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lettera a Claudia e Stefano Simone Titto e Tombolino
by vittoria oliva Friday, Dec. 02, 2005 at 11:17 AM mail: sabinavittoria@libero.it

Carissimi compagni e dolci amici.
Cosa c'è di più intimo, di più riservato di una lettera?
Eppure vi devo scrivere così, pubblicamente, perché noi non possiamo
vederci, abbracciarci, telefonarci, sentirci.
Così, questa mia lettera la affido al mare della rete, come una volta si
faceva con le bottiglie nel mare vero, sperando che in qualche modo la
possiate leggere.

E' l'unico modo che ho per dirvi la mia contentezza
nel sapervi fuori da quelle cupi mura e di esprimere la mia rabbia
perché,Danilo Valentina e Massimo stanno ancora dentro.

E' anche un'occasione per parlare dei domiciliari.
Un aspetto delle misure restrittive che molto spesso viene passato sotto
silenzio.
Il che si capisce pure a livello umano, meglio ai domiciliari che al gabbio,
chi potrebbe dire il contrario? E tale e tanto grande è il sollievo per i
compagni che sono rimasti fuori (per questa tornata!) che si corre il
rischio di non afferrare nella sua totalità la perversione che c'è da parte
del potere nella" misura cautelare" in cui tu diventi il carceriere di te
stesso.

Per la breve esperienza che ho avuto io di questa "misura cautelare" mi
ricordo che mi sballava parecchio; pensare che la mia casa era diventata la
mia galera mi estraniava assai.
Perché si fa presto a dire in senso teorico: la casa è una prigione, la vita
vera è la strada e altre cose del genere, ma poi c'è il bisogno reale di una
tana tutta nostra in cui sentirsi a proprio agio, in cui uno fa quello che
gli pare.
Ora in genere i domiciliari vengono sempre dopo una perquisa, e già quella è
la violazione dello spazio privato, quando poi dopo una perquisa ti dicono
pure: non devi superare l'uscio di casa, non devi parlare e vedere
telefonare a nessuno, nessuno deve entrare, vederti, parlarti, telefonarti,
allora capisci che quella non è più casa tua: è la casa di quelli che sono
venuti a farti la perquisa.

Anche perché poi tornano e come se tornano.
Più volte al giorno, anche di notte, invece che osservarti dallo spioncino
ti bussano,all'uscio, e di notte ti puntano in faccia la lampada tascabile,
senza contare le ronde che passano sotto casa:
Se poi stai da sola, come capitò a me, per un periodo, che poi venne una
compagna a farmi da "assistente" (graditissima in verità!), la cosa è
veramente annichilente; mi ricordo che guardai il sacco dell'immondizia e mi
chiesi e: mo' come faccio con questa? che non posso uscire?.

Perché poi questo deve essere chiaro per qualsiasi tipo di carcerazione che
lo scopo finale è sempre lo stesso il programma di annichilire l'individuo,
di umiliarlo; ci sono diversi gradi di questo programma, e i "domiciliari"
sono solo un aspetto di questo annichilimento ed umiliazione programmata.

Che questo tentativo di annullamento riesca o no dipende solo dalla volontà
del soggetto, dalla sua determinazione: c'è chi si piega e c'è chi come voi
che resiste, c'è chi è "rieducato" e chi come voi è fiero della sua
ineducabilità al sistema della ferocia.

Non vorrei essere fraintesa io sono contenta che Simone finalmente possa
stare vicino al suo bambino e alla sua donna e sono contenta che la mamma di
Titto non debba più andare tanto lontano per vedere Titto, ma è una
contentezza sempre amara, sempre condizionata, non scelta né da voi, dolci
compagni, né da me che mi sento vicina a voi, aggravata per di più dal
dolore di sapere che Massimo Danilo e Valentina stanno ancora dentro.

Un' altra cosa voglio dire : quando lo Stato ti punisce non punisce solo
te, ma tutti quelli che ti stanno intorno, madri, figli, padri, e chi ha
deciso di fare un percorso di vita insieme a te.
Del resto i pervertiti raggiungono il massimo di piacere nella sottigliezza
della perversione, per cui
col cazzo che ti mettono in una galera facilmente raggiungibile da una madre
o da un padre o dalla donna che ti ama o da un figlio, no! ti mandano sempre
nel posto più in culo al mondo, poi quando
la madre, il padre, la donna che ti ama, il figlio si sono organizzati per
venirti a vedere, magari decidono di cambiarti galera.
Perché il controllo deve essere una catena che non si rompe mai, almeno
questi sono i loro desideri.
Perché se c'è una pecora nera in una famiglia, vuol dire che la famiglia non
ha assolto alla sua funzione
di controllo e quindi deve essere punita insieme a te.

In alcuni casi si arriva al massimo, per cui non ti possono rimandare ai
domiciliari a casa tua perché
casa tua "è un covo": è risaputo che le case dei rivoluzionari non sono case
ma sono "covi"!!!!!

Infatti io sto sempre a chiedermi ma quanti cazzo di pulcini alleviamo
noi!!!!! ma tutti allevatori di pennuti siamo? e che cazzo! non ci basta
riempirci casa di cani e di gatti?

In alcuni casi la perversione arriva al punto di rimandarti da mamma e papà
che finalmente possono emendarsi dal fatto di aver cresciuto uno brutto
anatroccolo(eh, i pennuti!) e ritornare, così, nel ruolo per cui erano
demandati, quasi per ribadire il fatto di non aver assolto a dovere questo
ruolo.

Vede che sta succedendo, col fatto che non possiamo parlarci di persona o
scriverci in privato?
che invece di parlare a voi parlo agli altri!
a quelli che non sanno, quando noi queste cose le sappiamo benissimo.

E anche questa diventa una esplicazione di cosa intendiamo quando parliamo
di carcere sociale.

E invece io avrei voluto parlare con voi in intimità, sentire dalla vostra
voce quello che avevate da dire.
So, come sanno tutti i compagni, che siete stati forti, tanto da dare forza
anche a me, e so che niente piegherà la vostra dignità, ma avevo il
desiderio di stringervi al cuore in un grande abbraccio, di ripigliare anche
a confrontarci su le cose, e perché no? scazzarci su altre.
Avevo sopratutto il desiderio di sentire le vostre care voci che venivano
soffocate dai vetri dei gabbiotti.


Claudia, Danilo, Valentino, Stefano
ho letto il vostro comunicato, pieno di dignità e giusto orgoglio, e voglio
chiudere con le vostre parole
"un rivoluzionario continua a vivere nel perpetuarsi della rivolta... nei
fuochi che tengono accesa l'ostilità al potere e allo sfruttamento. E'
nell'attacco al dominio che la solidarietà trova la sua massima espressione
non vanificando le esistenze di chi paga o ha pagato con un caro prezzo per
aver scelto di ribellarsi."

Danilo Valentina e Massimo
Claudia e Stefano Simone Titto Tombolino
vi saluto come si usa a Viterbo

SEMPRE FIERI!

AMORE E LIBERTA' PER RIBELLI E I DANNATI DELLA TERRA
ODIO AGLI OPPRESSORI

vittoria

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Titolo Autore Data
Quesito un indyano Friday, Dec. 02, 2005 at 2:41 PM
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