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Corriere dell'Alto Adige intervista Deborah Fait
by Squalo Tuesday, Dec. 21, 2004 at 2:56 AM mail:  

Abita a Rehovot e ha trasformato il suo appartamento in un asilo - Israele, la scelta coraggiosa di Deborah - "Ho mollato tutto, vivo tra la mia gente"

Corriere dell'Alto A...
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Bolzano - "Andare a vivere in Israele è sempre stato il sogno della mia vita". Realizzato nel 1995. Quando Deborah Fait, ex presidente della Federazione Italia-Israele, triestina di nascita e bolzanina di adozione, ha deciso di trasferirsi. Oggi, a 63 anni, gestisce un asilo a Rehovot: i bambini imparano e giocano proprio nel suo appartamento. (.)


Come mai ha deciso di trasferirsi da Bolzano in Israele?

Andare a vivere in Israele è stato sempre il sogno della mia vita. Vi ero stata già nel 1967 durante la guerra dei 6 giorni. Vi ero rimasta un anno, in Kibbuz, poi per vari motivi, soprattutto familiari, sono dovuta tornare ma Israele mi era rimasto nel cuore e sono vissuta aspettando il momento del ritorno, della mia Alyah, la mia salita definitiva in Israele.
Ho potuto farlo solo nel 1995, concluso il mio impegno nella Federazione. Mi sono licenziata dal mio posto di lavoro presso la Funivia del Renon e sono partita. Mio figlio Aaron era già qui dal 1992 e studiava all'Università di Tel Aviv per passare poi al famoso Istituto Weizmann di Rehovot.
Appena arrivata sono stata ospite per un anno presso uno dei tanti centri di accoglienza che ci sono nel Paese per accogliere adeguatamente gli olim (immigrati). In questi centri si può vivere gratuitamente per un anno, si studia la lingua e si impara a conoscere Israele attraverso gite e conferenze e incontrando gli israeliani nelle loro case.
E' stato il periodo più bello e spensierato della mia vita. Mi sentivo come una giovane studentessa anche se giovane non ero. L'ambiente di questi centri di prima accoglienza è interessantissimo, si incontrano ebrei di ogni parte del mondo, si sentono tutte le lingue, si impara a conoscerci, è un ambiente internazionale, culturalmente ricchissimo.

Dove si trova più a casa?

Certamente qui. Sono tra la mia gente, in mezzo al mio popolo, condivido con loro le sofferenze, la paura e la guerra, non potrei più andarmene e "lasciarli soli". Amo tantissimo l'Italia, a volte mi manca, mi mancano gli amici di una vita ma Israele è casa mia. Sono sionista e ritengo che Israele sia la casa di ogni ebreo. Il solo paese al mondo dove, come diceva Herbert Pagani, l'unico "sporco ebreo" è l'ebreo che non si lava.


In quali posti in Europa si è sentita più a suo agio?

Ho viaggiato in Europa e devo dire che, per carattere, mi trovo a mio agio dovunque. Di ogni paese amo conoscere la cultura, gli usi, la cucina, la lingua ma dopo ogni soggiorno all'estero amavo tornare in Italia. Devo dire di essermi sentita più a mio agio in Grecia, forse perché mia madre era greca, e nell'ex Jugoslavia perché, essendo triestina per nascita e cultura, sentivo quelle popolazioni più vicine a me e poi amo il mare, è il mio ambiente naturale quanto mi è estranea la montagna.


Ha mantenuto contatti con l'Italia?

Certo! Contatti quotidiani. Per l'Italia io scrivo, ho contatti con giornali, giornalisti, amici della Federazione Italia-Israele di cui sono stata presidente. Faccio politica come fossi in Italia, attraverso internet, mi occupo con passione di antisemitismo e antiisraelianismo che sono due facce della stessa medaglia. Spiego, mi arrabbio, litigo su vari siti internet dove parlo della situazione a persone che poco sanno delle ragioni di Israele e della sua storia e sono avvelenate dalla propaganda filoaraba che oggi è la prima propaganda antisemita, quella più vicina alla vecchia propaganda nazista di triste memoria.
A livello personale, in Italia ho ancora famiglia, fratelli e nipoti e amici, carissimi amici sia a Bolzano che altrove. A Trieste, la città dove sono nata, a Milano, a Roma, a Torino. Oggi, grazie a internet, partire non significa più lasciare.


