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Vedi tutti gli articoli senza commenti
Referendum: Terribile Fatwa della Papessa: "Chi non vota non fa l'amore"
by Ansa Urgente Friday, Jun. 10, 2005 at 9:20 PM mail:

La dichiarazione di Zinna Ia; con preghiera di massima diffusione.

Referendum: Terribil...
enciclica.jpgmid.jpg, image/jpeg, 347x600

In questo giorno che precede la grande battaglia contro la chiesa maschile singolare, di concerto con le Cardinalesse e le Supereroine combattenti la battaglia delle Pma; e con l'approvazione della sorellanza tutta, Noi Zinna Ia dichiariamo e intimiamo:


Che ogni,
e qualsiasi, e di qualsiasi natura e per qualsiasi ragione richiesto

Accesso
a qualunque delle sacre arti e ai sacri accessi femminei

Sia vietato
Fino alla fine dell'anno in corso

A tutti gli orridi maschi che non abbiano contribuito, votando, al successo del referendum.



A tal fine

Intimo
Alle sorelle tutte
Di rifiutare qualsiasi contatto intimo, foss'anche puramente ludico, con gli esseri umani di sesso maschile che non potranno mostrare la scheda elettorale timbrata.


Unica lex observandam est in argomenti procreationis est quam gaudii et voluntatis. A diviniis proscribit libertas in passionis vitae.
Unica lex est quam desiderii
memento: referendum votandum est 'SI' 12 iunio 2005

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ContrAzione supporta
by uop Friday, Jun. 10, 2005 at 10:12 PM mail:


Tutte le impegnate in ContrAzione accolgono con entusiasmo la fatwa della Papessa.

Zinna Ia ce l'ha insegnato no timbro no party!

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bello
by entusiata Friday, Jun. 10, 2005 at 10:13 PM mail:

Chi non timbra non tromba.

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d'accordo
by femmina Saturday, Jun. 11, 2005 at 12:58 PM mail:

no timbro no party

ai maschi di merda nessun accesso!

versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum
CINICI SPERIMENTATORI CON MIRE ECONOMICHE
by Alessandra Di Pietro Saturday, Jun. 11, 2005 at 3:29 PM mail: aedfemminismo@antipredazione.org


AEDfemminismo
Associazione Educazione Demografica
Pass. Canonici Lateranensi, 22 - 24121 BERGAMO
Tel. 035-244337 Fax 035-235660
aedfemminismo@antipredazione.org


COMUNICATO STAMPA
1 Giugno 2005

LA FECONDAZIONE ARTIFICIALE
da sempre su bovine, maiali, pecore e altri animali da produzione e
riproduzione


VIENE ESTESA SU DONNE IGNORANTI
DA CINICI SPERIMENTATORI CON MIRE ECONOMICHE, DI POTERE E DI CONTROLLO SOCIALE DEI CORPI


Cinici sperimentatori vogliono appropriarsi del meccanismo della vita
nascente per gestire il colossale mercato attuale e futuro della
riproduzione umana, determinando il futuro della società.
Agganciano i loro turpi piani di sperimentazione all'idolatria della
vita-per-la-vita e alle libertà di scelta della donna per decenni
sindacalmente imbottita sul ruolo/diritto di procreazione a comando.
Enfatizzano le patologie genetiche vere o presunte per promuovere la
richiesta di selezione o perfezionamento degli embrioni, in altre parole una
selezione della specie, per mano di pericolosissimi tecnici al servizio del
controllo sociale dei corpi. Si profila l'eugenetica di Stato.
Donne ignoranti cadono nella rete tessuta da questi furfanti, lasciando
che sul loro corpo avvengano le sperimentazioni più oscene a danno perpetuo
di tutte le donne che ancora non hanno capito che la procreazione naturale è
un potere delle donne, nonché una garanzia per i figli, mentre la
procreazione assistita diventa un potere in mano a pazzi manipolatori che
usano le donne come bestie. Tutto questo si dice fatto nell'interesse
collettivo: vuoi sostenere il contrario in dittatura?
Le donne scientiste in Parlamento, prone alle lobby della sperimentazione
in ventre e le "sgal-lettate" dello spettacolo non rappresentano le donne:
sono unite nel sì dalla becera preoccupazione di perdere il diritto
all'aborto, come se non fossimo all'altezza di difendere la già acquisita e
non discutibile preminenza della donna sull'embrione. Avrebbero dovuto dire
un NO totale.
La Chiesa che ha già ceduto ampio pezzo di etica concedendo la finta
"morte cerebrale" per non disturbare i profitti dei trapiantisti, sostiene
la legge 40 che apre, seppur con qualche limite, alla fecondazione
manipolata in laboratorio, e sembra ignorare la propria responsabilità nella
legalizzazione di questo pericolosissimo atto contro natura, che apre ad
ingerenze spaventose, anche surrettizie, per il controllo dei corpi
(ingegneria genetica, nanotecnologie ecc.).
Avrebbe dovuto dire un NO totale: nella coerenza dei suoi principi. Ma la
misoginia ha vinto. La Chiesa si è preoccupata solo degli embrioni e da qui
le assurde contraddizioni della legge 40.
E' suo vizio patteggiare con i poteri della meditecnica e di perdere i
principi.
Scientisti e cattolici hanno sostenuto la fecondazione tecnicamente
assistita, quindi entrambi i blocchi hanno ridotto la donna a fattrice. Già
coalizzati nel disprezzo quando torturano le donne gravide, in coma sotto
ventilazione, postposte all'interesse della ricerca fetale.

