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aggressione fascista
by studenti casalbertone Saturday, Jun. 25, 2005 at 5:20 PM mail:

aggressione fascista a danni di alcuni studenti al concerto della banda bassotti

Comunicato stampa

Ieri notte 24 giugnio,5 ragazzi e 2 ragazze,all’uscita del concerto della banda bassotti,presso la centrale del tennis(dopo p.zza maresciallo diaz) sono stati aggrediti da una diecina di fascisti che avvicinandosi per chiedere “siete stati al concerto della banda bassotti?vero..(ad alta voce)BASTARDI..” iniziavano a volto coperto,con spranghe di ferro(1)e bottiglie(svariate)a colpirci.

Gli aggrediti hanno riportato lesioni e ferite: 5 punti all’arcata sopraccigliare sinistra,1 punto sul cranio, contusioni ematomi sulla schiena bottiglie spaccate sul volto e in testa.

Due degli aggrediti riusciti a scappare raggiungendo dei poliziotti in volante hanno tentato di trovare gli aggressori ma non riuscendoci , nonostante le suppliche in preda al panico dei due, gli agenti hanno pensato “bene” di lasciare i ragazzi impauriti e shockati lungo via maresciallo caviglia,ponte Milvio.

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cosi'sono buoni tutti ....
by vanni Saturday, Jun. 25, 2005 at 6:26 PM mail:

cosi' sono buoni tutti, col rapporto di forze favorevole, con la protezione degli sbirri, prendendosela con gente isolata che esce da un concerto e che sicuramente non sono nemmeno militanti.

attenti, merde, perche' cosi', anche se ci fa un po' schifo, siamo buoni pure noi .... e poi succedono cose antipatiche come avvenne, tanti anni fa, con un certo Ramelli .... ma quanta gente, prima di Ramelli, era stata aggredita, e in qualche caso ammazzata, da merde come voi?

l' unica cosa che sicuramente ci manca, ma e' un vanto e un orgoglio, e' la protezione degli sbirri ....

SERVI DEI SERVI DEI SERVI DEI SERVI .....

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triste consuetudine
by wentily Saturday, Jun. 25, 2005 at 8:19 PM mail:

dispiace ammetterlo ma cose di questo genere succedono praticamente ogni giorno.. la gente che mi fa più ridere è quella che sostiene che usare la violenza vuol dire abbassarsi al loro livello.. bisognerebbe incendiargli le sedi

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Assemblea antifascista allo studentato di casalbertone
by studenti casalbertone Saturday, Jun. 25, 2005 at 8:54 PM mail:

alle ore 17:30.

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piu' ....
by vanni Saturday, Jun. 25, 2005 at 9:07 PM mail:

piu' che incendiargli le sedi sono per la linea varesino/albanese

e' l' unico linguaggio che possono capire

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cazzo ma roma e' piena di telecamere nessuna che ha ripreso questi stronzi
by uno Saturday, Jun. 25, 2005 at 9:26 PM mail:


aho ma a roma e' pieno di telecamere
banche, gioiellerie , uffici e altra merda varia

possibile che nessuna ha ripreso questi vermi
magari gli andiamo a fare una visita

dove e' successa esattamente l'aggressione

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aridaje
by er solito Saturday, Jun. 25, 2005 at 10:19 PM mail:

ma mi spiegate che cazzo c'entrano le nostre sedi co sti 20 cretini che non fanno altro che crearci problemi?

Trovateli, rompetegli il culo e basta.. saranno al massimo 50 in tutta roma quellli che fanno ste puttanate...

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e' evidente
by keoma Saturday, Jun. 25, 2005 at 10:22 PM mail:

e' evidente...
repubblichini_infamoni.jpg, image/jpeg, 600x450

E' evidente che dopo la mazzata elettorale subita da Storace nel Lazio e da tutta la destra a livello nazionale, questi hanno sciolti i cani.

Tutto sommato, una campagna elettorale basata sull' ordine pubblico e' piu' funzionale al governo che una basata sui problemi economico/sociali.

Forse queste merde di squadristi non ne sono del tutto coscienti ma sono veramente servi dei servi dei servi dei servi.

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chi di botte colpisce
by di botte perisce Saturday, Jun. 25, 2005 at 11:12 PM mail:

ancora una volta la canaglia fascista si esprime con la violenza, dato che i suoi grandi "valori" quali razzismo, ignoranza e servilismo(da bravi cani hanno bisogno di una struttura verticistica, di un padrone che li comandi) non si possono difendere con le parole o il dialogo nella società civile, anzi non hanno proprio diritto di cittadinanza. E si esprimono, come sempre, da vigliacchi: colpiscono di notte (mai alla luce del sole perchè loro stessi si vergognano del volto da carogna che hanno e perchè la viltà delle loro azioni deve essere nascosta e devono agire al buio. Finora hanno agito con la copertura politica di lega e A.N. e, come al solito, della polizia( e non dicessero di no perchè loro le botte che hanno preso i no global a genova non le hanno mai ricevute, almeno non dalla polizia), però adesso, dopo la batosta elettorale, devono iniziare a abbandonare gli agi che gli hanno dato gli storace e i fitto e prepararsi testa bassa a tornare a casa nelle fogne per liberare finalmente la società della sua feccia e permettere finalmente al mondo civile, democratico e multietnico di vivere libero dall'ignoranza.

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.... ho letto di meglio
by er solito Saturday, Jun. 25, 2005 at 11:49 PM mail:

Keoma, un anziano come te... ma dai.

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massima solidarietà ai compagni aggrediti
by il trotzkista...... Sunday, Jun. 26, 2005 at 6:36 AM mail:

Massima solidarietà ai compagni aggrediti.
FORZA NUOVA FUORILEGGE
SPEGNIAMO OGNI PICCOLO FOCOLAIO.

ANTIFASCISMO ORA E SEMPRE

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X er SOLITO
by keoma Sunday, Jun. 26, 2005 at 12:23 PM mail:

aho, mica so' matusalemme .....

e poi messaggi troppo complicati e analisi esageratamente approfondite poco si addicono alle pagine di indymedia, succede che la stragrande maggioranza degli utenti, compreso il sottoscritto, le saltano a piedi pari.

comunque, nel merito, mi sembra innegabile che nel caso romano la recrudescenza di episodi simili e' praticamente cominciata con la tentata strage di Primavalle - il mio quartiere - immediatamente dopo la cacciata di Storace e c. dalla regione Lazio.

prima di allora non c'era molto da segnalare se non alcuni episodi all' universita' Roma 3.

il mio intento, certo come dicevo volutamente semplicistico, e' quello di far notare la stetta dipendenza tra la cosiddetta "destra sociale" di Alleanza Nazionale e questa recrudescenza di squadrismo.

