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14 gennaio a Milano, in tante rispondono «Io ci sono»
by Assunta Sarlo Tuesday, Jan. 03, 2006 at 11:58 PM mail:

Attacchi alla legge 194, ma più in generale alla libertà femminile. La voglia di dare battaglia non difensiva. Il gemellaggio con “Tutti in pacs”, la manifestazione in contemporanea a Roma

La mobilitazione partita da un “messaggio in bottiglia”
di Assunta Sarlo


Hanno risposto semplicemente «Io ci sono». Come dicono - e
fanno - ogni giorno: ci sono al lavoro, in casa, con i loro figli e gli amici, ci sono per cucinare un piatto di pasta o scrivere una ricerca internazionale, ci sono per la spesa al supermercato, per l’amica in crisi, per una sentenza da
stendere o per qualcuno da visitare fuori orario. Ed esserci
- erano 1500 il 29 novembre alla Camera del lavoro di Milano, sono diventate molte di più in decine di città, saranno chissà quante il 14 gennaio a Milano - significa molte cose e impegnative.
Rispondere a un messaggio in bottiglia che invitava
ciascuna a spezzare un silenzio pubblico di fronte ad un
attacco guerresco alla legge 194 e più ancora alla libertà
femminile, a uscire di casa, a riprendere parola, ecco, di
tutto questo ognuna ha valutato la portata. E ha risposto
che si poteva contare anche su di lei. Che avrebbe portato
con sé una figlia, un’amica, magari anche il proprio compagno o marito.
A distanza di poco più di un mese da quella prima assemblea,
per la quale è stato decisivo l’impegno di Susanna Camusso e Cristina Pecchioli della Cgil Lombardia, questo mi sembra il risultato più prezioso e più pesante insieme.
Con quella lunga serie di “io ci sono” mandava a dire,
ciascuna donna all’altra, che aveva bisogno di guardarla
in faccia e riconoscerla compagna di pensieri comuni,
che sapeva che non sarebbe stato facile né riprendere il
filo di quel ragionare su di sé né vincere l’estraneità che
l’aveva tenuta lontana (ma ragionante eccome!) dalla politica, ma che era il tempo di farlo. E che lo riconosceva
come tempo che voleva prendersi o riprendersi per sé, tra la spesa e il lavoro, la cena con gli amici e i colloqui
con i prof. dei figli.
Lo ha scritto, benissimo, Dina in un messaggio al forum
di www. usciamodalsilenzio.org: «Mi chiedi perché
una sera fredda d’inverno, dopo una lunga giornata di
lavoro, non priva di contrasti, poi a casa a preparare la cena, mentre discuti con due figlie per adolescenti
affascinate da quei modelli che i media vomitano addosso ai ragazzi, tenti di metterle in guardia da quel pensiero unico che insulta la loro intelligenza, che le vuole tanto-tanto carine e in forma, ma soprattutto tanto addomesticabili a logiche prevelentemente maschiliste
e consumistiche, una donna esce, riattraversa la città per andare alla Camera del lavoro ad un’assemblea in difesa della 194? Rispondo: ma se non ora quando?
La posta in gioco è veramente troppo alta… Chiesa e politica si sono scatenati ad imporre la loro concezione
su maternità, fecondazione assistita, embrione ecc., nulla
è stato risparmiato, sono state scomodate tutte le categorie
possibili: etiche, bioetiche, e chi ne ha più ne metta,
senza minimamente chiedersi cosa pensasse e sentisse il soggetto attivo di tutto questo: la donna. Adesso basta!
Quella che ci aspetta è veramente una lunga notte, ma
veniamo da lontano, abbiamo le intelligenze e le energie
per poterla superare».
Intelligenza ed energia collettiva è quello che è servito
per dare un luogo a quel pensiero di indignazione solitaria:
e si è arricchito via via dei saperi, delle competenze,
delle riflessioni che le donne - le giuriste, quelle che hanno “fatto” il femminismo italiano nelle sue diverse declinazioni, le ginecologhe, le ragazze più giovani, le lesbiche, le madri con le loro figlie - hanno portato nelle nostre assemblee e nel nostro sito.
Un cammino per ora breve, ma denso e a tratti anche
aspro, che molto, io credo, manda a dire alla politica organizzata, e soprattutto al centrosinistra: esige di essere guardato da pari a pari e non paternalisticamente, è consapevole di avere frecce al proprio arco, a cominciare
dal voto, chiede che non si facciano mediazioni al ribasso sui corpi, le vite e i destini delle donne italiane che
sanno quale complessità detta le proprie scelte, in materia
di sessualità, maternità, relazioni con l’altro.
Di questo parlerà la piazza del 14 gennaio (e gli incontri
che si svolgono oggi in vista di quella): abbiamo detto sin
dall’inizio che non si tratta di una battaglia difensiva, ma
che denunciare le insidie dell’attacco alla 194 significa
rileggerne i nessi profondi con la vita di ognuna, con l’idea di libertà e di relazioni fra i sessi, con il tema urgente, in questi tempi oscuri, della laicità dello stato. Su questo dialogheranno la piazza di Milano e la piazza di Roma, piazza Farnese, dove nella stessa giornata il movimento glbt e tanti altri daranno vita a “Tutti in pacs”. Saranno “Due piazze per le libertà”, abbiamo costruito un ponte che ha richiesto anch’esso,da parte di tutte e tutti, la capacità di superare qualche momento difficile vissuto - in ordine alla contemporaneità dei due appuntamenti - con le donne di Arcilesbica che dai primi passi di “usciamo dal silenzio” ci sono state compagne. Le due piazze si scambieranno voce, chi non potrà essere a Milano sarà a Roma e viceversa, chi vorrà porterà in ognuna delle due un segno dell’altra.
Poi sarà il 15 gennaio e dovremo avere gambe per camminare
ancora a lungo. Ce la faremo se riusciremo a guardare in avanti insieme alle donne più giovani, le più strangolate nell’incrocio tra precarietà e desideri, con le donne straniere che sono arrivate fra noi e alle quali tocca
un di più di fatica e solitudine, con tutti gli uomini capaci di riconoscere che tutto ciò li riguarda e non è materia di convegno, ma concretezza di vita e di relazioni sulle quali pesa una lunga storia.
Troppo vogliamo? Troppo chiediamo a noi stesse, ancora una volta? Per sdrammatizzare dirò che, in tutto questo, ci stiamo anche abbastanza divertendo.

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Titolo Autore Data
per ora no Doriana Wednesday, Jan. 04, 2006 at 1:59 AM
informazione romana Wednesday, Jan. 04, 2006 at 12:31 AM
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