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[notav] Il fantasma del «secondo Frejus»
by unità Tuesday, Nov. 29, 2005 at 12:55 PM mail:

Bisogna che tutti si interroghino se tra le esigenze prioritarie dell’Italia c’è un secondo Frejus i cui cantieri costerebbero e durerebbero più del doppio del Ponte sullo Stretto. Siamo alla vigilia di un conflitto in Val di Susa - e a livello politico - sul progetto Torino-Lione ancora più acuto e drammatico di quelli già visti anche recentemente in loco e in Italia. Se il governo mobiliterà migliaia di poliziotti per far cominciare mercoledì 30 mattina il cantiere di Venaus nessuno potrà impedire la pacifica rivolta del «popolo No Tav» con possibili iniziative di solidarietà anche in altre città italiane.

di Paolo Hutter

Bisogna che tutti si interroghino se tra le esigenze prioritarie dell’Italia c’è un secondo Frejus i cui cantieri costerebbero e durerebbero più del doppio del Ponte sullo Stretto. Siamo alla vigilia di un conflitto in Val di Susa - e a livello politico - sul progetto Torino-Lione ancora più acuto e drammatico di quelli già visti anche recentemente in loco e in Italia. Se il governo mobiliterà migliaia di poliziotti per far cominciare mercoledì 30 mattina il cantiere di Venaus nessuno potrà impedire la pacifica rivolta del «popolo No Tav» con possibili iniziative di solidarietà anche in altre città italiane.

Questa volta non si tratta di semplici trivellazioni per i sondaggi ma dei preliminari logistici per una galleria di servizio di 10 kilometri per 6 metri di larghezza, una galleria che servirebbe tra non si sa quanti anni anni per scavare il ventilato mega-tunnel. L’appello lanciato anche da forze non contrarie alla Tav, come la Cgil e la Cisl, era a una «tregua olimpica», cioè a rinviare la forzatura per tentare un dialogo distensivo. Ci sono stati accenti diversi anche nei Ds tra dichiarazioni di Fassino che sembravano più possibiliste e la Bresso che appare più ansiosa di aprire comunque subito visibili cantieri.

Nel governo, Lunardi spinge per spazzare via gli ostacoli dei manifestanti una volta per tutte mentre si dice che Pisanu sia più preoccupato di non evocare il contraccolpo di proteste radicali. I problemi per il progetto di una seconda linea ferroviaria Torino-Lione non derivano da una protesta solo locale (che comunque, già da sola, è la più forte mai verificatasi contro una Grande Opera).

Negli ultimi anni è emerso che la quantità di mezzi e merci che attraversa i confini italo francesi è in calo, e potrebbe essere smaltita via ferrovia dall’ammodernamento del Frejus, della Cuneo Nizza e della Genova Ventimiglia e dall’interscambio con le nuove linee svizzere. Il tutto con costi e tempi drasticamente inferiori ai 20 anni- 20 miliardi di una seconda Torino Lione. Dubbi e critiche alla effettiva utilità generale della Grande Opera si stanno diffondendo anche in ambiti lontani a quelli già contrarissimi di Legambiente Verdi e Comunisti. Qual è l’urgenza di far partire il cantiere di Venaus? Sarebbe più ragionevole, per l’interesse generale, fermarsi a discutere prima di blindare la Val di Susa. Ma non sempre la ragionevolezza e l’interesse generale prevalgono...

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