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convegno antimilitarista Genova - La Spezia / 9-16 aprile 2005
by Nestor Thursday, Mar. 24, 2005 at 4:23 PM mail:

Sui temi sotto riportati si terrà un convegno articolato in due giornate (il 9 aprile 2005 a Genova e il 16 a La Spezia) indetto e promosso dal Gruppo Libertario Genovese, dal Circolo Anarchico Pasquale Binazzi di La Spezia, dai compagni anarchici del Tigullio e dalla redazione genovese di Collegamenti Wobbly.

convegno antimilitar...
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Convegno antimilitarista

Genova - La Spezia (9 e 16 aprile 2005)

La guerra è all'ordine del giorno e lo è in modo più pervasivo e totalizzante di quanto lo sia stato in epoche drammatiche di aperto scontro interimperialista del passato. Cerchiamo di spiegare questo apparente paradosso: mentre in altri tempi i conflitti, pur disastrosi e immani, hanno fatto parte dell'eccezionalità e hanno segnato (nella rappresentazione collettiva dei più, non certo nelle dinamiche reali del capitalismo) un momento di rottura, oggi possiamo dire che la guerra rappresenta una normalità. Questo nella duplice accezione della quotidianità del suo dispiegarsi spettacolare (citiamo semplicemente l'overdose pseudo-informativa e l'impianto ideologico costruito, ad esempio, sulla questione della lotta al terrorismo) e della materialità del suo impatto sull'organizzazione economico-sociale e sull'apparato produttivo (citiamo, anche qui sinteticamente, il disciplinamento della working-class e l'assetto economico definito dal paradigma cosiddetto del Warfare).

Anche senza enfatizzare più di tanto questi aspetti ben conosciuti, ne risulta, tuttavia, non la centralità, ma l'estrema importanza della bellicità endemica che caratterizza l'attuale fase. Diventa quindi essenziale cogliere, nell'ambito di un'analisi più complessiva sulle tendenze di sviluppo del capitalismo e dello scontro sociale, le specificità e le trasformazioni che caratterizzano il "mondo della guerra", i suoi annessi e connessi, le sue relazioni con il quadro generale. Infatti, un'ipotetica strategia di lotte sociali e di classe anticapitalistiche non può che essere costruita sulle contraddizioni che la fase propone nella maniera più esplicita e devastante.

In questo senso il paradigma guerra esterna - guerra interna evidenzia i nessi profondi tra conflitti militari (guerre preventive, crociate contro il terrorismo, operazioni di polizia internazionale, o come si voglia definirle, senza dimenticare i conflitti "tradizionali") in atto, e condizioni delle masse popolari dei vari paesi, nelle quali confluiscono aspetti più generali di mobilitazione (come l'arruolamento dei proletariati nei contrapposti campi in lotta - passivo per quanto riguarda l'occidente, sicuramente attivo per quanto riguarda, ad esempio, le masse musulmane) con altri di natura coercitiva (come la militarizzazione della società con il suo disciplinamento tramite la riduzione dei diritti sociali e lavorativi) con altri ancora di natura più materiale (sacrifici in cambio di sicurezza o ancora l'asservimento del territorio e del lavoro alla produzione bellica).

E' dunque chiaro che il percorso di analisi e di riflessione che proponiamo, vorrebbe rispondere, nella sua articolazione da quadro generale a condizioni e situazioni specifiche, ad una maggior comprensione delle dinamiche belliche, ad una presa di coscienza del loro inestricabile legame con la questione sociale e, infine, alla costruzione di un movimento antimilitarista e contro la guerra attento alle contingenze della fase, ma, al contempo svincolato da queste e inserito in una prospettiva più generale di lotta di classe.

Proviamo dunque ad articolarlo sinteticamente:



1 - Ruolo delle alleanze e dei patti militari nella fase aperta dal crollo del blocco dell'est, marcata dall'11 settembre e, attualmente, segnata dal conflitto irakeno.



2 - Nuovo ruolo della Nato, suo ampliamento e ridislocamento verso l'est.



3 - Ruolo e dominanza delle lobby militar-industriali nei paesi dell'occidente industrializzato (USA principalmente, ma non solo).



4 - Ruolo delle forze armate e loro ristrutturazione (esercito professionale, corpi militari mercenari, ecc.)



5 - Misure di disciplinamento sociale e lavorativo in Italia e negli altri paesi (leggi anti-terrorismo e normative antisciopero, estensione delle attività lavorative considerate essenziali).



6 - Ricerca scientifica finalizzata al bellico.



7 - Produzioni di morte, loro impatto ambientale e problema delle riconversioni.



8 - Movimenti contro la guerra.



Per finire, ci compete mettere l'accento su alcune contraddizioni e singolarità che emergono da questo quadro:



1 - L'adesione passiva alla logica bellicista (senza cioè le mobilitazioni popolari che caratterizzarono i grandi conflitti interimperialisti del secolo scorso) è più che sufficiente (in quanto delega totale) alle imprese guerresche di oggi, proprio perché queste sono derubricate a "operazioni chirurgiche", "azioni di polizia internazionale", "punizioni contro gli Stati canaglia" e così via, perdendo, formalmente, il loro carattere specifico di guerre imperialiste.



2 - Le guerre dimenticate (l'Africa e altre parti del mondo ne sono piene) non hanno lo stesso status, né lo stesso trattamento da parte dei mezzi d'informazione, del conflitto irakeno (o afgano) perché non sono ugualmente strategiche e/o sono condotte da Stati (ad es. la Francia) che godono da parte di certa sinistra istituzionale di un trattamento benevolo.



3 - La riconversione industriale delle industrie belliche non incide minimamente sulle condizioni del lavoro sfruttato e, comunque, non garantisce nulla sul piano della salute e dell'impatto ambientale.



4 - Non si rimedia ai guasti dell'esercito professionale, in quanto efficiente macchina di distruzione e apparato repressivo, con implausibili richiami all'esercito di leva come più "democratico" (come vorrebbero alcune forze di sinistra).



5 - Un certo tipo di pacifismo acritico, antiamericanismo e dimensione nazionalistica sono alcune delle caratteristiche dei movimenti contro la guerra che non colgono la dimensione totale della lotta antimilitarista, restando spesso sul piano della parzialità e prestandosi a pericolose derive (vedi, solo per fare un esempio, l'appoggio incondizionato alla guerriglia irakena espresso da certi settori della sinistra radicale).


Sabato 9 aprile 2005

ore 14.30

c/o Circolo ARCI V-Idea di Piazza Campetto

GENOVA



Relatori:



Gianni Alioti

"L'industria militare in Liguria"



Stefano Capello

"L'imperialismo economico, politico e strategico inMedio - Oriente"



Achille Lodovisi

"Basi militari e capacità di proiezione nella nuova strategia della NATO: il continente Africano"



Stefano Raspa

"Dove finisce l'uomo, dove comincia il soldato: cambiamenti e trasformazioni del militarismo in
Italia."





Sabato 15 aprile 2005

ore 15.00

c/o Centro Allende di Viale Mazzini

LA SPEZIA



Relatori:



Andrea Licata

"La militarizzazione dell'università nell'organizzazione e nei contenuti"



Collettivo Antimiltarista Tarantino

"La base nascosta: nuova militarizzazione delle coste tarantine"



Esperto del settore

"La pericolosità intrinseca dei sommergibili nucleari e la lunga storia degli incidenti"

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by imc-info Friday, Mar. 25, 2005 at 4:44 PM mail:

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