L'embrione è un individuo in fieri, anche se non è persona, va difeso
dalle fameliche orde dei tecnici; la donna è individuo e persona quindi, nel
contrasto di interessi , ha la supremazia. Unico caso in cui l'embrione può
essere sacrificato.

Da questo gruppo femminista laico, nato nel '70 contro la medicalizzazione
della vita (gruppo promotore nell'85 della Lega Nazionale Contro la
Predazione di organi e la Morte a Cuore Battente)
l' invito a disertare le urne,
NESSUNA SPERIMENTAZIONE SUI NOSTRI CORPI - VETO TOTALE.

LE DONNE DELL'AEDfemminismo
Associazione Educazione Demografica
Associazione Etica Donne Bergamo
Care amiche, cari amici,

siamo femministe, libertarie e di sinistra e al referendum del 12 giugno
sulla legge 40 non andremo a votare.

Non ci riconosciamo nello schieramento del Si né in quello del No e neppure
nell'appello dei vescovi per l'astensione.

Vi spieghiamo le nostre ragioni, se avete voglia di leggerle, e vi passiamo
alcuni links.



Con affetto,
Alessandra Di Pietro e Paola Tavella

Siamo la prima generazione pienamente consapevole che si può essere fecondi
e creativi anche senza avere figli, biologici o meno.

Siamo turbate dall'attuale offensiva politica e scientifica che esaspera il
desiderio di maternità e paternità come essenza dell'essere una donna e un
uomo completi.

Le tecniche di fecondazione assistita sono pesanti, invasive, grezze, ancora
poco sicure e ignote nelle conseguenze,
(http://www.italialaica.it/cgi-bin/news/view.pl?id=004342), consegnano la
procreazione nelle mani della tecnica e la sottraggono nei fatti, nel
simbolico e nell'immaginario, al potere femminile che la governa con amore e
saggezza fin dagli inizi del mondo.

Veniamo indotti a credere che i medici e gli scienziati siano sempre alleati
benevoli del nostro desiderio e possano cancellare rischi, paure e malattie,
ma l'esperienza su sessualità, contraccezione, parto e aborto ci ha
insegnato che così non è. Medici e scienziati fanno di solito i loro
interessi, non solo i nostri, e la procreazione medicalmente assistita è una
potente chiave emotiva di un'operazione di marketing per far apparire le
applicazioni dell'enorme business biotech soltanto un vantaggio e un
progresso per l'umanità
(http://www.mediamente.rai.it/home/bibliote/intervis/r/rifkin.htm) e
(http://italia.attac.org/spip/article.php3?id_article=132)

Non siamo contrarie alle biotecnologie per principio e ci serviamo dei
progressi che dobbiamo alla scienza, ma siamo diffidenti, caute e
interessate a mantenere desto il nostro spirito critico, soprattutto perché
è sulle donne e sulle sorti delle generazioni future che avviene la prima
sperimentazione di massa del biotech sugli umani. Di questa diffidenza, di
questa cautela, dell'esperienza critica del femminismo e dell'ambientalismo
che riguarda corpi e scienza, salute e medicina, non c'è invece spazio nella
campagna referendaria per il Si. Ma, a proposito di salute, basta spostare
di poco l'attenzione dallo scontro elettorale, e magari dare una telefonata
all'Istituto superiore di sanità, per scoprire che l'infertilità maschile e
femminile è in crescita esponenziale, ma a nessuno - né ai legislatori né ai
referendari - sembra importante intervenire sulle sue cause, che sono
inquinamento, stress, problemi psicologici, lavori a rischio, malattie
trasmesse per vie sessuale, sulla prevenzione, e sulle cure, che hanno alte
possibilità di successo ma per le quali non ci sono investimenti di
attenzione né di risorse pubbliche.

