di lettere (talune con proiettili 9x21), di “un grave e ingiusto danno alla persona” (morte, lesioni personali);
d) del reato di cui agli articoli 424, 425 n 2 C.P., perché, cospargendo la porta d’ingresso dell’abitazione del presidente del circolo ricreativo di Alleanza Nazionale con liquido infiammabile (molto probabilmente benzina), vi appiccavo il fuoco che si estendeva, veicolato dal liquido infiammabile, anche all’interno della casa;
e) del reato du cui all’articolo 272 C.P., perché, facendo pervenire ad organi di stampa nazionale il documento di rivendicazione dell’azione incendiaria contro la presidentessa del circolo ricreativo di Alleanza Nazionale a nome della C.O.R., facevo propaganda per la soppressione violenta di una classe sociale, o, comunque, per il sovvertimento degli ordinamenti sociali costituiti nello stato.

Queste sono le accuse mosse dalla procura di Pisa nei miei confronti in due diverse richieste di custodia cautelare in carcere. La prima richiesta di carcerazione preventiva è stata accolta dal GIP, che però ha optato per gli arresti domiciliari. La seconda richiesta è stata accolta “ in toto” con la custodia in carcere.
Così adesso mi ritrovo in galera con due ordinanze di custodia cautelare.
Se entro nel merito delle accuse, è solo per chiarire il contesto di tutta questa assurda montatura.

Che cosa sono le C.O.R.?

La relazione semestrale dei servizi segreti al parlamento del I° semestre 2004 dedica un intero capitolo alla “eversione e terrorismo interno”. La maggior parte del capitolo è dedicata appunto alle C.O.R.
Le C.O.R. sono una “formazione toscana attiva prevalentemente nell’area pisana, con proiezioni nella capitale” che opera in “continuità operativa” con la “propaganda armata” di stampo brigatista rosso.
“Dopo un anno di attività di stampo eversivo-intimidatorio” è cominciato a circolare un documento chiarificatore in cui «il richiamo alle teorie brigatiste della “propaganda armata” si associa alla dichiarata volontà di superare ogni forma di dogmatismo, per “l’unione delle forze comuniste, anarchiche e antimperialiste”. Conseguono a tale impostazione, oltre all’ampiezza del range degli obiettivi (lavoro e sindacati, personalità politiche e sedi di partito, giornalisti e “repressione”), l’attitudine ad innestarsi in realtà oltranziste locali di ispirazione anarco-comunista, nonché una discreta potenzialità, peraltro in grado di trovare terreno fertile nel panorama attuale dell’eversione caratterizzato dall’assenza di gruppi fortemente strutturati sotto il profilo ideologico ed organizzativo e da un diffuso microterrorismo di ispirazione prevalentemente anarchica». Le C.O.R. si sono assunte la paternità di una lunga serie di azioni dal Luglio 2003 ad oggi e sono state senza ombra di dubbio il gruppo più attivo nell’ambito della “propaganda armata” in Italia.
