La Fallaci ideologa del DSSA?
di Sherif El Sebaie
La Fallaci ideologa del DSSA?
di Sherif El Sebaie
Nel settembre del 2004, e prima ancora della nascita dei servizi segreti paralleli attualmente indagati dalla Digos, un nostro redattore, seguito nel luglio di quest'anno dalla Islamic Anti Defamation League Italy, ne denuncia la pericolosa ideologia razzista ispirata ai libri della Fallaci.
Il 21/09/2004, sul mio vecchio blog, pubblicai un documento interno dell’organizzazione politica denominata "Destra Nazionale - Nuovo Msi", capeggiata da Gaetano Saya, commentandone brevemente l’inquietante contenuto, firmato in calce dallo stesso Saya, con tanto di timbro. Saya, per chi non lo sapesse, è il leader del servizio segreto parallelo "DSSA" (Dipartimento Studi Strategici Antiterrorismo) attualmente indagato dalla Digos. Il DSSA diventerà operativo in realtà solo dal 26 marzo 2004, essendo nato dopo l' "11 marzo spagnolo" con "finalità di monitoraggio e contrasto al terrorismo" . A spiegarlo era il sito internet della struttura (ora oscurato), ai cui vertici risultavano esserci sia Gaetano Saya che Riccardo Sindoca, fondatori, tra l'altro, dell'organizzazione politica di cui pubblicai il documento ed ex appartenenti, a loro dire, all'organizzazione Gladio.
Il DSSA era suddiviso in sei Divisioni, coordinate fra loro dai relativi Capi Divisioni (ex agenti e collaboratori dei servizi segreti), e ufficiali operativi dell'organizzazione Stay behind (Gladio), che sono stati operativi in Nord Africa e Medio Oriente durante la guerra fredda, e che, a loro dire, erano "perfettamente a conoscenza della strategia applicata dalle sette del terrorismo islamico", nonché da Consulenti di nazionalità estera inseriti nell'organico del Dipartimento. L'episodio e la struttura ricordano pericolosamente la P2. Saya si presenta infatti sul sito del suo "partito" con un nonno, Matteo Francesco Gesuino, che era presente alla marcia su Roma, una lunga carriera da militante di destra nonché come poliziotto, nel Sismi, nella Nato ed altro ancora. E, soprattutto, con un biglietto di «stima e solidarietà» di Licio Gelli. In effetti, Saya ha anche una carriera massonica consolidata alle spalle che lo porta al grado di "Maestro Venerabile".
Il documento pubblicato dal sottoscritto, nel settembre del 2004, si distingueva per il contenuto razzista ispirato alle idee della Fallaci, che vi è chiaramente menzionata. E, non a caso, Saya è stato rinviato a giudizio a novembre scorso per propaganda di idee fondate sulla superiorità e l'odio razziale, diffuse attraverso il sito Destranazionale.org. La IADL (Islamic Anti Defamation League) segnala, il 15 luglio di quest'anno, anche un blog sulla piattaforma del Cannocchiale che si rifà alle stesse idee e che risulta attualmente oscurato. Il processo, iniziato a maggio, è stato rinviato ad ottobre. Ora, Saya viene invece indagato per un’attività che viene riassunta in tre fasi. Scrive il gip che la DSSA “svolgeva indebitamente, sopralluoghi, ispezioni, pedinamenti, rilievi fotografici, ricerca di latitanti, di fatto sostituendosi o sovrapponendosi a organi di polizia giudiziaria e usurpandone le funzioni”. Quelli che andavano in missione controllavano macellerie islamiche o fotografavano gli immigrati sospetti alla stazione Termini di Roma. Per fare questo, "c’erano quattro poliziotti in servizio che si appropriavano indebitamente e divulgavano all’interno del Dipartimento notizie e dati riservati ottenuti consultando illegittimamente il centro dati del ministero dell’Interno, cui avevano accesso per ragioni del proprio ufficio". Infine, c’erano i soldi: ci pensavano Saya, Sindoca e altri tre che si impegnavano ad accreditare il Dipartimento presso istituzioni nazionali, sovranazionali ed estere (l’Unione Europea, la Nato, la Cia, lo Stato di Israele, Città del Vaticano) al fine di ottenere finanziamenti economici.