Noi contestiamo questa logica totalmente allopatica, che cura i sintomi e ne
perpetua le radici, che divide l'essere umano in pezzi, che lo riduce a puro
corpo malato. Non possiamo fare a meno di riflettere sul dato che dice che
dal punto di vista strettamente medico l'infertilità è, fra il 14 e il 20%,
sine
causa.(http://www.cecos.it/info_sterilita.php#DIMENSIONI%20DELLA%20STERILITA
%20IN)

Pensiamo che l'uso della procreazione medicalmente assistita non vada
banalizzato. Siamo preoccupate e sbalordite che la campagna referendaria
abbia trasformato le mere condizioni di accesso a una tecnica in una
"battaglia di civiltà e di libertà per le donne", e addirittura in un
baluardo dell'autodeteminazione. Eppure noi c'eravamo quando il movimento
delle donne, dopo Chernobyl e quando nacque Louise Brown, la prima bambina
in provetta, si poneva con inquietudine le domande che ancora poniamo noi.
Dove è finita questa riflessione? E dov'è l'autodeterminazione se la
pressione culturale che spinge verso la maternità tecnologica e
l'affidamento acritico alla scienza è così forte, così avara di conoscenza e
di informazione? Come mai non leggiamo sui giornali di sinistra che Vandana
Shiva, Naomi Klein, le organizzazioni femministe e non solo nei Paesi Terzi,
gran parte dei no global hanno posizioni durissime e diffidenti nei
confronti delle tecniche di fecondazione assistita e di manipolazione degli
embrioni?(http://www.impegnoreferendum.it/NR/exeres/AF599094-B02A-4095-A525-
FD5EA5862970.htm)

Non riusciamo a capire per quale ragione essere contrari alla manipolazione
genetica del mais o dei pomodori e non a quella degli esseri umani.



Chiesa e scienziati si contendono l'embrione. Gli uni dicono che è di Dio,
gli altri lo reclamano perché per la prima volta nella storia dell'umanità
il mistero dell'inizio della vita, che è sempre stato celato agli sguardi e
nascosto dentro di noi, può essere osservato, studiato, manipolato, clonato.

Su questo argomento molti, uomini e donne, sono a disagio, e non riescono a
trovare una misura. Abbiamo sentito alcune/i dire che l'embrione è un grumo
di cellule, altre/i sostenere che è già un bambino. Entrambe le tonalità
emotive hanno il sapore della rimozione, dell'imbarazzo, dell'angoscia. Noi
non intendiamo schierarci sulla natura dell'embrione dal punto di vista
scientifico o spirituale, ma sappiamo che è sempre stato delle donne in
virtù di una relazione carnale e non metafisica. Abbiamo deciso dalla notte
dei tempi se farlo crescere o sbarazzarcene, se accoglierlo o respingerlo,
se amarlo o detestarlo, e ci siamo comportate con saggezza, altrimenti
nessuno di noi sarebbe qui a discuterne. Della nascita della vita noi, le
donne, sappiamo più di chiunque. Come mai oggi, improvvisamente, non ci
interessa la sorte degli embrioni? Siamo così ferme nel non volerli lasciare
in custodia ai preti, ma ci sentiamo davvero tranquille nel permettere agli
scienziati di scassinarli? I preti vogliono salvare le anime, gli scienziati
ci raccontano di agire per il bene dell'umanità, ma sul bene dell'umanità
lasceremo il monopolio a chi già fa crescere orecchie umane sui topi da
laboratorio? (http://www.bairo.info/Pag29.html)

Forse dovremmo dirci che la relazione con i misteriosi embrioni è titolarità
della madre e di nessun altro, anche quando accetta che vengano prodotti
fuori dal suo corpo, e partire da questa semplice verità per discutere.

