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[POST DINAMICO] RE-PLAZADOS
by IMC Sunday, Sep. 04, 2005 at 5:20 PM mail:

Post dedicato alla raccolta di informazioni, aggiornamenti, e approfondimenti

:: post dinamici - howto" ::

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....TROPPI GIORNI SONO PASSATI....
by teo_bulk Sunday, Sep. 04, 2005 at 5:41 PM mail:

.....IL TEMPO SCORRE LENTO.....

Sono ormai passati 7 giorni da quando 300 famiglie di desplazados hanno occupato circa 200 appartamenti, per rivendicare il diritto alla casa, alla salute e all'istruzione.
Sono ormai passati 7 giorni da quando polizia, robocop e esercito hanno circondato, militarizzato e transennato tutta l'area impedendo qualsiasi tipo di contatto con gli occupanti.
Giovedi 1 Settembre un mini-corteo spontaneo veniva disperso a manganellate.
Venerdi 2 Settembre un mediattivista veniva malmenato, allontanato e privato delle riprese appena girate.
Sabato 3 Settembre, dopo svariate assemblee e pressioni anche da parte di parlamentari, finalmente si riesce a far passare del cibo.
Domenica 4 Settembre la gabbia umana continua, il sig.Toro dirigente dell'operazione continua a mantenere i blocchi impedendoci di enrtrare.

teo_bulk

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NO ALLA PARTECIPAZIONE/FINANZIAZIONE EUROPEA NEL CONFLITTO COLOMBIANO!!!!
by tf. Sunday, Sep. 04, 2005 at 7:37 PM mail:

la unione europea continua impunemente senza che nessuno la fermi a finanziare con 200 milioni di euro all'anno l'assassino fascista uribe maledetto, e i suoi compagni di merdenda. la popolazione martoriata nel suo genocidio cerca con una dignita' e forza che non hanno pari, di andare a avanti. ci si chiede come?...riuscira' ad andare avanti in queste condizioni?. a me mi fa' incazzare che certi pagliacci che vengono anche chiamati sub comandanti, si entuisasmino con passamontagna e pipe in messico; e non si ricordino mai che, davvero, possiamo fare qualcosa da qui' per aiutare la colombia. e non mandando beneficenza, ma smettendo di igrassare le tasche di assassini ultrafscisti paramilitari pericolosissimi,e non solo per i colombiani, ma per anche tutti i paesi del continente. addirittura negli usa!!! che noi pensiamo siano tanto stupidi, ultimamente ci sono state forti discordie sulla rifinanziazione del plancolombia --- NELLA BEN PIU' FASCISTA EUROPA ---invecie, addirittura nemmmeno zapatero!!!!!!!!!!!!! sta' intervendendo a favore della gente e gli ideali di giustizia, e liberta nel paese del realismo magico. inoltre....guido piccoli, e' un ottimo e preparatissimo autore di testi sulla colombia, scrive sul manifesto, e' un buon scrittore; ma non ho mai letto una sola parola sui finanziamenti europei a proposito del tremendo conflitto colombiano. come mai cosi' tanta indifferenza sul fatto che con i "nostri soldi europei" si continua a finanziare la destra piu' fascista del sud america????????filo americanismo? pacifismo ad oltranza, difficolta' di intervenire in un dibattito molto intrigato e intrigante???? a mio parere, non ci possono essere giustificazioni. i soldi europei "i nostri soldi" non devono partecipare in quel conflitto.
per chi ha voglia di leggere in spagnolo seguono tre testi: 1)parla del prossimo 6 di settembre (tra 2 giorni) quando si riuniranno gli infami burocrati europei per rifinanziare il progetto neo nazista del presidente uribe; e le critiche di amnesty internacional 2) enorme novita' da parte del ministro pisanu, che parla recentemente dei rapporti tra 'ndrangeta e conflitto colombiano. sfortunatamente il ministro forzista non ha specificato le molto possibili relazioni tra il calabrese (di origine) salvatore mancuso capo dei paramilitari colombiani, dopo la scomparsa del dichiarato sionista carlos castano, e la mafia italiana. 3)la immediata risposta della destra colombiana alle critiche di amnesty int.
la nostra "sinistra radicale" nel parlamento europeo che fa' ???sta a guardare?? della colombia non si parla mai....e gia' gandhi c'azzecca poco con questo argomento (oppure no?) poi colombia vuol dire quasi sempre cocaina e non si fa' bella figura a parlare di queste cose....ma una pippata ogni tanto se la fa pure un santo non e' vero? anche "a sinistra"? massi' lasciamoli crepare nel loro brodo.....tanto, fa' piu' relazioni pubbliche parlare della solita palestina, ed ogni tanto, per dare sapore un po' piu' esotico, alla monotona quotidianita' europea: la foresta del lacadona, per carita'!!!!!fosse mai che a qualcuno interessasse menzionare un conflitto armato che dura da 50 anni, e uccide ogni giorno piu'quantita' di gente (militanti di sinistra) che in qualunque altro posto al mondo!!!!!; la difficolta' sta'proprio nel poter incominciare a fare qualcosa di buono, senza per questo necessariamente premiare tutte le pratiche di lotta condotte fino ad ora anche dalle forze armate rivoluzionarie.

Jueves, 1 de septiembre de 2005 - 19:13 GMT



Dura crítica de AI a Colombia

Marcelo Rissi
BBC Mundo


"Colombia: Los paramilitares en Medellín: ¿desmovilización o legalización?". En este nuevo informe, la organización de defensa de los derechos humanos Amnistía Internacional (AI) denunció lo que considera son "los gravísimos defectos de la estrategia de desmovilización del gobierno" colombiano.


El conflicto armado de Colombia ha cobrado la vida de al menos 70.000 personas en los últimos 20 años.
AI destacó que el conflicto armado de Colombia se ha cobrado la vida de al menos 70.000 personas en los últimos 20 años, la gran mayoría "civiles muertos fuera de combate".

Asimismo, más de tres millones de personas se han convertido en desplazados internos desde 1985.

Ley de Justicia y Paz

AI se centra en la Ley de Justicia y Paz, sancionada en julio pasado, y que debe regular la desmovilización de los grupos paramilitares y, en un futuro, de la guerrilla.

La agrupación de organizaciones paramilitares Autodefensas Unidas de Colombia se comprometieron a desmovilizar a sus combatientes antes de que terminara el año 2005.

Hasta el momento se sabe de la desmovilización de más de 8.000 paramilitares.

Pero AI advierte en el informe que los paramilitares son "responsables de al menos 2.300 homicidios y desapariciones desde que declararon su cese de hostilidades".

"La ley es una burla a la justicia y a la paz", dijo a BBC Mundo Adriana Arboleda Betancur, abogada y defensora de derechos humanos de Medellín, Colombia.

El gobierno colombiano pretende "que no lo equiparen con lo sucedido en Sudamérica con las leyes de punto final, aunque en el fondo busca crear un ambiente de legalidad a la situación de impunidad absoluta que se les ofrece a los paramilitares", agregó.

Paramilitarismo "reciclado"


"El experimento de Medellín ha sido un fracaso", aseguró Pollack.

El informe de AI destaca también la desmovilización del grupo paramilitar Bloque Cacique Nutibara de Medellín, iniciada en noviembre de 2003.

"El experimento de Medellín ha sido un fracaso" sentenció su autor Marcelo Pollack.

Los paramilitares actualmente "encubren sus actividades fingiendo ser miembros de empresas privadas de seguridad o actuando como informantes para las fuerzas de seguridad", explicó a BBC Mundo.

En Medellín "la seguridad de la población civil depende de los antojos de los jefes paramilitares", señaló.

"La única respuesta a cualquier intento de cuestionar ese control es la violencia", añadió.

Por lo tanto, la Ley de Justicia y Paz sólo estaría consolidando y legalizando al paramilitarismo, denuncia AI, al ofrecer "grandes beneficios a muchos de los peores violadores de los derechos humanos sin pedir casi nada a cambio, es un engaño de grandes proporciones", sostuvo Marcelo Pollak.

Según el investigador de AI para Colombia, el paramilitarismo se ha reinventado al amparo de esta ley, que apoya su estrategia de "mantener y legalizar su control económico, social y político".

El resultado sería "el resurgimiento del paramilitarismo detrás de una fachada de paz".

Buscando apoyo internacional


Según el investigador de AI, el paramilitarismo se ha reinventado al amparo de esta ley.

"El gobierno colombiano intenta convencer a todos que ésta ley resolverá la crisis de derechos humanos de Colombia", señaló Pollack.

Precisamente el próximo 6 de septiembre los ministros de asuntos exteriores de la Unión Europea (UE) decidirán su posición sobre la ley.

El autor del documento espera que se rechace el apoyo, ya que "no se puede dar seguimiento a una ley que es totalmente injusta".

En Colombia no estaría dado un marco jurídico conforme a las normas internacionales sobre el derecho de las víctimas a la verdad, la justicia y la reparación, sostiene AI.

Por lo tanto la UE "no puede salir con ningún apoyo político o económico", explicó Pollack.

También las Naciones Unidas y la Comisión Interamericana de Derechos Humanos se han pronunciado contrarios a la legislación colombiana en este contexto.

Decepciona la "ambigüedad del gobierno español", sostiene Giulia Tamayo, de AI, considerando el peso de España en la decisión que adopte la UE.

La defensora de los DD.HH Adriana Arboleda Betancur teme que la falta de "exigencia (del presidente del gobierno español José Luis Rodríguez Zapatero) al gobierno colombiano" demuestra que priman las relaciones económicas.

"El gobierno español sigue apoyando militarmente a Colombia, esperábamos que tuviera una posición más cercana a la defensa de los derechos humanos", añadió.

"Impunidad"


La AI asegura que en Colombia no hay un marco jurídico sobre el derecho de las víctimas a la verdad, la justicia y la reparación.

AI reconoce que hay una realidad política, aunque exige "que se respeten ciertos mínimos para asegurarse que no repetirán las violaciones de derechos humanos", explicó Pollack.

"En Colombia ni siquiera estamos cediendo un poquito de impunidad, estamos ante la negación absoluta de los pactos y tratados internacionales de derechos humanos a los que tienen derecho las víctimas", agregó la abogada Arboleda Betancur.

La letrada espera que la comunidad internacional "exija que se desmonte la ley, que se juzgue a los responsables de crímenes atroces, y que se desmonte el paramilitarismo como política del Estado".

Pollack hace un análisis más sobrio y teme que la UE acabe dando su visto bueno a las medidas de Uribe.

Si ésto permite efectivamente que se consoliden los paramilitares, vaticina que "los grandes olvidados serán las víctimas que continuarán viviendo el terror y la injusticia".



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Sigue fortaleciéndose el puente de la sociedad civil entre Colombia y Europa
por Cristiano Morsolin Wednesday, Aug. 31, 2005 at 11:52 AM


En estos últimos tiempos se está fortaleciendo el puente de la sociedad civil entre Colombia y Europa para exigir el respecto de los derechos humanos.

En respuesta de la excepción de inconstitucionalidad de la ley de 'Justicia y Paz' presentada en Bogotá por el' Movimiento de Víctimas de Crímenes del Estado', un grupo de 150 ONGs y organizaciones sociales de EUROPA han firmado una carta abierta para presionar a la Unión Europea para que no apoye el proceso de desmovilización de los grupos paramilitares con relación a la ley antes mencionada, ya que en el Parlamento Europeo y en el Consejo de Ministros UE tendrá un específico debate el próximo 6 de septiembre.

El Movimiento de Víctimas de Crímenes de Estado solicita excepción de inconstitucionalidad de la ley de "Justicia y Paz"

El martes 9 de agosto, el Movimiento de Víctimas de Crímenes de Estado, recientemente constituido, ha entregado al Vicepresidente Francisco Santos, un derecho de petición donde se le solicita aplique la excepción de inconstitucionalidad de la ley No. 975 de 2005, y por ende no conforme la Comisión Nacional de Reparación y Reconciliación, prevista en el artículo 50 de dicha ley.

Para los miembros del Movimiento de Víctimas, esta Comisión carece de legitimidad y su conformación significaría una nueva violación a la dignidad de las víctimas y su derecho a la participación. Como lo han mencionado en varias oportunidades públicamente, la mencionada ley desconoce los estándares internacionales de los Derechos Humanos y del Derecho Internacional Humanitario, y principios fundamentales de la Constitución Política de Colombia.

Por el contrario, 'es de facto, una ley de impunidad que posibilita a los victimarios seguir encubriendo tanto las circunstancias de modo, tiempo, lugar, como a los determinadores de los crímenes que cometieron, impide también, que los victimarios reciban el castigo proporcional a los delitos cometidos, que las víctimas participen en la toma de decisión de los procedimientos para la reparación integral...', asegurando así la consolidación paramilitar en todos los campos.