Roba vicino a loro l' ex Foro 753, gran parte dei gruppi da stadio ( in particolare gli Irriducubili della Lazio ), Casa Pound e dintorni e persino il giro di Boccacci.

Tutta gente che era stata relativamente tranquilla prima delle elezioni e che si e' scatenata adesso.

Personalmente credo pure che Forza Nuova (forse gli unici fascisti romani non legati a Storace ed Alemanno ), al di la' della figura penosa di sabato scorso a Centocelle, con le aggressioni e gli attentati notturni non c'entra un cazzo.

Mentre invece c'entrano e come i cani che sono stati sciolti di cui parlavo prima.

p.s. comunque per far contento "il solito",la prossima volta parto dal 1919 e dal mito della "vittoria mutilata".

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post su antfià
by antifà casalbertone Sunday, Jun. 26, 2005 at 12:46 PM mail:

http://www.ecn.org/antifa/article/394/--casalbertone-rm-studenti-aggrediti-e-feriti

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che cazzo c'entra ?
by nino Sunday, Jun. 26, 2005 at 1:53 PM mail:

che cazzo c'entra la banda bassotti con gli skineads, anche con quelli di sinistra ?

forse perche' lo "ska" comincia per sk ?

non sono solo i fascisti ad essere ignoranti come le capre .....

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skins
by x quella merda di nino Sunday, Jun. 26, 2005 at 2:09 PM mail:

Nino, mi sa tanto che l'ignorante sei tu, visto che la Banda Bassotti è nato come gruppo di skinheads... ecco cosa c'entrano gli skins con la Banda.

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la banda bassotti
by romano Sunday, Jun. 26, 2005 at 2:23 PM mail:

la banda bassotti...
banda_bassotti.jpg, image/jpeg, 301x200

La Banda Bassotti e' nata da un gruppo di operai edili romani che si sono messi a suonare lo ska in tempi in cui in Italia nessuno sapeva nemmeno cosa fossero gli skins.

Se poi stupidamente si vuole far nascere tutto dai capelli corti e dai giubbotti di pelle, siamo veramente al livello delle trasmissioni di Cucuzza e della De Filippi.

E in ogni caso la stragrande maggioranza degli skins italiani non sono per niente fascisti, cosi' come non lo erano affatto i loro predecessori inglesi.

E se c'e' un gruppo musicale politicizzato, pure tipicamente romano, che riesce a rappresentare l' anima migliore e genuinamente proletaria del movimento in tutta Italia, questo e' sicuramente la Banda Bassotti.

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più o meno funziona così
by lavoratore Sunday, Jun. 26, 2005 at 3:49 PM mail:

>siete sempre piu' patetici... poverini i compagniucci >lasciati da soli dagli sbirri brutti e cattivi.. pero' quando >vi devono parare il culo sono buoni vero? siete sempre bravi >a riempirvi la bocca ma poi quando c'e' da fare sul serio >siete sempre dalla parte della pace e della non vioenza. >quando invece siete in tanti contro 1 allora basta con la non >violenza, l'unico mezzo e' la guerra... ma finche' le >prendete a me va bene cosi'. ciao merde hiddate pure!

sì, più o meno funziona così, visto che gli pago lo
stipendio con le tasse. Oppure secondo te non dovrei
pagare neanche le tasse per coerenza e magari dormire
sotto un ponte?

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un tram che si chiama desiderio
by zut 77 Sunday, Jun. 26, 2005 at 6:43 PM mail:

Un tram che si chiama desiderio





Disoccupati che non hanno

nessuna intenzione

di far occupare

militarmente

il loro tempo.



Studenti che in vecchi testi

trovano giustificazione

di un significante senza più si

gnificato.



Incredibili paria

della pace sociale.



Teppisti in trasferta

contro l'ordine delle nos

tre teste.



Sabotatori della norma

che agitano il fantasma

di giorni passati a scavare

come suicidi tane

già scavate dal potere

nel ventre molle del suo impero.



Schiavi senza schiavitù

condannati però all'eterna

giostra valorizzante.



Fuori-posto

sempre e comunque.



Speranze senza più soggetti



Rivoluzionari senza rivoluzioni.



Rivoltosi

Rivoltosi

Rivoltosi



Senza casa insofferenti

delle due camere e servizi.



Violenti.



L'araba fenice.



Violenti non-credenti

violenti atei

senza nessuna vocazione

ad inseguire all'infinito

l'ultimo dei vostri scherani.


Quando il caso

la coincidenza fortuita

o il nostro diletto

produrranno le mirabili condizioni

della vostra morte

sapremo procurarvela

con tutto l'amore che

abbiamo per la nostra vita.

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Er solito chi?
by DIFENDI IL TUO SIMILE.... Sunday, Jun. 26, 2005 at 10:08 PM mail:

MAGARI I 50 TI HANNO PARATO IL CULO E LA FACCIA IN TUTTI I SENSI, MENTRE TU CORREVI A CENTOCELLE. QUANDO SERVE IL NUMERO TI VANNO BENE TUTTI POI SEI PRONTO AD AGURARGLI CHE GLI RONPANO IL CULO PUR DI PARARTELO IL TUO DI CULO IN SEDE.
COMUNQUE SPERO CHE SIA UNA DELLE TANTE CAZZATE SCRITTE SOLO PER SCREDITARCI PERCHè SE SEI UN VERO"MILITANTE POLITICO" LE COSE SONO VERAMENTE TRISTI PER NOI.
DIFENDI IL TUO SIMILE ANNIENTA IL RESTO.

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difendi il tuo simile...
by il solito Sunday, Jun. 26, 2005 at 10:43 PM mail:

Uno che gira co na lama in tasca nn ha nulla di simile a me. E non è affatto un buon fascista. Magari ti fai pure qualche pasticchetta, ed io sarei tuo simile...

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gli infami...
by R3D Monday, Jun. 27, 2005 at 12:27 AM mail:

gli infami...
...usano le lame
a volto coperto...
...di notte
facile...
...troppo facile

per il il resto ci si vede x strada

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di nuovo spero che tu si......
by non certo er solito Monday, Jun. 27, 2005 at 3:07 AM mail:

A DEMOCRISTIANO IO NON ME INPASTICCO è FACILE DA LA COMPA SEMPRE AI "FOMENTATI DELLO STADIO" ECC ECC... UNO PUò CONDIVIDERE O MENO LE AZIONI INTRAPRESE MA NON CERTO AGURARE CHE GLI ROMPANO IL CULO.
ps.QUESTA è L'ULTIMA RISPOSTA SPERO SEMPRE CHE TU SIA UN COMPAGNO SE NO FATTI CAPI CHI SEI MICA PER NIENTE PER CAPIRE IN FUTURO CON CHI HO A CHE FARE.