Gioverà ad una migliore comprensione conoscere le azioni delle Cellule di Offensiva Rivoluzionaria così come sono state descritte dalla Procura:
1) la notte tra il 14 e il 15 Luglio 2003 la sede dell’ Unione Generale del Lavoro di Pisa ha subito segni di effrazione sulla porta d’ingresso e segni di bruciatura sulla targa. Le C.O.R. rivendicano lo scoppio di due candelotti di polvere pirica collegati a contenitori di gas;
2) il 22 Luglio 2003 un giornalista de “La Nazione” riceve una lettera minatoria con un proiettile calibro 9x21 in relazione ad un suo articolo che accostava l’azione delle C.O.R. ad attività neo-naziste e negava - secondo gli autori della lettera - la reale dinamica dell’attentato;
3) la notte tra il 29 e 30 Settembre 2003 viene dato fuoco al portone d’ingresso dell’abitazione di un consigliere di Alleanza Nazionale;
4) la notte tra il 25 e il 30 Ottobre 2003 viene appiccato il fuoco alla costruenda caserma dei carabinieri di Navacchio (PI);
5) la mattina del 25 Novembre viene dato fuoco al portone d’ingresso della ditta Edilcostruzioni, impegnata nella costruzione della caserma dei C.C.;
6) la notte tra il 29 e il 30 Dicembre 2003, a Roma, le C.O.R. incendiano le sedi di Alleanza Nazionale in via Etruria e di Forza Italia in via Pandosia;
7) il 30 Dicembre agli uffici della Mondadori a Milano viene recapitata una busta con lettera minatoria e bossolo di proiettile 9x21 con incisa una stella a cinque punte cerchiata;
8) il 30 Gennaio 2004 viene dato fuoco all’agenzia di lavoro interinale “Man at Work” di Pisa;
9) documento politico delle C.O.R. con 4 bossoli di proiettile 9x21 recapitato alla sede pisana dell’“Italia dei Valori”;
10) il 10 Marzo a Roma le C.O.R. abbandonano un ordigno incendiario con due taniche di benzina e innesco davanti alla sede CISL- Metropolitana Sud-Est;
11) la notte tra il 10 e l’11 Marzo 2004 le C.O.R. devastano la vetrina dell’agenzia interinale “Kelly Service”;
12) completamente distrutta l’auto BMW 525 Touring del presidente provinciale di Alleanza Nazionale, a Calci (PI) il 5 Aprile 2004;
13) la notte tra il 19 e il 20 Aprile 2004 a Pisa viene semidistrutta l’auto jeep Cherooke di un dirigente nazionale e consigliere comunale di Alleanza Nazionale;
14) buste con bossoli di proiettile calibro 9x21 con minacce inviate a 4 segretari UIL di Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara (20 Aprile 2004);
15) il 13 Maggio 2004 vengono inviati messaggi minatori dalle C.O.R. a esponenti di Alleanza Nazionale e Forza Italia;
16) il 21, 24 e 25 Giugno giungevano, nelle rispettive abitazioni private, minacce delle C.O.R. alla vedova dl luogotenente dei carabinieri Enzo Fregosi esponente della destra livornese, a un militante e a una consigliera di Alleanza Nazionale di Pisa, al sindaco di Calci della “Margherita”;
17) il 26 Luglio viene dato fuoco al portone di una villetta della presidente del circolo territoriale Pisa-Nord di Alleanza Nazionale.