Este es el quinto Derecho de Petición que los representantes del Movimiento de Víctimas han realizado desde el año pasado. El primero, enviado el 1 de julio de 2004, solicita información sobre el estado de 2,137 casos de crímenes de lesa humanidad debidamente enunciados y detallados- cuyos presuntos autores son los jefes paramilitares Hernán Giraldo, Diego Fernando Bejarano, Salvatore Mancuso Gómez, José Vicente Castaño, Rodrigo Tovar Pupo, Iván Roberto Duque, Hernán Hernández, José Miguel Arroyave Ruiz, Lorenzo González Quinchía y Carlos Castaño. El segundo, remitido el 28 de julio del mismo año, solicita información y apertura de investigación de otros 143 casos de 'desaparición forzada'; y el tercero, emitido el 1 de octubre de 2004 pide la investigación de los homicidios que estarían cometiendo presuntamente los jefes paramilitares concentrados en la llamada 'zona de ubicación' de Santa Fe de Ralito, y de los cuales, daban cuenta las grabaciones magnetofónicas trascritas por la revista Semana (edición del
27 de septiembre al 4 de octubre de 2004) en las que el Alto Comisionado para la Paz habla de tales hechos con los voceros de los grupos paramilitares.

El penúltimo, dirigido al nuevo Fiscal de la Nación, Mario Iguarán, además de solicitarle la excepción de inconstitucionalidad de la ley, le pide que haga efectiva la posibilidad de que las víctimas de los casos reseñados por el movimiento, se constituyan en parte civil en el procedimiento que adelanta la Fiscalía en el marco de la ley de 'justicia y Paz', haciendo uso del derecho de las mismas a la verdad con fundamento en la jurisprudencia de la Corte Constitucional.

El Movimiento de Víctimas de Crímenes de Lesa Humanidad se materializó durante la clausura del Segundo Encuentro Nacional de Víctimas, realizado en Bogotá el pasado 23, 24 y 25 de junio, fecha en la cual, más de mil representantes de todo el país se dieron cita con el ánimo de evaluar y definir estrategias jurídicas y políticas dentro y fuera del país para buscar la derogatoria de la recién aprobada ley de 'Justicia y Paz', conformar una Comisión Internacional de Observación del proceso de avance del paramilitarismo en Colombia, entre otras cosas.

Comentarios de la sociedad civil colombiana

Sobre este desacuerdo de la sociedad civil colombiana presentamos el comentario de Alirio Uribe Muñoz y Diana Teresa Sierra Gómez del 'Colectivo de Abogados Restrepo':

'En el marco de la Política de Seguridad Democrática de Alvaro Uribe Vélez, se ha mantenido un ataque sistemático y generalizado contra la población civil, los sectores indígenas, sociales y de derechos humanos. Se hace evidente la militarización de las regiones donde estratégicamente se desarrollan megaproyectos y la expansión de las multinacionales, favoreciendo intereses privados nacionales y de inversores extranjeros. El Plan Colombia y el Plan Patriota vienen acrecentando la fuerte presencia militar de los Estados Unidos en nuestro territorio con el fin de resguardar sus intereses. Frente a este punto, vale la pena recordar que dicho país tiene un Acuerdo de Inmunidad firmado con Colombia para no permitir que sus ciudadanos responsables de crímenes de competencia de la Corte Penal Internacional sean llevados ante dicha instancia internacional.

En Colombia la administración de justicia es casi inexistente frente a los crímenes de lesa humanidad. Por el contrario, la justicia colombiana ha cumplido y cumple un papel muy importante a la hora de esconder la responsabilidad directa e indirecta del Estado en la gran mayoría de graves violaciones a los derechos humanos e infracciones al derecho internacional humanitario; al igual que los móviles y verdaderos intereses que se entretejen a su alrededor. Ello se debe a que no investiga, ni juzga, ni sanciona a los responsables de su comisión y por el contrario les absuelve o les beneficia, como se viene haciendo con los desmovilizados y como se pretende hacer con las prerrogativas que contienen los Proyectos de Ley que se adelantan actualmente en el Congreso de la República, proyectos dirigidos a los comandantes de las Autodefensas Unidas de Colombia (AUC), incluyendo reconocidos narcotraficantes, en el marco de las negociaciones que se adelantan con dicho grupo en Santa Fé de Ralito. Este proceso de diálogo compromete la responsabilidad política y penal del gobierno y de sus funcionarios de acuerdo con el Derecho Internacional de los Derechos Humanos y con el Derecho Penal Internacional.

Primero, porque no se reconoce al Estado como creador del paramilitarismo en el país y precursor de la connivencia entre las autoridades civiles y militares y los miembros de dichos grupos. Segundo, porque no existe un antagonismo político y económico entre el gobierno nacional y los grupos paramilitares, como se supone en la frase que dice 'la paz se hace entre enemigos y no entre amigos'. Tercero, porque con su política de sometimiento de la población civil al conflicto a través de los programas de soldados campesinos, la red de informantes y cooperantes y la multiplicidad de empresas de seguridad privadas, se está realizando una reconversión de las estructuras paramilitares que puedan sustituir las existentes entrando a un nuevo modelo de Estado Paramilitar. Cuarto, porque los paramilitares no cumplieron el cese al fuego que propusieron desde el 2003 y ni el Estado ni el designado Jefe de la Misión por la Secretaría General de la Organización de Estados Americanos (OEA), hicieron nada para lograr que se cumpliera, de modo que solamente durante el 2003 se cometieron 1243 ejecuciones extrajudiciales, 139 desapariciones forzadas, 115 torturas, masacres y otras acciones en contra de los colombianos. Quinto, porque el papel de las víctimas ha sido completamente borrado de estos espacios al negárseles categóricamente sus derechos a la verdad, la justicia y la reparación.

La sociedad civil en su conjunto, los organismos internacionales de la ONU, de la OEA, y las ONG internacionales, han demandado al gobierno el desmonte de los grupos paramilitares debido a que con este proceso no se está garantizando dicho desmonte, sino un proceso de impunidad sin verdad (sin confesiones plenas), sin justicia, sin devolución de los secuestrados y desaparecidos, sin devolución de los bienes fruto de sus crímenes y de sus actividades de narcotráfico. De ahí que para el país las páginas enviadas por el Fiscal de la CPI Luis Moreno Ocampo, sean sólo una advertencia de que los ojos del mundo están puestos sobre esta negociación, que es apenas el inicio de un proceso que puede llevar a abrir el caso Colombia en el seno de la CPI por los innumerables crímenes de lesa humanidad que se siguen cometiendo en el país con absoluta impunidad. De igual manera es un llamado para que las víctimas y todos los que luchamos contra la impunidad denunciemos los crímenes, los responsables (sean personas particulares o servidores públicos), los móviles y las políticas que los amparan y pretenden dejarlos en la impunidad. Este es un espacio que hoy tenemos que aprovechar para alzar nuestras voces, para decir lo que realmente está sucediendo' concluyen los representantes de la organización colombiana afiliada a la Federación Internacional de derechos humano FIDH (http://www.fidh.org/ ).

Lilia Solano, Directora de 'Proyecto Justicia y Vida' denuncia que 'la impunidad pasó de estar cantada a ser legitimada por la llamada ley de 'justicia y paz'. Los voceros del paramilitarismo han anunciado que al menos que la ley se ajuste a sus exigencias, van a prender el ventilador que expondría públicamente los nombres de miembros del gobierno; muchos congresistas, hacendados, políticos que controlan las regiones y militares, sin contar el juego de empresas transnacionales. Este proyecto que el Congreso está a punto de convertir en ley, pretende borrar olímpicamente de la memoria del país que el Estado ha creado grupos de mercenarios y ha promovido acciones terroristas.

Se quiere borrar la responsabilidad estatal por la práctica de la 'guerra sucia'; guerra que además de usar grupos paramilitares, creó estructuras encubiertas dentro de las fuerzas militares que llevaron a cabo toda clase de aberraciones de forma sistemática y generalizada. Es decir que estas prácticas no sólo están enfocadas a ciertas personas sino que golpea a algunos sectores selectivamente para producir efectos que se extienden a la sociedad en general. Esto no se puede lograr de no ser por la participación del Estado a sus más altos niveles. En este proyecto de ley que pretende sacar adelante el gobierno, lógicamente no se está considerando la responsabilidad del terrorismo estatal ni las flagrantes violaciones de los derechos humanos del Estado. Por el contrario, se siguen justificando estas violaciones a nombre de la llamada política de 'Seguridad Democrática' cuyas prácticas están en contravía de los más elementales preceptos de la dignidad humana'.

La respuesta de la sociedad civil europea

El próximo 6 de septiembre, la UE decidirá si apoya el pretendido proceso de desmovilización de los grupos paramilitares. En diciembre del 2004, la UE se comprometió a apoyarlo sólo si fuera regulado por un marco legal acorde con el derecho internacional y si los grupos paramilitares respetaban el cese de hostilidades. Sin embargo, la recién aprobada ley de 'justicia y paz' no cumple con los estándares internacionales requeridos y los paramilitares persisten en incumplir con el cese de hostilidades pactado con el Gobierno.

Mas de 150 organizaciones sociales y de derechos humanos de Alemania, España, Italia, Bélgica, Francia, Holanda, Suiza, Gran Bretaña, han firmado una carta abierta (la lista completa se encuentra en: http://www.kolko.net/ ) para presionar la Unión Europea para que no apoye el proceso de desmovilización de los grupos paramilitares con relación a la ley antes mencionada, que ya fue anteriormente criticada por la Oficina en Colombia del Alto Comisionado de las Naciones Unidas para los Derechos Humanos y por varios diarios de la prensa internacional como New York Times, The Guardián, El País.

En la carta abierta se subraya que 'el marco legal compuesto por la ley de 'justicia y paz' y los decretos 128 y 2767 no garantiza los derechos de las víctimas a la verdad, la justicia y la reparación. Así, el proceso de desmovilización contraviene las normas del derecho internacional y obstruye el camino para un genuino proceso de esclarecimiento de graves crímenes y reconciliación que contribuya al establecimiento de una paz duradera en Colombia.

En la medida en que el marco legal establecido no contiene reglamentación que garantice el efectivo desmantelamiento de las estructuras paramilitares, difícilmente el diálogo y las negociaciones entre los grupos paramilitares contribuirán a la paz. En cambio, la impunidad que permite cada vez más podría dar lugar a que los grupos paramilitares se reciclen y legalicen.

La ley de 'justicia y paz' y el decreto 128 refuerzan la impunidad que ha imperado durante las últimas décadas, pues los mecanismos de investigación y las sanciones que prevén no son ni apropiados ni suficientes.

A pesar de que esas normas deberían revertir los desplazamientos forzados de aproximadamente tres millones de personas y la expropiación de sus tierras, muchos paramilitares (autores de miles de crímenes) conservarían las propiedades usurpadas. Además, en virtud del decreto 2767, los paramilitares que se acrediten como desmovilizados recibirían beneficios económicos equivalentes a 40 veces la ayuda que el Gobierno destina para las familias desplazadas.

Por lo tanto, las organizaciones firmantes exigen a la UE y a sus Estados miembros que no apoyen política ni económicamente el proceso de desmovilización de los grupos paramilitares en las condiciones en que se presenta actualmente.

Solicitamos a la UE y a sus Estados Miembros que exijan al Gobierno colombiano que garantice el efectivo desmantelamiento de las estructuras paramilitares y los derechos de las víctimas a la verdad, la justicia y la reparación. Pedimos a la UE que haga valer toda su influencia para evitar que a través de la ley de 'justicia y paz' y los decretos 128 y 2767 queden impunes graves violaciones de los derechos humanos, crímenes de lesa humanidad y crímenes de guerra. Las recomendaciones de la Oficina en Colombia de la Alta Comisionada de NNUU para los Derechos Humanos y de la Comisión Interamericana de Derechos Humanos proporcionan un marco adecuado para el cumplimiento de los estándares internacionales.

Es fundamental no apoyar el actual proceso de desmovilización a través del monitoreo del mismo o de proyectos de cooperación, para no aplazar la búsqueda de la verdad de los graves hechos ocurridos en Colombia, durante las últimas décadas, ni legitimar la impunidad. La efectiva desmovilización de los grupos paramilitares es un requisito necesario para una solución pacífica del conflicto colombiano. Sin embargo, esa desmovilización debe orientarse hacia el total desmantelamiento de las estructuras paramilitares y debe formar parte de una estrategia de paz integral. Sólo bajo esas condiciones y garantizando los derechos a la verdad, la justicia y la reparación, el proceso de desmovilización paramilitar podría convertirse en un aporte para la paz' concluye el documento de la sociedad civil europea.