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povera patria
by ale Monday, Jun. 27, 2005 at 9:44 AM mail:

povera patria...poveri voi

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povero scemo
by er solito Monday, Jun. 27, 2005 at 11:14 AM mail:

Ma quale povera Patria.. povero scemo quessto qui sopra... fatte capì...chi sei...

Ma vaffanculo idioti, questo sito è un covo di spie... di frustrati che stanno sempre a piagne... e qui mi fermo.
Addio.

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keoma...
by stai addì Monday, Jun. 27, 2005 at 5:47 PM mail:

un sacco de cazzate!

certo che "messaggi troppo complicati e analisi esageratamente approfondite poco si addicono alle pagine di indymedia" ma sparare pisellate aniziché analisi serve poco o niente...

ah, bei tempi quelli in cui non si sparavano cazzate a raffica!

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se po' sape'
by keoma Monday, Jun. 27, 2005 at 6:00 PM mail:

se po' sape' nel merito su cosa non sei d'accordo, invece di sparare te, nemmeno cazzate, ma solo insulti a raffica ?

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si keoma
by er solito Monday, Jun. 27, 2005 at 6:02 PM mail:

Hai ragione, ma l'unico modo per limitare le sciocchezze sarebbe quello di obbligare chi posta su questo sito a fornire i propri dati.

Io mi guarderei bene dal lasciarli, considerato che qualcuno potrebbe utilizzarli per fare dell'insano antifascismo militante.

Questo è uno dei problemi, ma non il solo. Quando posti o leggi post altrui non sai mai con chi hai a che fare. Dopo un certo periodo di impegno politico gli avversari con i quali ti misuri inizi a conoscerli.. ma qui...

inoltre, ad es, pur non postando tutto ciò che penso, quel che posto corrisponde in tutto e per tutto a quello che penso (la ripetizione forzata rafforza!).

Mi chiedo quanti utilizzino questo strumento alla stessa maniera, esclusi chiaramente coloro che si firmano con una sigla "ufficiale"...

Cmq a parte questo, vorrei approfondire le mie conoscenze su lotta continua. Hai qualche testo da indicarmi (non dirmi di andare a comprarlo a S. Lorenzo...per i motivi di cui sopra...)

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o keoma
by kalendar man Monday, Jun. 27, 2005 at 6:08 PM mail:

è da un po' di tempo che insegui delle fisse, ma ti stai sbagliando alla grande, stai perdendo la bussola...

di più non dimandare, ma se vuoi ci arrivi da solo...

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che c'entra lotta continua ?
by keoma Monday, Jun. 27, 2005 at 6:13 PM mail:

Sulla storia di Lotta Continua in cui militavo piu' di 30 anni fa sparando il nome su google trovi tutto quello che ti pare, comprese un mare di cazzate.

Non capisco pero' che cazzo c'entra co' sta discussione.

C' entra invece il fatto che neglu ultimi mesi prima della campagna elettorale un certo Lotito ha ottenuto da Storace tutti gli appalti per le pulizie di tutte le Asl e tutti gli ospedali di Roma e del Lazio.

Anche senza volere entrare nel merito di COME siano stati assegnati questi appalti - su 2 dei quali sono gia' in corso inchieste della magistratura - i compagni ospedalieri hanno segnalato che tra gli addetti alle pulizie delle ditte di Lotito si notano stranamente un mare di teste rasate, di gente coi gladi tatuati ecc. ecc. ecc.

L' impressione e' che in questo giro , piu' che in quello di Fiore, siano stati arruolati quei 30-50, non di piu', squadristi che da meta' aprile fanno puttanate per Roma e che provengono soprattutto dalla curva nord laziale, anche se non propriamente dagli Irriducibili.

Veramente e' qualcosa molto piu' di un impressione ma i particolari per ora me li tengo per me.

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E' CHIARO
by antifa roma kids Monday, Jun. 27, 2005 at 6:34 PM mail:

E' chiaro di chi sta parlando l' "anziano" ma sempre in gamba compagno Keoma.
A quel giro appartengono gli infami del Pitbull di Torrevecchia, lo strozzino fascista che c'ha il negozio di fiori vicino allo Sport Italia sempre in Via Torrevecchia, i pezzi di merda con la Bmw rossa che la sera stavano spesso a Piazza Millesimo e che hanno fatto l' incendio a Primavalle.
E poi parlando dell' aggressione dell' altra sera quella zona, Ponte Milvio e dintorni, e' la loro normale zona di azione prima e dopo le partite.
E passando per i giri della vecchia mafia fascista dei Quintavalle di Boccea, per il gruppo dei Cento del Prenestino gestito dai vecchi pugili "bavosi", e' tutta gente che sta agli ordini della destra sociale di A.N. di Storace e Augello piu' che di Alemanno.
E parecchi sono stati beneficiati dalle assunzioni di Lotito che ricambiano da coglioni decerebrati col grido di duce,duce allo stadio.

Servi e' di' veramente poco, gli hanno messo pe' due baiocchi una scopa in mano e ringraziano come cani scodinzolanti, andando ad accoltellare la gente , a da' foco alle case rigorosamente di notte.

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basta
by io Monday, Jun. 27, 2005 at 8:29 PM mail:

basta ste merde hanno rotto er cazzo!
e' ora di controattaccare!!!
saluti a pugno chiuso

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per keoma
by er solito Tuesday, Jun. 28, 2005 at 10:35 AM mail:

La mia è pura e semplic curiosità...

Ho fatto una ricerca su google, ma escono le solite cose.

Volevo approfondire la mia conoscenza su lc soprattutto per quel che riguarda i riferimenti culturali del grupo.

Ad es qual'è la differenza di vedute con potere operaio o con autonimi operaia?

Volevo leggere un bel libro a proposito... tutto qui.

Sul resto non commento, non mi sembra il caso.


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per keoma
by er solito Tuesday, Jun. 28, 2005 at 10:43 AM mail:

La mia era pura e semplice curiosità...ho cercato su gogle, ma non ho trovato nulla d'interessante sui riferimeni culturali di LC.

Non colgo ad es le differenze tra lc e potere operaio...

tutto qui, non volevo sviare anche perchè non ho nulla da dire...

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L.C.
by keoma Tuesday, Jun. 28, 2005 at 10:32 PM mail:

Lotta Continua nasce nel 1969 da un gruppo pisano che paradossalmente si chiamava "Il Potere Operaio" ma che con P.O. non aveva nulla a che fare.

