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Il maggio del lavoro raddoppia la festa
by da repubblica Saturday, Apr. 30, 2005 at 11:52 AM mail:

Domani due cortei: sindacati e precari. Il corteo raddoppia divisi dalla Festa.

Saranno due le manifestazioni che attraverseranno la città domani per celebrare la festa del Primo maggio. Cortei divisi, ma unico obiettivo: combattere la crescete precarietà nel mercato del lavoro. Il corteo di Cgil, Cisl e Uil, partirà alle 9,30 dai bastioni di porta Venezia per concludersi in piazza Duomo. Dove parleranno i tre segretari generali delle tre confederazioni Giorgio Roilo (Camera del Lavoro), Fulvio Giacomassi (Cisl) e Roberto Monticelli (Uil). Dal canto loro, i sindacati di base hanno organizzato con la rete lombarda contro la precarietà e la legge 30 il tradizionale «Mayday Parade» con lo slogan: «Precari e imbavagliati». Il corteo degli autonomi partirà alle 15 da piazza XXIV maggio per concludersi intorno alle 19 in piazza Castello.


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Le bandiere dei sindacati confederali e dei lavoratori precari tornano a invadere le strade della città in una domenica da vivere a ritmo ridotto. Boeri: "Difendiamo le persone non soltanto i posti di lavoro". Gli sprechi. Basta dare soldi alle imprese in crisi: i fondi si diano piuttosto solo ai lavoratori.

«Basta dare soldi alle imprese in crisi. Gli ammortizzatori sociali vadano solo ai lavoratori. E lo Stato, non la famiglia, aiuti chi ha perso il lavoro». Questa è l´analisi del professor Tito Boeri, docente di Economia del Lavoro all´università Bocconi e presidente della Fondazione Rodolfo De Benedetti, alla vigilia della tradizionale festa dei Lavoratori.
Professor Boeri, i posti diminuiscono e il lavoro è sempre più precario. Ha ancora senso definire il Primo maggio festa del Lavoro?
«Certo. La partecipazione al mercato del lavoro va sempre promossa. Se la percentuale di chi lavora formalmente fosse più alta si potrebbero risolvere molti problemi della nostra economia e di distribuzione del reddito».
La festa nacque oltre un secolo fa per rivendicare le otto ore giornaliere. Oggi celebra un lavoro che purtroppo in molti casi non c´è. Non trova?
«È vero. Oggi la battaglia più importante non è sull´orario di lavoro, ma quella di riuscire ad avere più persone che lavorano».
I sindacati sostengono che l´aumento della flessibilità ha creato solo più precarietà.
«La vera emergenza occupazionale c´è solo al Sud. In cui le condizioni di lavoro temporaneo dei lavoratori sono patologiche. Nelle regioni del Nord, al contrario, la flessibilità si è rivelata molto spesso un´occasione di ingresso nel mercato del lavoro. È vero, invece, che è aumentata la percentuale dei lavoratori che ricevono salari più bassi».
In ogni caso, la metà dei giovani ancora a trent´anni è costretta a rimanere in famiglia.
«Non succede solo perché è difficile entrare nel mercato del lavoro. In Italia c´è anche un fenomeno culturale che condiziona molte famiglie ad occuparsi a oltranza dei figli».
Vuol dire che in Italia i giovani sono più "mammoni"?
«In parte sì. Ma il vero problema è che nel nostro paese mancano dei veri ammortizzatori sociali in grado di combattere il rischio della povertà».
Cioè?
«Vedo che in Italia ci si concentra, pericolosamente, nel costruire un sistema di protezioni sociali basato sulle famiglie. Che stanno diventando sempre più piccole e in futuro non saranno più in grado di mantenere i figli come è accaduto alle generazioni precedenti. Questa mina vagante rischia di esplodere nei prossimi anni».
Ha una ricetta?
«Ci vuole un sistema moderno di assistenza sociale. Quello che manca è uno stato sociale vero. Anche il sindacato dovrebbe riflettere: non deve mettere più al centro delle sue battaglie il posto di lavoro, ma la persona. I sussidi non vanno più dati alle imprese in crisi, ma ai lavoratori. Penso ad esempio a un meccanismo di compensazione per coloro che passano dal settore dell´industria a quello dei servizi».
Domani in piazza, però, ci saranno soprattutto coloro che il lavoro l´hanno già perso o rischiano di perderlo.
«Ripeto, il problema principale della nostra economia è al Sud. L´Italia è un paese spaccato in due. Per qualche anno l´occupazione è cresciuta anche in presenza di un´economia praticamente ferma. Oggi non è più così. Anche al Nord c´è stato un forte rallentamento. Ma il fenomeno della deindustrializzazione non è solo negativo. Chi ha perso un lavoro nell´industria può trovarlo nei servizi, come è accaduto negli Stati Uniti».
Vede altri pericoli?
«La politica deve smettere di pensare che per risolvere i problemi occupazionali basta la ripresa dell´economia. Non è vero. Anche in fase di forte crescita ci sarà sempre chi perderà il posto di lavoro».
E allora?
«C´è bisogno ora più che mai di una rete di protezione sociale. Questa è la vera battaglia da fare. La riforma degli ammortizzatori sociali che è stata proposta dal governo è una cosa infima, che non risolve i problemi».
Cosa consiglierebbe a un giovane studente per prepararsi al mercato del lavoro?
«Dare consigli è sempre difficile. Il nostro mercato del lavoro sta diventando molto selettivo. Gli direi di studiare. La preparazione scolastica è un fattore molto importante. E anche su questo punto il Sud è in forte ritardo. Chi ha una buona preparazione parte sicuramente avvantaggiato».
È d´accordo con chi sostiene che vada cambiata la legge 30, quella che ha riformato il mercato del lavoro?
«Il vero problema della legge Biagi è che ha creato una sorta di ingegneria contrattuale. Oggi esistono troppi contratti di lavoro, che rischiano di creare un´eccessiva segmentazione. Il rischio è che ci siano due mercati del lavoro paralleli: uno stabile e uno temporaneo».



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