Seminarios y movilizaciones en EUROPA

La carta abierta de la sociedad civil europea se relaciona con algunos seminarios y eventos organizados en España, Italia y Portugal para alimentar la movilización con respecto a la violación sistemática de los derechos humanos en Colombia.

'Territorio, Vida y Seguridad Humana frente a Planes Económicos y Militares - Resistencias sociales, deuda ecológica y alternativas a la impunidad y la globalización neoliberal en América' fue el título del seminario internacional realizado del 8 al 11 de junio en Madrid, convocado por Red de Alternativas a la Impunidad y a la Globalización Neoliberal (varios países de América Latina, principalmente); Comunidades de Autodeterminación, Vida, Dignidad del Cacarica - CAVIDA (Colombia); Consejo Comunitario de Jiguamiandó y familias de Curvaradó (Colombia); Comisión Intereclesial de Justicia y Paz (Colombia).

Héctor Arenas, destacado periodista del semanario 'Desde Abajo' de Bogotá enfatiza que 'la reunión fue un espacio de memoria creadora en el que se destacó la excepcional calidad de las ideas, informes y propuestas presentadas junto a la sorprendente concurrencia de organizaciones y movimientos que en Europa laboran a favor de la verdad, del fin de la impunidad y la lucha por el respeto verdadero integral a los derechos humanos y la participación de una asombrosa diversidad decomunidades que en América Latina resisten el destierro y el exterminio ordenado por los planes económicos multinacionales sobre la región. La nutrida asistencia al Seminario mostró el interés creciente por lo que acontece en Colombia y en América Latina por parte del amplio tejido de organizaciones y personas que laboran en Europa en favor del respeto a la vida y su dignidad'.

Padre Javier Giraldo, famoso Jesuita Presidente de la ONG eclesial 'Justicia y Paz' de Colombia (cesantemente amenazado por su compromiso firme por la paz y la verdad) analiza la perspectiva global de este seminario internacional: 'desde el mundo de la exclusión y su autoritarismo nos pretenden imponer los conceptos y planes de la globalización neoliberal y de la impunidad de crímenes de lesa humanidad. Este seminario busca señalarlos certera y modestamente, de lo general a lo concreto, para hablar con autoridad desde las víctimas, que es también el lugar de muchas de las resistencias sociales que hoy enfrentan desafíos como el Plan Puebla Panamá y otras proyecciones dominantes, que descomponen a los pueblos y que atentan contra la vida, el territorio colectivo, las aspiraciones de seguridad humana y dignidad de millones de personas, especialmente de las comunidades que han sido azotadas por la militarización y paramilitarización al servicio de intereses hegemónicos y de multinacionales, como se patenta hoy en el laboratorio de la guerra neoliberal en Colombia.

Colombia fue admitida como observadora en el Plan Puebla Panamá, para extender proyectos relacionados con la explotación de recursos y el establecimiento de infraestructuras como puertos, el Sistema de Interconexión Eléctrica, el trazado de un gaseoducto desde Venezuela hasta Centroamérica, así como la finalización de la Carretera Panamericana, que destruye no sólo la región del Darién colombiano y panameño, sino que amenaza otras zonas únicas por su biodiversidad y riqueza. En ellas viven desde hace siglos y décadas, comunidades que han sido objeto de salvajes estrategias militares de arrasamiento a través de grupos paramilitares y de otras expresiones autoritarias, que han expulsado de su territorio a cientos de miles de pobladores afro descendientes, indígenas y campesinos mestizos. Se vienen poniendo en marcha esos planes por mercenarios, ejércitos y capitales asociados, que ejecutan y escoltan la siembra de la palma aceitera, la extracción de los recursos forestales y el saqueo de especies vegetales y animales, dentro de una descomunal destrucción de la vida humana y de la naturaleza, en esta reserva singular en el mundo, declarada por la UNESCO como Patrimonio de la Humanidad y designado como Reserva de la Biosfera.

Como segunda cuestión el seminario internacional ha analizado 'La Cartografía de la Esperanza'… La frontera entre Panamá y Colombia, esa esquina de América, es hoy lugar de espantosas realidades de muerte, al tiempo que de esperanza frente a: los planes económicos y militares, a los grupos paramilitares y la impunidad, al saqueo y la expoliación, a los programas de rehegemonización de poderes políticos y económicos que desconocen acumulados del derecho internacional más progresista, frente a todo esto, las comunidades y organizaciones de esa región y muchas otras desde La Florida hasta Argentina, a lo largo del continente, se vienen reuniendo mediante encuentros internacionales y articulando redes y propuestas alternativas durante estos últimos años, para unirse y acordar gritos de resistencia de cara a esos planes que buscan comerciar con la vida, el territorio y nuestras posibilidades de futuro convirtiendo absolutamente todo en una mercancía.

En las comunidades del Cacarica, Jiguamiandó y Curvaradó, departamento del Chocó, y otras propuestas hermanas en la región de Urabá (Colombia), se desarrolla por afro descendientes de aquellas cuencas y por las poblaciones indígenas, campesinas y los y las acompañantes defensoras y defensores de los derechos humanos y de los pueblos, una amplia propuesta de afirmación del derecho a la vida y al territorio. Esa propuesta es plural, pero busca su coherencia ética y política, para socializarla frente a las ofensivas y estrategias que pretenden imponer tales planes de infraestructura y comercio. El exterminio tras las obras de infraestructura y los proyectos económicos representan no sólo el aniquilamiento de esas comunidades, la negación de su derecho a la existencia y a la identidad sociocultural, sino que mina las bases más costosas de la conciencia humana: crímenes de verdadero genocidio se suman a la destrucción ambiental irreversible, y a la consumación de la impunidad de los autores materiales se suma la inmunidad de sus beneficiarios.

Es ya inobjetable lo que sangra. Estas comunidades de esta esquina de Colombia y América han sido atacadas sin tregua desde 1997. Pero también han sido acompañadas por decenas de organizaciones del continente, como el MST de Brasil, el pueblo Mapuche de Chile, Madres y Abuelas de la Plaza de Mayo de Argentina (línea fundadora); hay apoyos de entidades humanitarias, de gente solidaria, religiosas y religiosos, de académicos y activistas de los derechos humanos, de militantes de los movimientos sociales, etc. Han integrado en medio de la guerra y la voracidad neoliberal una red de alternativas. Oponiéndose así a los intereses puramente económicos, para ser humanos y humanas en otro escenario que sea la voz y las propuestas de vida de los desposeídos y perseguidos en el continente.

Las organizaciones que reivindican su derecho al territorio, a la vida y a la seguridad humana, que creen en la cooperación como solidaridad para la justicia, que en suma luchan por los derechos humanos y el desarrollo de los pueblos, buscan fortalecer la sensibilización y los lazos de apoyo en el ámbito europeo, y específicamente español, para actuar removiendo las desventajas frente a las políticas del despojo.

Las comunidades de Cacarica, Jiguamiandó y Curvaradó, la Comisión de Justicia y Paz, de Colombia, junto con la Red de Alternativas a la Impunidad y la Globalización, decidieron en el V Encuentro Internacional (Hacia un mundo posible - Construyendo alternativas al Plan Puebla Panamá y el TLC, por la Defensa de la Vida, la Biodiversidad y el Territorio de la Humanidad, en Cacarica, diciembre de 2004), convocar a un SEMINARIO INTERNACIONAL: Territorio, Vida y Seguridad Humana frente a planes económicos y militares. Resistencias sociales, deuda ecológica y alternativas a la impunidad y la globalización', concluye el destacado jesuita director del Banco de Datos sobre violencia política en Colombia 'Noche y Niebla' (http://www.nocheyniebla.org/ ).

Siempre en Madrid el 20 y 21 de junio se ha realizado el seminario 'UE-España-Colombia: Propuestas para la paz y los derechos humanos', coordinado por el Grupo SUR, Centro de Investigación para la paz CIP e Instituto Complutense de Estudios Internacionales ICIEI, con la participación del candidato presidencial colombiano Senador Carlos Gaviria. En las conclusiones Lourdes Castro, Presidenta del Grupo Sur, recuerda que 'la Unión Europea no conoce suficientemente que es el paramilitarismo en Colombia. No hay que olvidar el origen del paramilitarismo y él vinculo entre paramilitares y Fuerza Armadas, que exige por parte del Estado el desmantelamiento de las estructuras, una depuración ideológica de la doctrina militar y una depuración de las fuerzas armadas. La ley de 'Justicia y Paz' esta diseñada para beneficiar con la impunidad a los cabecillas, pero el decreto que rige actualmente las desmovilizaciones esta permitiendo el 'reciclaje legal' de las estructuras paramilitares'.

David Listar, Coordinador del Observatorio de la Deuda en la Globalización de Barcelona (http://www.observatorideute.org/ ), quién, al regresar de un viaje a Bogotá y la Costa Atlántica, ofreció una esclarecedora entrevista a Héctor Arenas sobre las relaciones España -Colombia, pocos días antes de la visita presidencial a España de julio.

'Lo que más me ha impresionado - señalo David Listar - ha sido la atmósfera de terror. No es fácil contemplar un país con un trato humano tan cálido y asombrosa belleza natural, tan militarizado y con la gente tan amedrentada. Subleva conocer las dificultades extremas con las que tienen que moverse los ambientalistas y los defensores de derecho humanos para realizar su labor y palpar de cerca una realidad tenebrosa en el norte de Colombia en donde en los últimos meses se han cometido mas de 300 asesinatos que no han sido reportados por ser parte de un despliegue de control paramilitar'.

'En un escenario global de crisis energética, se produce una presión de las empresas transnacionales de este sector por ubicar y apropiar los últimos yacimientos en el mundo. En un lugar de conflicto las multinacionales adoptan nuevas estrategias. La 'Seguridad' se convierte en una obsesión, sin la 'Seguridad' de corto plazo requerida para recuperar inversión y garantizar rápidos y cuantiosos dividendos es imposible actuar.'

'En Colombia, mas del 56% del sector energético está en manos de multinacionales españolas: Unión FENOSA cubre la Costa Atlántica y en Bogotá funciona Endesa; Electro caribe, Electro norte, Engesa, pertenecen a estas empresas españolas. La expansión de las empresas de energía y de agua - Aguas de Barcelona- en América Latina en los noventa se hace de la mano de los Bancos: SCH y BBVA. Estos facilitan los mecanismos financieros que les permiten aprovechar la oleada privatizadora que discurre en medio de la corrupción. En la primera mitad de los noventa se privatizaron los monopolios públicos españoles beneficiando a gente muy cercana a los dos partidos: PSOE y PP. De allí vienen Villalonga, Rodrigo Rato... Privatización y Corrupción avanzaron y avanzan unidas con una burguesía de tradición muy rentista. Repsol, por ejemplo, es una petrolera de un país sin petróleo, una empresa enana que se come a un gigante como YPF en Argentina a precios increíblemente bajos. Una Comisión independiente señaló que el precio de venta de YPF fue un 10% de su valor real en el mercado. Eso solo lo puedes lograr, como sucedió en toda América Latina, con presión del FMI forzando las privatizaciones y una corrupción sin limites' - concluye el activista catalano.

Se han organizados actividades también en Portugal...

Andrea Regelmann, miembro del equipo de Colombia del Instituto por la Paz Global IGF de Tamera (Portugal) ha declarado que 'dos habitantes de la Aldea de Paz San José de Apartado en Colombia han visitado la Universidad de Verano de Tamera en Julio de 2005. Quien ha oído a esa gente, quien los ha visto y ha reído y llorado con ellos, no puede permitir que pronto puedan formar parte de las víctimas. Con publicidad internacional podría surgir un primer anillo de protección. Entonces tendríamos tiempo para desarrollar una visión común para una aldea solar de paz global. El miembro del Bundestag alemán y portador del premio Nóbel alternativo de paz Herman Scheer y la organización Eurosolar han anunciado aceptar el patronato para ello.

Del 21 al 26 de Septiembre de 2005 los habitantes de San José han invitado a huéspedes internacionales a una 'fiesta de la vida', para juntos hacer honor a los muertos y para entonces mirar a la visión de una aldea-modelo de paz, una semilla de esperanza para Colombia. El IGF enviará a tres colaboradoras para este encuentro'.