All' inizio i due gruppi , anche se L.C. era numericamente piu' forte almeno di dieci volte, collaborarono soprattutto nell' intervento sulle fabbriche del nord, concordando sul concetto di operaio-massa sprofessionalizzato e quasi sempre di origine meridionale ( assai diverso dal vecchio operaio professionale autoctono che era la base operaia di Pci e Cgil) e sul concetto conseguente di "autonomia operaia", organizzazione operaia del tutto staccata dai sindacati tradizionali.

Ben presto pero' le strade si divisero, L.C. prese una logica di intervento piu' populista, si occupo' dei ghetti urbani, delle carceri, dei soldati e soprattutto sposto' molto il suo intervento al Sud.

Potop rimase invece incollato al fabbrichismo settentrionale e nel frattempo comincio' a teorizzare la lotta armata, anche se, a differenza delle B.R. che nascevano nello stesso periodo, legata alle lotte di massa e comunque lontanissima dall' impostazione dei brigatisti che invece era tutta interna alla tradizione comunista di stampo Urss e Cina.

Potop si spacco' presto in tre tronconi, quello romano/calabrese di Piperno e Morucci che teorizzava "il partito", quello veneto di Negri e quello milanese di Scalzone che, sia pure con notevoli differenze tra di loro, sciolsero il gruppo dentro il progetto piu' ampio della Autonomia Operaia Organizzata che nel frattempo era nata a Roma da un gruppo di ex sindacalisti Cgil e ex militanti del Manifesto ( il famoso collettivo di Via dei Volsci ).

Nel frattempo L.C., diventato il maggiore gruppo nazionale, penso' - dopo una brevissima stagione lottarmatista sul modello dell' Ira irlandese da cui probabilmente nasce la vicenda Calabresi - invece di condizionare il Pci dall' esterno sull' esempio del Mir cileno che faceva la stessa cosa col governo di Allende.

Entrambi i progetti risulteranno fallimentari nel periodo 1976/77 col Pci nella maggioranza di governo e i sindacati che predicavano i "sacrifici" per uscire dalla crisi petrolifera.

I due filoni si ritroveranno nel movimento del 1977 ma entrambi furono travolti da quel movimento cosi' diverso da quelli degli anni precedenti.

In piu' L.C. fu pure travolta dalla rivolta femminista che, soprattutto al suo interno, fu veramente esplosiva e porto' allo scioglimento del gruppo, nel momento in cui era al suo massimo fulgore.

Molti potoppini finiranno nei gruppi armati, o fondandoli ( Prima Linea, FCA, Brigate Comuniste ), o confluendo, come gran parte dei romani, nelle B.R. nella illusione di cambiarne la linea dall' interno.

Il fenomeno fu molto meno significativo tra i militanti di L.C. e riguardo' quasi esclusivamente un gruppetto di torinesi che finiranno pure loro in Prima Linea.
Ma la maggior parte, passando dalla collaborazione con i radicali di Pannella, finiranno nell' area socialista e in quella verde, qualcuno addirittura poi con Berlusconi

Chi uscira' politicamente quasi indenne - anche se gli arresti furono molti anche tra di loro - dalla tempesta degli anni di piombo saranno invece gli autonomi romani, i Volsci.

Che infatti, riciclandosi in Cobas, ancora esistono oggi e sono quasi diretti completamente dalle stesse persone di allora.

Ma i Volsci erano e sono un' altra cosa ancora diversa che si rifaceva al modello anarcosindacalista degli I.W.W. americani degli anni 20 e 30 e, pur facendo pure loro molte cazzate avventuriste di piazza, non furono seriamente coinvolti ne' dal fenomeno lottarmatista ne' dalla deviazione riformista.

Comunque su L.C. e' uscito pochi anni fa un libro di Aldo Cazzullo, giornalista del Corsera, che si intitola "I ragazzi che volevano fare la rivoluzione" , ed. Mondadori, che in ogni libreria Feltrinelli dovresti trovare.

Cazzullo non e' un ex militante, credo non sia nemmeno di sinistra, ma ha fatto veramente una indagine accurata e scientifica.

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sempre su L.C.
by keoma Tuesday, Jun. 28, 2005 at 11:22 PM mail:

La fonte e' il sito "Misteri d' Italia"

LOTTA CONTINUA

Le radici di Lotta continua sono tutte toscane: toscano, di Pisa e di Massa, è infatti il gruppo originario di cui fa parte, assieme a Gian Mario Cazzaniga e a Luciano Della Mea, colui che ne diventerà il leader carismatico ed indiscusso: Adriano Sofri.
All’origine di tutto c’è un giornale, Il Potere operaio (da non confondersi con il quasi omonimo Potere operaio). La data di nascita del giornale – che esce a Massa come supplemento a Lotta di classe, un foglio di fabbrica della Olivetti di Ivrea - è il 20 febbraio 1967. La matrice teorica è quella della rivista Classe operaia: ogni lotta economica è politicamente valida e tendenzialmente rivoluzionaria. Il filone di analisi politica è quello dei Quaderni rossi.
Molti animatori del Potere Operaio sono iscritti alla cellula universitaria del PCI di Pisa – altri al PSIUP - da cui in gran parte vengono espulsi. Per tutto il 1967 il gruppo raccolto attorno al giornale vive “una fase guevarista”, con molta attenzione alla politica internazionale (Cina e Cuba in primo piano) e alle cronache delle lotte di fabbrica.
La prima svolta avviene nel ’68 con la nascita del movimento studentesco. Il partito nasce dalla lotta. Bisogna quindi sfruttare ogni occasione per sollecitare una “lotta continua” contro il sistema.
L’impegno del Potere operaio si concentra sulla lotta degli operai pisani della Saint Gobain. Ma è in vista una rottura che si realizza proprio alla fine dell’anno quando, davanti alla Bussola, il famoso locale notturno, un nutrito gruppo di militanti del gruppo lancia pomodori e uova marce contro i padroni che “dopo un anno di sfruttamento” se ne vanno a brindare all’anno nuovo. Per difendere le pellicce delle signore, la polizia spara ad altezza d’uomo: Soriano Ceccanti, colpito da una pallottola, rimarrà paralizzato per tutta la vita.
Sul giudizio da dare alla manifestazione il gruppo si divide. Cazzaniga accusa gli organizzatori della protesta di “avventurismo”. Sofri si assume tutte le responsabilità della manifestazione ed afferma che il compito fondamentale dell’organizzazione è ora quello di trarre profitto politico dai fatti della Bussola.
Pochi giorni dopo Cazzaniga abbandona Il Potere operaio e, assieme a Campione, fonda il Centro Karl Marx. Nella primavera del 1969 se ne va anche Della Mea che, con Luperini e il collettivo della rivista Nuovo impegno, dà vita alla Lega dei comunisti. Adriano Sofri resta leader incontrastato del gruppo.