Lo stile dell’inchiesta

Il 3 Maggio 2004 il PM inoltrò una richiesta di custodia cautelare in carcere per cinque compagni del circolo anarchico ed ecologista “Il Silvestre”. L’inchiesta era stata condotta con uno zelo e un’onestà tale che il GIP fu costretto ad ammettere che “le circostanze evidenziate dall’accusa” per la loro genericità sono tali da provare “il coinvolgimento nelle C.O.R. praticamente a carico di tutti gli appartenenti all’area anarchica pisana”.
Era evidente che non le C.O.R., ma le idee anarchiche erano sotto inchiesta della Procura. L’onestà dell’accusa è tale che “le indagini serrate”, generiche e infondate, sono state riprodotte e riscritte anche nella successiva richiesta di custodia cautelare a carico di tre compagni, tra i quali figuro anch’io (24 Luglio 2004).
Vi propongo un’altra Chicca che rende bene l’idea sullo “stile” di questa inchiesta: sono accusato di lettere minatorie inviate a segretari della UIL, alla vedova del carabiniere morto a Nassiriya nel noto attentato, a esponenti di AN, al sindaco di Calci, ecc. Le accuse sono mosse alla luce di una perizia calligrafica fatta svolgere dalla Digos. Scrive il PM “se si considera, al di là delle conclusioni del consulente tecnico , che le lettere di minaccia spedite alla vedova di Fregosi ed alla Lazzerini sono state scritte sicuramente dal Frediani, ne deriva, sul piano logico probatorio, che quegli indirizzi sono stati scritti dalla sua compagna”. Vi prego di porre l’attenzione sulla mia “colpevolezza”. Come posso essere “sicuramente” l’autore delle lettere minatorie “al di là delle conclusioni del consulente tecnico”, se solo sulla base della sua perizia di parte io sono accusato? Quale “piano logico probatorio” può derivare da tale impostazione?

