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E’ saggio paragonare le sofferenze dei palestinesi con l’Olocausto ebraico?
by alois Thursday, May. 19, 2005 at 10:47 PM mail:

Qual è il rapporto tra «Olocausto» e «Questione palestinese»? Un autore giordano è persuaso della loro intima connessione e, rivendicando il diritto alla libertà di ricerca storica, non lesina bacchettate ai filo-palestinesi occidentali, colpevoli di non aggiornare il loro apparato argomentativo...


di Ibrahim ‘Allush

venerdì, 14 maggio 2004



La scorsa settimana [l'Autore scrive il 27 aprile, n.d.t.] è trascorso l’anniversario dell’«Olocausto» ebraico, celebrato dagli ebrei per ricordare al mondo le pretese atrocità commesse contro di loro dal Nazismo tedesco; atrocità di vario tipo senza alcuna base scientifica, come hanno dimostrato gli studiosi e gli storici revisionisti occidentali, i quali vengono sottoposti ad una persecuzione senza pari a causa delle loro ricerche. Cosicché questa ‘Bricconata’ [l’Autore usa un gioco di parole sostituendo la hâ’ di ‘mihraqa’=olocausto con la khâ’, e il risultato è ‘makhraqa’=bricconata, n.d.t.] resta al di sopra della critica, affinché il movimento sionista ne tragga un utile dal punto di vista politico, mediatico e finanziario. Per saperne di più sulla critica scientifica delle leggende sull’«Olocausto» ebraico e i vantaggi che ne ricava il movimento sionista, potete andare al seguente indirizzo internet: http://www.freearabvoice.org/arabi/kuttab/alMuarakhuna/index.htm



Nel corso degli anni passati sono emerse tra gli arabi tre tendenze nel trattare l’argomento dell’«Olocausto». La prima ammette l’«Olocausto» e se ne fa propagandista: è la tendenza di Edward Said e dei ‘Liberal arabi’; la seconda invita ad ignorarlo, considerando che noi arabi non abbiamo con esso alcun rapporto: è questa la tendenza anche della maggior parte dei sostenitori della «questione palestinese» in Occidente; la terza tendenza invita invece a confutarlo, poiché lo reputa un insieme di leggende fabbricate per motivi politico-ideologici che si ricollegano direttamente al conflitto sionista-palestinese e al potere della lobby ebraica mondiale.



Tuttavia, per la tendenza che riconosce la ‘Bricconata’ (sia che le faccia propaganda o che se ne disinteressi) il problema è che le leggende sull’«Olocausto», girando attorno all’unicità delle sofferenze degli ebrei, s’insinuano ad un livello tale che le altre sofferenze diventano insignificanti. Con il risultato che, accettando ciò, la «questione palestinese» viene resa un evento effimero, senza valore di fronte agli orrori dell’imparagonabile «Olocausto» di cui tutto il mondo porta la responsabilità a causa del presunto «antisemitismo». E il riconoscimento dell’«Olocausto» è il fulcro del riconoscimento culturale del diritto dello Stato del nemico di esistere quale rifugio per gli ebrei dall’«antisemitismo» nel mondo. Per questo, se riusciranno a condurre a termine quel che desiderano, gli americani lo introdurranno nei nostri programmi scolastici.



Ad ogni modo, ricordatevi dei «nuovi storici» israeliani che hanno documentato le atrocità commesse ai danni dei palestinesi nel 1948 e quel che ne seguì, e specialmente del più importante di loro, Benny Morris, il quale, dopo tutte le atrocità che ha documentato scientificamente, ha affermato che “l’«Esercito di difesa israeliano» non aveva altra scelta se non di fare quel che fece”, e che attualmente sostiene l’opzione del «transfert» [la deportazione di tutti i palestinesi fuori dai confini dello Stato d’Israele, n.d.t.]. Un altro «nuovo storico» israeliano, Ilan Pappé, gli ha replicato disapprovandolo, ma la sua replica contiene i seguenti passaggi che traduco solo per quelli che si ostinano a tener separati l’«Olocausto» e il conflitto sionista-palestinese:



“A causa dell’Olocausto è stato più facile per Israele rispetto a qualsiasi altra nazione riuscire a commettere le atrocità che ha commesso».



