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La Nestlè
by fobik Friday, Jun. 24, 2005 at 10:34 PM mail: info@subculture.it

la Nestlé è la maggiore multinazionale agroalimentare del pianeta

Fondata in Svizzera nel 1860, la Nestlé è la maggiore multinazionale agroalimentare del pianeta, leader nel settore del latte in polvere (nel 2002 controllava il 35-50% del mercato mondiale), dell'acqua (in Italia nel 2000 controllava il 30% del mercato) e del caffé.

Sul suo sito Nestlé dichiara di non commercializzare prodotti OGM in Italia, tuttavia nel 1996 ha respinto la richiesta di tenere separata la soia OGM da quella non manipolata e inoltre fa parte di EuropaBio, il consorzio delle industrie europee per l'affermazione del biotech.

Nel maggio del 2000 Lega Ambiente ha denunciato la presenza di proteine isolate di soia OGM nel latte in polvere per l'infanzia "Alsoy". Il dato è stato riconfermato da "Il Salvagente" a fine 2002.

Una ricerca condotta da Interagency Group on Breastfeeding Monitoring ha provato che Gerber, Mead Johnson, Nestlé, Nutricia e Wyeth hanno trasgredito sotto vari aspetti il Codice dell'Organizzazione Mondiale della Sanità sul latte in polvere, varato nel 1981 a tutela della salute dei bambini.

Nestlé è accusata di aver promosso la vendita dei suoi prodotti con campagne aggressive e irresponsabili, entrando negli ospedali, con uno stuolo di rappresentanti, per convincere i medici all'uso del latte artificiale e per distribuire campioni gratuiti anche alle madri, future possibili acquirenti.
In alcuni paesi, come il Pakistan, le ingerenze della Nestlé si sono spinte alla sfera politica.

La diffusione di false notizie sulla superiore composizione del latte in polvere e le complicità di medici e politici corrotti, hanno condotto ad una drastica riduzione dell'allattamento materno (es.: in Cile dal 1950 al 1970 i neonati allattati al seno sono passati dal 95% al 20%).
Nel Terzo Mondo la principale conseguenza della diffusione di massa dell'allattamento artificiale è la morte di circa 1.500.000 di bambini ogni anno. Su questo tragico bilancio pesano in primo luogo la povertà, che non permette ai genitori di assicurare ai figli le dosi di latte in polvere minime necessarie (l'allattamento artificiale di un bimbo di 6 mesi in Nigeria richiedere oltre il 47% dello stipendio minimo di un operaio) e in secondo luogo la mancanza di igiene (acqua malsana e impossibilità di sterilizzare biberon e tettarelle).

In Italia nel Marzo 2000 Nestlé è stata condannata dall'Antitrust per essersi accordata con Milupa, Nutricia, Heinz, Abbott e Humana al fine di distribuire il latte artificiale per la prima infanzia solo in farmacia (a prezzi 2 o 3 volte superiori rispetto alle altre capitali europee) e per essersi spartita le forniture gratuite agli ospedali.

Nel dicembre del 2002 ha destato scalpore la richiesta Nestlé di 6 milioni di dollari all'Etiopia a titolo di indennizzo per la nazionalizzazione di uno stabilimento del suo gruppo, ma non tutti sanno che nello stesso anno Nestlé ha tentato di barattare un aiuto di latte in polvere gratuito al Terzo Mondo - per combattere la trasmissione dell'HIV tramite allattamento (ogni anno circa 1,7 milioni di bimbi sono contagiati per questa via) - con la riabilitazione da parte dell'OMS dell'immagine stessa del latte in polvere.

Sul piano dei diritti dei lavoratori, va segnalata la gravissima situazione della Colombia, dove i sindacalisti del SINALTRAINAL e gli operai sindacalizzati sono sottoposti a continui abusi (telecamere e altre misure di stretto controllo interne alla fabbrica, licenziamenti immediati, ecc.) e ad aggressioni (sequestri, sparizioni forzate e attentati) di cui 8 mortali tra il 1986 e il 2002.

Sempre in Colombia nel novembre 2002 il Dipartimento Amministrativo di Sicurezza ha smascherato il tentativo della Nestlé di mettere sul mercato tonnellate di latte in polvere scadute provenienti dall'Uruguay. In questo paese la politica di importazione del latte operata da Nestlé, Danone e Parmalat, ha danneggiato l'economia nazionale causando la sovrapproduzione di latte fresco (impoverimento dei piccoli produttori, perdita di posti di lavoro nell'indotto, ecc.). Analogamente, incurante della crisi attraversata dai produttori colombiani di caffé (nel 2001 la raccolta del caffé si è ridotta del 40%), Nestlé importa sacchi di caffé dal Perù.

Nel 2001 Jennifer Zeng, una signora cinese, ora rifugiata in Australia, ha riconosciuto nei peluches di coniglio distribuiti insieme a Nesquik gli stessi peluches fabbricati da lei e da altri suoi colleghi in Cina presso un campo di internamento per dissidenti, dove si praticavano lavoro forzato e tortura.

Questi sono i marchi e i prodotti venduti dalla Nesltè:

* Bevande:Nescafè, Nesquik, Nestea, Orzoro, Malto Kneipp, Ecco ... Franck
* Soft drinks: Mirage, Sanbitter, Belté, Nestea, Diger Seltz
* Acque minerali: Vera, S. Bernardo, S. Pellegrino, Panna, Levissima, Pejo, Recoaro, Perrier, Claudia, Pracastello, Giulia, Giara, Limpia, Sandalia, Tione, Ulmeta
* Dolciumi e snack: Motta, Alemagna, Perugina, KitKat, Lion, Galak, Polo (caramelle), Smarties, Fruit Joy, Quality Street, Dorè, Cheerios, After Eight, Rowtree Macintosh, Cailler, Nuts,
* Prodotti alimentari: Sasso, Berni, Maggi, Buitoni,
* Pasta: Buitoni, Curtiriso, Pezzullo
* Latticini: Fruttolo, LC1, Mio, Chef
* Surgelati: Findus, Mare Fresco, La Valle degli Orti, Surgela, Antica Gelateria del Corso,Gervais, Haagen Dazs, gelati Mövenpick
* Cibi per l'infanzia: latte Nidina, omogeneizzati Nestum, Alsoy
* Cibi per animali: Felix, Fido, Vitto, Doko, Friskies, Alpo, Mighty Dog, Ralston Purina, Cesar, Vital Balance
* Farmaceutici: Alcon Italia spa
* L'Oréal (controllata da Gesparal al 49% di Nestlé)

Link

- Rete italiana boicottaggio Nestlé
- Nestlé de Colombia
- Dossier Breastfeeding [transnationale.org]

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