En Italia esta programado el III Foro Internacional Colombia Vive!, que se realizará en la ciudad de Cascina el 17-18 de septiembre. La secretaria de la Red Italiana de Solidaridad con las Comunidades de Paz del Chocó y Urabá en Colombia (que esta conformada por varios gobiernos regionales de Umbría y Toscana, por Municipios importantes como Roma y Narni, entre otros) Carla Mariani explica que 'el Foro estará dedicado a profundizar el tema de la protección de los procesos de resistencia civil en Colombia (en particular modo las comunidades de paz y de resistencia civil), en la perspectiva de concertar tanto con los representantes colombianos como las organizaciones italianas y europeas participantes, líneas generales de acción que califiquen en términos de eficacia los esfuerzos que colectiva e individualmente estas organizaciones realizan y/o podrían realizar en esta materia'.

Posición del Observatorio Mundial por la protección de defensores de derechos humanos

En ocasión de la 93ª Sesión de la Conferencia Internacional del Trabajo OIT (Ginebra, 13.06.2005) Mariana Duarte del secretariado internacional de Ginebra del Observatorio Mundial por la protección de defensores de derechos humanos OMCT (http://www.omct.org/ ) ha declarado que: 'la OMCT está particularmente preocupada por la situación de los líderes sindicales y sus familias en Colombia, donde la lucha por los derechos de los trabajadores y los campesinos es frecuentemente asimilada con una actividad subversiva, bajo el pretexto de la existencia de grupos guerrilleros izquierdistas. Sólo en 2004 [1], la OMCT registró cerca de 25 asesinatos de sindicalistas, mientras que sólo fue pronunciada una condena. [2] Los líderes sindicales en Colombia son, cada vez más, objeto de amenazas de muerte por parte de grupos paramilitares (amenazas que a menudo se convierten en asesinatos), y de arrestos arbitrarios por parte del Departamento Administrativo de Seguridad (DAS). En las semanas recientes, la OMCT fue informada de los arrestos de dos sindicalistas: el Sr. Hernando Hernández Tapasco, del Departamento de Derechos Humanos de FENSUAGRO (Federación Nacional Sindical Unitaria Agropecuaria), ocurrida el 1° de junio de 2005, y el Sr. Javier Dorado, afiliado a SIMANA (Sindicato del Magisterio de Nariño), ocurrida el 26 de mayo de 2005. Ambos están acusados de rebelión. En un informe publicado con ocasión de esta Conferencia (titulado Colombia: El Aniquilamiento del Sindicalismo por la Norma y la Práctica), tres federaciones sindicales colombianas (CUT, CGT y CTC) [3] anunciaron la existencia de un plan de liquidación del movimiento obrero, bajo la mirada cómplice del Estado. La existencia de este plan, dirigido contra los opositores políticos, ya ha sido denunciada en el pasado. A pesar de advertencias bien documentadas, la comunidad internacional no se ha movilizado para impedir la ejecución y las desapariciones forzadas de los opositores políticos.

La OMCT espera que la decisión de la OIT, en el sentido de enviar una delegación de alto nivel a Colombia, sea un signo de voluntad política renovada por parte de la comunidad internacional, para poner fin al actual hostigamiento de los líderes sindicales en Colombia, y para evitar los peores presagios en cuanto a su destino. La OMCT se suma a las federaciones antes mencionadas, con la esperanza de que haya en el futuro una acción global conjunta entre el Alto Comisionado para los Derechos Humanos y la OIT, con le fin de lograr ese objetivo'.

Mafia italiana lidera grupo armado Colombiano

El puente de la sociedad civil entre Europa y Colombia tiene que activarse transformando también la indignación en propuestas políticas para enfrentar la problemática del narcotráfico como elemento dinamizador del conflicto.

"Uno de los mayores grupos de la mafia italiana lidera un grupo armado en Colombia para asegurar el paso de la cocaína a Europa", informó el jueves 9 de junio del 2005 el Ministro del Interior de Italia Giuseppe Pisanu.

Pisanu dijo que el grupo no identificado es liderado por un "representante" de la 'Ndrangheta, una organización criminal familiar con sede en las afueras de Calabria, de la que dijo se habría convertido en una de las más peligrosas en el sur de Italia. "Nuestra policía identificó a un grupo (...) en Colombia liderado por un representante de la 'Ndrangheta", dijo a periodistas. Pisanu explicó que esa organización trabaja con otro grupo "que protege el pasaje de la droga de los centros de recolección al mercado". Al ser consultado si la 'Ndrangheta estaba relacionada con los paramilitares de ultra derecha o las guerrillas de izquierda, Pisanu no hizo comentarios.

"No quiero decir demasiado, porque se trata de información muy sensible", declaró.

La comisión anti-Mafia del Parlamento Italiano dijo el año pasado que la 'Ndrangheta ocupó el puesto de la Cosa Nostra siciliana como la organización criminal más peligrosa y dominante en ese país, que desarrolla un creciente comercio de cocaína.

Pisanu dijo que la 'Ndrangheta también parece tener un rol dominante en el tráfico de cocaína en Europa.

'La 'Ndrangheta es una organización de familia, muy sólida', explicó. "Al mismo tiempo, logró un sistema de relaciones internacionales muy sofisticado, que hace que hoy la 'Ndrangheta (...) sea quizás la organización dominante del tráfico de cocaína en Europa". Pisanu también dijo que la 'Ndrangheta incluso le suministra cocaína a otras familias de la mafia italiana.

"Cuando se trata del tráfico de drogas, el crimen organizado y el terrorismo se unen", concluyó.

Necesita tomar en cuenta que Salvatore Mancuso, principal chefe de los paramilitares tiene pasaporte italiano y su familia es originaria de la misma región del Sur Italia donde se ubica la Ndrangheta, antes mencionada.

Al comparecer ante la Corte Suprema de Justicia el pasado 4 de agosto del 2005, el jefe paramilitar Salvatore Mancuso insistió en la influencia paramilitar sobre algunos congresistas, dijo que esos legisladores provienen de zonas donde 'nosotros éramos el poder' (El Tiempo 4.08.2005); a pesar que sea responsable de varios crímenes de lesa humanidad el jefe Salvatore Mancuso goza de total impunidad en Colombia y puede salir libremente del Palacio de Justicia en el centro de Bogotá.

El camino para buscar justicia es todavía muy largo..


Observatorio Independiente sobre región Andina SELVAS



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il governo colombiano rifiuta le critiche di amnesty international
by ....e te pareva!!! Friday, Sep. 02, 2005 at 12:52 PM mail:




Jueves, 1 de septiembre de 2005 - 22:57 GMT



Colombia rechaza informe de AI

Hernando Álvarez
BBC Mundo, Colombia


El gobierno colombiano rechazó categóricamente el informe de la organización de defensa de los derechos humanos Amnistía Internacional sobre la desmovilización de grupos paramilitares en Medellín.


Amnistía cuestiona el proceso de Uribe con los paramilitares.
"Otra vez Amnistía Internacional está totalmente equivocada" dijo tajantemente el Ministro del Interior de Colombia, Sabas Pretelt de la Vega.

"El informe es de una animadversión absolutamente desenfocada", agregó y dijo que siempre que le piden comentar sobre este tipo de informes "tengo que contar hasta diez y colmarme de paciencia".

Y es que en Colombia, en términos generales, no suelen caer bien las críticas que hacen las organizaciones de defensa de los derechos humanos.

Muchos creen que estas organizaciones no critican lo suficiente a la guerrilla y que concentran sus comentarios exclusivamente en lo que hace el gobierno.

Encuesta improvisada

Basta con salir a la calle y hacer una encuesta improvisada para darse cuenta de ese sentimiento.

"Esa gente sólo sirve para criticar los esfuerzos de paz del gobierno. Además lo hacen desde muy lejos y es muy fácil opinar cuando uno está sentado en un escritorio en el extranjero", dijo a BBC Mundo Javier Giraldo, un abogado de 35 años.

"Que digan lo que quieran, nosotros tenemos que hacer la paz a nuestro estilo y dejar de ponerle atención a lo que digan de nosotros", comentó Marjorie Soto, sicóloga de 40 años.


Marcelo Pollack dice que Ley de Justicia y Paz promueve la impunidad.
Por su parte, el ministro Pretelt de la Vega quiso ser mucho más enfático y para ello ofreció cifras oficiales sobre la disminución de la violencia en el país.

Según él, hasta el momento se han desmovilizado cerca de 16 mil hombres de las Autodefensas Unidas de Colombia, AUC, mientras que los homicidios han caído en cerca del 50 por ciento y las masacres en 85 por ciento.

Otra perspectiva

Sin embargo, hay voces más receptivas a las críticas de Amnistía Internacional.

Daniel García Peña, ex consejero de paz y actual director de la organización no gubernamental Planeta Paz, dijo a BBC Mundo que está totalmente de acuerdo con los comentarios hechos sobre la Ley de Justicia y Paz, que es la que le ofrece el marco legal al proceso de desmovilización.

Según García Peña, la ley no establece los mecanismos necesarios para que se desmantele completamente a esos grupos armados y tampoco hace viable un sistema de reparación para las víctimas.

Con lo referente a Medellín, el director de Planeta Paz piensa que el trabajo de Amnistía Internacional demuestra que no hay una política nacional clara sobre la reinserción de los combatientes.

"Sin embargo, hay que reconocerle a la alcaldía de Medellín su esfuerzo por asumir los costos políticos y materiales de este proceso", añadió.

Injusto e irresponsable

Y fue precisamente el alcalde de Medellín, Sergio Fajardo, el primer funcionario en salir a hacerle frente a las críticas de Amnistía Internacional.

Es muy fácil opinar cuando uno está sentado en un escritorio en el extranjero

Javier Giraldo, abogado de 35 años.
En declaraciones a los medios de prensa locales el alcalde dijo que el informe es "injusto e irresponsable porque no saben hablar y descalifican en forma genérica y eso es muy fácil hacerlo desde la distancia".

El alcalde, sin embargo, reconoció que no se puede desconocer que "hay personas que no aceptan su regreso a la sociedad civil, mientras que otras se hacen pasar como reinsertados".

Fajardo fue más allá y acusó a Amnistía Internacional de hacer una afirmación y correr. "Porque en el terreno de la argumentación se encontraron con un gobierno que puede discutir abiertamente lo que estamos haciendo en este proceso".

"No se puede olvidar que en comparación con el año anterior en Medellín se han presentado 275 muertes violentas menos y eso es un avance significativo", dijo.

Finalmente, el alcalde anunció además que dentro de poco viajará a Europa para discutir el tema con todos los críticos del proceso de desmovilización de las fuerzas paramilitares.







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la socetà colombiana è un attore del conflitto
by bruno Monday, Sep. 05, 2005 at 11:33 AM mail: brufed77@hotmail.com

c'è una cosa sulla quale non sono dccordo con l'articolo scritto sui desplazados che hanno occupato le case a bogotà.
non credo infatti che la società civile colombiana sia una vittima "accidentale" del conflitto fra diverse fazioni.
molti studiosi del conflitto colombiano lo definiscono così, come un conflitto tra gruppi armati per il controllo del territorio nel quale la gente entra solo accidentalmente.
non è così.
ritengo infatti che le comunità, le organizzazioni popolari e sindacali siano i principali obiettivi dell'esercito e dei paramilitari, gruppi questi ultimi la cui fondazione era stata richiesta dall'illuminatissimo Kennedy già nel '62, 2 anni prima della nascita delle guerriglie.
è questa una guerra contro il popolo colombiano, combattuta con i più diversi mezzi.
e la variegata resistenza del popolo colombiano annovera la lotta popolare, sindacale, contadina indigena, fino a quella armata.
attenzione quindi a non cadere nell'equivoco della lotta tra bande e del popolo ignaro.