Su questo punto però navighiamo nelle incertezze del mare aperto. Perché se
abbiamo esperienza di gravidanza e di aborto, non ne abbiamo di procreazione
medicalmente assistita. E' un territorio nuovo e inesplorato, minato e
inquinato, quasi del tutto fuori dal nostro controllo. Che cosa sentiamo nei
confronti dell'embrione? Che cosa dicono quelle che ne hanno prodotti,
impiantati, congelati, conservati altrove? Abbiamo bisogno di ascoltare e di
parlare, o altri lo faranno al nostro posto.

Ci sembra che questa riflessione sia coerente e niente affatto antagonista
con quello che pensiamo a proposito dell'aborto, su cui siamo state e saremo
sempre militanti pro choice. Molte sono preoccupate che la soggettività
dell'embrione introdotta dalla legge 40 metta in dubbio la nostra libertà, e
anche noi lo siamo. Eppure, mentre sentiamo che sulla legge 194 - nonostante
le perfidie e i tranelli della destra e del fondamentalismo cattolico - è
stata chiarita la relazione carnale e di libero arbitrio della donna sul
frutto del concepimento, oggi avvertiamo che la minaccia alla nostra libertà
e alla nostra umanità si è spostata più avanti, sulle frontiere del biotech,
là dove l'embrione è fuori di noi e quindi lo si dichiara non nostro,
aprendo una gara per la sua custodia. Se è vero che si spalanca uno scenario
inevitabile e destinato a trasformare il modo di pensare alla vita e alla
sua creazione, questo ci riguarda per prime. La scienza deve fare i conti
con la nostra etica del limite, con la nostra sapienza sulla maternità e sul
rifiuto o l'indifferenza verso la maternità.





Cautele, dunque, e limiti, e una libera, ampia discussione, e pieno accesso
alle informazioni, questo è quello che vogliamo. Vogliamo sapere quali
conseguenze devono aspettarsi le donne sottoposte a pesanti stimolazioni
ormonali, e che cosa succede alle coppie che affrontano questo percorso con
successo o meno. Siamo preoccupate della salute fisica e psicologica dei
bambini nati in provetta, rispetto alla quale non ci bastano le generiche
assicurazioni di benessere che vengono dai medici che praticano la Pma, ma
sono smentite da altri.



Se avessimo il potere di farlo, imporremmo una moratoria. E la nostra
astensione chiede questo, non ci interessa con chi ci accompagniamo.

Si potrebbe obiettare che se i divieti della legge 40 venissero abrogati la
discussione riprenderebbe su altre basi. Purtroppo non ci crediamo. Le
argomentazioni dei referendari ci sono sembrate disoneste, ipocrite, e
talvolta perfino manovrate dal potere economico, scientifico e tecnologico.
Abbiamo aspettato che donne autorevoli dei partiti referendari, donne che
stimiamo, di cui ci siamo fidate in più occasioni, esprimessero dubbi,
offrissero tavoli di discussione, si sottraessero alle contrapposizioni
ideologiche fra laici e cattolici e trovassero il coraggio di soluzioni
controcorrente. Forse era una pretesa esagerata, ma l'abbiamo nutrita.

Così ci rassegniamo temporaneamente alla legge 40 perché, sia pure
attraverso un percorso che non condividiamo, è cauta quanto noi siamo caute
e limita pratiche che ci inquietano.

(http://www.parlamento.it/parlam/leggi/04040l.htm)

In tutto il mondo le leggi bioetiche vengono costantemente riviste,
aggiornate, riscritte, discusse da capo, perché i cambiamenti sono molto
veloci. Succederà anche in Italia, e speriamo che per quel giorno in campo
non ci siano slogan ma opinioni libere e informate.



Si dirà che potremmo votare No, e lo abbiamo preso seriamente in
considerazione, ma non ce la sentiamo di difendere attivamente con il voto
la legge 40 perché mette al centro la tutela dell'embrione e non quella
delle donne, considerando l'uno un soggetto autonomo dall'altra, una strada
non praticabile. Abrogare la soggettività del concepito ci interessava
molto, e avremmo voluto poterlo fare, ma dopo aver letto il testo dei
quesiti referendari abbiamo scoperto con grandissima rabbia che il terzo
quesito, pubblicizzato come quello "in difesa dell'autodeterminazione della
donna", abroga anche il divieto della diagnosi preimpianto, che a noi invece
ad oggi preme mantenere.
((http://www.fiom.cgil.it/eventi/2005/ref_si/4_quesiti.htm)



Non ci piace la legge 40 perché stanzia fondi ridicoli e insufficienti su
prevenzione e cura dell'infertilità, pone ipocritamente l'adozione come
alternativa preferibile alle tecniche di Pma.