Nella stessa primavera del 1969, gruppi di militanti del Potere operaio toscano e del movimento studentesco torinese affluiscono alle porte di Mirafiori dove è in atto una durissima offensiva operaia, nata e cresciuta del tutto al di fuori del controllo sindacale.
Il settimanale La Classe, realizzato da un gruppo composto essenzialmente da elementi del Potere operaio veneto-emiliano e del movimento studentesco romano, interviene alla Fiat già da qualche settimana e diventa in giugno l'organo di stampa dell'Assemblea permanente operai-studenti, che raduna i quadri operai che dirigono le varie lotte nei reparti e tutti i raggruppamenti studenteschi.
Dopo la battaglia di corso Traiano, all’inizio di luglio ‘69, l'Assemblea convoca per la fine del mese un convegno nazionale delle avanguardie di fabbrica. Al convegno il gruppo di La Classe e quello formato da Il Potere operaio toscano e dagli studenti torinesi si dividono. La linea proposta da La Classe viene giudicata "economicista". A una strategia che vuole identificare obiettivi capaci di disarticolare il piano del capitale e di convogliare il rifiuto operaio del lavoro, i toscani e i torinesi contrappongono un progetto che punta essenzialmente sulla crescita della coscienza antagonista operaia attraverso una mobilitazione continua e qualificata.
Nell'estate del 1969 si forma, intorno a questa seconda posizione, uno schieramento che comprende anche una parte integrante del movimento trentino e dei quadri studenteschi della Cattolica di Milano. Il gruppo decide la pubblicazione di un giornale nazionale, che riprende nel titolo lo slogan adottato nei volantini dell'Assemblea operai-studenti torinese: Lotta continua.
In novembre escono due numeri zero e poi, il 22, il regolare numero uno del nuovo settimanale. La maggior parte dello spazio è dedicata al bollettino delle lotte operaie e studentesche. Nel secondo numero compare, nel paginone centrale, un lungo pezzo teorico, “Troppo e troppo poco”, che chiarisce il punto di vista di LC sul nodo dell'organizzazione:

"[...] Quello che diventa chiaro è che le organizzazioni tradizionali hanno potuto tradire gli interessi della classe solo perché sono riuscite a spegnere l'iniziativa diretta delle masse [...]. Allora la nuova organizzazione deve garantire in primo luogo questo: che non si riproduca un meccanismo di potere fondato sull'inerzia e sulla passività, ma si solleciti nel massimo di disciplina collettiva e di solidarietà il massimo di emancipazione reale degli sfruttati [....]. Ma non tutti gli sfruttati hanno lo stesso grado di coscienza [...]. Una minoranza, che è più attiva e combattiva nella lotta di massa, che sa meglio esprimere le esigenze e indirizzarne la forza, è già disposta a esercitare il suo impegno anche al di fuori della situazione particolare di lotta nella quale si è formata [...]. Questa minoranza, che costituisce l'avanguardia interna alle lotte nello scontro di classe complessivo ha bisogno di collegarsi con tutte le altre avanguardie, di organizzarsi [...]. Non esiste una "teoria" della rivoluzione proletaria definita una volta per sempre. Nessuna strategia rivoluzionaria può essere "inventata", può fare a meno dell'esperienza pratica e tecnica della storia passata e presente del movimento rivoluzionario. Ma è anche vero che nessuna teoria può crescere al di fuori delle idee che le masse nelle lotte esprimono, del modo in cui la lotta di massa svela il funzionamento della società e le possibilità reali di superamento rivoluzionario [...]. La risposta alla questione dell'organizzazione consiste sempre nel rapporto tra la crescita della lotta di classe complessiva e la sua direzione politica. Non esiste una linea politica giusta, indipendentemente dalla forza del movimento di massa [...]. Se questo è vero, se l'organizzazione non è una tappa, ma un processo essa stessa, allora non esiste mai un momento determinato in cui l'organizzazione è acquisita, in cui l'avanguardia organizzata si cristallizza, si distacca dal movimento delle masse, rischiando di anteporre una sua logica interna - e inevitabilmente burocratica - a quella della lotta proletaria. Se il partito significa questa cristallizzazione, siamo contro il partito [...]".

Aderiscono al gruppo che si raccoglie attorno al settimanale Lotta continua, oltre a ciò che resta del Potere operaio, anche molti militanti dei collettivi studenteschi di Torino (Viale, Bobbio), Trento (Boato, Rostagno), Pavia e della Cattolica di Milano. Il gruppo si va infoltendo, inizialmente, soprattutto nel Centro-Nord. A Torino Lotta continua è la vera erede dell'Assemblea operai-studenti; a Milano, invece, per molto tempo non riesce a contrastare l'egemonia del Movimento studentesco della Statale.
La strage di piazza Fontana, l’oscura morte di Pinelli, l’arresto di Valpreda sono i fatti clamorosi che offrono a Lotta continua un’intuizione formidabile: mentre le altre organizzazioni sono disorientate ed intimorite dalla repressione, LC parte, lancia in resta, all’attacco con una martellante campagna di stampa: “la strage è di stato, Valpreda è innocente e Pinelli è stato assassinato”.

“Le bombe di Milano (…) hanno offerto – scrive Lotta continua – uno spaccato ricchissimo della trama di potere della società italiana, di che istituzioni e di che uomini è fatta. Non per la scoperta dell’uso vigliacco dell’assassinio da parte della classe dominate, che non è una scoperta per nessuno, ma per il modo in cui su questo episodio si sono misurate smascherate tutte le componenti istituzionali di quella società, dal Presidente della Repubblica ai partiti, dalla polizia alla magistratura, dai giornalisti al sottobosco delle spie, dei provocatori, degli agenti segreti, dei fascisti degli aguzzini ufficiali”.

Il direttore responsabile di Lotta continua, Pier Giorgio Bellocchio, è costretto a subire un processo per direttissima. Stessa sorte toccherà negli anni ad altri giornalisti che offrono la loro firma per far uscire il giornale: da Pio Baldelli a Marco Pannella, da Pier Paolo Pasolini a Giampiero Mughini. E intanto la campagna contro le responsabilità del commissario Calabresi nella morte di Pinelli continua ossessiva, rigorosa, ma anche con molto humor ed ironia (celebri le vignette di Gasparazzo). Lo stesso impegno del giornale (esce, per un certo periodo, anche il quotidiano Processo Valpreda) diventerà – molti anni dopo – elemento di accusa contro Sofri, Bompressi e Pietrostefani per l’omicidio del commissario (17 maggio 1972).