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LA SITUAZIONE COLOMBIANA...
by scintilla Monday, Sep. 05, 2005 at 4:22 PM mail:

Chi sono queste persone che hanno occupato queste case?
Cosa significa "desplazados"? Perchè 1 milione di persone a Bogota si trovano nella stessa situazione?
Perchè lo stato colombiano parla di diritti dei più deboli all'opinione pubblica mondiale e poi lavora a braccetto con i paramilitari?Chi ha paura della pace?
Il lungo conflitto armato che insanguina la Colombia da quarant’anni ha inflitto un alto prezzo alla popolazione civile.Non è solo una questione fra partiti, come nel periodo della Violencia caratterizzato dall' eliminazione degli esponenti degli opposti partiti (liberali e conservatori), ma una lotta senza tregua per il controllo delle ricchezze delle terre che va avanti dal tempo del colonialismo agli interessi di oggi delle multinazionali (neocolonialismo).
La strategia messa in atto dalle forze di sicurezza e dai paramilitari contro la guerriglia, e che si è intensificata a partire dal 1996 ed ha avuto un’altra brusca impennata dopo la rottura dei negoziati di pace nel febbraio 2002, è caratterizzata da una diffusa e sistematica violazione dei diritti umani ai danni di contadini che vivono nelle zone di conflitto, attivisti popolari, leader delle comunità e difensori dei diritti umani che vengono frequentemente etichettati come collaboratori o simpatizzanti della guerriglia.
I paramilitari, la cui “guerra sporca” costituisce parte integrante della strategia dell’esercito colombiano, fanno del terrore il proprio strumento militare privilegiato. Le comunità di contadini sono bersaglio ogni giorno di torture, esecuzioni extragiudiziali, sparizioni e minacce di morte cui spesso si aggiunge il blocco economico che impedisce loro di rifornirsi di viveri e medicine. L’obiettivo dei paramilitari è quello di obbligare le comunità civili nelle zone del conflitto ad abbandonare in massa le proprie case (desplazamiento) in modo da togliere qualsiasi potenziale supporto alla guerriglia e da avere un maggior controllo della zona. Lo sfollamento forzato è soprattutto un mezzo per favorire le potenti élites economiche che cercano di sviluppare o proteggere i propri interessi nelle regioni del conflitto. Il Rappresentante del Segretario Generale per gli sfollati interni afferma nel rapporto del gennaio 2000: “Anche gli interessi economici presenti dietro la violenza e il conflitto sono fattori che causano lo sfollamento. Come parte di un processo chiamato “controriforma agraria” (al tempo della prima missione del Rappresentante nel 1994 si stimava che il 3 % dei proprietari terrieri controllava più del 70 % delle terre coltivabili nel paese), lo sfollamento è spesso uno strumento per impossessarsi della terra da parte di grandi proprietari terrieri, narcotrafficanti e multinazionali con progetti a larga scala per lo sfruttamento delle risorse naturali. Il fatto che la maggior parte dei contadini non possiede i titoli legali per le proprie terre fa di loro delle facili vittime di questo processo.”

Questi sono i desplazados che da lunedì 29 agosto sono entrati nelle case di Patio Bonito e questi i loro motivi.
Vengono dalle regioni dalle regioni del Tolima, dal Guaviare, Meta, Arauca, Guajira, Amazonas e Sur de bolivar, regioni riche...
Ed è per questo che ancora oggi 1 settembre lo stato colombiani ha deciso di tenere assediati...per "desplazarli"...

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CAMPAGNA BOICOTTAGGIO COCA-KILLER
by Boicotta coca-cola Monday, Sep. 05, 2005 at 5:15 PM mail:

In Colombia, sono state presentate una serie di denunce che accusano la COCA-COLA di Crimini di Lesa Umanità per essere la mandante di politiche persecutorie nei confronti di lavoratori sindacalizzati nelle imprese colombiane.Sono stati attribuiti all'azienda l'80% degli omicidi mondiali verso esponenti sindacali nel 2000 (112 morti assassinati).Nel 2001 i sindacalisti ammazzati dalla multinazionale sono stati 193.La coca cola commissiona eserciti e gruppi paramilitari per l'eliminazione dei personaggi a lei scomodi.



Alcuni dati:



Nel 2001 :
193 SINDACALISTI ASSASSINATI, ma si conoscono almeno 200 esecuzioni che però non rientrano nelle cifre ufficiali
82 Tra SEQUESTRATI e DESAPARECIDOS, di cui 17 Assassinati - sui loro corpi tracce di torture -, 24 sono stati liberati, gli altri 41 sono ancora sequestrati
30 ATTENTATI
SI STIMA CHE CIRCA 10.000 DIRIGENTI SINDACALI SONO STATI MINACCIATI DAI GRUPPI PARAMILITARI (COME NEL 2000)

Nel 2000:
112 - DIRIGENTI SINDACALI ASSASSINATI che rappresentano L' 80% DEI SINDACALISTI COMPLESSIVAMENTE ASSASSINATI NEL MONDO
10.000 - MILITANTI SINDACALI MINACCIATI

Nel marzo 2002 un rappresentante del sindacato SINALTRAINAL è giunto in Italia per denunciare la grave condizione dei lavoratori delle ditte di imbottigliamento in Colombia, dove la metà dei lavoratori iscritti al sindacato sono stati licenziati e 14 dirigenti sindacali sono stati uccisi.

In particolare il Sindacato SINALTRAINAL ha subito negli ultimi 10 anni (1992-2002?) :

L'assassinio di 14 dirigenti operai di cui 3 nel corso di trattative sindacali

Lo sfollamento forzato di 48 dirigenti sindacali

L'allontanamento di più del 50% degli associati al sindacato

Minacce di morte, attentati contro le sue sedi, montature giudiziarie contro i suoi dirigenti, sequestri e ritorsioni nei confronti dei lavoratori che hanno aderito alle lotte sindacali

La situazione dei sindacati nelle imprese colombiane della Coca-Cola, si inserisce in un contesto ancora più drammatico di vera e propria guerra e sterminio.


Il 22 luglio ad Atlanta e il 10 ottobre 2002 a Bruxelles si sono tenute assemblee pubbliche popolari contro la coca cola.

Un ricerca del Codacons ha stabilito che l'aspartame, una sostanza presente in alcuni prodotti "dietetici" (es.: Coca cola Light) genera danni al cervello soprattutto nei bambini e nei feti se assunto dalle donne in gravidanza. Inoltre promuovendo l'uso di lattine e contenitori e bottiglie di plastica, Coca cola non si cura dei devastanti effetti causati dall'estrazione dell'alluminio nei paesi d'orgine, né de problema dei rifiuti.

Oltre alla denuncia formale della COCA-COLA, il SINALTRAINAL è promotore di una "AUDIENCIA PUBLICA POPULAR", un processo pubblico popolare che metterà al centro non solo le persecuzione della multinazionale contro i lavoratori sindacalizzati, ma anche gli aspetti legati alla qualità delle produzioni nelle sue imprese con particolare riferimento al trattamento di OGM.

Secondo l'inglese Naturwatch utilizza ingredienti sperimentati sugli animali.


La coca cola distribuisce i seguenti prodotti
Coca Cola

Beverly
Bonaqua
Fanta
Kinley
Sprite
Minute Mad
Nestea




Links:

http://www.cocacola.com (sito multi)

Campagna di boicottaggio Coca-Cola




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DOSSIER-COLOMBIA
by DOSSIER Monday, Sep. 05, 2005 at 6:26 PM mail:

DOSSIER COLOMBIA: LA GUERRA INVISIBILE
"Perdono e oblio"

La battaglia contro l'impunità in Colombia si concentra sulle critiche alla legge "Giustizia e Pace" che consente la smobilitazione delle truppe paramilitari in cambio della minima punizione e della non estradizione per i delitti contro l'umanità. Appelli contro l'immobilismo delle istituzioni internazionalli e la voce dimenticata dei parenti delle vittime. Costruire ponti di solidarietà tra la società civile europea e quella latinoamericana alla ricerca di una pace duratura per la Colombia.

L'Imperatore é Nudo
Se esiste una doppia morale nella famosa fiaba di Hans Christian Andersen "Il vestito nuovo dell'Imperatore" una è per la corte dell'Imperatore, che vive nella fiaba, e una è per chi legge o ascolta la storia.
Di Martin E. Iglesias

Vittime invisibili
Il Movimento nazionale di vittime dei crimini di Stato si oppone alla legge “Giustizia e Pace” sulla falsa smobilitazione dei paramilitari; questa lotta contro l’impunità è appoggiata anche
dalla società civile europea…
Di Cristiano Morsolin


Lettera aperta all’ Unione Europea per la riunione COLAT del 6 settembre 2005:
L’Unione Europea non deve appoggiare un processo di smobilitazione che non contribuisce né alla pace né alla giustizia
Appello di oltre 150 organizzazzioni di Europa e America Latina


Cascina (Pisa) il 16, 17 e 18 settembre 2005
3° Forum Internazionale Colombia Vive!
Forum Internazionale sulle strategie di protezione dei processi di resistenza civile nonviolenta delle Comunità di Pace colombiane.

DOSSIER ON-LINE
http://www.selvas.org/newsCO0505.html




http://www.selvas.org


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QUALCUNO SA' COME E' ANDATO A FINIRE L'INCONTRO EUROPEO DI IERI?????
by tf. Wednesday, Sep. 07, 2005 at 6:44 PM mail:

vorrei ricevere notizie da qualcuno che sappia come e' andata finire le riunione europea riguardo alla legge di amnistia ai paramilitari, che si teneva ieri.
nel frattempo posto questa "chicca" sui paramilitari che lavorano in irak......a dimostrazione che viaggiano anche lontano e fuori dalla colombia se pagati........


tratto da indymedia uk 07/september/05:

Americans Recruit Colombian Mercenaries for Iraq
Pascale Mariani and Roméo Langlois | 07.09.2005 10:24 | Anti-militarism

Swashbuckling, broken-in to anti-guerrilla fighting, less expensive than their American peers ... On an international mercenary market in full bloom, Colombians are more and more sought-after.

Americans Recruit Colombian Mercenaries for Iraq
By Pascale Mariani and Roméo Langlois
Le Figaro

Friday 26 August 2005 New candidates for Iraq. From Bogotá.

Swashbuckling, broken-in to anti-guerrilla fighting, less expensive than their American peers ... On an international mercenary market in full bloom, Colombians are more and more sought-after. Hence this bizarre ad posted by a certain Jeffrey Shippy on the Internet site iraqijobcenter.com. This American citizen based in Manta, Ecuador, offers the private military companies operating in Iraq the services of "over a thousand Colombian combat-trained ex-soldiers and policemen." Men "trained by the US Navy and the DEA to conduct anti-drug and anti-terrorist operations in the jungles of Colombia" and "ready to work for $2,500 to 5,000 a month," detailed Jeffrey Shippy, who also promises his potential clients "considerable savings for a high quality product."

In Ecuador, the affair has made a big splash. The little Andean country was already worried about anti-guerrilla offensives on its soil orchestrated by Washington in neighboring Colombia. The unpopular American base in Manta was just barely tolerated by the government of the new president, Alfredo Palacio. Quito immediately condemned this recruitment of Colombian mercenaries via Manta. An investigation was opened and Shippy's villa searched. But this former employee of DynCorp, a private aviation company with a steamy reputation, charged in Colombia with spraying coca fields with herbicide, cannot be located.

The Colombians were not unaware that some of their compatriots, war or security professionals, have been having a go at the Iraqi adventure through Pentagon sub-contractors. A parallel army of over 20,000 mercenaries of all nationalities gravitates around coalition forces in Iraq. "It was an unbelievable experience, and I intend to go back to working abroad," enthuses Diego Martinez. This former Colombian Navy non-commissioned officer has worked for a year in Iraq for a British military company, alongside about thirty other Colombians. Recruited in his country through the intermediary of a multinational oil company, he contests being characterized as "a lawless, faithless mercenary."

"In Baghdad, I escorted important people between the airport and the Green Zone. I realized that we were extremely competent at security," Diego relates. "It's been twenty years now that our country has been prey to constant violence. I met a lot of foreigners in Iraq, veritable Rambos provided with highly sophisticated weaponry. But most of them had never participated in combat. Now that kind of experience is so normal for former Colombian military that some don't even mention it on their CV."

The number of these travel candidates is unknown, but the recruitment of Colombians by the Pentagon's private contractors is far from an isolated phenomenon. At the end of 2004, the daily El Tiempo revealed that at the conclusion of a secret meeting with representatives from the American multinational Halliburton, a group of Colombians left for Baghdad, Mosul, Fallujah, and Basra. Their mission: "to protect oil pipelines and private company personnel." Their pay: $7,000 dollars a month, plus a good life insurance policy. A windfall in a country where two thirds of the population lives in poverty.

Blackwater, an American firm specialized in urban warfare, has trained at least 120 Colombians in a military school in Bogotá, with permission from the authorities. The modalities of recruitment are unknown. Blackwater has already been criticized for having sent Pinochet-era Chilean former military to Iraq. In Colombia, some fear that with the ongoing demobilization of death squads, an abundant workforce of unemployed torturers is being recycled through the Iraqi deserts.

"In Iraq," Diego continues, "I met compatriots hired by Blackwater. They were paid $2,500 a month for high risk operations. When they learned I was being paid three times as much, they took it badly." In fact, the tendency is towards a reduction in salaries. "There's a huge competition, especially from Nepalese, less expensive, but much more professional," growls Diego.




Pascale Mariani and Roméo Langlois


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COLOMBIA, QUARANT'ANNI DI GUERRIGLIA !
by Pais Sunday, Sep. 11, 2005 at 8:17 PM mail:

È vivo e vegeto. Forse leggermente ferito. Anzi no, è morto per strangolamento. Tra la ridda di notizie e comunicati cala ancora una volta il mistero sulla sorte di Carlos Castaño mentre il processo di pace rischia una pericolosa deriva. Il leader paramilitare delle Auc è infatti desaparecido dal 16 aprile: un presunto attentato in una sua villa, la fuga e poi il silenzio. Secondo fonti della Reuters il fondatore dei “paras” sarebbe stato ucciso dopo due giorni di prigionia dai suoi stessi compagni d’arme.