Nel dicembre del 2004, al comando regionale lombardo dei carabinieri arriva un dossier del «Dipartimento studi strategici antiterrorismo». Racconta di «un gruppo di terroristi di matrice islamica che hanno attenzionato il parco dell’Idroscalo di Milano per compiere atti terroristici al confinante aeroporto di Milano Linate». Nello stesso rapporto si parla di moschee clandestine nascoste nei sotterranei dell’hinterland milanese. Polizia e Arma cestinano, qualche giornale pubblica, perché dalle indagini degli uomini di Saya risulta che «Milano è nel mirino di Osama». Nello stesso rapporto, viene rivelata l’esistenza di una cellula estremista in un paesino vicino a Vigevano. Nel gennaio 2005 un bisettimanale locale spara in prima pagina: «Allarme terrorismo a Bià, nel mirino uno scantinato nei pressi di una macelleria nordafricana». Macelleria aperta ancora oggi. Mentre accadeva tutto questo, i giornalisti “autorevoli” dormivano fra quattro guanciali. E al posto di indagare e svelare non dico l’organigramma e i meccanismi di questa struttura, ma la sua pericolosa ideologia, stavano lì a rilanciare con titoli allarmanti l’ “imminente pericolo”, le “quinte colonne” e le “cellule dormienti”. Ora scopriamo che l’imminente pericolo, le quinte colonne e le cellule dormienti altro non sono che questi servizi segreti, polizieschi e militari paralleli che si sono infiltrati negli organi dello stato, che godevano presumibilmente di appoggi altolocati e finanziamenti privati e pubblici, che pedinavano e fotografavano ignari immigrati progettando, forse, di rapirli o di spararli. Scommetto che il 99% delle informazioni “riservate”, delle “fonti dei servizi” alla base delle inconsistenti indagini giornalistiche che denunciavano il pericolo islamico in agguato provenivano da queste dubbie strutture. Non dubbie solo perché illegali ma perché chiaramente ispirate ad un passato storico che non si distingue per brillantezza e a tesi xenofobe e di superiorità razziale.
Che la Fallaci venga menzionata in quel documento firmato da Saya non è affatto casuale. La Fallaci infatti è quella che si chiede, nell’articolo sulla “Rabbia e l’orgoglio” : “Perdio, signor cavaliere, perdio! Malgrado la paura della guerra, in ogni paese d'Europa è stato individuato e arrestato qualche complice di Usama Bin Laden. In Francia, in Germania, in Inghilterra, in Spagna... Ma in Italia dove le moschee di Milano e di Torino e di Roma traboccano di mascalzoni che inneggiano a Usama Bin Laden, di terroristi in attesa di far saltare in aria la Cupola di San Pietro, nessuno. Zero. Nulla. Nessuno. Mi spieghi, signor cavaliere: son così incapaci i Suoi poliziotti e carabinieri? Son così coglioni i Suoi servizi segreti? Son così scemi i Suoi funzionari? E son tutti stinchi di santo, tutti estranei a ciò che è successo e succede, i figli di Allah che ospitiamo? Oppure a fare le indagini giuste, a individuare e arrestare chi finoggi non avete individuato e arrestato, Lei teme di subire il solito ricatto razzista-razzista?”. Ora possiamo dire con certezza: Sì. Chi cerca a tutti i costi di “individuare ed arrestare” ignari immigrati accreditandoli come pericolosi terroristi e che vengono puntualmente prosciolti, chi imperversa sui giornali sbandierando inesistenti complotti e pericolose minacce, non può che essere “razzista - razzista” e ancora "razzista". Esattamente come la Fallaci, pericolosa ideologa ispiratrice di movimenti che sono tutt’altro che legali o tolleranti. Movimenti che rappresentano il vero pericolo che minaccia di incombere sulla libertà e sulla democrazia. Se l’Occidente deve svegliarsi, se l’Occidente deve volgere uno sguardo inquisitore da qualche parte, volga lo sguardo prima di tutto verso le serpi che ha da sempre allevato in seno e che in questo momento stanno pericolosamente rialzando la china.
2 luglio 2005
Sherif El Sebaie Blog: http://salamelik.blogspot.com Email: sceriffo@gmail.com
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