e solo l'inizio...sarà dura!
La giornata di ieri ha sancito la vittoria indiscutibile del movimento no tav nei confronti di governo, istituzioni piemontesi e ministero dell'interno. Dopo il blitz poliziesco dell'altra notte la Val di Susa ha saputo reagire con estrema determinazione e capacità nel raggiungere i propri obbiettivi. Dall'alba dello sgombero forzato di Venaus per ben due giorni l'intero traffico autostradale e ferroviario che attraversa la Valle è stato paralizzato dalla mobilitazione popolare. Fin da subito però è nata l'idea e la necessità di riprenderci e liberare Venaus. Così la manifestazione di ieri è già stata indetta di comune accordo, con il titolo di Liberare Venaus e intorno a quell'obbiettivo pubblicamente dichiarato il movimento ha lavorato. I giorni di blocchi ha Venaus hanno segnato un punto di non ritorno, hanno innescato e rafforzato una determinazione nella mobilitazione popolare che è stata la vera arma vincente della giornata di ieri. In quei giorni ci sentivamo tutti insorti all'ordine militare con cui volevano governare la valle, abbiamo liberato un territorio e per esso siamo stati pronti a lottare, dalla libera terra di Venaus è partito un movimento che resistendo, è diventato l'esempio per tutti. Dapprima le esperienze dei presidi di Borgone e di Bruzolo e lo stesso Venaus, poi la battaglia del Seghino e l'infame beffa poliziesca, infine Venaus e l'assedio al cantiere. Ricordiamo ancora quelle ore del blitz che “manu militari” ha raso al suolo il presidio, manganellando e picchiando i presidianti con una furia indescrivibile. E' questo che ha acceso l'animo di tutti, insieme all'occupazione militare del territorio che proseguiva dal 31 di ottobre, con gli abitanti di Mompantero sequestrati da check point alpini e truppe di occupazione, e le strade della val Cenischia aperte ai soli residenti, sospendendo il diritto alla libera circolazione. E poi i due giorni di lotta a Bussoleno, roccaforte storica, borgo ribelle da sempre da che ci ha regalato ore di lotta formidabili, barricate e assemblee preparative. Infine il corteo di ieri, decide di migliaia di persone con delegazioni da tutt' Italia, che sfilavano con l'intento di prendersi Venaus e alla fine della giornata così è stato. Dal concentramento di Susa abbiamo raggiunto il primo check point dei "passeggeri" convinti di far passare il container che avrebbe dovuto ristabilire il presidio permanente, davanti al cantiere. Nell'unità di movimento ci siamo adoperati per mettere a disposizione la nostra esperienza di piazza per riuscirci e così, attrezzati di scudi e elmetti, insieme a decide di valligiani abbiamo provato a sfondare il blocco illegittimo delle novelle truppe di occupazione, in un contesto condiviso con tutti che dai lati e dalle colline tifavano e sostenevano le arieti no tav. Nel frattempo le forze dell'ordine colpivano tutti quelli che riuscivano ferendone alcuni, tra cui una militante del comitato di lotta popolare, storica figura in val di susa. L' obbiettivo era raggiungere Venaus ed essendo tantissimi abbiamo iniziato a scendere a valle da ovunque fosse possibile, sentieri, mulattiere, piste taglia fuoco o improbabili strade con il risultato che in un modo o nell'altro tutto il corteo è arrivato a Venaus. Lì è successo qualcosa di incredibile, in un insubordinazione di massa la popolazione della Valle ha invaso il cantiere, abbattendone le recinzioni, superando gli sbarramenti e confinando, facendo fuggire , le forze dell'ordine. E' stato anche invaso il cantiere preso da CMC e danneggiati i mezzi di quelli che nella notte del blitz, in mezzo a due ali di centinaia di poliziotti e carabinieri, con il passamontagna calato sul volto, si apprestavano a picchettare le recinzioni di un improbabile cantiere. Fa sorridere leggere alcuni giornali, dove locali pennivendoli scomodano addirittura il fantasma dei Black Block per giustificare un atto di azione diretta di massa. Al pari della questura che per giustificare la sconfitta imputa tutto ad antagonisti e ad anarchici. Lo sappiamo, è duro ammettere per il potere costituito che una popolazione di montagna con gente di tutte le età ha cacciato senza neanche usare più di tanto la forza, gli invasori. Come autonomi e antagonisti ci prendiamo la responsabilità di tutto quello che in accordo e sopratutto insieme alla popolazione della Valle abbiamo fatto, rivendicando per un popolo aggredito il diritto alla resistenza. La spontaneità di questa lotta, insieme al suo coordinamento e alla sua unità è l'elemento spiazzante per politici, alcuni giornalisti e inquirenti, sminuirla e tacciarla di infiltrazione è il gioco che ormai non attacca più, perchè oggi Venaus è libera perchè l'abbiamo liberata, e il movimento no tav ha saputo usare la diplomazia quando serviva, la trattativa in altri casi e ieri la forza. In serata sul territorio è rimasto il presidio permanente che abbiamo ristabilito e la popolazione della Val Cenischia ha sfilato per le vie di Venaus in 500 per proclamarne con una fiaccolata la liberazione. Il prossimo appuntamento sarà per il corteo nazionale del 17 dicembre a Torino, dove l'orgoglio valsusino scenderà nella metropoli.
E solo l'inizio l'inizio...sarà dura!
Dalla libera terra della Val di susa in lotta comitato di lotta popolare no tav centro sociale Askatasuna
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