Non ci piace, infine, perché è segnata dal pessimo clima ideologico che l'ha
prodotta. Siamo due convinte libertarie che avrebbero preferito un
regolamento semplice, flessibile, rivedibile, realistico e di basso profilo,
che diminuisse l'enfasi su queste tecniche senza venderle come una panacea e
come un diritto sul quale misurare la libertà delle donne.



Ci preme dire con chiarezza che giudichiamo l'informazione sui quesiti un
inganno: è una materia complessa, spinosa e difficile su cui, invece di
creare consapevolezza, si è fatta propaganda. Da una parte e dall'altra si
vuol vincere, non ragionare, discutere, capire. Dov'è la "battaglia di
civiltà", se è basata su un imbroglio e fa leva sulle paure e sulle
debolezze delle persone?

La controinformazione è stata il nostro mestiere per tanti anni. Siamo
giornaliste, veniamo l'una da "Noidonne" e "Avvenimenti" e l'altra da "il
manifesto". In questi mesi abbiamo letto, navigato in rete e siamo andate a
caccia di quello che non viene proposto dai media ufficiali, abbiamo parlato
con moltissime donne. E abbiamo avuto la possibilità di farci un'opinione
libera, informata e critica.



Vi proponiamo quindi alcune pillole di controinformazione, oltre ai links da
consultare direttamente, se ne avete voglia e tempo.



"La legge 40 impone tecniche lesive della salute e della dignità della
donna, perché la produzione e il contemporaneo impianto di tre embrioni
espone la donna a ripetere i cicli di stimolazione".

La legge 40 infatti, impone di creare solo gli embrioni che si intende
impiantare ed è ormai sconsigliato dalla pratica medica impiantarne più di
tre alla volta, tanto che anche la legge Zapatero riconosce lo stesso limite
di impianto per proteggere le donne da gravidanze plurigemellari. Molti
medici ritengono inoltre che sia meglio sottoporre le donne a più cicli di
stimolazione a basso dosaggio piuttosto che a un solo bombardamento a
dosaggi molto alti, che può essere molto pesante, per produrre più ovuli
possibile e poi congelare gli embrioni eccedenti e averli disponibili per
successivi impianti. Secondo le stime della "National Summary and Fertility
clinic reports" (US Departement of Healt and human service), per ogni
trasferimento in utero si ha il 31,3% di probabilità di nascita quando si
utilizzano embrioni non congelati, quando si trasferiscono cioè
immediatamente. Se invece si utilizzano gli embrioni congelati la
percentuale scende al 17,6% . La discussione, quindi, verte quindi
sull'opportunità o meno di applicare alcuni protocolli medici, e il secondo
e il terzo quesito referendario - quasi uguali e ai limiti della
incomprensibilità - si potrebbero tradurre così: "Siete favorevoli ad
eliminare il divieto presente nella legge 40 di crioconservare (congelare)
gli embrioni in modo da non dover ripetere i cicli di stimolazione ormonale
necessari a produrre gli ovuli da fecondare?". Va inoltre detto che alcuni
operatori delle Pma lavorano ormai anche sulla crioconservazione degli ovuli
e non degli embrioni, tecnica che ha dato risultati incoraggianti. Ma - e
qui sta il punto che ci turba - i ginecologi impegnati sul fronte
abolizionista sono tutti favorevoli al congelamento degli embrioni, mentre
i pionieri (e sono soprattutto pioniere, in verità) del congelamento degli
ovuli sono dall'altra parte insieme ad altri genetisti e scienziati che
lavorano sulla Pma ma in un'altra ottica. Perché chiedere ai cittadini di
pronunciarsi sulla bontà o meno di una singola tecnica come se fosse un
problema giuridico o morale, mentre in realtà la guerra in corso è fra
lobbies scientifiche e economiche contrastanti?



"Le donne saranno costrette a farsi impiantare gli embrioni anche se
malati".

Non è vero. Le linee guida di applicazione della legge 40 specificano che,
nel rispetto dell'articolo 32 della Costituzione, nessun atto invasivo è
permesso senza il consenso dell'interessata.