Nell’estate del 1970 Lotta continua tiene il suo primo convegno nazionale a Torino. La parola d’ordine conclusiva è nello slogan “Prendiamoci la città” che – spiega ancora il giornale – “vuol dire unire i proletari a partire dai loro bisogni fondamentali, strapparli all’isolamento, alla miseria cui li condannano i padroni, abituarli nella lotta a discutere ed a vivere da comunisti”.
Si va così delineando la proposta movimentista di LC che comincia ad organizzare le sue strutture d’intervento: da quello nel mezzogiorno (con il settimanale Mo’ che il tempo s’avvicina) ai Proletari in divisa (soldati di leva); dalle lotta per la casa (i baraccati milanesi di via Tibaldi) alla cultura (i Circoli Ottobre), fino all’organizazione di lotta nelle carceri (I dannati della terra).
Lotta continua si trasforma in quotidiano nazionale nell'aprile del 1972, ma già nell’ottobre comincia per l’organizzazione una fase di autocritica e di ripensamento. Tematiche in discussione: il rapporto con il PCI che resta il punto di riferimento della classe operaia tradizionale; i tempi ed i modi del processo rivoluzionario in Italia. Lotta continua, in altre parole, sente il bisogno di fare il “salto al partito”: comincia una fase di espansione che troverà il suo massimo nel corso del 1974 (lo slogan del periodo è “il PCI al governo”), fino al suo primo congresso nazionale (1975) con cui essa tenta, per la prima volta dopo cinque anni di vita, di dare una veste sistematica al suo patrimonio teorico e pratico.
Ma gli anni tra il 1972 ed il 1975 sono per Lotta Continua anche anni di grosse lacerazioni. E’ solo sul finire del 1974 che l’organizzazione deve prendere atto che alcuni suoi militanti se ne sono andati per prendere la strada della lotta armata: il travaso avviene soprattutto verso i Nuclei Armati Proletari (NAP). LC è costretta ad ammettere alcuni suoi fallimenti, come il movimento dei detenuti da cui proviene la maggioranza degli aderenti agli stessi NAP.
Dal 7 al 12 gennaio 1975 Lotta continua tiene il suo primo congresso nazionale, in vista della sua trasformazione in partito. Le conclusioni sono sostanzialmente tre: LC si dà una vera struttura organizzata; si pone il problema generale delle lotte per la “conquista della maggioranza dei lavoratori” (che significa uscire dal vicolo dell’estremismo) e decide di dare indicazione di voto al PCI in vista delle elezioni regionali del 15 giugno.
La nuova posizione con cui LC esce dal suo primo congresso regge alle verifiche pratiche appena qualche mese. Dopo le elezioni di giugno - che segnano un’avanzata del PCI - il pendolo torna ad oscillare sul versante dell’opposizione ad un eventuale governo che comprenda i comunisti. Ma l’organizzazione comincia a risentire anche dell’isolamento politico in cui si è infilata, separandosi di fatto dalle altre due forze che contano nella nuova sinistra: Avanguardia operaia ed il PDUP-Manifesto, che alle regionali si sono, invece, presentate assieme.
Il tentativo di LC di riallacciare i rapporti con queste due formazioni è a questo punto molto difficile. Ne è un esempio la manifestazione nazionale contro il carovita proposta da AO e PDUP che, quando viene fatta propria da LC, vede le altre due organizzazioni tirarsi indietro.
Il passo successivo riguarda la scadenza elettorale delle politiche del 20 maggio 1976. Questa volta Lotta Continua – contrariamente ad appena un anno prima - è orientata a presentare liste comuni con le altre organizzazioni della nuova sinistra, ma se trova la disponibilità di AO, il diniego del PDUP è ferreo. Quest’ultima organizzazione giudica strumentale l’atteggiamento unitario di LC che invece, sostiene, che le elezioni devono rappresentare il punto di partenza per un “progetto politico” che miri alla “costruzione di un unico partito rivoluzionario”.
Al termine di estenuanti trattative, LC – rinunciando a candidare esponenti della segretaria nazionale - riesce ad entrare nel cartello che assume il simbolo di Democrazia Proletaria. Per potersi distinguere, i candidati di LC saranno gli ultimi della lista.
Il risultato elettorale del 1976 si rivela però una doccia fredda per tutte e tre le organizzazioni all’interno delle quali – in modi diversi – si apre una profonda crisi. La più violenta è certamente quella che investe Lotta Continua.

E’ proprio la delusione elettorale (557 mila voti, l’1,7% e sei deputati) il pettine che rastrella tutti i nodi irrisolti dell’organizzazione. Una cocente sconfitta cui si aggiunge una forte consapevolezza: l’inatteso recupero della DC e la modesta avanzata del PCI dimostrano che la prospettiva non è “il governo delle sinistre”, bensì, nella migliore delle ipotesi è il consolidarsi dell’idea del “compromesso storico” – già messo in crisi dal golpe cileno del 1973 - tanto avversato, indistintamente, da tutte le formazioni rivoluzionarie.
Dopo le elezioni, Sofri apre una seria riflessione all’interno di LC. Parla di “sconfitta politica”, di “errori clamorosi”. Il dibattito investe tutta l’organizzazione e le colonne del giornale. Lotta Continua va in pezzi.
Il 31 ottobre 1976, a Rimini, LC riunisce il suo secondo congresso nazionale. La crisi della militanza è l’elemento centrale della crisi di questa formazione. L’organizzazione si divide in comparti sociali, ciascuno con le sue esigenze e le sue prerogative: le donne; gli operai; i giovani; il servizio d’ordine (“la forza”). Di fatto il congresso decreta lo sfaldamento del suo gruppo dirigente e la morte di Lotta Continua che pure continuerà ad esistere, sia come giornale organo di movimento (Lotta continua cesserà definitivamente le pubblicazioni nel 1982), sia come gruppi sparsi di militanti che tendono a riattivarsi con l’esplodere del movimento del ’77. Un’illusione destinata presto a rivelarsi tale.

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questa invece e' mia
by keoma Tuesday, Jun. 28, 2005 at 11:27 PM mail:

Questa invece l' ho scrittaio un paio di anni fa ed e' piu' volte stata pubblicata, su Indy e altrove ...

Qui L.C. c' entra poco e solo all' inizio, e' piu' una storia di quartiere ma e' indicativa del clima e della mentalita' di quegli anni.



IN PRINCIPIO FU LOTTA CONTINUA .....

MARIO SALVI, "GUFO", 7/4/76 - 7/4/2004

In principio fu Lotta Continua.

