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Lettera aperta al Rettore dell'Università degli studi di Perugia
by stu dente Friday, Dec. 16, 2005 at 10:36 AM mail:

Lettera aperta al Rettore dell'Università degli studi di Perugia

Magnifico Rettore,



Venerdì, 9 dicembre 2005, a circa 100 persone, fra studenti, ricercatori precari e liberi cittadini, è stato impedito l'accesso al rettorato, dove si stava svolgendo l'inaugurazione dell'Anno Accademico.

Lei ha ordinato di bloccare l'ingresso ad uno spazio pubblico, preferendo, di fatto, militarizzare tutta l'area dell'università e creando così una "zona rossa" illegittima.

L’accesso è stato impedito grazie all’utilizzo delle forze dell’ordine e della questura di Perugia che conferma la propria linea di “pulizia” non solo di ogni forma di dissenso e di critica che si manifesta in città, ma soprattutto nei confronti dei soggetti più deboli come precari, migranti e prostitute. Anche a Perugia ripristino della legalità significa far saltare le più fondamentali regole democratiche.

In quella giornata è stato negato l’ingresso ad un pubblico evento a quanti volevano esprimere democraticamente la propria contrarietà ad un modello di università e di società basato sulla precarizzazione dei saperi, del lavoro e della vita.

La voglia e la determinazione dimostrata dal movimento universitario perugino ha come retroterra la recente mobilitazione di ottobre/novembre, che ha visto per la prima volta uniti studenti e ricercatori, i soggetti più colpiti dalle disastrose politiche che hanno riguardato l’università in questi ultimi anni. La crisi prodotta dal processo della cosiddetta “modernizzazione” dell’ istruzione pubblica portato avanti dalla Moratti, conferma di fatto l’impianto ideologico neoliberista e classista già avviato dalle riforme Zecchino e Berlinguer. Queste riforme subordinano l’università e i saperi alle esigenze di precarizzazione della vita richieste dal mercato. La logica di riduzione dei costi e massimizzazione dei profitti le conferisce dunque un connotato fortemente aziendalista. In quest’ottica la formazione, invece di essere considerata investim ento è considerata spesa, e la ricchezza intellettuale dei soggetti viene annullata di fronte alla domanda contingente dell’economia.

Ritenevamo pertanto inaccettabile e provocatoria la presenza del ministro Buttiglione, rappresentante di un governo che ha esasperato questo processo di subordinazione dell’università alle esigenze del mercato.

Perché si dimostra sordo rispetto ai temi sollevati nelle recenti mobilitazioni quando in precedenza è stato fra i promotori, all’interno della CRUI, di un documento di netta contrarietà alla disastrosa legge Moratti?



A nostro giudizio è stato vergognoso creare una Zona Rossa per difendere l’arroganza di un individuo noto per le sue posizioni razziste, omofobe e reazionarie che già in Europa hanno creato disagio ed imbarazzo.

Riteniamo inoltre che sia un comportamento ipocrita escludere studenti e ricercatori dall’inaugurazione dell’anno accademico, preferendo trasformare questo evento in una farsa con il Ministro dei Beni Culturali Rocco Bottiglione. Quest’ultimo è stato invitato a promuovere ed elogiare un luogo di produzione e diffusione di saperi e cultura come l’università, mentre al governo, nella ultima legge finanziaria, ha accettato il taglio di ben 63 milioni di euro al Fondo Unico per lo Spettacolo.



Magnifico Rettore, il Suo comportamento di quella mattinata non ha fatto altro che mettere in evidenza tutte queste contraddizioni. Le avevamo chiesto direttamente una spiegazione rispetto alla nostra esclusione da uno spazio pubblico: Lei ha scelto la strada della repressione, con l’utilizzo di cordoni di polizia e manganellate.

Questo atteggiamento coercitivo e autoritario è l’unica risposta alla domanda di democrazia e partecipazione dal basso?



L’importanza di un’università pubblica nella città di Perugia è fondamentale: per questo esigiamo da Lei una risposta, che è doverosa nei confronti di tutti i soggetti centrali per l’attività e il funzionamento di questo luogo. Studenti e ricercatori rivendicano uno spazio libero dalle logiche di potere e dalla repressione poliziesca, non solo per poter esprimere il proprio pensiero critico, ma anche per poter vivere e lavorare nella loro quotidianità.







Studenti e ricercatori in lotta –unipg-

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