(http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/procreazione_linee_guida/decre
to.html)



"La legge 40 vieta la diagnosi preimpianto sugli embrioni, che permette di
scoprire se l'embrione sia portatore di malattie genetiche".



La diagnosi preimpianto consiste nel prelievo (rischioso) di una cellula
dall'embrione per analizzare la presenza di alcune malattie e scartare gli
embrioni portatori. È una tecnica ancora imprecisa (il margine di errore del
tre per cento costringe comunque ad una successiva amniocentesi), potrebbe
funzionare solo in pochi casi di malattie monogeniche e non tiene conto di
una elementare osservazione: molti di noi sono portatori di malattie che non
si sviluppano nel corso della nostra vita perché anche i fattori ambientali
hanno la loro importanza. Jacques Testart, uno scienziato francese molto
progressista che pratica la fecondazione assistita, respinge anche la
selezione embrionale sulla base della presenza di un solo gene, perché nulla
sappiamo delle sue combinazioni con gli altri geni. E porta un esempio:
nelle grandi pestilenze che in passato hanno afflitto l'umanità - e oggi nel
caso dell'Aids - c'è una fetta di popolazione che rimane immune dalla
malattia proprio perché portatrice di una mutazione genetica che la
preserva. Con una diagnosi preimpianto gli embrioni portatori di un gene
modificato sarebbero eliminati, impedendo alla natura di creare una riserva
di persone resistenti alla malattia.

A noi sembra che la diagnosi preimpianto rischi di portarci verso
un'eugenetica che non si basa più sulla selezione dei tratti somatici (che
comunque già avviene in paesi in cui è legale, come gli Stati Uniti) ma su
un presunto criterio di salute ottimale e arbitrariamente deciso sulla base
delle attuali conoscenze che domani potrebbero essere smentite proprio dal
progresso scientifico. Anche in questo caso invochiamo cautela e vogliamo
mettere al bando le illusioni di avere un figlio perfetto. Il rischio è
insito nella vita e nel dare la vita, le donne lo sanno. E' giusto fare
prevenzione, ma è una follia far credere che la scienza possa controllare
l'incontrollabile e che a questo scopo sia giusto pagare qualunque prezzo.

Più studiamo questo argomento e più ci rendiamo conto che diagnosi
preimpianto è un terreno molto complicato dal punto di vista scientifico e
etico, che sarebbe opportuno affrontare presa di coscienza dei vantaggi e
degli svantaggi.



"La legge 40 proibisce la ricerca sulle cellule staminali embrionali e
blocca l'avanzamento di importanti ricerche per la cura di gravi malattie".

Questa argomentazione ci indigna più di altre perché i cittadini vengono
convinti che per ragioni misteriose la legge in vigore sbarri la strada alla
cura certa e immediata di malattie come il diabete, il morbo di Parkinson e
l'Alzehimer, diffuse e temute. Ma non è vero. Finora tutte le
sperimentazioni con cellule staminali embrionali sugli animali hanno dato
esiti negativi, eppure la sperimentazione viene già fatta sulla natura
umana. A tuttoggi non esiste nessun protocollo di cura con cellule staminali
embrionali e anche i fan più accaniti ammettono che è un traguardo incerto e
molto lontano. (http://www.lucacoscioni.it/node/2486) . Ci chiediamo allora
perché destinare fondi e personale di lavoro su una ricerca rischiosa e
ancora agli inizi distraendoli da filoni già avviati. Cure con le staminali
adulte sono già praticate - esistono 58 protocolli di cura - e proprio
l'Italia ha ricercatori brillanti e internazionalmente riconosciuti in
questo campo, tanto che la comunità scientifica stessa non è affatto
compatta sui miracoli che vengono attribuiti alle staminali embrionali.
(http://www.ecologiasociale.org/pg/biotecnologie_home.html). Noi ci diciamo
che l'embrione non sarà un soggetto separato dalla madre, ma indubbiamente è
un potenziale di vita. Non è meglio, dunque, applicare un principio di
precauzione e rispetto piuttosto che lasciare ad eventuali dottor Stranamore
le briglie sul collo? Secondo noi sì.



"La legge 40 vieta la fecondazione eterologa , ma i genitori sono coloro che
crescono i figli e non chi fornisce il materiale biologico".

