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[Istat] Il manifesto sullo sciopero
by precari istat Wednesday, Sep. 21, 2005 at 12:06 PM mail:

il manifesto prima pagina 20 settembre

ISTAT
Affittasi inchiesta
ROBERTA CARLINI
«Lei cerca lavoro?» «Nelle ultime 4 settimane ha fatto qualcosa per cercare lavoro?» «Sarebbe disposto ad accettare un lavoro a termine?» Forse non tutti lo sanno, ma tutto quel che sappiamo su occupazione e disoccupazione viene dalle risposte a domande come queste. Migliaia di risposte che decine di migliaia di persone danno a un piccolo gruppo di persone. 312 per la precisione. Sono i «rilevatori» dell'Istat, che del mondo del lavoro sanno più di tutti noi, prendendo informazioni di prima mano, entrando nelle case di 76.800 famiglie, previo appuntamento e viaggio (a proprie spese), sedendosi a un tavolo e aprendo il questionario.

I 312 inviati speciali dell'Istat sono 312 paradossi viventi. Fanno una Rilevazione sulle Forze di lavoro che si definisce «continua» (che c'è sempre), e hanno un contratto da co.co.co (che oggi c'è domani chissà). Chiedono agli altri «Qual è il guadagno minimo mensile netto per il quale sarebbe disposto a lavorare?» e prendono se tutto va bene 900 euro al mese spese escluse. Ma c'era una domanda dalla quale i 312 fino a poco tempo fa si sentivano al riparo, la G6: «Negli ultimi sei mesi ha ricevuto un'offerta di lavoro da una agenzia privata di collocamento e/o da una agenzia di lavoro interinale?» Loro, i messaggeri di stato nel mondo del lavoro, erano sì precari e flessibili, ma dipendenti, pardon, paradipendenti, dal signor Istat in persona. Anzi, degli statistici dell'Istat erano il fiore all'occhiello. Adesso il fiore trasloca: viene esternalizzato, il bando di gara è già bell'e fatto e i ras dell'interinale sono lì in prima fila per aggiudicarsi l'appalto. Per i 312 paradossi e per tutto il resto oggi l'intero Istat fa uno sciopero, il cui clamoroso successo sarebbe il lieto fine di questa storia. Ma a chi pensa che a volte l'happy end costa troppo, suggeriamo un'alternativa per risparmiare sulla Rilevazione sulle Forze di Lavoro: per capire qualcosa del mercato del lavoro intervistate gli intervistatori.

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il manifesto 2 (21 settembre)
by precari istat Friday, Sep. 23, 2005 at 5:44 PM mail:

I precari Istat: «Svendono le statistiche»
I cococò che rilevano le forze lavoro per la prima volta in piazza a Roma. Accanto a loro i dipendenti dell'istituto. No all'appalto privato, in pericolo la qualità della ricerca
LUCA DOMENICHINI
Davanti al palazzo storico dell'Istat, nella sede centrale di Roma, hanno manifestato circa trecento rilevatori - e rilevatrici - arrivati da diverse regioni italiane. La statua con il braccio alzato, simbolo dell'ente di ricerca e posta sopra l'entrata d'ingresso dell'Istat, è stata presa come punto di ritrovo per i lavoratori in sciopero, che hanno cominciato ad arrivare dalle nove di mattina. Hanno i cartelli attaccati agli zaini: «Rilevatrice Lombardia», è scritto sulla borsa di Luciana, da Milano. «L'Istat vuole "esternalizzare" i rilevatori della Forza lavoro - spiega - una figura professionale che si occupa di raccogliere i numeri sull'occupazione (e la disoccupazione). Adesso vogliono vendere il reparto, passando il settore a una ditta privata, per cui ancora, però, non c'è l'appalto finito».

La vendita ai privati, secondo Cgil, Uil e Collettivo precari, è però dannosa per lo stato, che spenderà di più ad acquistare i dati che non a procurarsi i numeri «in casa». Gabriele Giannini, delegato della Cgil, spiega che la vendita ai privati della Forza lavoro - i 312 che in tutta Italia raccolgono i dati su quanti lavoratori ci sono, e con quali contratti di assunzione - porterà inevitabilmente alla qualità inferiore delle statistiche, e soprattutto a una maggiore spesa da parte dello stato: «Oggi, i 312 rilevatori, con gli uffici sparsi nelle città, costano all'Istat cinque milioni di euro, per fare un servizio che è per qualità ottimo, a detta di tutti. Dopo la vendita a una società privata, l'Istat pagherà, per gli stessi dati, 7,8 milioni di euro: quasi tre milioni in più, senza più garanzie (né per i lavoratori, né per l'ente) che i numeri siano stati raccolti con la stessa cura e imparzialità di adesso».

La raccolta di questi numeri è adesso effettuata con molta cura, spiegano tutti, «ma paga poco: dobbiamo andare nelle case con i mezzi a carico nostro, perché la rilevazione telefonica (che si usa per i sondaggi e le ricerche di mercato, ndr) non è valida per i dati occupazionali». I lavoratori hanno cartelli sulla borsa con scritto «Marche», «Lombardia», «Veneto», «Calabria», «Sicilia», «Lazio», ma tutti hanno le stesse condizioni di vita: «Il livello di studio - dice ad esempio Alessandro Buscemi, dalla Sicilia - è medio alto: laureati in economia, scienze politiche e lettere, che guadagnano con i co.co.co. novecento euro mensili, in media. Stipendi bassi e precari, che ci dobbiamo fare bastare anche per la benzina. Un rilevatore, da solo, copre in media cinque comuni».

La protesta dura tre ore. Il cordone dei rilevatori e di impiegati Istat arriva davanti al ministero della Funzione pubblica. E' esposto un cartello: «No alle rilevazioni in appalto», «Statistiche allo stato», mentre dieci delegati di Cgil e Uil (la Cisl non ha partecipato) entrano nel palazzo antico per incontrare il funzionario Raffaele Perna. Giannini, della Cgil, racconta che il ministero «conferma l'aumento della spesa per l'ente, ma con la nuova finanziaria i tagli potrebbero essere "forti". Così all'Istat conviene smantellare la Forza lavoro, invece di trasformare negli anni i 312 precari in contratti "interni"».

Nella polemica interviene anche Guglielmo Epifani: «Il governo, anziché smantellare la Forza lavoro, fornendo ai privati la rilevazione dei dati sull'occupazione, dovrebbe pensare al rinnovo del contratto nazionale dei ricercatori, scaduto da 45 mesi, e ancora lontano da una positiva conclusione».

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