Volantino sui recenti arresti di alcuni anarchici a Lecce
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Ciò di cui hanno paura
La solidarietà, quando non è vuoto pietismo o compassione, ma diventa azione contro i responsabili diretti dell’oppressione, si tramuta in un crimine da perseguire e reprimere.
La sbirraglia, con a capo la Procura di Lecce, colpisce nuovamente. Ben 150 unità della Polizia di Stato, compreso un elicottero del Reparto Volo di Bari, si impegnano a recitare un copione già troppo logoro. Con la scusa di indagare su una fantomatica “associazione con il proposito di compiere atti di violenza a fini di eversione dell’ordine democratico”, si introducono nelle abitazioni di decine di anarchici pugliesi perquisendo le loro case, le loro vetture, scavando nella loro vita privata, controllando e sequestrando computer, volanti-ni, opuscoli, ma anche la corrispondenza personale – e lo stesso logoro copione ripetono nei confronti di altri anarchici ad Aosta, Torino, Trento, Trieste, Chieti, Cagliari, Taranto e Catania. Il bilancio di questa operazione, definita NOTTETEMPO, vede già in carcere tre compagni anarchici, Cristian, Salvatore, Saverio, mentre altre due compagne, Annalisa e Marina, si trovano agli arresti domiciliari, più un numero imprecisato di indagati. Non potendo ingrossare le fila di un reality show, i magistrati a capo di quest’operazione – come il PM del Tribunale di Lecce Giorgio Lino Bruno –, spartendo articoli penali e condanne come fossero caramelle, si concedono almeno il lusso di una fugace apparizione al telegiornale e qualche titolo in grassetto sui quotidia-ni nazionali. Con il trito e ritrito alibi del pericolo anarco-insurrezionalista, i porci togati ed i loro fedeli aguzzini inscenano l’ennesima manovra repressiva nei confronti di questi compagni colpevoli di essersi battuti da anni per la chiusura del CPT di San Foca “Regina Pacis”, senza appellarsi ad un generico ed umanitario antirazzismo, ma ribadendo nomi e cognomi dei responsabili di quel lager ed indicando tutte le strutture senza le quali quel lager non potrebbe funzionare. Gli inquirenti non potevano sopportare che quel galantuomo di don Cesare Lodeserto, ex direttore del lager, fosse stato arrestato per violenza privata, se-questro di persona e abuso dei mezzi di correzione nei confronti degli immigrati rinchiusi nel suo Centro, mentre la canaglia anarchica restava libera e impunita. Questa montatura ha, però, scopi molto più ampi e definiti (e le perquisizioni agli anarchici di svariate località italiane lo dimostra), che una semplice vendetta di provincia. Perché gli uomini dello Stato non possono permettere che ci sia ancora qualcuno che rivendica l’unica lotta possibile contro i lager per immigrati, la lotta che porta alla loro distruzione, come alla distruzione di ogni galera. Non possono tollerarlo perché quella piccola minaccia è ciò di cui hanno paura. Perché le rivolte nei Centri di Permanenza Temporanea che, da Trapani a Bologna, non accennano a placarsi, dimostrano che chi è rinchiuso non si rassegna all’“ospitalità” che questo paese gli ha offerto; e i morti delle carrette affondate nel canale di Sicilia gridano ancora la vendetta di chi ha accettato rischi altissimi per garantirsi una vita appena appena migliore dei luoghi da dove era fuggito; perché le continue deportazioni che da Lampedusa portano all’inferno del deserto libico non potranno restare sempre impunite. Hanno paura che gli sfruttati italiani rispecchino la precarizzazione e il ricatto continuo, a cui l’economia ed il potere li condannano, nelle condizioni imposte oggi agli stranieri, che quindi si possa sviluppare una solidarietà di classe, che abbattendo le barriere fittizie create dalla propaganda razzista, crei le possibilità di una rivolta comune, crei le possibilità di processi incontrollabili per l’ordine costituito. Sanno benissimo che la posta in gioco è più alta di un pugno di anarchici in galera. Ora tocca a noi capirlo, aldilà della repressione che ci colpisce.
SOLIDARIETÀ A CRISTIAN, SAVERIO, SALVATORE, ANNALISA E MARINA SOLIDARIETÀ A TUTTI GLI ANARCHICI COLPITI DALLA REPRESSIONE DISTRUGGIAMO I LAGER, FUOCO A TUTTE LE GALERE
alcuni anarchici siciliani
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