Erano i primissimi anni settanta e portare i capelli lunghi non ci bastava piu’.
Anche se la maggior parte della "comitiva" di Torrevecchia era formata da studenti, era pero’ evidente che, andando avanti in questo modo, tra la bisca e la cronica mancanza di soldi, la situazione ci avrebbe portato prima o poi in galera.
E qualcuno di noi, per cosiddetti "reati comuni", quell’ esperienza l’ aveva gia’ fatta.
Se dovevamo fare i "ribelli" tanto valeva farlo fino in fondo.
E ci presentammo nella neonata sezione di Lotta Continua di Primavalle, in Via Pietro Bembo.
La sezione si chiamava "Mario Lupo" dal nome di un manovale edile, militante di L.C., ucciso pochi mesi prima a Parma dai fascisti.
Qui i fondatori della sede, quasi tutti studenti del Liceo Mamiani e futuri giornalisti di grido, ci accolsero come Gesu’ Bambino a Natale.
Avevano gia’ aggregato qualche anziano "coatto" che si era avvicinato al gruppo nell’ esperienza carceraria, alcuni dei quali poi formeranno i Nap.
Ma un folto gruppo di giovani proletari della zona che arrivavano gratis, di iniziativa loro, era veramente una manna dal cielo che non si aspettavano.
Per un po’ fummo esibiti dappertutto, conoscemmo Sofri e passammo molte serate ospiti nella casa di Fulvio Grimaldi, a Trastevere.
Ci fecero persino fare la scorta a due militanti dell’ IRA irlandese, ospiti del gruppo a Roma e che furono a loro volta esibiti a sorpresa in un comizio a Piazza Esedra, tra la rabbia e lo sconforto dei militanti degli altri gruppi extraparlamentari che, non avendo Grimaldi, non potevano contare su certi contatti internazionali.
Ma francamente la disciplina di gruppo ci andava stretta ed anche se qualcuno di noi aveva trovato il lavoro e la donna dentro Lotta Continua - e la fame di reddito e di sesso era veramente notevole - cominciammo presto a stancarci.
La scusa fu la vicenda dei fratelli Mattei, i due figli del segretario missino che
morirono bruciati in un attentato alla loro casa il 16 aprile 1973.
Furono arrestati tre militanti di Potere Operaio, la cui sede era a pochi metri sempre in Via Pietro Bembo.
A noi i potoppini ci stavano assai sui coglioni.
Anche se un paio di loro, tra cui Achille Lollo, venivano dai lotti di Primavalle, in generale ci sembravano fastidiosi intellettualini borghesi che giocavano alla rivoluzione.
Ma non avemmo un dubbio al mondo sul fatto che andavano difesi.
E invece arrivarono i big di Lotta Continua, Pietrostefani e Molinari, a dirci di stare "defilati", che non c’era certezza dell’ innocenza di quei tre.
In seguito L.C. rivide quella posizione e difese a spada tratta i potoppini, ma per noi quella "dissociazione" era troppo. E ci defilammo del tutto.
Torniamo a Torrevecchia e mettiamo in piedi un "comitato di vigilanza antifascista", facciamo una campagna contro un prete ungherese che aveva portato in zona i suoi amici fascistelli della Balduina.
Nel giro di qualche settimana i fasci se ne tornano ai loro quartieri-bene, qualcuno pure un po’ tumefatto.
Veniamo contattati da Stella Rossa, un gruppo marx-lenin-stalinista che pero’ aveva la fissa dell’ antifascismo militante.
Ci garantiscono a parole di mantenere una certa autonomia e di collaborare con loro alla vigilanza appunto antifascista.
Facciamo un po’ di raid a Balduina che iniziano con l’ attacchinaggio di manifesti e finiscono con il lancio di uova sulle pellicce delle signore della buona borghesia locale.
Poi cominciano a pretendere che vendiamo il loro giornale ai semafori ; il loro grande capo, Vincenzo Calo’, si incazza pure se se ne vendono pochi.
In trasferta a Terni - facevamo pure questo - scuciamo la testa ad alcuni fasci che ci avevano aggredito appunto ad un semaforo.
Mario Salvi, il "Gufo", e’ il piu’ bravo di tutti, a vendere giornali ed a scucire teste fasciste.
Ma anche qui non se ne puo’ piu’, che ci hanno preso a cottimo ?
Facciamo in tempo a partecipare ad una occupazione di case insieme ad una famiglia malavitosa della zona, i Belardinelli, ma ci sgomberano dopo una giornata.
Poi il settarismo e lo stalinismo di Stella Rossa non lo sopportiamo piu’ e sia pure gradualmente, uno alla volta ci sfiliamo.
Ad aprile del 1975, in seguito al belluino pestaggio della polizia ad un presunto scippatore, scoppia una rivolta a Primavalle.
La polizia spara, ma appena scende la notte, le pistole compaiono anche dall’ altra parte e una guardia finisce in fin di vita.
Noi siamo ormai "cani sciolti", ma trovarci a fianco dei "coatti" che sparano e inneggiano alle Brigate Rosse ci fa decisamente un certo effetto galvanizzante.
Ci sembra veramente, a pochi giorni dalla uccisione tra Milano, Torino e Firenze di quattro compagni, che la rivoluzione - anche nella nostra zona - sia ormai all’ ordine del giorno.
Mario e Tonino, un ragazzo sardo che poi morira’ di Aids, vanno alla famigerata sede degli autonomi in Via S.Igino Papa.
Qui l’ambiente e’ assai diverso, piu’ genuinamente proletario, e poi quasi tutti provengono dall’ anarchismo, la disciplina praticamente non esiste.
Un po’ alla volta ci aggreghiamo tutti.
Partecipiamo in massa, coinvolgendo molti "coattelli" di zona, al mitico esproprio di dischi da Consorti in Viale Giulio Cesare.
Scopriamo poi che il comitato di Primavalle e’ il "braccio armato" dell’ autonomia operaia romana, siamo noi a sabotare le centraline della Sip in difesa dell’ autoriduzione delle bollette, inseguiamo per i lotti gli "staccatori" dell’ Enel, che essendo pure loro dell’ autonomia, non staccano quasi mai la luce ai proletari che si autoriducono i costi.
In difesa del popolo angolano attacchiamo le linee aeree sudafricane in Via Barberini e ci portiamo dietro pure quelli di Stella Rossa.
Mario partecipa pure all’ iniziativa contro l’ ambasciata iberica in Piazza di Spagna, nel periodo in cui erano stati condannati a morte alcuni compagni dell’ Eta basca.
La polizia spara ed uccide un passante, tra l’ altro cugino dell’ onorevole Aldo Moro.
Mario torna a Primavalle esterrefatto e sconvolto.
Secondo lui l’ avventurismo dei Volsci e’ ormai inaccettabile, poteva morire lui che era a pochi passi dalla vittima.
Decidiamo, scontando una significativa scissione interna, di rompere ogni rapporto con Via dei Volsci e di attrezzarci per una iniziativa politica solamente di quartiere. Ma le cose non sono chiarissime.
Per alcuni questa scelta non nasconde secondi fini, per altri invece si tratta di favorire scelte "piu’ avanzate", di clandestinita’ e di lotta armata.
Nel quartiere hanno preso piede i Nap, gruppo armato di ex carcerati, grazie anche ai favori della gia’ citata famiglia Belardinelli che garantisce appoggi logistici e non solo.
Ed alcuni ex appartenenti al nostro comitato, usciti prima del nostro arrivo, hanno dato vita insieme ai resti di Potere Operaio alle Fac, altro gruppo armato che opera soprattutto contro sedi della Sip, ma in modo assai piu’ pesante di come facevamo noi con i Volsci, e che poi, con la calata a Roma di Mario Moretti, confluiranno nelle Brigate Rosse.
Come dicevo, la confusione e’ tanta.
Miliucci, il "caid" di Via dei Volsci, viene a Primavalle per convincerci a rientrare con loro.
Non ci riesce , ma qualche dubbio riesce a seminarlo.
Per cui, quando dopo pochi giorni viene indetta una manifestazione in difesa dell’ anarchico Marini, un compagno di Salerno processato per essersi difeso da un aggressione di fascisti, alcuni di noi dimenticano i propositi di limitarci all’ attivita’ di quartiere e vanno a Campo de’ Fiori all’ appuntamento.
Tra questi Mario Salvi, il "Gufo", il nostro amico di infanzia.
E’ il 7 aprile 1976, Mario viene ucciso con un colpo alla nuca da una guardia carceraria, Domenico Velluto, in servizio presso il vicino Ministero di Grazia e giustizia, contro cui erano state gettate delle molotov.
Quella data segna per tutti noi uno spartiacque.
Da quel momento da decine diventiamo in quartiere centinaia, viviamo il 1977 sulle barricate al centro di Roma ma anche nella nostra zona.
E muoiono, nel 1977, altri due compagni della zona, Giorgiana Masi e Walter Rossi.
Poi le cose vanno come vanno, qualcuno finisce nelle B.R., qualcuno nell’ eroina, qualcuno nella cosiddetta "delinquenza comune", altri ridanno vita ad esperienze di "autonomia operaia" tuttora esistenti nel quartiere, la maggior parte "cresce" e ritorna "nel privato", qualcuno diventa pure un "pezzo grosso" del PCI o del sindacato.
Ma questo e’ il dopo, e’ un’ altra storia.
Non c’e’ dubbio pero’ che per un intera generazione di giovani proletari di Torrevecchia e Primavalle, la vita viene scandita in un "prima" ed un "dopo" la morte di Mario Salvi.
Cosa rimane oggi, a ventotto anni di distanza, di quei fatti ?
La targa nella piazza, intitolata a Mario, che tutti ancora chiamano cosi’ anche se il comune continua a dedicarla ad un papa tra i peggiori della storia.
Una lapide di metallo, ormai del tutto arrugginita, in Via degli Specchi, dove il "Gufo" fu ucciso.
L’ omaggio dei fiori che tutti gli anni i compagni della zona fanno a quel ragazzo di quasi trenta anni fa.
Ma credo, nonostante tutto, che rimanga anche qualcosa di molto piu’ profondo.
Quel "filo rosso" della memoria antagonista, quel fiore - nel senso maoista del termine - che tutti siamo tenuti a coltivare.
Mario, Giorgiana, Walter e tanti altri.
Chi si ricorda piu' di Giuliano e Romolo, uccisi per non essersi fermati ad un posto di blocco ?
Di Sandro che si e' suicidato perche' convinto che gli uomini di Dalla Chiesa stessero per venire a prenderlo e non era nemmeno vero ?
Di Tonino, di Nicola e di un altro Mario morti di eroina ?
Del tunisino Ali' ammazzato di botte nel commissariato di Primavalle ?
Di Elena ferita dai fascisti e morta un anno dopo ?
Di Paolo che cammina ancora zoppo per le pistolettate della polizia in Piazza Indipendenza ?
Di Nino tornato fuori di testa dal servizio militare e che, ancora adesso, fa il barbone ?
Storie brutte, quasi una strage in quel gruppo di capelloni che andavano in bisca e sentivano a palla i Pink Floyd in quei primissimi anni settanta e dopo si erano messi in testa di fare la rivoluzione !
Un filo tragico che porta ad altre vite, piu' recentemente stoncate, Carlo Giuliani e Dax, in nome degli interessi del capitale.
La lotta continua anche nel loro nome !







