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Viviamo tutti in Val di Susa
by Sullo Tuesday, Nov. 08, 2005 at 7:21 PM mail:

dal sito di CARTA

Viviamo tutti in Val di Susa
Pierluigi Sullo

Il documento finale del Cantiere per la democrazia [lo potete leggere in questo sito], approvato domenica 6, a Bari, alla fine di due giornate cui hanno partecipato, tra assemblea del Nuovo Municipio e Cantiere, centinaia di amministratori locali, di persone della società civile e del sindacato, inizia con queste parole: "In Italia vi è un urgente bisogno di democrazia". E non si parla - come hanno raccontato i partecipanti all'incontro in una quindicina di gruppi di lavoro - solo di democrazia formale, che pure soffre di una malattia grave e la cui medicina è la diffusione della democrazia partecipativa e diretta in ogni sua forma, ma del punto della geografia umana e fisica in cui si rompe, letteralmente, il rapporto tra chi decide e chi subisce le decisioni: questo punto si chiama "sviluppo".
A noi pare che si sia arrivati all'osso della questione, e che la rottura sia sempre più clamorosamente evidente, grazie al fatto soprattutto che il "neosocialismo municipale", come lo ha definito sprezzantemente il presidente di Confindustria, Montezemolo, moltiplica la sua resistenza, così forte perché riempita di idee, proposte, capacità di delineare alternative desiderabili a quel che il neoliberismo, e i suoi esecutori politici, vogliono imporre, agitando davanti al naso dei cittadini, delle comunità, la foglia d'insalata ormai avvizzita della "crescita". Una promessa a cui abbocca sempre meno gente.
Bastava, a Bari, ascoltare il modo con cui Nichi Vendola parlava delle difficoltà del governo della Regione Puglia, ad esempio a muoversi nella giungla di enti e sottopoteri che si sono stratificati sull'acqua, per vedere quanto la tutela del bene comune, anzi di beni comuni molto concreti, costituisca in effetti l'anima di una neopolitica che non pretende di regolare la società in virtù di interessi "generali", ma vuole ricomporre l'infinito mosaico della frantumazione e della sofferenza sociali. E' quel che hanno comunicato, in questi giorni, i due presidenti di municipi romani, Massimiliano Smeriglio e Sandro Medici, costringendo la Coca Cola ad accettare un'inchiesta su quel che realmente avviene nelle sue fabbriche in Colombia. C'entra, la Colombia con la periferia romana? Evidentemente sì, se nelle strade della Garbatella o di Cinecittà deve passare una fiaccola olimpica targata Coca Cola, per contrabbandarvi un messaggio di bontà falso, dato che i lavoratori colombiani subiscono licenziamenti, persecuzioni e - dice il sindacato Sinaltrainal - omicidi di delegati sindacali.
Ma in queste settimane l'epicentro del "bisogno urgente di democrazia" è con tutta evidenza la Val di Susa. Attorno alla Val di Susa e alla resistenza straordinaria della sua gente si è prodotto un terremoto che ha aperto, appunto, la frattura tra chi decide e chi subisce le decisioni, tra "sviluppo" e tutela del bene comune. E questa frattura non rispetta la storia, la toponomastica politica ed elettorale, allarga un burrone che non è tra "destra" e "sinistra", ma tra "governanti" [non solo politici] e comunità.
Infatti, non solo il centrosinistra, ma la stessa Cgil hanno preso posizioni opposte. La Fiom è con lo sciopero generale della valle che si farà il 16 novembre e che è stato richiesto da migliaia di lavoratori locali [sarebbe ragionevole: lo sciopero è di chi lo fa], mentre la Cgil di Torino e del Piemonte si schiera con lo "sviluppo", e il segretario generale della Cgil, Epifani, fa lo stesso, avanzando un argomento infondato e autolesionista: ''Io troverei sbagliato - ha dichiarato - che una grande opera di collegamento non riguardasse il nostro paese. A furia di non collegare, tutto passerebbe fuori e noi finiremmo per essere colpiti dalla parte peggiore di questi problemi ambientali, cioè dall'inquinamento degli altri''. A ben pensarci è lo stesso argomento che adoperano i sostenitori del nucleare: ecco, in Italia non ci sono centrali, ma ce ne sono decine in Francia, e le radiazioni non rispettano le frontiere. Giusto: infatti bisogna abolire, direbbe una persona assennata, il nucleare anche in Francia.