Calma però. Significa forse che Pappé, un fior di «progressista», consente il paragone tra l’«Olocausto» e la «Nakba» [la «Catastrofe», ovvero l’esodo palestinese del 1948, n.d.t.] palestinese? Macché! L’«Olocausto» resta per lui sopra ogni altra cosa. Ad esempio:



“Non si deve, né si può, mettere sullo stesso piano lo sterminio di massa e la pulizia etnica. Entrambe sono cose terribili, tuttavia lo sterminio di massa è un crimine sicuramente peggiore della pulizia etnica; per questo non si può mettere sullo stesso piano l’Olocausto e la Nakba”.



Olé! Il succo del discorso è che l’«Olocausto» è più importante della «Nakba», e da ciò consegue che le sofferenze degli ebrei sono più importanti delle sofferenze dei palestinesi. E questo da uno che ha documentato i crimini sionisti contro i palestinesi! Un’affermazione così da parte sua non dà all’«Olocausto» un peso maggiore rispetto alla «Nakba»?



E perché gli dà un peso maggiore? A parte il fatto che alcuni arabi lo apprezzano come «nuovo storico», in questo Pappé è come gli altri autori sionisti e occidentali. Difatti aggiunge:



“Sono i palestinesi le vittime, le vittime dell’Olocausto degli ebrei, dai quali era possibile attendersi che essi non commettessero a loro volta crimini contro l’umanità. Ma quando si comincia ad osservare ciò che è occorso ai palestinesi e quel che è stato commesso nei loro confronti, si trovano molte similitudini con l’Olocausto. Non allo stadio dell’eliminazione di massa, ché qui non v’è spazio per proporre paragoni, ma se ne trovano molte allo stadio che precede l’eliminazione di massa, poiché la pulizia etnica e la discriminazione si verificarono nella Germania nazista nella fase che precedette quella del terribile stermino”.



Pappé conclude poi invitando i palestinesi a riconoscere l’Olocausto come l’ha insegnato loro Edward Said…



Scopriamo così che gli ebrei hanno fissato in Occidente un concetto la cui sostanza è che la discriminazione e la pulizia etnica nulla sono di fronte all’«Olocausto». Ora, quest’affermazione ci lascia una scelta diversa dall’impegno a confutare le menzogne sull’«Olocausto»?

E complimenti davvero a chi paragona le sofferenze dei palestinesi a quelle degli ebrei, o a chi paragona gli ebrei ai nazisti credendo con ciò di conciliarsi i favori dell’Occidente. Un goffo paragone che ci riporta di sicuro alla precedenza delle sofferenze degli ebrei sotto il Nazismo rispetto alle nostre sofferenze, poiché ogni volta che utilizziamo la parola «Nazismo» con riferimento agli ebrei confermiamo la favola dell’unicità delle sofferenze degli ebrei «di fronte alle quali poca cosa sono le nostre». Così facendo riconosciamo la legittimità dell’esistenza di «Israele», la forza della lobby ebraica in Occidente, il diritto del movimento sionista di stare al di sopra di qualsiasi legge.

Ed è questo che effettivamente desideriamo?



Articolo di Ibrahim 'Allush, tratto da Assabeel, 27.04.04



Tradotto da Enrico Galoppini


si
by pango Thursday, May. 19, 2005 at 11:00 PM mail:

si è saggio...
e serve per riflettere

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no
by uoiuu Friday, May. 20, 2005 at 8:48 AM mail:

ma che c'entra?

se 6.000.000 di ebrei sono morti nell'olocausto significa che non posso parlare male di Israele (non degli ebrei in generale) per la morte di un solo bimbo palestinese????????????????

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io nun ce credo....
by rafgano Friday, May. 20, 2005 at 11:39 AM mail:

Io nun ce credo che ne sò' morti 6.000.000 e nun ce credeno nemmeno loro,ma a forza de dillo...
Li buciardi se convincheno de le stronzate che dicheno,che
a forza de dille...tant'è vero che la bibbia, che dice più stronzate de tutti,è(dicheno)er libro più vennuto e più letto.Boh...sarà...Se de Russi ne sò'morti 27.000.000,come se fà a dì'...6.000.000...E'mejo ride'.
La massima del giorno:
Le vittime di ieri saranno i carnefici di oggi.

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