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[privatizzazioneACQUA]: "State con l'acqua o con i ladri d'acqua?"
by preti si nasce Thursday, Jan. 20, 2005 at 3:07 AM mail:

di Alex Zanottelli

In certe occasioni occorre avere il coraggio di dire le cose come
stanno, bisogna saper usare anche espressioni forti se è il caso. E
questa volta è davvero il caso. L'umanità è di fronte ad un bivio, lo
scrivo oggi su Liberazione e l'ho detto qualche mese fa ai parlamentari
di Strasburgo: se non si cambierà rotta, il ricco occidente sarà
artefice e complice di genocidio verso la popolazione povera del
pianeta. A che cosa mi riferisco? Alla privatizzazione dei beni comuni,
nello specifico dell'acqua. La questione non è attuale perché riguarda
direttamente oltre cento comuni del napoletano, Napoli compresa, ma
perché investe l'intero pianeta. E perché a pagarne le care conseguenze
saranno come al solito i più poveri. Quello che sta accadendo a Napoli e
dintorni è davvero incredibile e noi, società civile, partiti politici,
istituzioni, associazioni, cittadini comuni, siamo chiamati ad un
impegno a tutto campo perché il peggio venga scongiurato, perché alla
gente vengano offerti semmai più servizi e più opportunità di sviluppo,
perché non si ripeta quanto già verificatosi in Colombia. A Cochabamba
una multinazionale californiana si è impadronita dell'acqua - sì,
proprio impadronita, le multinazionali non sono estranee a certe
pratiche - finché la popolazione non è insorta e si è ripresa quanto le
spettava per diritto universale. Sapete che cosa è avvenuto in quella
città colombiana? Che i prezzi dell'acqua dall'oggi al domani sono
cresciuti del 200% e la gente è scoppiata in rivolta. Questo ha segnato
una clamorosa sconfitta per la multinazionale e per la vergogna della
privatizzazione. Una svolta storica possiamo chiamarla.
Ecco, noi vorremmo che non si arrivasse a tanto, che qui da noi non ci
fosse alcuna rivolta per il semplice motivo che non ci sarà alcun
"furto" dell'acqua. Sarà possibile che ciò accada? Certo è che noi non
ci daremo per vinti, venderemo cara la pelle - come si dice in gergo - a
difesa di questo bene comune prezioso tanto quanto l'aria. A proposito
di aria: e se un giorno pensassero di privatizzare anche questa? Quanto
dovremmo pagare per ogni respiro? Non c'è da stare affatto allegri.
Questo giornale ha avuto il coraggio e la bella idea - penso unico in
Italia - di pubblicare domenica per intero l'appello in difesa
dell'acqua come bene pubblico comune. Oggi, sempre dalle colonne di
questo giornale, voglio confermare con forza quell'appello e parlare non
solo di Napoli e dintorni, ma di quanto accade nel resto del mondo.
Tutti mi domandano e ci domandiamo: ma perché si privatizza anche
l'acqua? E che cosa accadrà poi, il prezioso liquido continuerà ad
uscire dal rubinetto? Di sicuro accadrà poco a chi ha a disposizione
denaro in abbondanza per comprarsi le bollicine in bottiglia. Sarà un
dramma per gli altri. Ma è il principio che rivela il suo marcio fin
dalla radice. Se tra l'indifferenza generale dovesse passare l'idea che
un bene comune può essere privatizzato, allora sì che saremmo alla
catastrofe del pianeta. Alla degenerazione morale. Da noi e altrove si
privatizza l'acqua e il sistema idrico generale, fogne incluse, per un
semplice motivo: perché agli enti locali fanno gola i finanziamenti
messi a disposizione dall'Unione europea. E le multinazionali sono lì in
agguato. Per farsi un'idea dello scenario che abbiamo davanti, è
sufficiente ricordare che le prime otto multinazionali dell'acqua al
mondo sono europee. Quanto basta per tremare.
Ma andiamo oltre i nostri confini. Nel 2005 il Trattato Gats di Hong
Kong vedrà al tavolo delle consultazioni non i singoli Stati, ma
l'Unione europea, e in quella sede si giocherà una partita decisiva per
le sorti dell'umanità Se è vero, come sembra, che l'Ue si mostrerà
disponibile alla privatizzazione dei servizi e della stessa acqua,
l'indignazione dei popoli forse non basterà più a fermare lo scempio.
Dobbiamo fare qualcosa prima che la situazione precipiti.
Altri numeri? Eccoli: oggi nel mondo un miliardo e mezzo di persone vive
- se vive e come vive - senza acqua. Il 54% degli africani non ha
accesso all'acqua, così come l'85% della popolazione dell'America
latina, il 75% di quella dell'Asia orientale. Cinque milioni di persone
l'anno muoiono per mancanza d'acqua, aggrediti da malattie da noi
curabili. Tutta gente disperata, gente che si vede calpestata e
mortificata nei propri diritti elementari. Fin quando si potrà andare
avanti così?
Tutti noi siamo chiamati a fare qualcosa, a mobilitare le coscienze, a
gridare vergogna, a lanciare campagne. In una parola, a non arrenderci.
La prima cosa da fare - e qui penso soprattutto a Napoli - è
politicizzare l'intera questione, ridare alla politica quel ruolo
preminente e decisivo che pare essersi perso negli ultimi tempi. Non la
politica politicante, ma l'impegno sul territorio, al fianco della
gente, degli operai, dei pensionati. La politica che sposa le vertenze
locali e globali. La politica come sana passione fatta al di fuori dei
Palazzi. Bisogna aiutare la gente a capire l'importanza del problema
acqua, divenuto oggi emblema della riduzione a merce dei beni comuni.
Possiamo usare il termine coscientizzazione della politica per indicare
un passaggio che vede il coinvolgimento dei cittadini insieme ai
partiti, alle istituzioni, all'arcipelago della società civile. A Napoli
finora non c'è stato un vero dibattito sulla privatizzazione dell'acqua,
tutto è stato confinato ad alto livello e questo è un male. Io credo che
le giunte, sia quella comunale che quella regionale e anche la
provinciale, abbiano la giusta sensibilità, ma temo altresì che i soldi
alla fine possano risultare decisivi nella scelta da compiere. Ai
partiti chiedo più chiarezza, più coraggio, più voglia di scendere in
campo vicino alla gente. Chiedo che dicano in maniera chiara con chi
stanno: se con l'acqua bene pubblico o con l'acqua da privatizzare e
ridurre a merce. Noi poi sapremo organizzare la nostra Resistenza dal
basso. Certo, non possiamo rassegnarci all'idea che la politica oggi
abbia solo un ruolo decorativo. Né lasciare carta bianca alle
multinazionali della finanza. Dall'acqua di Napoli può partire la
riscossa dei popoli.
8 dicembre 2004

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