Chi semina la miseria raccoglie la collera
Da anni, il settore più povero e più disprezzato delle classi popolari, o svantaggiate, spesso derivati dall'immigrazione, soffre per la disoccupazione massiccia e la precarietà. I posti di lavoro da operaio che occupavano i genitori sono stati spesso eliminati, e la scuola non è una via di speranza per i giovani. Questa società offre loro soltanto l'ozio sotto i palazzoni e controlli di polizia stupidi quanto umilianti. Nessuno si stupisce veramente che un incidente mortale possa scatenare della violenze ad ampiezza nazionale. Gli insegnanti della CNT, che per la maggior parte lavorano in queste quartieri, non raccomandano certamente gli incendi di macchine né di edifici pubblici, ma neppure la rassegnazione. Esigono più giustizia per questi giovani. In concreta, ciò significa posti di lavoro stabili, salari rispettabili ed orari umani per i genitori, alloggi adatti, la fine di una politica poliziesca controproducente, servizi sociali all'altezza delle necessità, una scuola realmente emancipatrice. È in questo senso che chiamiamo i nostri colleghi ed i genitori a lottare.
Segreteria federale della CNT-FTE Lione, 6 novembre 2005 traduzione di A-Infos http://www.cnt-f.org/
Una settimana di rivolta contro l’ingiustizia sociale
In una settimana, i moti iniziati a Clichy-sous-Bois per la morte di Ziad e Banou si sono propagati alle altre città della banlieu parigina e poi a tutta la città. È il risultato inevitabile degli ultimi 5 annio di Sarko-show, otto anni di rafforzamento sicuritario e più di trent’anni di degrado sociale. Ziad e Banou sono morti fulminati da un trasformatore EDF [la nostra ENEL, ndt] e un terzo minorenne è grave. Pensavano di essere inseguiti dalla polizia. Si saprà un giorno se lo erano effettivamente, e se i poliziotti sono colpevoli di mancata assistenza a persone in pericolo? Quali che siano le circostanze esatte della morte di questi due adolescenti, è stata la scintilla. I ragazzi della banlieu sono saturi di rancore contro uno Stato che, da anni, non appare loro che nella sua essenza poliziesca, giudiziarie e, sempre di più, carceraria. Nei quartieri popolari, gli abitanti vivono costantemente nella paura, per se stessi o per i loro figli, dei controlli umilianti, basati sulle fattezze somatiche, nella paura degli arresti arbitrari, dei pestaggi, delle imputazioni per oltraggio e resistenza affibbiati solo per permettere ai poliziotti di raggiungere le cifre-obiettivo. Persino i rapporti ufficiali recenti insistono sull’aumento del mancato rispetto della legge da parte dei suoi principali interpreti. E che dire delle provocazioni del ministro dell’interno, ma soprattutto dell’arroganza di una politica che, considerate le periferie come territori da rioccupare, si assesta sempre di più a una pratica coloniale e militare a difesa dell’ordine pubblico? Allora sì, dispiace che questa violenza -che risponde a quella illeggittima del potere- si esprima il più delle volte e paradossalmente contro coloro che, nei quartieri ghetto, subiscono già la violenza statale e padronale. Bruiciare delle macchine, delle scuole o degli autobus nuoce alla legittimità di questa rivolta spontanea il cui senso è perciò difficilmente compreso da ampi strati della popolazione. Allo stesso tempo bisogna ricordare la risposta dello Stato quando questi giovani e le loro famiglie hanno scelto altre strade, quelle delle denuncie contro la polizia che non hanno prodotto che eccezionalmente delle condanne, (ricordiamoci la marcia dell’associazione "Bouge qui buoge" a Dammarie-le-Lys*), o quella, basata sul comportamento collettivo e solidale della marchia dei beurs degli anni '80, distrutta scientemente dal governo socialista dell’epoca attraverso il recupero di SOS Racisme. La rivolta contro l’ingiustizia, il senso di una certa solidarietà di massa, e gli elementi di riflessione politica della maggioranza dei giovani sono valori che noi difendiamo. Comprendiamo bene lo stato di necessità e le motivazione dell’azione diretta che anima in questo momento i quartieri popolari. Questa settimana di sommosse esprime la disperazione della frangia più marginalizzata di una generazione priva di prospettive. Va collegata con la strategia della tensione e l’attuale repressione dei movimenti sociali (trasporti, poste, movimento studentesco, opposizione agli OGM). Queste lotte testimoniano la stessa insicurezza sociale. Noi non reclamiamo un ritorno alla politica della "polizia vicina al cittadino" o la costruzione di licei in cui i giovani si emancipino in silenzio. Qualcuno crede seriamente di risolvere così la disperazione sociale dovuta alla violenza politica e sociale del potere? Ugualmente non chiediamo le dimissioni del ministro dell’interno, richiesta da una parte della sinistra. È una questione secondaria, piccole miserie politiche, scandalose se si ricorda che il centrosinistra ha ugualmente istituite politiche sicuritarie e ancora oggi non devia dal modello liberal-sicuritario dominante**. Senza redistribuzione del lavoro e delle ricchezze, e se la regressione sociale, le disuguaglianze, il razzismo e l’esclusione continueranno a durare, queste crisi di rabbia sono destinate a scoppiare. Non c’è prevenzione, non c’è ripresa religiosa, non c’è repressione che potrà farne qualcosa. Solo la giustizia e l’uguaglianza economica e sociale potrà essere una risposta.
Segreteria federale di Alternative Libertarie, 5 novembre 2005 Traduzione a cura di FdCA-Ufficio relazioni internazionali (*) Alternative libertaire n°110, settembre 2002 : « Dammarie-les-Lys, Cité en deuil, cité en résistance » (per accedere all'articolo in francese, cliccare QUI ) (**) Seduta del 16 luglio 2002 all’Assemblée nationale, discorso del deputato Julien Dray al ministro dell’Interno, che presentava allora un arsenale di leggi repressive: « La società […] non può trovare altra soluzione che la repressione […]. Per il benessere del nostro paese, io non posso che augurarmi del suo successo. [...] Il suo testo presenta una certa continuità con il progetto strategico preparato dal precedente governo. » Alternative libertaire BP 295 75921 Paris Cedex 19 Tél. 08-70-23-19-36 http://www.alternativelibertaire.org
http://www.fdca.it
|