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grazie...
by er solito Wednesday, Jun. 29, 2005 at 12:38 PM mail:

Grazie... leggo oggi con calma...

A buon rendere.

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Libertà
by Difenditi! Monday, Jul. 04, 2005 at 2:34 AM mail:

Gli episodi che stanno accadendo sempre più frequentemente, riguardo alle comparse e agli agguati dei giovani fascisti, mi straziano nel profondo.
Ricordatevi voi tutti, gente libera e ingenuamente venuta al mondo senza manuale d'uso della vita, che nessuno ha più diritti naturali della natura.
Nessuno può accorciare i confini della libertà di un altro individuo.
Perchè, nella vita forse non conta nient'altro che la vita stessa.
Dunque se si arriva ad attaccare la vita esclusivamente per far strade a insane convinzioni ideologiche.
E' meglio difendere la vita con la cosa più naturale che ci rimane, ovvero il principio di sopravvivenza che dimora in ognuno dei nostri corpi.
Identificateli bene,questi attentatori, questi crumiri fasciati di nero, guardateli, ascoltateli e odorate la loro puzza.
Loro sono le minacce alla vostra libertà, alla vostra unica condizione possibile per una vita serena.
Non odiateli, ma aspettate che il vostro corpo li odi per voi, così da scatenargli contro tutta la voglia di sopravvivere che è in voi.
Difendetela sempre quest'unica speranza, e la vostra singola vita vale sicuramente meno della possibilità di poterla esprimere.
Proteggetevi e proteggete ogni possibilità di libertà.
Non possono osare tanto, nel punto dell'evoluzione in cui ci troviamo come razza umana.
Non attaccateli, ma quando attaccano loro, distruggiamoli!
Giustizia per tutte le vittime indistintamente.

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solo....
by Ernesto Guevara Wednesday, Sep. 13, 2006 at 1:09 PM mail:

troppo poco, io avrei tagliato la gola a chi va ad un concerto della banda bassotti.. questa è nemica dell'islam in quanto esprime concetti offensivi verso l'ideale islamico... ma presto l'islam dominerà in Italia ed i peccatori come voi faranno la giusta fine.

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