Il “comunista pericoloso” tra gli anarchici

Mi soffermo su due documenti in particolare:
a) la richiesta per l’applicazione di misure cautelari del 3 Agosto 2004;
b) la sentenza del Tribunale distrettuale del Riesame di Firenze del 16 Agosto 2004.

a)
La rivendicazione dell’attentato alla presidente del circolo territoriale pisano di AN è attribuita soltanto a me. L’accusa mi giudica esserne l’estensore. Sulla base di questa accusa io sto in carcere per propaganda sovversiva (272 C.P.).
Cito il testo della Procura:
“Il contenuto della rivendicazione, a differenza delle precedenti (...), si spinge oltre l’episodio specifico e si articola in una serie di proposizioni in cui vengono (...) delineati e proclamati concetti tipici della lotta di classe (contrapposizione tra “masse popolari” da una parte e “stato e borghesia imperialista” dall’altra, soggetti, i primi “incatenati nella fabbrica del padrone” e i secondi dediti al “furto del lavoro”; le forze di polizia e i militari vengono definiti “banda armata dello stato e del capitale”), conflitto sociale ed economico che si incita a superare mediante la “lotta armata” in nome del “comunismo” colpendo, “uno ad uno”, i “membri dei partiti della guerra e della precarizzazione” (vale a dire dei partiti di governo) al fine di “educarli tutti”, mediante “le strutture del combattimento proletario”.
Al di là dell’italiano un po’ incerto e del periodo sconnesso, quanto intende il PM con queste frasi è chiaro. Il comunismo è un morbo da estirpare. Ovviamente io non ho niente a che vedere con la rivendicazione delle C.O.R., come pure non ho alcun legame con l’italiano inceppato di chi ha scritto il pezzo da me citato, né tantomeno con la sua intolleranza anti-comunista.

b)
Alla prima richiesta di carcerazione preventiva, il GIP rispose “concedendomi” i domiciliari. La Procura, stizzita e uterina, si infuriò in una conferenza stampa semiseria dove annunciava ricorso per la decisione scandalosa del GIP.
Il “Tribunale delle Libertà” di Firenze ha dato ragione alla Procura ed ha tramutato gli arresti domiciliari in custodia cautelare in carcere. Mi trovavo già ristretto al carcere “Don Bosco” di Pisa, per cui la cosa non mi toccò più di tanto.
Le motivazioni di questa sentenza sono a dir poco sbalorditive.
Si sappia che il Tribunale del Riesame era chiamato a discutere della ordinanza del 28 Luglio 2004 e non avrebbe potuto tenere conto dei fatti successivi, come la sopraggiunta ordinanza del 6 Agosto 2004.
Cito la sentenza di Firenze:
“(...) Quanto al Frediani, la nuova ordinanza (del 6 Agosto 2004), questa volta applicativa della misura più grave della custodia in carcere, relativa ad un ulteriore episodio di danneggiamento e alle conseguenti rivendicazioni, mostra ancor più chiaramente la pericolosità del soggetto, dedito stabilmente ad azioni di questo tipo e, soprattutto, sorretto da convinzioni ideologiche ben più pericolose ed estreme di quelle fino a questo momento espresse dalle C.O.R., convinzioni che mostrano l’adesione convinta alla lotta violenta di classe di radice comunista che - si potrebbe dire: inevitabilmente - prevale sull’ispirazione anarchica; infine ulteriore elemento davvero preoccupante è la scoperta che sia il Gioia che il Frediani erano iscritti e frequentavano regolarmente il Tiro a Segno Nazionale di Pisa esercitandosi frequentemente con pistole calibro 22: fatto di per sè del tutto lecito, ma che suscita notevolissime preoccupazioni in ordine alla possibilità che i due indagati, immersi in ideologie e considerazioni farneticanti e via via sempre più sganciati dalla realtà, potessero trasformare l’hobby della pistola in modalità operativa”.
Dico, en passant, che appare evidente che l’estensore di questa sentenza ha studiato l’analisi del periodo alla stessa scuola del PM di Pisa e che ragiona con lo stesso “piano logico probatorio” del suo ex compagno di studi.
Così, i domiciliari della prima ordinanza sono stati tramutati in carcerazione preventiva sulla base della seconda ordinanza del 6 Agosto che non poteva essere tenuta in considerazione perché successiva. Inoltre la mia pericolosità sarebbe dimostrata dalla “scoperta...di un fatto del tutto lecito” come il praticare attività sportiva. Infine, ed è la cosa più grave, al mio amico e compagno Francesco Gioia viene attribuita insieme a me la rivendicazione dell’ultimo attentato delle C.O.R., fatto per cui sia la Procura che il GIP lo hanno ritenuto del tutto estraneo! Si tratta di una sentenza viziosa e allucinante, in cui, in definitiva, l’unico fatto attribuibile di pericolosità sarebbe il mio pensiero “di radice comunista” prevalente “sull’ispirazione anarchica”!
Per dovere di cronaca: il documento del Tribunale del Riesame cita un altro fatto, “l’attività preparatoria svolta dai due (Gioia e Frediani) nei confronti del dr. Luciano Bassi”. Si tratta del dottor Bassi Luciani, medico legale dell’Università di Pisa che ha svolto l’autopsia del detenuto Marcello Lonzi, pestato a sangue nel carcere livornese fino alla morte in cella di isolamento: il risultato dell’autopsia è stato “morte naturale”.
Sul medico legale sarebbe stata condotta una “inchiesta” preparatoria da parte mia e del Gioia, svoltasi più o meno così:
- due compagni avrebbero fatto delle scritte murarie contro il dr. Bassi Luciani, avviando “la campagna per il decesso di Lonzi Marcello”;
- “Il Silvestre” avrebbe affidato l’esecuzione al “Frediani e al Gioia che costituiscono, insieme ad altri, l’ala militare che agisce con la denominazione C.O.R.” (richiesta del PM del 24 Luglio);
- Il Frediani si sarebbe appostato per un paio d’ore sul posto di lavoro del dottor Bassi Luciani e avrebbe anche preso i numeri di targa delle autovetture parcheggiate davanti a Medicina Legale;
- Frediani e Gioia avrebbero fatto “sopralluoghi” presso la residenza del dottor Bassi Luciani.