Il governo di Bogotà come i vertici delle Auc smentiscono e ritengono infondata la notizia.
Intanto le forze di sicurezza cercano “brandelli di verità” in una fossa comune di Antioquia. Una delle tante dove vengono normalmente giustiziati e seppelliti campesinos, avversari scomodi e guerriglieri di ogni colore e che oggi passa in primo piano perché potrebbe nascondere il cadavere di Carlos Castaño e mandare definitivamente all’aria i negoziati con il governo di Alvaro Uribe.

Il 31 marzo i vari "blocchi" delle Autodefensas Unidas de Colombia (AUC) annunciano un tavolo comune per le trattative. Due settimane dopo Carlos Castaño scompare, forse è sfuggito a un attacco (esercito? paramilitari?) o forse è stato catturato e ucciso.

Il destino del capo politico della Auc coincide con il futuro del difficile e controverso processo di pace con Bogotà.


Fonti de El Espectador, in linea con la Reuters, confermano l’assassinio del leader paramilitare, malgrado i "colonnelli" delle Auc, Salvatore Mancuso e Diego Fernando Murillo si affrettano a sostenere il contrario.

Anzi giustificano l’assenza dal gioco politico di Castano per “precauzioni strategiche”.

Un’assenza volontaria, e secondo molti analisti poco credibile, che potrebbe far saltare in aria i colloqui di pace, inaugurati con il cessate il fuoco nel dicembre 2002 e mai messi in atto con una effettiva smobilitazione dei "paras".


“Abbiamo detto e ripetuto al governo – ha detto Salvatore Mancuso in una intervista concessa a RCN Noticias – che ci sarà pace solo se il governo ci riconoscerà. Il processo oggi si trova nel suo momento più critico: sembrerebbe che il governo voglia rompere le trattative. Non vogliamo credere che la scomparsa di Carlos Castaño sia un atto premeditato per chiudere i negoziati. Dopo 18 mesi di trattative vogliamo concertazione e non imposizioni ”.

Il che significa secondo le proposte di pace della Auc l’assoluta contrarietà al progetto di legge “giustizia e riparazione”, provvedimento sanzionatorio per crimini commessi nei ventanni di scorribande delle Auc.

A Bogotà le continue pressioni dei paramilitari mettono sulle spine il presidente Uribe, alla ricerca di consensi al Congresso (secondo la Gallup godrebbe dell’appoggo dell’80% della popolazione) per emendare la costituzione e puntare al secondo mandato a Casa Narino, la sede del Capo dello Stato.

“Le Auc devono smobilitare altrimenti il governo continuerà a combatterle sino a distruggerle”, con queste parole Alvaro Uribe ha cercato di chiudere le polemiche.

La guerra continua

Invece sul fronte della guerriglia marxista delle Farc e delle Eln, non c’è spazio per la trattativa.


Un militare e sette miliziani dell’Esercito di liberazione nazionale sono morti in due scontri a fuoco in diverse regioni della Colombia.

Lo rivela l’Associated Press precisando che ad Amalfi, a 280 km nordest da Bogotà, 7 guerriglieri sono stati uccisi dall’esercito.


Nell’altro combattimento un militare è stato freddato a Tame, nella provincia di Arauca.


Anche le Farc hanno fatto sentire la loro voce con l’arma del sequestro. Sei candiati alle elezioni amministrative di Vaupes, nel sud est, sono stati rapiti proprio nel giorno dell’esultanza di Bogotà per il dimezzarsi dei sequestri rispetto all’anno scorso. Altri 28 rapiti sono stati liberati dall’esercito la scorsa settimana. Almeno 60 ostaggi sono ancora nelle mani delle Farc.

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COLOMBIA...
by Rebel Thursday, Sep. 15, 2005 at 10:47 AM mail:

Colombia

Repubblica di Colombia

Capo di Stato e del governo: Alvaro Uribe Velez
Pena di morte: abolizionista per tutti i reati
Statuto di Roma della Corte penale internazionale: ratificato
Convenzione delle Nazioni Unite sulle donne: ratificata
Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite sulle donne: firmato

Le trattative tra il governo e le organizzazioni paramilitari raggruppate nelle Forze unite di autodifesa della Colombia (Autodefensas unidas de Colombia – AUC) che affiancano l’esercito, hanno portato nel corso dell’anno alla smobilitazione di oltre 2.500 combattenti dell’AUC. Permangono gravi preoccupazioni riguardo a questo processo, principalmente in merito all’impunità, alle violazioni del cessate il fuoco da parte dell’AUC e al persistere di gravi e diffuse violazioni dei diritti umani da parte dei paramilitari. Tale processo ha anche sollevato il timore che i paramilitari finissero per essere “riciclati” nel conflitto. AI ha continuato a documentare gli stretti legami tra le forze di sicurezza e i paramilitari. Nonostante la diminuzione di alcuni indici di violenza politica come rapimenti e massacri, nel corso dell’anno le esecuzioni extragiudiziali compiute direttamente dalle forze armate sono aumentate. Il numero di casi di “sparizioni” è rimasto alto. I civili sono stati presi di mira da tutte le parti coinvolte nel conflitto armato: forze di sicurezza, paramilitari e gruppi di opposizione armata. Nella prima metà dell’anno, almeno 1.400 civili sono stati uccisi o sono “scomparsi”. Durante l’anno, circa 1.250 persone sono state rapite e 287.000 sono state costrette ad abbandonare le proprie abitazioni. Centinaia di civili sono stati oggetto di arresti di massa, spesso irregolari, da parte delle forze di sicurezza. Il governo ha continuato a fare dichiarazioni che equiparano la difesa dei diritti umani alla promozione del “terrorismo”. A dicembre il governo ha concesso la grazia a 23 prigionieri appartenenti al gruppo di opposizione armata delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Fuerzas armadas revolucionarias de Colombia – FARC) ma queste ultime si sono rifiutate di rispondere con il rilascio di qualcuno degli ostaggi nelle loro mani. Sono continuate le trattative per iniziare negoziati di pace con il gruppo armato più piccolo, Esercito di liberazione nazionale (Ejército de liberación nacional – ELN). Sia le FARC che l’ELN si sono resi responsabili di gravi e diffuse violazioni del diritto internazionale umanitario, incluse la presa di ostaggi e l’uccisione di civili.

Paramilitari

I negoziati tra il governo e l’AUC, finalizzati a smobilitare fino a 20.000 combattenti dell’AUC entro la fine del 2005, sono continuati nonostante l’impossibilità di determinare il destino del leader dell’AUC, Carlos Castaño, “scomparso” il 16 aprile. Il 13 maggio, l’AUC e il governo hanno firmato un accordo a Santa Fe de Ralito, in base al quale veniva istituita una “zona di concentrazione” a Tierralta, dipartimento di Cordóba. Le forze di sicurezza sono state ritirate dalla zona e i mandati di arresto nei confronti dei leader dell’AUC che risiedono nell’area sono stati sospesi. Una missione dell’Organizzazione degli Stati americani (OSA) è stata istituita a gennaio per verificare il cessate il fuoco dell’AUC e per sovrintendere alla concentrazione dei paramilitari nella zona.

Secondo quanto riferito, durante l’anno sono stati smobilitati in varie parti del Paese oltre 2.500 paramilitari. Permangono tuttavia preoccupazioni riguardo alla possibilità che i paramilitari vengano “riciclati” nel conflitto. Il 31 agosto il governo ha promulgato il Decreto 2767, che permette ai paramilitari smobilitati di “cooperare” dietro compenso con le forze di sicurezza.

A seguito delle critiche nazionali e internazionali, il governo ha ritirato il progetto di legge “Giustizia e Riparazione”, che avrebbe creato un quadro legislativo per la smobilitazione dei gruppi armati illegali. Il progetto di legge, che non riconosceva il diritto delle vittime alla verità, giustizia e riparazione, avrebbe garantito l’impunità ai responsabili di violazioni dei diritti umani. Il governo si è opposto a un nuovo progetto presentato dai membri del Congresso che riprendeva alcune di queste preoccupazioni e ha affermato che avrebbe presentato un nuovo progetto di legge nel 2005. La maggior parte dei paramilitari che risultano essere stati smobilitati hanno beneficiato del Decreto 128, che ha di fatto concesso l’amnistia per i responsabili di violazioni dei diritti umani. La sua continua applicazione ha fatto nascere il dubbio circa l’impegno del governo nel voler combattere l’impunità.

I paramilitari hanno anche continuato a violare il cessate il fuoco unilaterale, da loro annunciato nel dicembre 2002. Le oltre 1.800 tra uccisioni e “sparizioni” verificatesi dal cessate il fuoco sono state attribuite ai paramilitari. I paramilitari si sono anche resi responsabili di gravi violazioni dei diritti umani in zone in cui risultavano essere stati smobilitati e hanno continuato ad operare con il sostegno e la collusione delle forze armate.

*Secondo quanto riferito, il 19 maggio, i paramilitari hanno ucciso circa 11 contadini nella municipalità di Tame, dipartimento di Arauca.

*Il 18 aprile, almeno 12 persone della comunità indigena wayúu sono state uccise da sospetti paramilitari a Bahía Portete, dipartimento di La Guajira. Nonostante le forze di sicurezza fossero al corrente della possibilità di una incursione paramilitare e fossero state in seguito avvisate che questa era in corso, non vi è stato alcun tentativo d’intervento. Secondo quanto riferito, alcune delle vittime sono state consegnate ai paramilitari dopo il sequestro da parte di soldati dell’esercito.

Impunità

La Procura generale non è stata in grado di far avanzare le inchieste penali sulle violazioni dei diritti umani in cui risultavano implicati ufficiali di grado superiore. A gennaio sono state chiuse le indagini relative al generale Álvaro Velandia Hurtado, accusato della “sparizione” e uccisione di Nydia Erika Bautista nel 1987; nel 2003, l’Ufficio del pubblico ministero aveva dichiarato che le indagini penali contro l’ex generale sarebbero dovute continuare. A marzo è stata chiusa anche l’indagine nei confronti del generale Rito Alejo del Río, accusato di legami con i paramilitari.

Il sistema di giustizia militare ha continuato a rivendicare la giurisdizione sui potenziali casi di violazioni dei diritti umani commesse da membri delle forze di sicurezza, nonostante la sentenza del 1977 della Corte Costituzionale, secondo la quale le indagini su tali casi rientravano sotto la giurisdizione della giustizia civile.

“Anti-terrorismo” – attivisti presi di mira

Ad agosto, la Corte Costituzionale ha dichiarato nullo lo Statuto anti-terrorismo, approvato alla fine del 2003. Lo statuto avrebbe permesso ai militari di effettuare arresti, compiere incursioni nelle case e negli uffici e intercettare comunicazioni senza mandato giudiziario.

Il governo ha continuato a mettere a repentaglio i difensori dei diritti umani attraverso dichiarazioni che paragonavano il loro lavoro alla promozione del “terrorismo”. Il 16 giugno il presidente Uribe ha dichiarato che «non avendo il coraggio di denunciare Amnesty International, abbiamo permesso all’organizzazione di legittimare il terrorismo a livello internazionale». Queste accuse sono state pubblicamente ricusate da AI come infondate e inaccettabili, oltre che da altre organizzazioni non governative per i diritti umani e dalla comunità internazionale.

Come parte della “guerra al terrorismo” del governo, centinaia di civili, specialmente contadini, difensori dei diritti umani, leader delle comunità e sindacalisti, sono stati oggetto di arresti di massa, spesso irregolari, da parte delle forze di sicurezza. Molti di questi arresti sono stati effettuati solamente sulla base di notizie fornite da informatori pagati. Il ricorso agli arresti di massa è stato messo in discussione dall’Ufficio del pubblico ministero, dal Difensore civico per i diritti umani e dall’Ufficio in Colombia dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani.

I magistrati che hanno disposto il rilascio di persone detenute a seguito degli arresti di massa sono stati a loro volta oggetto di indagine. A maggio la Procura generale ha ordinato l’arresto del giudice Orlando Pacheco. Nel novembre 2003, egli aveva rilasciato per mancanza di prove più di 120 persone detenute nel dipartimento di Sucre, accusate di connessione con il conflitto. A giugno, la Procura generale ha disposto un nuovo arresto per le persone liberate dal giudice Pacheco.

Molti di coloro che erano stati arrestati e successivamente rilasciati sono stati minacciati o uccisi.

