Si riprende solo il 22 giugno per una questione di legittimità costituzionale su Casarini «Violata la privacy degli imputati» Al processo "no global" l'accusa degli avvocati difensori
IL PROCESSO "No global" slitta al 22 giugno. Un salto decisamente lungo, ma necessario. La causa scatenante è stata l'istanza presentata, ieri mattina, dalla difesa di Luca Casarini, il leader delle "Tute bianche", uno dei tredici imputati accusati di associazione sovversiva. L'istanza si basa sulla questione di legittimità costituzionale dell'articolo 335 del codice di procedura penale. Tale articolo, è stato sottolineato, «non prevede la inutilizzabilità degli atti di indagine compiuti nei confronti dell'imputato in epoca anteriore alla sua iscrizione nel "registro notizie di reato"». Luca Casarini è stato iscritto nel "registro notizie di reato" solo nel febbraio del 2004, a due mesi dalla richiesta di rinvio a giudizio e alla fine dell'inchiesta stessa. La questione di legittimità costituzionale sollevata dalla difesa di Casarini, è già all'attenzione della Corte costituzionale perché emersa in altri processi. Da qui la decisione della Corte d'assise di Cosenza di non trasmettere alla Corte costituzionale la questione sollevata dai difensori di Casarini, ritenendo sufficiente attendere la pronuncia della Consulta sulle analoghe eccezioni sollevate in altri dibattimenti. Il presidente della corte cosentina, Maria Antonietta Onorati, ha così fissato la ripresa del processo al 22 giugno, in considerazione del fatto che per quella data si dovrebbe conoscere la decisione della Consulta sulla questione di legittimità costituzionale, visto che la relativa udienza camerale è stata fissata per l'8 giugno. Se la questione di legittimità sarà accolta, la posizione di Casarini, in merito al processo "no global", sarà stralciata. «VIOLATA LA PRIVACY». Solo tra due mesi si potranno quindi esaminare le richieste di prova del pm Fiordalisi e quelle dei difensori. Questi ultimi hanno sollecitato l'inutilizzabilità di quelle proposte dall'accusa. A tal proposito, alcuni avvocati difensori si sono riservati «di fare ricorso al garante della privacy in quanto Fiordalisi ha inserito nel materiale di prova non singoli documenti, ma gli interi hard disck dei pc sequestrati agli imputati, comprensivi di tutti i documenti personali (tesi di laurea, lettere d'amore, canzoni ecc) privando per altro la difesa della possibilità di capire quali documenti siano effettivamente oggetto di prova». «L'ERRORE DEL PM». Ieri alcuni avvocati hanno fatto anche notare che, tra i cd consegnatigli come materiale di prova dell'accusa dalla cancelleria della corte d'Assise, sono stati «rinvenuti anche i presumibili file di "backup" dei computer del pubblico ministero Fiordalisi». «Un clamoroso errore del pm - hanno commentato a caldo gli stessi penalisti e gli imputati - al quale gli avvocati hanno reagito comunicandolo immediatamente alla Corte e a Fiordalisi stesso, al quale sono stati restituiti i cd (cinque in tutto, ndr)». LE REAZIONI. Per l'imputato Antonino Campennì, «quello che è successo oggi (ieri per chi legge, ndr) è la conferma ulteriore di quello che stiamo dicendo dall'inizio: questo processo è basato sul nulla. Ad oggi non abbiamo ascoltato nessun teste. Non si è potuto neanche discutere sulle nostre eccezioni». Al processo ieri ha assistito anche Franco Iachetta, del comitato "Liberi tutti": «quest'inchiesta - ha detto - era stata rifiutata da tutte le procure d'Italia. Qui si rischia di interpretare in maniera abnorme delle frasi che nulla hanno a che fare con i reati prospettati dal pm Fiordalisi». Non a caso alcuni avvocati hanno chiesto di ascoltare come testi esperti in dialetto cosentino. Altri ancora hanno sollecitato l'intervento di sociologi, esperti in movimenti collettivi. Un'indagine a tutto tondo per capire il fenomeno "no global": questa la proposta degli avvocati, ora al vaglio del presidente Onorati e dai giudici da lei presieduti. Di tutt'altro avviso Fiordalisi. Il pm è sicuro della partecipazione attiva dei tredici imputati agli incidenti di Genova, durante il G8 del luglio 2001. Loro obiettivo, sempre secondo il magistrato titolare delle indagini, sarebbe stato più in generale quello di sovvertire l'ordine dello Stato. Accuse gravi. Fino al 22 giugno ci sarà tempo per riflettere e dare corpo alle varie ipotesi, siano esse concentrate sulla colpevolezza o l'innocenze dei tredici "disobbedienti". LE INTERCETTAZIONI AI PARLAMENTARI. Oggi piccola parentesi, col presidente Onorati che si riunirà in Camera di Consiglio per decidere, insieme agli altri giudici, se distruggere le intercettazioni telefoniche, acquisite dall'accusa, in cui si ascoltano le voci di Casarini e dei parlamentari Graziella Mascia (Rifondazione), Paolo Cento e Mauro Bulgarelli (entrambi dei Verdi).
Roberto Grandinetti
|