Ora, quand’anche tutta questa “attività preparatoria” si fosse realmente realizzata, e sarà ben duro per l’accusa dimostrare l’indimostrabile, il GIP aveva già descritto, nell’ordinanza del 28 Luglio 2004, la “fase preparatoria” in modo netto come “non punibile”. E questo è pacifico.
Scrive il tribunale:
“Il pericolo di un’azione contro la persona del Bassi (e non solo contro le sue proprietà) derivava anche dai motivi che lo avevano posto all’attenzione degli indagati, vale a dire la presunta “responsabilità” in relazione alla morte di un soggetto in carcere avvenuta poco tempo prima: come poter escludere che un tragico evento come la morte di Lonzi Marcello inducesse gli indagati a vendicare la sua memoria con un’azione violenta sulla sua persona?”
Riassumendo, la mia pericolosità sarebbe dettata:
- da un fatto non pertinente;
- da un fatto lecito;
- da un fatto non punibile.

Resta soltanto l’accusa di essere un comunista. Ovviamente, per quel che mi riguarda, non è un’accusa infamante.

Conclusione

Credo di aver illustrato la mia situazione giudiziaria abbastanza bene.
Non ho citato niente di ciò che riguarda la mia linea difensiva, soffermandomi solo sulle accuse, perché aspetto che sia il mio avvocato a distruggere questa montatura giudiziaria. Per due volte mi sono avvalso della facoltà di non rispondere e continuerò a farlo come è nei miei diritti. Non ho niente da dichiarare e del resto trovo ingiusto per la mia persona parlare con chi mi ha privato della libertà.
Sarebbe fare un torto a me stesso e, in fondo anche alle mie idee.
Che siamo un paese in guerra mi sembra sciocco ricordarlo. Che in un paese in guerra la repressione contro gli oppositori del sistema sia intensificata fino alla sue estreme conseguenze, mi sembra altrettanto superfluo da scrivere. Che il sistema di guerra utilizzi pratiche politiche, mediatiche e giudiziarie contro i “ribelli” mi sembra del tutto ovvio...
Che lo stato riempiva le galere con il proletariato lo sapevo già, ora l’ho constatato di persona.
La Ragion di Stato e l’unità delle forze di destra e di sinistra nella lotta comune contro il “terrorismo” guidano la repressione.
Penso valga la pena sottolineare che la “Ragion di Stato” è quanto di più nocivo per le masse popolari sia mai stato inventato dall’ideologia dominante: la Staatsräson, infatti, “accetta la forma di stato esistente come la suprema autorità politica e perfino morale” (Finley). La Ragion di Stato è profondamente reazionaria ed è normale che le persone libere vi si oppongano con ogni mezzo. Dietro di essa si annidano la guerra, la repressione, la disinformazione, le frustrazioni di interi larghi strati popolari.
In nome della Ragion di Stato, che è la ragione della nostra “civiltà superiore”, si licenziano migliaia di operai per salvare le aziende e il patrimonio della grande borghesia, si cancellano i diritti, si distruggono la scuola, la sanità e il sistema pensionistico pubblici, si precarizza il lavoro (già precario di per sè), si esporta lo sfruttamento (dislocazione produttiva all’estero), si pestano a sangue i manifestanti, si attaccano gli stranieri per la loro cultura o religione, si stringono alleanze con i più violenti regimi del pianeta (USA, Israele, Turchia, Corea del Sud, Pakistan,ecc.).
Ovviamente io non partecipo al dogma imperialista della “lotta al terrorismo”. Partecipo invece con il cuore e con la militanza giornaliera alla causa della lotta antimperialista della resistenza al crimine capitalistico. La resistenza è la speranza dei popoli. Il mondo dell’unipolarismo yankee si avvia verso la “guantanamizzazione” generalizzata. Vengono compilate “liste nere” in cui sono elencate le organizzazioni che conducono la resistenza all’aggressione imperialista: generalmente si tratta di movimenti e organizzazioni che riscuotono il consenso quasi unanime dei popoli per cui combattono e sono impegnati socialmente nel supportare gli strati sociali più poveri.
I lager nazistoidi dell’occidente non fanno scandalo, i mercati affollati bombardati dalle forze democratiche sono dimenticati, i popoli affamati dalla democrazia occidentale non sono in grado di auto-governarsi, gli stupri delle donne cecene e palestinesi non esistono, che la terra vada incontro alla devastazione è una realtà ineluttabile e non una conseguenza della nostra “civiltà”. No, di ineluttabile c’è solo la vigliaccheria dei rinunciatari e la rinuncia dei vigliacchi.
Le masse popolari possono farcela a strappare il mondo dalle mani degli imperialisti. Chi lotta per la libertà, l’uguaglianza e l’autodeterminazione dei popoli non può essere fermato.
Occorre farla finita con le fobie anti-arabe propagandate dai missionari razzisti della “civiltà bianca”.
Occorre spazzare via il loro credo antiterroristico e affermare chiaramente che i popoli che resistono, in particolare quelli iracheno e palestinese, non sono “terroristi”, ma uomini e donne gloriosi in lotta per il fondamento della libertà: l’autodeterminazione.
Appoggiamo uniti la loro (nostra) lotta per l’indipendenza e l’autodeterminazione in vista del fine supremo: la fine dello sfruttamento dell’uomo su l’uomo.

Ringraziamenti

Non mi resta che fare alcuni ringraziamenti. Recentemente ho letto un libro di un ricercatore pisano (E.Picano) che scrive che la prima legge del ringraziamento è: “ringraziare qualcuno che non se lo merita non basta a farti un amico; ma non ringraziarlo sarà più che sufficiente a fartelo nemico”. Mi sembra una giusta osservazione. Ringrazierò quindi tutti coloro che mi hanno scritto e inviato materiale. Non credevo in tanta solidarietà. Non un passo indietro!
Vi abbraccio tutti quanti con il pugno chiuso ben alto,

William Frediani
Casa Circondariale di Pisa
via Don Bosco, 43
56100 Pisa

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