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SOLIDARIETA' NO TAV
by Alcuni solidali delle Alpi orientali Wednesday, Dec. 07, 2005 at 3:50 PM mail:

OGGI, MERCOLEDI' 7, PRESIDIO INFORMATIVO NO TAV ALLA STAZIONE DI ROVERETO Già ieri altri compagni hanno presidiato la stazione di Trento in solidarietà con la Val Susa, distribuendo un altro testo. Riporto quì sotto il testo distribuito, invece, ieri pomeriggio, tra le due città, e oggi nella sola Rovereto.

LA POLIZIA ATTACCA, LA VAL SUSA RESISTE

Con ruspe e manganelli, a Venaus in Val Susa, le forze dell’ordine hanno sgomberato il presidio che per giorni ha impegnato la popolazione valsusina e tutto il movimento NO TAV. Su quel prato, in base agli interessi dei grandi gruppi industriali e finanziari, italiani ed europei, devono iniziare i sondaggi del terreno, ossia si deve far partire il cantiere per la costruzione della linea ferroviaria per i Treni ad Alta Velocità, ossia bisogna, semplicemente, dar avvio alla devastazione della valle. Su quello stesso prato la popolazione ha deciso di opporre la propria resistenza. Donne e uomini, anziani e bambini, studenti ed operai, tutti gli abitanti di quelle terre hanno riconosciuto in quelle ruspe l’avanzata di quel progresso che nulla porta se non inquinamento e alienazione, cemento e solitudine, miseria e valigette ventiquattrore.
Sono falliti i tentativi di mediazione a suon di sorrisi e “dialogo democratico”. Sono risultate vane le manovre per spaccare il fronte d’opposizione, insinuando l’esistenza di “terroristi infiltrati” tra i comuni oppositori all’Alta Velocità. Così allo Stato non resta altro che metter via la carota e mostrare il proprio vero volto: l’imposizione con la violenza degli interessi dei ricchi.
E allora il vice-questore Sanna, fino ad un attimo prima gentile ed educato con i manifestanti, sale su una ruspa e col megafono strilla ai suoi uomini “Uccideteli! Uccideteli!”, sfondando le barricate costruite nei giorni scorsi; i poliziotti manganellano, tirano calci e pugni a chiunque gli capiti a tiro; le forze dell’ordine impediscono alle ambulanze di arrivare sul luogo delle cariche.
E allora la Val Susa risponde con la determinazione che da tempo la contraddistingue. Così le fabbriche si fermano. Tutte. Molti altri operai di Torino, giù in città, si rifiutano di andare al lavoro facendo salire ad una ventina il numero di stabilimenti in sciopero, senza contare quelli in valle. Gli studenti, anche loro scioperano e manifestano il proprio dissenso in piazza. I vigili del fuoco si rifiutano di partecipare allo sgombero. La gente blocca la linea ferroviaria, le statali e l’autostrada che gia spaccano in due la valle. Le automobili comunali, con altoparlanti, girano per le vie dei paesi spiegando l’accaduto e chiamando tutti a scendere in strada. Suonano persino le campane. “A sarà dura”, gridano ancora sorridenti i valsusini, come monito e sbeffeggio per trivelle e truppe di occupazione.
Quel progresso, con le sue ruspe, è lo stesso che qui in Trentino porta continui licenziamenti, che ci impone un inceneritore, una fonte di morte per non-risolvere il problema dei rifiuti che sempre più ci franano addosso, che devasta le valli ed i suoi boschi per far spazio a nuove piste da sci per nuovi turisti, che espelle gli immigrati e gli indesiderati. Che una grande sveglia risuoni anche tra i pendii delle Alpi orientali. E che le ruspe cambino di campo e si voltino in direzione ostinata e contraria.

SOLIDARIETA' ATTIVA CON LA VAL SUSA IN LOTTA
FERMARE LE NOCIVITA'
FERMARE LO STATO

alcuni solidali delle Alpi orientali

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