Ma il ricatto "sviluppo uguale lavoro" continua ad esercitare il suo fascino perverso sul sindacato, anche quando ogni evidenza mostra il contrario: che a "investimenti produttivi" come il Ponte sullo Stretto o il Tav, che immaginano una crescita dei trasporti di merci esponenziale, corrisponde solo arricchimento delle imprese di costruzione [Impregilo , la Rocksoil di Lunardi o la Cmc "rossa"] e dei loro probabili partner criminali e mafiosi, e un danno ambientale che distrugge, tra le altre cose, antiche e nuove occasioni di lavoro. Ma non importa, quel che prevale è l'ideologia, il riflesso condizionato, il fatto che la cultura di sinistra è sempre stata dipendente dal presupposto per cui "sviluppo delle forze produttive" significa rafforzamento della classe operaia, ecc.
Ma la frattura di cui si parla ha anche reso facilmente leggibile, il ruolo del partito dei Ds, in questo conflitto tra "sviluppo" neoliberista e difesa del bene comune. Il sindaco di Torino, Chiamparino, e la presidente del Piemonte, Bresso, con il supporto del segretario dei Ds, Fassino, hanno perfettamente interpretato la parte dei reazionari, per i quali il "progresso" deve indossare le scarpe chiodate e camminare, se necessario, sul corpo delle comunità. Assolutamente esemplare - e fa bene Sandro Medici, sul manifesto di martedì, a notarlo - è il commento di Bresso alla vicenda della Coca Cola. Al Corriere della Sera, l'ex sostenitrice dell'ambiente e della democrazia partecipativa, ha detto: a] gli sponsor delle Olimpiadi sono "intoccabili"; b] perciò quelle dei municipi romani sono "stupidaggini"; c] di conseguenza, Veltroni deve riportare all'ordine i suoi sindaci. Alla faccia della democrazia. E' lo stesso atteggiamento che Bresso, Chiamparino e Fassino hanno nei confronti della Val di Susa: c'è un interesse "generale", quindi gli interessi particolari vanno spazzati via, se necessario con la forza, come dimostrano i mille poliziotti che hanno occupato la valle trasformandola in una sorta di Cisgiordania, o di Unione sovietica, dove per andare da un posto all'altro bisogna superare posti di blocco e mostrare "passaporti interni". I Ds sono il bastone di cui il neoliberismo si serve, e basterebbe guardare a quel che avviene a Bologna [la "legalità"], a Firenze [l'inceneritore, il tunnel del Tav, l'acqua, ecc.], a Roma [la legge urbanistica regionale che i costruttori stanno per festeggiare], a Napoli [la privatizzazione dell'acqua], per capirlo.
Sarà un caso, poi, che Montezemolo si scagli, in contemporanea, contro il "neosocialismo municipale", contro i molti enti locali che si oppongono alla privatizzazione di qualunque pubblico servizio, o bene comune, che è quel che invece i potenti dell'economia [e la direttiva Bolkestein] pretendono? Si può dire, all'incontrario, che il presidente di Confindustria, nominando il suo nemico, ne riconosce l'esistenza, la forza, il ruolo.
Suggeriamo ad Epifani di informarsi sull'argomento, la prossima volta che incontrerà il presidente della Fiat e degli industriali italiani. Magari gli potrà spiegare che le resistenze "locali", i "cortili di casa", messi uno a fianco all'altro, come fisicamente sono, rappresentano tutto il paese. Un pezzo alla volta, una città dopo l'altra, una valle a fianco di una pianura, i municipi che si ribellano tracciano un'altra geografia sociale e un altro paesaggio. E tutto nasce da lì, da quelle piccole cose che sono bilanci partecipativi e partecipazione diretta dei cittadini. Cos'è la "politica", se non questo? E ci si stupirà, se in Val di Susa, il 16 novembre, ci saranno quelli del Ponte sullo Stretto, quelli dell'acqua in Puglia, Abruzzo e Campania, quelli del Tav nel Mugello, quelli del Mose a Venezia, quelli che ovunque dicono agli Epifani e ai Fassino che non vogliono l'inquinamento degli altri né quello "nazionale"?

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