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Sotto l'ombrello NATO. Il 13 nov. tutti a mestre contro il militarismo
by un compagno anarchico della FAI Saturday, Oct. 30, 2004 at 9:11 AM mail:  

Umanità Nova, numero 34 del 31 ottobre 2004, Anno 84

Sotto l'ombrello NATO
Professionisti della morte, del controllo, dello sfruttamento
Il 13 novembre a Mestre contro il militarismo


Il ruolo dei militari nella gestione della politica e dell'economia, sul sempre più labile confine tra guerra e pace, in questi anni ha visto veloci quanto sostanziali modificazioni, a partire dalla vertiginosa crescita d'importanza delle "nuove" compagnie militari private, ossia di quelle agenzie paramilitari che su appalto di gruppi economici e di governi dispiegano in zone di guerra decine di migliaia di cosiddetti contractors.
Tali moderni mercenari sono solo alcuni dei protagonisti dei piani di ricolonizzazione, a fianco delle imprese multinazionali, dei cartelli finanziari, delle istituzioni globali come il FMI e la Banca Mondiale, delle grandi agenzie umanitarie, attori seppure a diversi livelli e con diverse responsabilità nei processi di "pacificazione" e ricostruzione.
Quanto stiamo assistendo, platealmente in Afganistan e Iraq, è l'occupazione di natura imperialista e il dominio di un paese attraverso soggetti diversificati che si passano via via il testimone: gli eserciti per conquistare e controllare le aree strategiche; le società militari e di sicurezza private per la vigilanza delle aree urbane e produttive, nonché la gestione delle carceri; le Ong e le istituzioni umanitarie, comprese quelle targate ONU, per il ricatto assistenziale legato alla distribuzione dei beni primari, sovente in connessione con gli apparati militari; le multinazionali e i gruppi finanziari per il saccheggio e lo sfruttamento economico; i governi subalterni alle potenze vincitrici per il controllo politico e l'imposizione dell'ideologia democratica.
In questa complessa e articolata staffetta, sia in Afganistan che Iraq e prima ancora nei Balcani, s'inseriscono gli apparati militari e "civili" dell'Unione Europea e della NATO, compresi quelli italiani.
Così, ad esempio, in Iraq vediamo l'Italia presente contemporaneamente con truppe specializzate integrate con le forze anglo-statunitensi d'occupazione, con vigilantes privati, con un'organizzazione filo-governativa e legata a doppio filo all'esercito come la Croce Rossa, con Ong come Intersos collegata anch'essa ad ambienti militari, per non parlare delle numerose imprese pubbliche (in prima fila l'ENI) e private coinvolte nel business della ricostruzione. Inoltre, si può presumere che, dopo la decisione della NATO di istituire a Baghdad un centro di addestramento per le forze di sicurezza nazionali irachene, esperti militari italiani parteciperanno a tale progetto.
In Afganistan, invece, i militari italiani dopo aver partecipato con i reparti Usa ad Enduring Freedom, fanno parte del contingente ISAF a guida NATO ed anche a Kabul si occupano, con personale dei Carabinieri, di addestrare i reparti governativi di polizia.
Tali impegni, sempre più estesi, lontani e gravosi, delle forze armate italiane stanno coincidendo non senza problemi con la ristrutturazione e la professionalizzazione del servizio militare.
A confermare tali difficoltà ci sono le ricorrenti allarmate dichiarazioni dei vertici militari che denunciano un insufficiente numero di domande d'arruolamento; ma da una fonte certo non sospetta di disfattismo quale Sergio Dini, presidente dell'Associazione nazionale magistrati militari, abbiamo anche appreso che il reato di diserzione permane ad "alta frequenza" anche tra i volontari, che molti di questi abbandonano prima dello scadere della ferma il mestiere delle armi e che, dopo il boom del 2001, l'arruolamento femminile ha subito un calo verticale (Il Mattino di Padova, 17.8.04).
Evidentemente i 5000 euro mensili per i militari operanti in Iraq, hanno un appeal limitato davanti alla prospettiva di ritornare in una bara e la seppur intensa campagna propagandistica del Ministero della Difesa, con i suoi grotteschi RAP-Camp per avvicinare i giovani al mestiere di soldato, non funziona così tanto bene: la guerra quando comincia a contemplare la possibilità che, oltre ad uccidere, si può anche crepare diventa un'avventura poco allettante.
Peraltro il caso dei militari morti in conseguenza dell'esposizione all'uranio impoverito nel corso dei vari interventi in Somalia, Iraq e Balcani, e già dimenticati dalla loro patria, non contribuisce certo molto all'immagine delle forze armate.
Inoltre, tra la propaganda bellicista e vincente degli spot e dei manifesti e la cruda realtà delle caserme fatta di autoritarismo, nonnismo, maschilismo, esaltazione rambesca, vi è un evidente contrasto che inevitabilmente finisce per far pentire delle proprie scelte molti incauti aspiranti guerrieri.
Per questo l'opposizione alla guerra, e in particolare quella antimilitarista, ha la possibilità non solo di mettere un allegorico granello di sabbia nei meccanismi della guerra, ma di collegarsi sul piano sociale ai settori colpiti direttamente dalle politiche interventiste e di riarmo del governo e persino alla crisi interna attraversata dal militarismo italiano.
La prossima manifestazione di Mestre intende andare proprio in questa direzione, transitando in un territorio quotidianamente caratterizzato da insediamenti industriali colpiti da licenziamenti e lavoro precario, dall'incombente minaccia dal polo chimico, dal potere delle banche del "ricco" Nordest e dalle truppe lagunari già operanti in Iraq.
Uncle Fester