*Il 6 ottobre, una leader della comunità, Teresa Yarce, è stata uccisa a colpi d’arma da fuoco da sospetti paramilitari a La Comuna 13, nei dintorni di Medellín. Era stata arrestata senza accuse dalle forze di sicurezza nel novembre 2002, e successivamente minacciata, dopo che aveva denunciato le violazioni commesse dalle forze di sicurezza durante un’operazione nella zona.

*Il 17 settembre, il sociologo Alfredo Correa è stato ucciso, presumibilmente da paramilitari, a Baranquilla, dipartimento di Atlántico. Era stato arrestato a giugno dalle forze di sicurezza e rilasciato il mese seguente dopo che erano risultate infondate le asserzioni secondo le quali sarebbe stato un membro delle FARC.

I sindacalisti hanno continuano a essere nel mirino. Sebbene nel corso dell’anno il numero delle uccisioni sia diminuito, sono stati uccisi più di 60 sindacalisti. Le minacce di morte contro i sindacalisti sono continuate senza tregua. Ad agosto si è avuta notizia di un presunto complotto, conosciuto come “Operazione Dragone”, per uccidere sindacalisti e leader politici di sinistra. Le indagini sul presunto complotto condotte dalla Procura generale hanno portato alla scoperta di un documento dell’intelligence che risultava essere stato scritto dalla III Brigata dell’esercito, che etichettava come sovversivi i sindacalisti di Cali.

Forze armate

Le forze di sicurezza hanno continuato a uccidere, torturare, e a far “sparire” civili, sia direttamente sia in collusione con i paramilitari. Sono aumentate le segnalazioni di esecuzioni extragiudiziali effettuate direttamente dall’esercito, le cui vittime venivano frequentemente classificate come guerriglieri uccisi in combattimento.

*Il 5 agosto, tre sindacalisti sono stati uccisi dai soldati della XVIII Brigata nella municipalità di Saravena, dipartimento di Arauca. L’esercito ha asserito che si trattava di guerriglieri uccisi in combattimento, ma è emerso che si trattava di persone disarmate, uccise con un colpo esploso alla schiena.

*Il 10 aprile, 5 civili tra cui un bambino di sei mesi, sono stati uccisi nella municipalità di Cajamarca, dipartimento di Tolima, da soldati del Battaglione Pijaos. I soldati hanno dichiarato che le vittime erano morte in combattimento. Tuttavia, fonti hanno riferito che non era avvenuto alcun combattimento e che almeno una delle vittime era stata uccisa da un colpo esploso a distanza ravvicinata.

*Il 19 marzo, sette agenti di polizia dell’Unità operativa unificata per la libertà personale e quattro civili sono stati uccisi da soldati del Battaglione Boyacá nella municipalità di Guaitarilla, dipartimento di Nariño. L’esercito ha affermato che la polizia non si era fermata all’alt di un posto di blocco e aveva aperto il fuoco costringendoli a rispondere. Prove hanno dimostrato che almeno una delle vittime era stata uccisa con un colpo sparato a distanza ravvicinata.

A ottobre il governo ha annunciato di aver distrutto tutti i depositi militari di mine antipersona terrestri, in base alla Convenzione sulla proibizione dell’uso, stoccaggio, produzione e trasferimento di mine antipersona e sulla loro distruzione del 1997.

Gruppi di opposizione armata

I gruppi di opposizione armata si sono resi responsabili di ripetute e gravi violazioni del diritto internazionale umanitario, comprese la presa di ostaggi e l’uccisione di civili.

*Il 15 giugno le FARC avrebbero ucciso 34 raccoglitori di coca nella municipalità di Tibú, dipartimento di Norte de Santander.

*Il 15 febbraio, Janeth del Socorro Vélez Galeano, un’insegnante, e Robeiro Alfonso Urrego Ibarra, un contadino, sarebbero stati uccisi dall’ELN nella municipalità di Remedios, dipartimento di Antioquia.

Le FARC hanno inoltre compiuto attacchi usando armi sproporzionate e indiscriminate che hanno provocato la morte di numerosi civili.

*Il 19 settembre quattro civili sono stati uccisi e altri 17 sono rimasti feriti, compresi 10 bambini, quando le FARC hanno fatto scoppiare una mina e hanno aperto il fuoco contro un veicolo civile nella municipalità di San Carlos, dipartimento di Antioquia.

A ottobre il presidente Uribe ha proposto alle FARC di iniziare dei negoziati sulla base di un accordo umanitario, che potrebbe condurre a uno scambio di prigionieri appartenenti alle FARC contro il rilascio di ostaggi trattenuti dal gruppo di opposizione armato. A fine anno non era stato ancora raggiunto alcun accordo, nonostante a dicembre il governo avesse graziato 23 prigionieri appartenenti alle FARC. Non è stato chiarito come il governo si sia assicurato che coloro i quali avevano beneficiato della grazia non fossero implicati in abusi dei diritti umani.

Secondo quanto riferito, l’ELN e il governo hanno stabilito dei contatti per discutere l’apertura di formali colloqui di pace. A maggio il presidente Uribe ha chiesto al presidente messicano Vicente Fox di agire in qualità di “garante” per ogni futuro processo. A luglio funzionari messicani hanno avuto colloqui con il comandante dell’ELN, Gerardo Bermúdes (attualmente detenuto), alias “Francisco Galán”.

Violenza sulle donne

Donne e ragazze sono state stuprate, uccise, mutilate o sono state vittime di “sparizioni” ad opera di tutte le parti in conflitto. Sono state prese di mira per i motivi più diversi: per incutere terrore, per vendetta contro gli avversari e come “trofei di guerra”.

*Il 15 luglio, due ragazze di 16 e 17 anni, sarebbero state stuprate da un gruppo di circa 10 soldati dell’esercito assegnati alla IV Brigata nella municipalità di Sonsón, dipartimento di Antioquia. Secondo quanto riferito, le ragazze e i loro familiari sono stati minacciati da alcuni dei soldati coinvolti dopo che avevano sporto denuncia presso la Procura generale.

*L’8 ottobre, le FARC avrebbero ucciso quattro donne, una delle quali incinta, e un uomo in una casa nella municipalità di Colosó, dipartimento di Sucre. Secondo quanto riferito, le FARC avevano accusato le donne di avere avuto contatti con membri delle forze di sicurezza.

Rapimenti

Sebbene la maggior parte dei rapimenti sia attribuibile a gruppi di opposizione armata e a bande criminali, anche i gruppi paramilitari si sono resi responsabili di tali azioni. L’anno ha visto una ulteriore diminuzione del numero di rapimenti che sono scesi da almeno 2.200 nel 2003 a circa 1.250 persone nel 2004. Oltre 400 di questi rapimenti sono stati compiuti da gruppi di opposizione armata, almeno 120 da paramilitari e circa 350 da bande criminali. In oltre 300 casi i responsabili non sono stati identificati.

*Secondo quanto riferito, il 24 luglio l’ELN ha rapito il vescovo di Yopal a Morcote, al confine tra i dipartimenti di Boyacá e Casanare, rilasciandolo dopo alcuni giorni.

*Secondo quanto riferito, il 27 giugno i paramilitari hanno rapito l’ex senatore José Gnecco e alcuni familiari nella municipalità di Santa Marta, dipartimento di Magdalena. Sono stati tutti rilasciati dopo alcuni giorni.

*Il 21 maggio, le FARC avrebbero rapito 11 persone, tra cui quattro donne, nella municipalità di Algeciras, dipartimento di Huila. Sono state tutte rilasciate il 10 giugno.

Abusi contro civili

Contadini, sfollati e comunità indigene e afroamericane residenti in zone caratterizzate dalla presenza di gruppi armati e di militari, sono stati particolarmente esposti a rischio di attacchi. Nel corso dell’anno, oltre 287.000 persone sono state costrette a lasciare le proprie abitazioni, a fronte delle 207.000 nel 2003. Inoltre, vi sono state crescenti segnalazioni secondo cui i gruppi armati che controllano determinate zone, hanno cercato di impedire alla gente di lasciare le loro comunità, spesso bloccando l’accesso agli approvvigionamenti alimentari e ai servizi.

Alcune misure di sicurezza attuate dal governo hanno continuato a trascinare i civili in un conflitto sempre più aspro. Tra queste figura la rete di informatori civili che, stando al governo, alla data di agosto contava oltre 2,5 milioni di persone, e l’esercito di contadini soldato, che contrariamente ai soldati regolari, spesso operano nelle loro comunità e a volte continuano a vivere nella loro abitazione, esponendo in tal modo i familiari al rischio di attacchi di ritorsione da parte di gruppi di opposizione armata.

*Il 22 agosto le FARC avrebbero ucciso un contadino soldato e la madre nella loro casa nella municipalità di Corinto, dipartimento del Cauca.

Le comunità indigene hanno continuato a essere bersaglio di gravi violazioni dei diritti umani.

*Il 3 agosto, sospetti paramilitari hanno ucciso un leader kankuamo, Freddy Arias Arias a Valledupar, dipartimento del Cesar.

*Il 6 novembre le FARC avrebbero ucciso un leader arhuaco, Mariano Suárez Chaparro, nella Sierra Nevada de Santa Marta, dipartimento di Magdalena.

Aiuti militari degli Stati Uniti

Durante l’anno l’assistenza fornita dagli Stati Uniti per la sicurezza ammontava a circa 550 milioni di dollari americani. Per il 2005, il Congresso degli Stati Uniti ha approvato altri 629 milioni di dollari per l’assistenza per la sicurezza, compreso l’addestramento delle forze di sicurezza, armi, e parti di ricambio. A ottobre il Congresso degli Stati Uniti ha aumentato il tetto delle truppe statunitensi in Colombia da 400 a 800 unità, e di mercenari privati da 400 a 600. Il Congresso ha inoltre rinnovato il processo di certificazione annuale per i diritti umani con il quale il Segretario di Stato certifica i progressi della Colombia in determinati settori in materia di diritti umani, come le indagini e i processi per presunte violazioni dei diritti umani da parte delle forze di sicurezza, e i tentativi attuati per recidere i legami tra le forze armate colombiane e le forze paramilitari. Il Congresso non ha previsto limitazioni specifiche all’assistenza fornita dagli Stati Uniti per il processo di smobilitazione dei paramilitari, ma ha citato come la legge vigente negli Stati Uniti vieti espressamente l’assistenza a “organizzazioni terroristiche straniere”, come l’AUC.

Organizzazioni intergovernative

La Commissione delle Nazioni Unite sui diritti umani ha condannato il mancato rispetto da parte delle forze di sicurezza, dei paramilitari e della guerriglia del diritto internazionale umanitario e ha altresì condannato il reclutamento di bambini da parte dei gruppi armati. La Commissione ha ribadito la propria preoccupazione riguardo al clima di ostilità generato da esponenti del governo nei confronti del lavoro dei difensori dei diritti umani, ha condannato le denunce di continua collusione di agenti statali con i gruppi paramilitari, e ha rilevato l’aumento delle denunce relative a “sparizioni” forzate, principalmente ad opera dei paramilitari, ma anche delle forze di sicurezza. La Commissione ha anche espresso timori per l’aumento delle denunce relative agli arbitrari arresti di massa e ha richiesto l’applicazione delle raccomandazioni delle Nazioni Unite in materia di diritti umani.

Rapporti e missioni di AI

Colombia: A laboratory of war: Repression and violence in Arauca (AI Index: AMR 23/004/2004)
Colombia: “Scarred bodies, hidden crimes” – Sexual violence against women in the armed conflict (AI Index: AMR 23/040/2004)

Delegati di AI hanno visitato la Colombia nei mesi di marzo, maggio, agosto e ottobre.

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ASSASSINATO LUCIANO ENRIQUE ROMERO MOLINA
by io Tuesday, Sep. 20, 2005 at 12:14 PM mail:

questo il comunicato attraverso il quale il sindacato colombiano annuncia l'assassinio del compagno:

ASSASSINATO LUCIANO ENRIQUE ROMERO MOLINA
DIRIGENTE DEL SINALTRAINAL

Con profondo dolore vi informiamo che il compagno LUCIANO ENRIQUE
ROMERO MOLINA, dirigente del SINALTRAINAL, è stato assassinato a
Valledupar (Cesar). Luciano è stato visto in vita circa alle 9 di
notte del 10 settembre e la mattina del giorno 11 settembre è stato
ritrovato legato, torturato e presentava sul suo corpo 40 coltellate;
attualmente aveva ottenuto misure di protezione da parte della
Commissione Interamericana dei Diritti Umani dell'Organizzazione
degli
Stati Americani (OEA).

LUCIANO aveva 47 anni, lascia 4 figli e la
sua compagna Ledys Mendoza.

