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Proteste contro il Tav, consentito il ricambio delle forze dell'ordine
by ValSusa Wednesday, Nov. 30, 2005 at 3:17 PM mail:

Proteste contro il Tav, consentito il ricambio delle forze dell'ordine Dopo lunga mediazione fra i sindaci e rappresentanti della polizia

La lunga mediazione tra i sindaci dei comuni della Valle di Susa e le forze della sicurezza alla fine ha portato ad un risultato positivo.

I reparti di polizia e carabinieri che da ieri si trovavano a Venaus, in provincia di Torino, per presidiare l'area prevista per l'apertura del cantiere del collegamento ferroviario Alta velocità Torino-Lione hanno potuto essere sostituiti dai colleghi. I lavori per il momento restano fermi. È iniziata una guerra di nervi.

Il popolo dei «no Tav», deciso a rimanere nella zona ad altranza, per il momento non manifesta segni di stanchezza. La protesta va avanti in modo pacifico con la partecipazione di gran parte dei sindaci dei comuni della Valle di Susa. La decisione di consentire il cambio alle forze dell'ordine è nata dalla convinzione che «l'obiettivo non è fare la guerra a polizia e carabinieri - è stato detto - ma impedire l'apertura del cantiere, prevista per questa mattina».

Sulla strada principale per Venaus, stamane gruppi di manifestanti hanno eretto barricate con legna e grate di ferro per impedire il passaggio dei mezzi e il cambio di turno delle forze dell'ordine.

La maggior parte dei dimostranti - tra i 10mila e i 15mila, secondo i sindaci - è assiepata nell'area del cantiere, ma molti bivaccano nei prati sotto il sole.

Per riprendere il dialogo serve «lo stop all'inizio dei lavori del cantiere di Venaus e l'avvio alla smilitarizzazione dell'aera». Lo ha detto il presidente della Comunità montana, della Bassa Val di Susa Antonio Ferrentino, sostenendo che «il governo deve abbandonare l'idea che quest'opera deve essere imposta al territorio.

Le Forze dell'ordine - ha aggiunto - qui sono le ben venute ma non come forze di occupazione». Mentre centinaia di persone continuano ad occupare i terreni dove dovrebbe sorgere il cantiere, Ferrentino ha affermato che il presidio continuerà a tempo indeterminato: «Non abbiamo problemi di tempo, resteremo fino a che non abbandoneranno quest'idea. Chi pensa che questa mobilitazione sul territorio possa diminuire - ha aggiunto - vuol dire che non conosce la Val di Susa». Il leader della protesta anti-Tav ha ricordato che la Torino-Lione «è un'opera enorme che è stata autorizzata con un semplice decreto del ministro Lunardi senza nessuna valutazione di impatto ambientale e senza nemmeno un parere del comune dove si realizzerebbe l'opera. E questo - ha concluso - in uno Stato democratico non è tollerabile».

Alle 8 di stamattina è entrato in vigore il decreto che autorizza l'impresa Cmc a occupare i terreni, circa 35mila metri quadri, per iniziare i lavori per la costruzione di un cunicolo esplorativo lungo 7 chilometri e largo dai 3 ai 6 metri. Sul luogo dove dovrebbe sorgere il cantiere, i manifestanti fronteggiano la polizia a distanza di sicurezza, separati da un torrentello.

Nonostante il freddo, centinaia di manifestanti hanno continuato ad affluire a Venaus percorrendo anche quattro chilometri a piedi, poichè tutte le strade di accesso erano impedite a causa della folla che assedia il sito dove dovrebbe partire il cantiere.

Il sindaco di Venaus, Nilo Durbiano, intanto, ha aperto poco dopo le 8 il Consiglio comunale apertoconvocato in località Berno, davanti al cantiere, ma i lavori sono stati da poco interrotti perchè un manifestante è stato colpito da malore.

Una cinquantina di persone, appartenenti al Comitato valdostano e francese contro il ritorno dei tir al traforo del Monte Bianco, hanno istituito in mattinata un presidio sulla strada statale 26, nei pressi di Courmayeur (Aosta), un paio di chilometri a valle dell' imbocco del traforo.

«Vogliamo coś solidarizzare - ha detto Alex Glarey del Comitato No Tir - con le popolazioni della Val di Susa che manifestano per la difesa del loro territorio contro le imposizioni per l' Alta Velocità». Al momento, i manifestanti si limitano a distribuire agli automobilisti e agli autisti dei volantini in cui spiegano le ragioni del presidio. In particolare, diffondono le dichiarazioni della Delegazione della Commissione Petizioni del Parlamento Europeo tese «a spingere le istituzioni e i cittadini delle valli alpine, e in particolare della Regione Autonoma Valle d'Aosta, a riscoprire quel sentimento di solidarietà alpina, di cui spesso si parla, ma che poco si pratica».


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