Don Rauzi, profondo conoscitore dell'Antico Testamento, amava studiare ed approfondire le radici ebraiche del Cristianesimo. Secondo lei a Bolzano in generale c'era la volontà di conoscere e approfondire l'ebraismo?

Ho conosciuto don Rauzi e ci siamo voluti bene e rispettati a vicenda. La sua parrocchia era proprio di fronte a casa mia, a Bolzano. Gli procurai la Bibbia tradotta direttamente dall'ebraico/aramaico e ne fu molto felice. A Bolzano, come in ogni città, le anime sono diverse. L'associazione Italia-Israele, fondata da Federico Steinhaus e da me, aveva molti iscritti, anche attivi. Molti erano interessati all'ebraismo e alla storia del popolo ebraico nonché dello Stato di Israele. A Bolzano, come in ogni altra città, ho trovato anche molto odio e incomprensione verso gli ebrei. Ma il mio ricordo è comunque positivo forse perché, quando si è lontani, si tende a dimenticare il brutto, tipo telefonate anonime con offese contro gli ebrei e minacce di morte, e si ricorda il bello , cioè gli amici e il loro sostegno. A Bolzano ero una persona pubblica e spesso scomoda nel senso che non ho mai avuto paura di espormi anche in modo piuttosto eclatante, avrei potuto essere quindi anche in pericolo ma mi sono sempre sentita tranquilla.


Quale potrebbe essere il futuro per Israele?

Beh, io spero che il futuro di Israele sia meraviglioso! Israele è un paese meraviglioso, abitato da gente coraggiosa e buona. Israele, nonostante sia stato aggredito dalla sua nascita da guerre e terrorismo, è stato capace di diventare il massimo nella scienza, nella tecnologia, nell'agricoltura, nei diritti umani e sociali. In questi ultimi tre anni, Israele è stato colpito dalla più grande ondata di terrorismo della storia dell'uomo. La mia speranza e la speranza di tutti noi è che finisca presto questa guerra e si possa vivere in pace. Purtroppo l'odio per gli ebrei, così radicato in Europa, si è trasformato in odio contro Israele e questo deriva, come sempre, dall'ignoranza. Inoltre le continue feroci critiche a Israele da parte dei media e dei politici europei da forza e vita all'integralismo arabo-palestinese. Se l'Europa non avesse sempre sostenuto un terrorista come Arafat, saremmo riusciti a risolvere il conflitto molto prima e molto meglio. Adesso hanno forse capito chi è Arafat e, forse, nonostante il vuoto assoluto che per colpa sua e della sua feroce dittatura, esiste nella politica palestinese, spero che almeno unilateralmente riusciremo a por fine a questa terribile situazione.
Si critica il diritto di Israele a difendersi, si porta Israele davanti a un tribunale internazionale per la decisione di costruire una barriera salva-vita.
Il mondo è pieno di muri e di barriere: (http://www.take-a-pen.org/english/Fences.htm) ma l'unico paese cui si vorrebbe impedire di costruirne è Israele anche se è dimostrato che, grazie ai pezzi di reticolato già ultimati, il terrorismo è diminuito moltissimo e noi non saltiamo più per aria quotidianamente come prima.
Il mondo ignorante e antisemita, anziché ergersi contro il terrorismo, urla contro il nostro diritto di difenderci da esso. Questo è dovuto, come dicevo, alla grandiosa propaganda araba che ha molta presa negli ambienti estremisti di destra e sinistra e, purtroppo, anche tra molti cosiddetti democratici.


Su Israele cosa c'è da sapere prima di giudicare?

La sua storia e la verità, senza pregiudizi.


Quali sono le ragioni di tanta intolleranza, anche ai giorni nostri?