Aveva lavorato 20 anni per la NESTLÉ-
Cicolac di Valledupar, dove era stato licenziato il 22 ottobre 2002,
per una presunta cessazione di attività che era stata dichiarata
illegale dal Ministero della Protezione Sociale. Presso la Prima Corte
del Lavoro di Valledupar, è in corso una causa di lavoro per la
reintegrazione al suo posto di lavoro, instaurata dal compagno Luciano
Romero contro le aziende NESTLE' COLOMBIA s.a., CICOLAC ltda. e
DAIRY
PARTENS AMERICAS MANOFACTURING COLOMBIA ltda. "DPA COLOMBIA
LIMITADA".

LUCIANO era un eccezionale dirigente del SINALTRAINAL, e attualmente
era delegato presso la Fondazione Comitato di Solidarietà con i
Prigionieri Politici, dove realizzava le sue attività di solidarietà e
assistenza umanitaria ai detenuti.

Per le minacce di morte aveva
dovuto in varie occasioni lasciare Valledupar. Alla fine del 2004 era
rimasto per molti mesi a Gijón, Spagna, in un programma di protezione e
solidarietà; era rientrato nel paese all'inizio di questo anno.

Ripudiamo questo orribile crimine che fa parte della interminabile
lista di dirigenti sindacali assassinati in Colombia, all'interno
della
strategia del Terrorismo di Stato e a causa della persecuzione
scatenata dalle imprese per sterminare il movimento sindacale.

Ancora una volta condanniamo il governo di Alvaro Uribe Vélez ed il suo
ingannevole "processo di pace" con i gruppi paramilitari, che
come
vediamo continuano a massacrare la popolazione inerme ed i loro crimini
rimarranno nella totale impunità grazie alla Legge di Giustizia e Pace.


EDGAR PAEZ M.
Dirección Nacional
SINALTRAINAL - Colombia



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El Preámbulo de la Revolución de Octubre
by Revolución Tuesday, Sep. 20, 2005 at 12:18 PM mail:

El Preámbulo de la Revolución de Octubre

RESUMEN

La primera revolución rusa representa toda una etapa histórica en el desarrollo de Rusia. Esta etapa histórica consta de dos periodos. En el primer período, la revolución, aprovechándose del quebrantamiento del régimen zarista, derrotado en los campos de Manchuria, sigue su marcha ascendente y pasa de la huelga general de carácter político, en octubre, a la insurrección armada; en diciembre, barre la Duma buliguiniana y arranca al zar una concesión tras otra.

En el segundo período, el zar, después de rehacerse, gracias a la firma de la paz con el Japón, se aprovecha del miedo de la burguesía liberal a la revolución y de las vacilaciones de los campesinos, les echa a éstos como una limosna la Duma de Witte y pasa a la ofensiva contra la clase obrera y la revolución.

Los tres años que, sobre poco más o menos, duró la revolución (1905 a 1907) fueron, para la clase obrera y los campesinos, una escuela tan fecunda de educación política como no hubieran podido serlo treinta años de evolución pacífica y normal. Lo que no habían conseguido hacer ver decenas y decenas de años de desarrollo pacífico, lo hicieron verclaramente esos pocos años de revolución.

La revolución puso de manifiesto que el zarismo era el enemigo jurado del pueblo, un mal que sólo podía curarse con la tumba.

La revolución enseñó que la burguesía liberal no buscaba su aliado en el pueblo, sino en el zar; que era una fuerza contrarrevolucionaria; y que el pactar con ella equivalía a traicionar al pueblo. La revolución enseñó que el jefe de la revolución democráticoburguesa sólo podía serlo la clase obrera, que sólo ella era capaz de desalojar a la burguesía liberal, a los kadetes, de emancipar a los campesinos de su influencia, de aplastar a los terratenientes, de llevar a término la revolución y de allanar el camino hacia el socialismo.

La revolución enseñó, finalmente, que pese a sus vacilaciones, los campesinos trabajadores son la única fuerza importante capaz de aliarse a la clase obrera.
Durante la revolución lucharon dentro del P.O.S.D.R. dos líneas políticas: la de los bolcheviques y la de los mencheviques. Los bolcheviques ponían rumbo al desencadenamiento de la revolución, al derrocamiento del zarismo por la vía de la insurrección armada, a la hegemonía de la clase obrera, al aislamiento de la burguesía kadete, a la alianza con los campesinos, a la formación de un gobierno provisional revolucionario con representantes de los obreros y los campesinos, al desarrollo de la revolución hasta la victoria final. Por el contrario, el derrotero que seguían los mencheviques era el del estrangulamiento de la revolución. En vez del derrocamiento del zarismo mediante la insurrección, preconizaban su reforma y "mejoramiento"; en vez de la hegemonía del proletariado, la hegemonía de la burguesía liberal; en vez de la alianza con los campesinos, la alianza con la burguesía kadete; en vez de un gobierno provisional revolucionario, la Duma, como centro de las "fuerzas revolucionarias" del país.

Así fue como los mencheviques se hundieron en la charca del reformismo, convirtiéndose en vehículo de la influencia burguesa sobre la clase obrera y pasando a ser, de hecho, agentes de la burguesía en el campo proletario.
Los bolcheviques demostraron ser la única fuerza marxista revolucionaria que había en el Partido y en el país.
Como es lógico, después de producirse discrepancias tan graves, el P.O.S.D.R. apareció, de hecho, escindido en dos partidos, el partido bolchevique y el partido menchevique. El IV Congreso no hizo cambiar en nada la situación de hecho existente dentro del Partido. No hizo más que mantener y afianzar un poco su unidad formal. El V Congreso representó un paso de avance en el sentido de la unificación efectiva del Partido, unificación que, además, se llevó a efecto bajo la bandera bolchevique.

Haciendo el balance del movimiento revolucionario, el V Congreso del Partido condenó la línea menchevique, como una línea reformista, y aprobó la línea bolchevique, como la línea marxista revolucionaria. Con esto confirmó, una vez más, lo que había sido ya confirmado por toda la marcha de la primera revolución rusa.

La revolución puso de manifiesto que los bolcheviques saben avanzar, cuando así lo exige la situación, y que han aprendido a avanzar en vanguardia llevando con ellos el pueblo al asalto. Pero puso de relieve, asimismo, que los bolcheviques saben también replegarse ordenadamente, cuando la situación toma un carácter desfavorable, cuando la revolución declina, y han aprendido a replegarse certeramente, sin pánico y sin precipitación, para mantener indemnes sus cuadros, acumular fuerzas y, después de rehacerse con arreglo a la nueva situación, lanzarse de nuevo al ataque contra el enemigo.

No es posible vencer al enemigo, si no se sabe atacar certeramente.

No es posible evitar un descalabro en caso de derrota, si no se sabe retroceder certeramente, replegándose sin pánico y en perfecto orden.

Historia del Partido Bolchevique de la URSS. Comité Central del PC(b) de la URSS, 1938. Bogotá, Ediciones 7 de Enero de 1975 pág. 108.


http://www.moirfranciscomosquera.org

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geopolitica.info
by lucio Friday, Sep. 23, 2005 at 7:17 PM mail:

Grazie ad un’informazione multimediale sempre più accessibile, riceviamo in tempo reale notizie da tutti gli angoli del globo, che però, troppo spesso, si limitano al nudo resoconto dei fatti, senza far luce sulle cause reali che li determinano. geopolitica.info offre un servizio a chi vuole approfondire, conoscere e studiare le dinamiche sottese ai processi di politica internazionale e di globalizzazione che incidono sulla nostra società. Nella galassia di siti del settore geopolitica.info nasce con l’ambizione di essere chiaro e minuzioso al tempo stesso. Il portale è articolato in otto aree tematiche, di cui sette divise geograficamente, dove vengono inseriti articoli di taglio giornalistico facilmente fruibili tramite un archivio sempre aggiornato. Per facilitare chi non è esperto della materia è stato previsto anche un glossario con oltre 130 tra vocaboli e sigle ed un bottone dedicato alle recensioni di film e libri che trattano, in modo meno ortodosso, le tematiche del settore. Per scendere più nel dettaglio, ogni mese viene pubblicato un dossier su un argomento per cui si ritiene necessaria una trattazione più approfondita, senza rinunciare al principio della facile consultazione, al quale è ispirato tutto il sito. geopolitica.info inoltre, nell’intenzione dei giornalisti, dei ricercatori e di tutti i protagonisti che hanno intrapreso questa iniziativa, vuole essere uno strumento per superare la superficialità e la faziosità che alterano le analisi dei più importanti avvenimenti della nostra epoca. Una finestra di riflessione per tutti coloro che avvertono i rischi derivanti dall’internazionalizzazione delle crisi.

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pubblicità
by bresci Wednesday, Sep. 28, 2005 at 6:57 PM mail:

...e menomale che c'è geopolitica.info che usa gli spazi informativi di indy per farsi pubblicità....
grazie al lavoro di voi "professionisti" ora l' immagine è più chiara....
ma va a cagar....

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coca cola e nestle' sono contro i diritti dei lavoratori...
by csa vittoria Thursday, Sep. 29, 2005 at 7:33 PM mail:

coca cola e nestle' sono contro i diritti dei lavoratori
ancora un sindacalista colombiano assassinato !

Luciano Romero, sindacalista colombiano del Sinaltrainal (Sindacato Nazionale Lavoratori Industria Alimentare), è stato assassinato lo scorso 11 settembre da uno squadrone paramilitare. Romero, dirigente sindacale della Nestlè, era da poco tornato in Colombia dopo aver passato alcuni mesi in Spagna per sfuggire alle ripetute minacce dei paramilitari.
La Nestlè è una delle tante multinazionali complici dello stillicidio di sindacalisti che avviene in Colombia, il paese in cui si ha la più alta percentuale di sindacalisti assassinati a livello globale. La responsabilità delle multinazionali come Coca Cola e Nestlè consiste nel criminalizzare terrorizzare e licenziare i sindacalisti i lavoratori e i campesinos che conducono le lotte all'interno delle fabbriche e nei latifondi, indicandoli alle rappresaglie delle Autodefensas Unidas de Colombia, gruppo paramilitare di estrema destra addestrato e finanziato dagli Stati Uniti.
Ricordiamo che negli ultimi anni 20 sindacalisti del Sinaltrainal sono stati assassinati, altre decine hanno subito minacce di morte o sono scampati ad agguati e attentati ed è ricomparso il fenomeno dei “desaparecidos “; si parla ad oggi di almeno 50 oppositori spariti...
La Coca Cola è una delle tante corporations statunitensi che sfruttano le risorse ambientali e i lavoratori dell'America Latina, appoggiando le dittature fasciste che hanno oppresso il continente, o contribuendo al rovesciamento di governi che si opponevano all'imperialismo yankee (come in Guatemala e in Cile).
Gli Stati Uniti, con il pretesto di combattere il narcotraffico, hanno lanciato nel 2002 il Plan Colombia diretto in realtà a colpire la più antica guerriglia latinoamericana, le FARC (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia) e l' ELN (Esercito di Liberazione Nazionale).
Questo piano ha portato a un aumento della repressione contro l'opposizione popolare e un maggior intervento militare/finanziario da parte degli USA per cercare di recuperare l'assoluto controllo avuto nel periodo delle dittature degli anni '70 e '80 in tutto il centro e sud america.
Stiamo infatti assistendo negli ultimi mesi a imponenti rivolte popolari che hanno scosso l'America Latina, dalla lotta contro la privatizzazione del gas e delle risorse idriche in Bolivia a quella contro la svendita del petrolio alle compagnie straniere in Ecuador. Sono rivolte e mobilitazioni che vanno a colpire direttamente gli interessi statunitensi ed europei e rappresentano una risposta alle strategie imperialiste di Washington e del Fondo Monetario Internazionale, strategie dirette a colpire anche quei Paesi, come Cuba e il Venezuela, che non si piegano e che rappresentano un'alternativa ad un sistema basato sullo sfruttamento.
A queste manifestazioni popolari, gli U.S.A. e i suoi governi satellite stanno rispondendo con la repressione cercando di schiacciare con le armi le speranze di migliori condizioni di vita e di lavoro per milioni di lavoratori operai studenti e campesinos in tutto il centro e sud america.

QUESTA E' LA DEMOCRAZIA CHE VOGLIONO ESPORTARE ANCHE IN IRAQ ED IN TUTTO IL MONDO.

contro le strategie egemoniche dell'imperialismo u.s.a
a FIANCO DELLA RESISTENZA DEI POPOLI LATINOAMERICANI e mediorientali

per una societa' di liberi e di eguali senza piu' classi e senza piu' sfruttamento!


http://www.ecn.org/vittoria


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