Non ci interessa la tutela della famiglia patriarcale né di quella biologica
come vorrebbero i cattolici contrari all'eterologa. Ci piacciono tutte le
combinazioni familiari, comprese quelle omosex. Ma siamo colpite dal fatto
che quando si parla di eterologa la scena è dominata dallo sperma, mentre
nessuno o quasi nomina la donazione di ovuli, che pure è la parte più
complicata. Per donare gli ovuli bisogna fare apposite stimolazioni e un
intervento ad hoc per asportarli. Proprio la maggiore complicazione fisica
espone le più povere delle terra a diventare serbatoio di ovuli. Esiste già
un fiorente mercato, alimentato non solo dalle coppie sterili ma anche dalla
scienza, che ha bisogno di un numero enorme di ovuli per le sperimentazioni.


Siamo inoltre fermamente contrarie all'anonimato del donatore di materiale
biologico e l'esperienza della liberale Inghilterra dovrebbe insegnare
qualcosa (da aprile, al compimento del 18 anno è possibile conoscere il
proprio genitore biologico). Anche chi è adottato può non sapere delle sue
origini ma nessuna legge gli impedisce di andarle a cercare. In Svezia
l'eterologa è stata vietata di recente per ragioni molto laiche: il numero
di separazioni tra chi l'aveva fatta erano il doppio che nelle altre coppie.
Anche gli psicanalisti avvertono: l'ordine simbolico familiare è
profondamente modificato e ricomporlo non è una faccenda risolvibile solo
nelle relazioni private.

E poi l'esperienza omosessuale di un desiderio di paternità e maternità,
spesso citata come argomentazione progressista a favore della
liberalizzazione delle tecniche di Pma, è molto più complessa e interessante
di quanto si creda. Molti e molte non si arrendono alla soluzione
scientifica che viene loro proposta come unica possibilità, ma cercano altre
vie. Conosciamo maschi gay che hanno stipulato in amicizia accordi con
femmine gay, e hanno concepito figli a letto o con i kit fai-da-te, in modo
che i bambini nascessero per vie naturali e sapendo chi sono i loro
genitori. Un amico gay americano che desiderava un figlio ci ha raccontato
che, di fronte al medico che gli proponeva di comperare un ovulo da una
donna colombiana, fecondarlo con il suo sperma, reimpiantare l'embrione
dentro la donatrice pagandola come utero in affitto, ha pensato: "Preferisco
di gran lunga andare a letto con una mia amica e avere un bambino con lei",
e così ha fatto.



Con questo scritto non vogliamo convincere nessuno a fare come noi ma
testimoniare una passione politica e una posizione femminista, di minoranza,
che non ha voce.
Ci piacerebbe seminare qualche dubbio, ma soprattutto il
desiderio di chiudere le orecchie alla propaganda del capitalismo biotech
che ha incantato anche la sinistra e di cercare, indagare, riflettere,
parlare con le altre.
In questi mesi abbiamo fatto una curiosa esperienza.
Basta nominare questo argomento per essere subissate di domande.
Tante donne e tanti uomini sentono che quel che la propaganda dice non è vero, che c'è
di più e che la faccenda è di importanza cruciale. Lo sanno con il corpo,
madri o non madri, padri o non padri che siano.




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Non sono daccordo con Aedfemminismo
by Mat Sunday, Jun. 12, 2005 at 12:49 AM mail:

Vorrei fare qualche commento sull'articolo di Alessandra Di Pietro, su alcune parti in cui non mi ritengo daccordo. Per brevità ho riportato solo le parti che ho commentato. I miei commenti sono tra << >>.

Cinici sperimentatori vogliono appropriarsi del meccanismo della vita
nascente per gestire il colossale mercato attuale e futuro della
riproduzione umana, determinando il futuro della società.
Agganciano i loro turpi piani di sperimentazione all'idolatria della
vita-per-la-vita e alle libertà di scelta della donna per decenni
sindacalmente imbottita sul ruolo/diritto di procreazione a comando.
Enfatizzano le patologie genetiche vere o presunte per promuovere la
richiesta di selezione o perfezionamento degli embrioni, in altre parole una
selezione della specie, per mano di pericolosissimi tecnici al servizio del
controllo sociale dei corpi. Si profila l'eugenetica di Stato.
Donne ignoranti cadono nella rete tessuta da questi furfanti, lasciando
che sul loro corpo avvengano le sperimentazioni più oscene a danno perpetuo
di tutte le donne che ancora non hanno capito che la procreazione naturale è
un potere delle donne, nonché una garanzia per i figli, mentre la
procreazione assistita diventa un potere in mano a pazzi manipolatori che
usano le donne come bestie. Tutto questo si dice fatto nell'interesse
collettivo: vuoi sostenere il contrario in dittatura?
Le donne scientiste in Parlamento, prone alle lobby della sperimentazione
in ventre e le "sgal-lettate" dello spettacolo non rappresentano le donne:
sono unite nel sì dalla becera preoccupazione di perdere il diritto
all'aborto, come se non fossimo all'altezza di difendere la già acquisita e
non discutibile preminenza della donna sull'embrione. Avrebbero dovuto dire
un NO totale.