Venezia: Sotto il segno della NATO
Convegno venerdì 12 novembre alle ore 15 presso Scuola dei Calegheri (S. Tomà) – S. Polo 2852.
Interventi di:
Pietro Maestri (rivista Guerre e Pace): Come nasce la NATO: passato e presente;
Mario Coglitore (rivista Zapruder): Atlantici d'Italia. Stay Behind, Gladio e il golpe bianco;
Maria Turchetto (Università di Venezia): Impero o imperialismo? Stati Uniti d'America e Stati uniti d'Europa; Stefano Capello (rivista Collegamenti-Wobbly): Crisi dell'egemonia USA e ruolo della NATO;
Stefano Raspa (Assemblea Antimilitarista Antiautoritaria): Le basi USA/NATO e il sistema militare italiano.

Intervento teatrale La guerra spiegata ai poveri da un testo di E. Flaiano

Promuove il Coordinamento Anarchico del Veneto
(coord_senzapatria@yahoo.it)

La sala è situata nelle vicinanze dei Frari, nel centro storico, raggiungibile a piedi sia dalla stazione ferroviaria che da piazzale Roma. Per chi arriva in auto si consiglia di parcheggiare a Mestre o Marghera e quindi raggiungere Venezia coi mezzi pubblici (bus o treno).

Manifestazione Antimilitarista Antiautoritaria
"Nessuno è NATO per servire".
Sabato 13 novembre a Mestre, manifestazione Antimilitarista ed Antiautoritaria.
Concentramento per il corteo ore 14:30 Giardini di Via Piave (di fronte stazione).

Organizzata da:
Coordinamento Anarchico Veneto;
Assemblea Antimilitarista-Antiautoritaria;
Federazione Anarchica Italiana FAI.

Prime info su pullman e partenza:
Torino
Si raccolgono adesioni alla partenza collettiva in treno per la manifestazione anti NATO di Mestre del 13 novembre.
Federazione Anarchica Torinese – FAI
Corso Palermo 46 – la sede è aperta ogni giovedì alle ore 21,15.

Bologna
parteciperemo numerosi alla manifestazione di Mestre; abbiamo valutato più economico lo spostamento in treno, per cui ci daremo un appuntamento collettivo alle 12,30 alla stazione centrale; per contatti 051-391202 (circolo Berneri, il giovedì ed il venerdì regolarmente ed anche il 6 ed il 9 novembre) oppure 3357277140 (Walter).
Circolo Anarchico Camillo Berneri di Bologna

Pullman da Reggio Emilia, PArma, Versilia

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Titolo Autore Data
Pullman e partenze in treno un compagno anarchico della FAI Saturday, Oct. 30, 2004 at 3:41 PM
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