La questione delle intercettazioni telefoniche costituisce il fulcro dell'intera vicenda.
Alla luce delle discussioni e delle riflessioni che si possono formulare all'indomani della seconda udienza del processo al Sud Ribelle sembra ormai assodato che la questione centrale di tutta la vicenda sia fondamentalmente rappresentata dall’ammissibilità o meno delle intercettazioni telefoniche ed ambientali. La cosa che più sconcerta è che spesso le intercettazioni sono effettuate al di fuori della procura competente, nelle questure o nelle caserme dei carabinieri, senza quindi le adeguate garanzie per gli indagati. Ciò costituisce quindi un punto cruciale non solo perché tali intercettazioni si rivelano le uniche fonti di prova intorno a cui è costruito il teorema accusatorio del PM Fiordalisi ma anche perché tale questione sottolinea e, nello stesso tempo, porta allo scoperto lo strapotere della Digos e dei reparti speciali dei CC nell'acquisizione di informazioni su cittadini e cittadine che a questo punto non risultano essere mai realmente liberi. E’ possibile tutto ciò in una vera democrazia quale l'Italia si spaccia di essere?
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