<<Mi sembra molto offensivo nei confronti delle donne e soprattutto degli scienziati. Sinceramente non ho parole...>>

.................................

Non riusciamo a capire per quale ragione essere contrari alla manipolazione
genetica del mais o dei pomodori e non a quella degli esseri umani.

<<Manipolazione GENETICA degli esseri umani? Che io sappia nessuno ha intenzione di manipolare il DNA...>>

.......................................

Della nascita della vita noi, le
donne, sappiamo più di chiunque. Come mai oggi, improvvisamente, non ci
interessa la sorte degli embrioni? Siamo così ferme nel non volerli lasciare
in custodia ai preti, ma ci sentiamo davvero tranquille nel permettere agli
scienziati di scassinarli? I preti vogliono salvare le anime, gli scienziati
ci raccontano di agire per il bene dell'umanità, ma sul bene dell'umanità
lasceremo il monopolio a chi già fa crescere orecchie umane sui topi da
laboratorio? (http://www.bairo.info/Pag29.html)

<<A nessuno scienziato credo che interessi realizzare un toporecchio, se non a qualche scienziato pazzo stereotipato nei film e nella mente di chi ha scritto tali cazzate... se ciò viene fatto è per imparare a ricostruire e ri-impiantare un orecchio a chi l'ha perso, il che è ben diverso da ciò che viene lasciato intendere nel testo (follia sperimentativa)...
Tra l'altro se visitate il link portato dal testo, si parla di "uno dei tanti esperimenti di genetica", lasciando intendere che il DNA del topo è stato modificato perché gli crescesse un orecchio sulla schiena; per chi ha una minima idea di cosa consisteva realmente l'esperimento, ciò è palesemente ridicolo...>>

.......................

Cautele, dunque, e limiti, e una libera, ampia discussione, e pieno accesso
alle informazioni, questo è quello che vogliamo. Vogliamo sapere quali
conseguenze devono aspettarsi le donne sottoposte a pesanti stimolazioni
ormonali, e che cosa succede alle coppie che affrontano questo percorso con
successo o meno.

<<Queste cose sono ben note, basta informarsi un po'; certo è che se resta la legge 40 (il che è probabile se ti astieni) puoi vederne le conseguenze... http://www.lucacoscioni.it/node/4558>>

....................

Così ci rassegniamo temporaneamente alla legge 40 perché, sia pure
attraverso un percorso che non condividiamo, è cauta quanto noi siamo caute
e limita pratiche che ci inquietano.

<<Più che cauta mi sembra ottusa, e le conseguenze di questa fede quasi "cattolica" nel numero 3 si possono vedere... http://www.lucacoscioni.it/node/4558>>

.....................

Non ci piace la legge 40 perché stanzia fondi ridicoli e insufficienti su
prevenzione e cura dell'infertilità, pone ipocritamente l'adozione come
alternativa preferibile alle tecniche di Pma.

<<Su questo sono daccordo... ma allora perché astenersi e farla restare?>>

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se non scemi non li vogliamo
by su' su' su' Sunday, Jun. 12, 2005 at 1:32 AM mail:

molto astuto postare un pippone per l'astensione, qui, contro l'imbattibile Papessa.

Zinna Ia ringrazia gli astenuti che almeno tengono su' la fatwa!!!!!!

voi neanche con le modifiche genetiche diventerete intelligenti :D

o/o/o/

Pa-pessaaaaaaaaaaa!

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adesione
by coll c.a.v. Sunday, Jun. 12, 2005 at 2:09 PM mail:

il collettivo maschile e maschilista Cazzi Alle Vecchie
aderisce.

nano por el directorio general

que viva le balene, que viva le niponiche, que viva 4 si

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