L'odio. Un odio bimillenario non poteva concludersi con la Shoah. Dopo quell'orrore e 6 milioni di ebrei ammazzati c'è stata una sorta di vergogna che faceva stare la gente in silenzio ma l'odio continuava ad alimentarsi sotto la cenere.
E alla fine è riscoppiato alla grande contro Israele. Israele è una Nazione, è la casa degli ebrei, è un paese forte, democratico, che non piega la testa, che si difende dalle aggressioni. Questo da fastidio da un lato, e dall'altro permette agli antisemiti di lavarsi la coscienza dicendo la solita frase idiota: "vedete, dopo tutto quello che hanno passato, sono peggio dei nazisti". Questo perché secondo loro gli ebrei dovrebbero farsi ammazzare senza reagire. Non vedono l'ora di poter dire quella frase oscena dimostrando di non sapere o non voler sapere quello che hanno fatto i nazisti e negando a Israele il diritto di difendersi dai neo-nazisti di oggi, cioè i terroristi palestinesi e i fondamentalisti islamici.
Noi non spariamo per divertimento ma per debellare le organizzazioni terroristiche che ci attaccano, cosa che l'ANP si rifiuta di fare.
Gli arabi vogliono la distruzione di Israele e noi non glielo permetteremo. Tentano in tutti i modi di distruggerci, le loro cartine geografiche mostrano Israele che porta il nome di Palestina. Non ci sono riusciti con le guerre e tentano col terrorismo e la propaganda facendo passare i palestinesi per povere vittime, cosa che non sono e noi per aguzzini, cosa che non siamo. Hanno i soldi per farlo e purtroppo ci stanno riuscendo, stanno comprando il mondo, lo stanno portando dalla loro parte: antisemita, antiisraeliana e antioccidentale. Purtroppo tra gli occidentali vi sono moltissimi inutili idioti che sposano queste idee.
La cosa che più mi ferisce e mi fa rabbia, una rabbia immensa, è rendermi conto che nessuno capisce la nostra tragedia mentre tutti sono pronti a giustificare il terrorismo. L'immoralità di queste convinzioni è un insulto all'intelligenza di tutti e una grandissima ingiustizia nei confronti di Israele.


Dopo il suo trasferimento com'è cambiata la sua vita?

E' cambiata radicalmente. In Italia ero qualcuno, qui non sono nessuno. Da personaggio pubblico sempre sui giornali sono diventata una dei tanti "olim" così si chiamano gli immigrati in Israele. A questo proposito vorrei dire che quando, all'inizio della mia alyah, andavo nei vari uffici per ricevere tutti documenti (cosa che non ha richiesto più di una settimana), quando vedevano che provenivo dall'Italia, mi guardavano come fossi una pazza e dicevano tutti la stessa frase: "Ma tu dall'Italia sei venuta a stare qui????"
Gli israeliani amano molto l'Italia, peccato che questo amore non sia reciproco.
Lavoro molto più che in Italia perché in Israele si lavora molto. Dal punto di vista sociale Israele è un paese ultramoderno dove la donna ha gli stessi diritti degli uomini e anche di più. Per me, femminista di vecchia data, questa è una grande soddisfazione. Una delle cose in assoluto più gradite è il funzionamento delle istituzioni, la loro efficienza perfetta. Qui tutto funziona bene, dall'ufficio tasse alla posta. La Sanità è perfetta, credo sia una delle migliori nel mondo. So che la Provincia di Verona ha mandato una delegazione per studiare il sistema sanitario israeliano. Qui puoi avere una visita specialistica da un grande professore nel giro di una giornata, puoi telefonargli sul cellulare anche a mezzanotte e sentiri rispondere gentilmente. Lo dico per esperienza personale.
Qui i medici della mutua visitano anche alle 10 di sera.
La burocrazia è molto elastica, al confronto con quella italiana qui è un paradiso.
La cosa però più piacevole in assoluto è il "sentirsi parte di TUTTI". Vai al supermercato, in banca, alla posta e dopo la seconda volta che ti vedono ti chiamano per nome, spesso vieni salutato con un "ciao tesoro". C'e il calore che altrove non c'è.
Questo non significa che qui si sia tutti santi, esistono i cafoni e i maleducati ma l'altro lato della medaglia è molto piacevole.
Qui senti l'amor di patria, bandiere biancoazzurre sventolano da tutte le parti, anche sulle macchine.
Tante sensazioni, tanti sentimenti che solo qui puoi provare.
La parola Shalom in Israele non significa solo Pace, significa Vita, Amore, Tranquillità. Tutte cose cui aneliamo ma che non ci sono ancora concesse.
Un'altra cosa che mi ha scioccata al mio arrivo è stato vedere la calma della gente dopo ogni attentato: Nessuno urla, nessuno ha crisi isteriche, non ci sono mai manifestazioni di odio contro i palestinesi, si fanno subito scomparire i segni dell'attentato con tutto il suo sangue e la sua disperazione e si cerca di continuare a vivere. Quando eravamo costretti ad uscire colla maschera antigas a tracolla lo si faceva con indifferenza per non impressionare i bambini.
A vederla da fuori la vita in Israele è alienante per tutti questi motivi e molti altri legati al terrorismo e all'odio arabo ma è l'unica vita che abbiamo e la viviamo al meglio, con ottimismo e con coraggio, cercando di difenderci colpo su colpo.
Quello che più ci ferisce è l'incomprensione del mondo.

