Sharon: è davvero uno statista da celebrare?
il giorno in cui si apprese del massacro di Sabra e Chatila rimasi sconvolto e, senza retorica, credo di aver pianto. Una Commissione di inchiesta ha riconosciuto Ariel Sharon come responsabile del massacro.
Le lacrime che versai quel giorno non erano soltanto per le donne, gli anziani e bambini palestinesi uccisi. Erano anche per Israele che stava uccidendo se stesso. Lo compresero le migliaia di persone che marciarono a Tel Aviv per protestare contro quell'atto ignobile di un esercito trasformatosi in complice e assassino per ordine del suo comandante. In un sussulto di moralità, la persistente tradizione democratica e la grande umanità del popolo ebraico, riuscirono in qualche modo a condannare l'atto criminale di Sharon il quale fu costretto ai margini della politica per qualche tempo.
Il ritorno alla politica e al potere (e anche agli affari) del generale israeliano, ha sancito la perdita di ogni pudore da parte di Israele e della maggioranza dei suoi elettori. Né l'equivoco ritiro da Gaza può compensare la provocatoria passeggiata sulla spianata delle moschee, i raid, il Muro e una carriera di violenza e provocazioni.
Sharon sta morendo come ogni altro uomo e per questo si provi la normale pietà a tutti dovuta in punto di morte. Che Dio perdoni i suoi peccati. Ma Sharon era già politicamente morto dopo Sabra e Chatila. Il suo ritorno al potere ha fatto perdere la faccia a un intero popolo. Se a Dio si può chiedere il perdono per la sua anima, non si dimentichino gli uomini il sangue che Ariel Sharon ha versato e le responsabilità di chi l'ha politicamente resuscitato.
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