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Salviamo la vita di Jihad Mohammed Issa
by Amici di Jihad Tuesday, Jun. 28, 2005 at 4:51 PM mail:

Nato in Palestina (Dura, Hebron) nel 1962, Jihad ha passato la sua gioventù sotto l’occupazione militare israeliana. Nel settembre 1984 è stato arrestato a Roma in occasione di un attentato ad un diplomatico degli EUA. E’ stato condannato a 30 anni di carcere.

Salviamo la vita di

JIHAD MOHAMMED ISSA



Jihad Mohammed Issa è un palestinese che il 15 giugno ha finito di scontare una lunga pena detentiva nel nostro Paese. Ma dopo 21 anni di detenzione, nel giorno della sua scarcerazione, invece di essere rimesso in libertà, è stato rinchiuso nel Centro di Permanenza Temporanea di Ponte Galeria (Roma) in attesa di espulsione verso un Paese che non ha, in quanto privo di documenti.

Nato in Palestina (Dura, Hebron) nel 1962, Jihad ha trascorso la giovinezza sotto l’occupazione militare israeliana. A una settimana dal suo arrivo in Italia, nell’ottobre 1984, è stato condannato a 22 anni di reclusione con l’accusa di attentato e di appartenenza ad un gruppo di resistenza palestinese.

Aveva 22 anni e per due anni è stato tenuto in pieno isolamento. Durante i primi 12 anni a Rebibbia ha appreso l’italiano e ha partecipato attivamente all'apertura della prima scuola all’interno dell’istituto di reclusione, dove ha conseguito un diploma di perito informatico. Dal 1996 ha ottenuto la semi-libertà con i benefici della legge Gozzini, che prevede per i detenuti la possibilità di un lavoro esterno al carcere.

Dopo aver lavorato in una Casa famiglia per ragazzi portatori di handicap, ha trovato una occupazione stabile come tecnico di computer e insegnante di informatica presso la Cooperativa “Abaco”.

Dal 2004, per buona condotta, ha ottenuto l’affidamento sociale, essendone stata riconosciuta la non-pericolosità sociale.

Jihad, dunque, da oltre sette anni ha una casa, degli amici, una compagna con cui convive, si è iscritto all’Università, oltre ad aver stabilito ottimi rapporti con i propri datori di lavoro e con gli studenti dei suoi corsi. Tutto ciò testimonia il suo ottimo livello di inserimento nella nostra società e nel nostro Paese.

Ma per Jihad non è affatto finita: la libertà pagata con 21 anni di vita allo Stato italiano e dallo stesso Stato legalmente riconosciuta, nella realtà dei fatti, gli viene nuovamente negata, per l’assurdità di una legge che costringe migliaia di persone ad una detenzione di fatto nei CPT pur non avendo commesso alcun reato specifico.

Il 20 giugno il giudice di pace ha deciso la sospensione dell’espulsione in attesa del pronunciamento del tribunale di sorveglianza, previsto per il prossimo 7 luglio, ma ha confermato il trattenimento nel CPT romano di Ponte Galeria.

Jihad rischia ancora di essere espulso: ma dove?



Jihad è privo di qualsiasi documento.

Il governo giordano gli ha negato la cittadinanza dopo che il passaporto giordano con cui è entrato in Italia è scaduto ormai da anni.

La sua presunta passata appartenenza a un’organizzazione dichiarata fuori legge da Israele e da numerosi Paesi arabi interromperebbe il suo percorso di ricostruzione di una vita civile, ma soprattutto metterebbe a rischio l’incolumità della sua persona, in qualsiasi Stato mediorientale.

Per questo motivo l’avvocato di Jihad, Maria Luisa D’Addabbo, presenterà la richiesta di asilo politico e verrà inviato un ricorso alla corte europea per i diritti umani di Strasburgo.



Jihad ha ampiamente pagato qualsiasi presunto debito con lo Stato Italiano, ora deve poter riprendere la sua vita di persona libera, lavorare e vivere nella sua abitazione insieme alla sua compagna.



