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MayDay degli imbattibili
by dal manifesto Friday, Apr. 29, 2005 at 5:46 PM mail:

Precari di tutta Europa per un altro primo maggio. Migliaia a Milano. Trenta camion, centinaia di biciclette e decine di azioni spettacolari alla parata nazionale del precariato sociale. Sono attese decine di migliaia di persone da tutta Italia. Si manifesta anche in Europa per chiedere certezza del reddito, salario minimo garantito, accesso ai servizi e libertà per tutti i migranti.

Dei santi non si può male dire, però è evidente che qui a Milano San Precario ormai ha fatto il suo tempo. Domenica primo maggio, festa del lavoro (per chi ce l'ha), pregherà ancora, eccome, almeno per quel 70% di nuovi assunti che nella provincia più ricca d'Italia un contratto a tempo indeterminato se lo possono sognare. Però da qualche giorno cominciano a circolare delle belle figu, nuove icone. Si chiamano gli Imbattibili. Sono loro che mescolati ai 100 mila che sfileranno domenica prossima - la MayDay (per chi non se ne fosse accorto) è la più grande manifestazione europea di lavoratori - animeranno la scena con un'altra carnevalata sovversiva, una festa che sa di stravolgimento, fresca, proprio il contrario di una festa ufficiale, sempre rivolta all'indietro - magari con la diretta Rai. Ci sarà Spider Mom, single e «infertile», altrimenti rimane a casa, e Wonder Bra, telefonista di giorno sexworker di notte e massaia nei ritagli di tempo, e saranno rappresentati tutti gli altri lavori non tutelati possibili immaginabili, lavoratori veri, non roba da ragazzini, perché si rimane precari a vita. Tutti aggrappati, una volta all'anno, a trenta camion, vere e proprie scenografie ambulanti, scortati da centinaia di biciclette e agitati da «azioni» itineranti. Molte a sorpresa, qualcuna rivelata, come il Galeone del centro sociale Cantiere che pirateggia i saperi (cd, libri e altre tecnodiavolerie per tutti, gratis). Se una novità va segnalata - altre si riveleranno strada facendo - bisogna dire che l'edizione 2005 vede la presenza di lavoratori attivi e organizzati «veri», cioè gruppi che non ci stanno a farsi sfruttare, persone pescate al di fuori dal tradizionale circuito dei centri sociali e che nell'ultimo anno sono riusciti ad imbastire forme di resistenza concrete, nei call-center, nelle librerie, nelle catene commerciali, nel settore dello spettacolo. La MayDay, per funzionare, è un appuntamento che bisogna preparare nel tempo.

Mai come questa volta, quinta edizione, è affare europeo, con altre appendici italiane oltre Milano (si sfila anche a Napoli, Palermo e L'Aquila). Dunque Londra, Parigi, Barcellona, Amsterdam, Ginevra, Helsinki, Copenhagen, Amburgo, Liegi, Lubiana, Stoccolma, Siviglia per una straordinaria internazionale situazionista del precariato sociale. A Milano (partenza alle 15 da piazza XXIV Maggio, arrivo in piazza Castello, permanenza fino a notte) da mesi i vari pezzi del movimento dei movimenti andavano interrogandosi, mugugnando, sulle sorti della MayDay. Gli ostacoli a una gestione unitaria - ruggini, sgomitamenti e vari tentativi di indebito appropriamento - alla fine sono stati aggirati nel migliore dei modi: ognuno fa come gli pare, proprio come a carnevale. E il successo è garantito.

Sì, ma per tornare ai lavori, con quale piattaforma di lotta? Riassume Walter Montagnoli della Cub, il sindacato che si è affiancato ai lavoratori che si fanno chiamare «precog» (precari cognitari): «Chiediamo garanzia della continuità di reddito per tutte e tutti, salario minimo europeo per arrestare il dumping sociale, accesso universale alle prestazioni sociali fondamentali come maternità, ferie, malattia, infortunio, accesso gratuito o fortemente sussidiato a servizi di base come casa, trasporti, connettività, cultura, conoscenza, incentivi a un'economia dell'innovazione e della creazione fondata sulle comunità di pari e l'assenza di copyright».

Sarà un primo maggio anche per i migranti, tutti, con un particolare pensiero rivolto agli stranieri del centro di via Corelli che da settimane protestano per l'ingiusta e violenta detenzione. Reddito, ma soprattutto diritti, dovrebbero essere davvero per tutti.


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