«E’ stato un macello - racconta un testimone - c’era sangue dappertutto, mi sono trovato in mezzo e non so perché tutto questo sia successo ma posso immaginarmelo visto il trattamento riservatoci al nostro arrivo». Nella foto, i laziali ieri all'olimpico
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Elenco Titoli Stampa questo articolo LUNEDÌ, 11 APRILE 2005 Pagina 16 - Livorno Treno bloccato dai tifosi, scoppia l’inferno Scontri con le forze dell’ordine alla stazione S. Pietro, feriti e primi arresti
-------------------------------------------------------------------------------- LIVORNO. La rabbia è esplosa nella stazioncina di Roma San Pietro, al rientro dopo la partita Lazio-Livorno. Il motivo è ancora da chiarire, le versioni sono parecchie. Certo è che qualcuno ha tirato il freno a mano del convoglio, come è certo che ci sono stati scontri violentissimi tra tifosi livornesi e forze dell’ordine: sia a bordo dei vagoni pieni di gente che sui marciapiedi della stazione. Infine, l’ultima cosa di cui siamo sicuri è che tutti i tifosi livornesi, oltre duecento, sono stati caricati su autobus e portati via per essere identificati. Dove? In questura, secondo la versione ufficiale. Al commissariato di Trevi, secondo un’altra. Al centro stranieri di Tor Vergata, secondo una terza. Una decina di arresti, una ventina di feriti: un bilancio molto approssimativo. Nella notte, col passare delle ore, è cresciuta l’angoscia dei familiari che da Livorno non riuscivano a mettersi in contatto con figli e mariti. Telefoni spenti. Oggi sarà il giorno dei conti, dell’attribuzione delle responsabilità, della ricostruzione precisa degli eventi. Quel che sappiamo è che nella piccola stazione romana sono stati minuti d’inferno per tutti, anche per chi non c’entrava niente. Vetri rotti, sassaiole, bastoni che volavano insieme a qualche estintore, manganellate, urla, sangue, lacrimogeni. Poi via, tutti sui pullman della questura. Quelli che sono riusciti a scampare alle botte e al fermo hanno preso un altro treno verso le 22. «E’ stato un macello - racconta un testimone - c’era sangue dappertutto, mi sono trovato in mezzo e non so perché tutto questo sia successo ma posso immaginarmelo visto il trattamento riservatoci al nostro arrivo». A quanto pare infatti tutto inizia allo stadio, prima della partita, con il sequestro di bandiere e striscioni recanti immagini del Che e riferimenti politici di estrema sinistra. Non solo: era stato requisito anche uno striscione dedicato alla tragedia del Moby Prince, della quale proprio ieri si celebrava il 14º anniversario «Moby Prince: 140 morti senza giustizia. E i responsabili?». Di qui lo sciopero del tifo e la rinuncia di molti a entrare allo stadio, dove invece i laziali avevano avuto campo libero tra croci celtiche e inni al duce. Poi la partita, la sconfitta e i primi arresti a Roma Termini: due livornesi e dieci laziali accusati di aver nascosto nei pressi dello stadio bastoni, spranghe e fumogeni. Il treno è poi partito alla volta di Livorno, via Civitavecchia. Ma qualcuno ha tirato il freno mentre transitava per la stazione San Pietro. Subito dopo i livornesi sono scesi sui marciapiedi dove c’era un gruppo di laziali, mentre ai pochi agenti della polfer si sono aggiunti a tempo record decine di carabinieri, finanzieri e poliziotti. A.d.G.
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