Chiediamo:

la restituzione della piena libertà per Jihad Mohammad Issa subito;

l’immediato rilascio dal CPT di Ponte Galeria di Jihad Issa;

l’annullamento della sua espulsione;

la concessione dei documenti di riconoscimento, perché possa avere accesso ai suoi diritti di cittadinanza.

Per info, contatti e adesioni:

dirittoalfuturo@libero.it 06 57 30 51 32/29 33
Studio Legale studiolegaledaddabbo@virgilio.it




Associazioni:

Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese Circolo ARCI Agorà (Pisa)

Stefano Anastasia (presidente nazionale Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia - Antigone, Arci Ora d'Aria, Caritas, Beati Vincenziani, Libera, Papa Giovanni, Telefono Azzurro, Seac)

Associazione 100 idee per la pace

associazione culturale "Jenin" – Roma Associazione la Villetta per Cuba

Rodolfo Braschi (responsabile associazione Ottantanove)

Maurizio Brodini (CGIL Funzione Pubblica)

Carta

Luigi Ciotti (presidente di Libera)

Comitato “Per non dimenticare Chatila”

Giorgio Cremaschi (Segretario Nazionale FIOM–CGIL)

Andrea Genovali (presidente Associazione Puntocritico)

Patrizio Gonnella (presidente nazionale associazione Antigone)

Giovanni Franzoni (Comunità di base S.Paolo)

Francesca Kock (storica – casa Internazionale delle Donne)

Paola Lori (Donne in Nero di Grosseto)

Corrado Mercuriali, (Associazione Enzimi di pace)

Mariano Mingarelli (Presidente dell'Associazione di amicizia italo-palestinese)

Carlo Pona (Presidente Servizio Civile Internazionale)

Un Ponte per Chatila

Gualtiero Via (Rete Lilliput Bologna), a, Francesca Kock (storica – casa Internazionale delle Donne)

TENDA PER LA PACE – Brindisi

Giuristi:

Giuseppe Di Lello (Magistrato)

Luigi Ferrajoli (giurista)

Domenico Gallo (magistrato)

Fabio Marcelli (Associazione Giuristi democratici)



Esponenti istituzionali e del mondo culturale

Falco Accame (PdCI dipartimento Esteri)

Fiorentina Barbieri (insegnante Rebibbia)

Mauro Bulgarelli (deputato Verdi)

Carlo Cartocci (Dipartimento Esteri Prc)

Paolo Cento (deputato Verdi)

Giulietto Chiesa (deputato europeo)

Fioriello Cortiana (Senatore dei Verdi)

Elettra Deiana (Parlamentare Prc)

Massimo De Pascalis (provveditore DAP della Toscana, già direttore della Casa Circondariale di Rebibbia N.C.)

Nunzio D'Erme (consigliere al Comune di Roma indipendente)

Massimo Di Rienzo (già direttore della C.C. di Rebibbia N.C.)

Pietro Folena (indipendente Prc)

Marina Graziosi (sociologa)

Nuccio Novene (Senatore)

Valerio Jalongo (regista)

Luigi Malabarba (senatore PRC)

Luigi Manconi (garante detenuti Comune di Roma)

Ramon Mantovani (deputato PRC)

Francesco Martone (senatore indipendente PRC)

Ettore Masina ( Presidente del comitato per i diritti umani della Camera dei Deputati)

Demetrio Morabito (Vice Sindaco Sesto San Giovanni)

Luisa Morgantini (europarlamentare indipendente)

Luigi Nieri (assessore al bilancio della regione Lazio)

Mauro Palma (rappresentante italiano presso il Comitato europeo per la Prevenzione della Tortura)

Luciano Pettinari (deputato DS)

Radiodervish

Giovanni Russo Spena (deputato PRC)

Adriana Spera (consigliera al Comune di Roma PRC)

Fausto Sorini (Direzione Nazionale PRC)

Bruno Steri (Dipartimento Esteri Prc)





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