Deborah Fait

Corriere dell'Alto Adige, 24.02.2004

Intervista di Luisa Righi





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Il Jerusalem Post intervista Deborah Fait

"Deborah Fait, da Trieste a Rehovot"

Deborah Fait è una grande sostenitrice del Sionismo che si è fatta conoscere dai media italiani come giornalista filoisraeliana. Nel 1995 è passata dalle parole ai fatti e si è trasferita in Israele, continuando la sua attività in italiano. "Sono molto felice in Israele e dedico la mia vita a spiegare la verità agli italiani".

La sua famiglia

Suo padre era un italiano proveniente dall'Istria (oggi parte della Slovenia). La famiglia di sua madre veniva dalla Grecia, dopo essere fuggita dai pogrom di Corfu alla fine del 1800.
"A Trieste c'era una grande comunità ebraica che contava oltre 4000 persone, prima della guerra. Gran parte vennero deportati ad Aushwitz e solo poche decine fecero ritorno. Quando avevo due anni, mia madre nascose me e il mio fratello maggiore ai nazisti e mia nonna restò chiusa in un armadio in soffitta per molti giorni. Dovettero corrompere i nazisti perché non ci portassero via. Molti membri della nostra famiglia furono catturati e non li rivedemmo mai più.

Prima dell'arrivo

A 18 anni, la Fait lasciò la sua casa a Trieste per frequentare l'Accademia delle Belle Arti a Milano. Tre anni più tardi andò a Boston, dovè studio inglese e storia all'Università di Harvard. Quando aveva 26 anni fece la volontaria per un anno nel Kibbutz Mishmar Hasharon, dopo la Guerra dei Sei Giorni. "Era come un sogno. Israele era come una grande famiglia in quel periodo - eravamo davvero una nazione. La gente lasciava le porte aperte, e potevo camminare nel bosco di notte senza avere paura. Il paese è cambiato da allora, ma è sempre la nostra casa". La Fait ritornò in Italia per motivi di famiglia giurando che sarebbe ritornata.
Lavorò come insegnante in una scuola in un campo profughi istriano a Trieste, prima di dirigere una ferrovia locale a Bolzano, città dell'Italia settentrionale, si dedico anche alla pittura. Nel frattempo, iniziò a fare attività in favore di Israele sui media italiani.
"Per 30 anni ho combattuto molte guerre contro l'antisemitismo e l'antisionismo in Italia. Parlavo nelle scuole, nelle università, a chiunque fosse disposto ad ascoltarmi" Divenne vice presidente della Comunità Ebraica di Merano-Bolzano, fondò la sezione settentrionale dell'Associazione Italia Israele e fu eletta presidente della Federazione Italia Israele nei primi anni '90.

Suo figlio Aaron nacque nel 1972. "Non mi sono mai sposata - ero una femminista, e l'ho cresciuto da sola. A suo padre, un non ebreo, non interessava. C'erano poche ragazze madri a quei tempi, ma non ho mai avuto problemi. Ero orgogliosa di avere un figlio, e la gente mi rispettava per questo. Penso di avercela fatta - Aaron sta facendo il suo post-dottorato in biochimica all'Istituto Weizmann, vive a Rehovot, è sposato e ha due bambini. Ho sempre detto che sarei andata a vivere in Israele, ma non volevo che Aaron lasciasse la scuola. Nove anni fa, ho deciso di averne abbastanza, e che era tempo di fare l'alyia"

