Laino Borgo, 04.03.2005
La trasformazione della centrale Enel del Mercure in centrale a biomasse della potenza di ben 35 MW elettrici netti, pone a tutti seri interrogativi sulla compatibilità ambientale di tale impianto e sui rischi per la salute delle popolazioni della valle.
Non si conoscono i prodotti della combustione delle biomasse, né gli effetti dell’utilizzo delle acque del fiume Lao da parte della centrale, in quanto non è stato fatta alcuna valutazione di impatto ambientale.
E senza uno studio di quali potrebbero essere i danni arrecati direttamente alla salute delle popolazioni, o indirettamente tramite inquinamento delle risorse agricole e del sottosuolo, non si possono escludere, da un punto di vista scientifico, danni per gli organismi viventi.
Nessuno ci assicura che, una volta completato, l’impianto possa utilizzare combustibili diversi, come ad esempio il famigerato CDR (combustibile da rifiuti) che rischia di essere molto più pericoloso per la salute dei cittadini ma molto più appetibile per le casse dell’Enel (praticamente l’ Enel verrebbe addirittura pagata per bruciare CDR! ).
Infatti, nonostante le rassicurazioni circa i controlli da parte delle istituzioni pubbliche (tipo un computer al comune dotato di interruttore per bloccare l’impianto), circa il tipo di emissione in atmosfera (rispetto dei limiti di legge), l’Enel, vista la storia passata nella nostra area, non appare credibile soprattutto nel mantenere fede agli impegni assunti per la tutela della salute dei cittadini.
Basti ricordare le lotte sostenute dalle popolazioni della valle del Mercure per costringere l’Enel a prendere delle misure per ridurre le ceneri che uscivano dalla ciminiera della centrale e che, spargendosi sulle case e sui campi, creavano gravi danni alla salute dei cittadini.
Senza pensare all’impatto devastante che un impianto di tal sorta potrebbe avere nell’ambito di uno sviluppo turistico della nostra zona, ormai reale e che produce ricchezza, legato alla valorizzazione ed alla fruizione delle risorse ambientali, indubbiamente ed oggettivamente valorizzate dall’essere parte del Parco Nazionale del Pollino.
Ma nonostante gli indubbi aspetti negativi, comunque una proposta di un impianto industriale in un’area protetta come quella del Parco Nazionale del Pollino, a naturale vocazione turistica, potrebbe anche essere giustificata, se sorretta almeno da un qualche vantaggio (occupazionale, servizi, tariffe).
E nel nostro caso i vantaggi è veramente difficile “scovarli”.
Primo: non verrà assunto nessun dipendente per lavorare in centrale, come confermato autorevolmente dall’Enel in fase di presentazione del progetto.
Secondo: la disoccupazione della zona non verrà ridotta neanche attraverso le attività indotte, quali il trasporto del materiale combustibile, lo stimolo alla nascita di un’imprenditoria in grado di produrre e/o reperire in loco il materiale da ardere, la promozione e lo studio di attività produttive connesse all’utilizzo delle acque calde reflue.
Infine non sono state avanzate neanche proposte per un uso produttivo, nella nostra zona, delle ceneri prodotte dall’impianto.
Quindi, i rischi e i pericoli per la salute dei cittadini, sono certi, mentre i vantaggi sono del tutto incerti.
Pertanto, come DEMOCRATICI DI SINISTRA, sostenendo le istanze dei cittadini, chiediamo una moratoria nelle procedure di avvio della centrale del Mercure, che consenta alle popolazioni di partecipare alla discussione e ad ogni iniziativa che rendano trasparenti e condivise le decisioni che riguardano il loro futuro.
Democratici di Sinistra
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