Dopo l'arrivo

Nell'ottobre 1995, La Fait si trasferì nel centro accoglienza di Ramat Aviv. "Sembrava di essere tornata ai tempi dell'università - il miglior periodo della mia vita in Israele perche' spensierato. Non avevo problemi, andavo in spiaggia, nei caffè e studiavo ebraico all'Ulpan. Ho conosciuto ebrei provenienti da tutto il mondo. Sapendo l'inglese, riuscivo a parlare con la maggioranza delle persone - ma volevo davvero imparare a parlare in ebraico" Nell'agosto 1996, ha comprato un trilocale e l'ha trasformato in un asilo nido. "Nel giro di un mese, ho iniziato a lavorare con sette bambini dai tre mesi ai due anni. Ho aperto l'asilo nido perché pensavo che potesse essere un buon modo per lavorare parlando in ebraico. Amo molto i bambini - lavorare con loro è una grande gioia. Grazie a D*o ci sono molti bambini in Israele.

Routine

"In questo periodo mi occupo di cinque bambini. Le loro madri me li portano alle 7:30 di mattina e tornano a prenderli alle 4:30 di pomeriggio. Dopo che i bambini se ne sono andati mi siedo al computer fino a notte"
Passa molte delle sue serate sui forum italiani su Internet. "Discuto e spiego la situazione in Israele e faccio hasbara - cosa che Israele stesso non sa fare molto bene. Inoltre scrivo riguardo a Israele sui giornali italiani. Alcuni dei miei articoli sono stati tradotti in inglese" La Fait è un personaggio famoso in Italia, dove le stazioni radio la intervistano praticamente ogni settimana "Lo faccio gratis naturalmente. Questo è il mio modo di aiutare Israele. Ricevo spesso mail di insulti, alcune con minacce di morte. L'antisemitismo si sta diffondendo in Europa - è spaventoso quel che sta succedendo". La Fait collabora ancora con la Federazione in Italia, e recentemente ha organizzato un giro in varie citta' italiane per i rappresentanti di ZAKA (identificazione vittime dei disastri). "E' molto importante che gli italiani capiscano cosa succede dopo un attacco terroristico"

Ambiente

"Non mi mancano gli amici. Sono una persona aperta che parla con tutti, e ho molti amici a Gerusalemme e a Tel Aviv.

Lingua

L'intervista è stata rilasciata in un ebraico, se non perfetto, fluente. "Quando ho imparato l'ebraico, ho dimenticato l'inglese. Capisco ancora perfettamente l'inglese, ma quando cerco di parlare, salta fuori l'ebraico "

Identificazione

La Fait beve espresso italiano ed è specializzata nel cucinare cibo italiano. Recentemente è ritornata in Italia per la prima volta dopo nove anni. "E' stato magnifico rivedere tutti i miei vecchi amici, ma adesso la mia vita è qui. Sono felice di essere venuta. E' quel che volevo fare, e credo che ogni ebreo dovrebbe farlo"

Fede

"La mia religione è il Sionismo. Non sono religiosa, ma rispetto la tradizione e chi è religioso. Amo ogni ebreo. Mio figlio è osservante, sta scrivendo un libro sulla bioetica nell'ebraismo, insieme a un rabbino chabad"

Progetti

"Il mio sogno è di fare un'hasbara migliore per Israele e far capire al resto del mondo la nostra tragedia e il nostro coraggio - e veder crescere la mia famiglia. Tutto sommato, la vita è bella, e la vita in Israele è meravigliosa"


(The Jerusalem Post, 26 Novembre 2004 - Pag. 47 - "Arrivi" di Daniel Ben Tal)

l'intervista alla faccia da cazzo ce l'abbiamo gia'
by doppio hiddare Tuesday, Dec. 21, 2004 at 3:00 AM mail:  

doppio hiddare

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...
by Squalo Tuesday, Dec. 21, 2004 at 3:01 AM mail:  

fatti inculare

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e tu squalo
by barracuda Tuesday, Dec. 21, 2004 at 3:09 AM mail:  

imitalo!!!!e non rompere i coglioni con i copia e incolla. se voglio leggere le notizie, compro i giornali

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