Animalisti in carcere dopo il rogo a Flagogna Traditi dalle telefonate minatorie alle trattorie "Al Cacciatore". Arrestati xxxxxxxxx e tre complici Udine Gli animalisti arrestati all'alba di domenica, dopo il raid contro il salumificio Coletti di Flagogna, erano capeggiati da xxxxxxxxxxx. Il leader dell'Animal liberation front, 47 anni, ex maestro di scuola elementare che ora vive in Carnia, è stato arrestato mentre tornava a Calgaretto, una piccola frazione di Comeglians, con il suo fuoristrada blu. Era da solo. I vestiti macchiati di cherosene, lo stesso carburante usato per incendiare i quattro furgoni-frigorifero del salumificio (175mila euro di danno). I suoi complici sono stati fermati all'autogrill di Gonars. xxxxxxxxx, operaio di 28 anni, stava rientrando ad Abano Terme, dove vive in xxxxxxxxxx il Giovane. xxxxxxxxxx, 33 anni, operaio, avrebbe proseguito fino a Campegine (Reggio Emilia) dopo aver lasciato xxxxxxxxxxxx, 18 anni, a San Paolo di Torrile (Parma). Sono tutti in carcere - ognuno in una casa circondariale diversa tra Udine, Gorizia, Trieste e Pordenone - con l'accusa di concorso in incendio doloso e danneggiamento. Il pm Claudia Danelon ha chiesto al gip la misura dei domiciliari per xxxxxxxxxxx e l'obbligo di dimora per i suoi complici.
Al "commando", che in Friuli ha colpito pesantemente negli ultimi quattro mesi firmandosi Gruppo giustizia animale, da quindici giorni si stavano interessando i carabinieri del Nucleo operativo del Comando provinciale in collaborazione con il Ros. Sono state due settimane intense, come hanno rimarcato il colonnello Carlo Gerosa e il tenente Fabio Pasquariello. Passando al setaccio i tabulati telefonici di alcune trattorie minacciate solo perchè hanno l'insegna "Al Cacciatore", gli investigatori hanno avuto la certezza che il contatto friulano di Giustizia animale era xxxxxxxx. Per quindici giorni l'animalista è stato tenuto sotto controllo. Tra sabato e domenica notte sono stati intensificati i controlli nella zona del Sandanielese, perchè a Fagagna c'era la festa del norcino e si temeva un nuovo sabotaggio dopo l'incendio di un furgone-frigorigero al "Tuttocarni" di Osoppo, le scritte minacciose e i tubi delle pompe di benzina tagliati alla trattoria "Al Cacciatore" di Turrida. Il gruppo, però, ha agito a qualche chilometro di distanza. «Mentre voi fate la festa del norcino - hanno scritto nella rivendicazione sequestrata prima che fosse letta ai giornali - noi facciamo la festa del giustiziere».
I quattro hanno bruciato i furgoni del salumificio Coletti e poi si sono divisi. Ma i vigili del fuoco erano già stati allertati dai carabinieri e alle 3.50, mentre le autobotti correvano a Flagogna, i militari che in borghese pattugliavano la zona hanno avuto la notizia dell'incendio. xxxxxxxxx è stato bloccato sulla strada di casa. Gli altri all'autogrill di Gonars: in macchina avevano le bombolette spray usate per scrivere sul muro del salumificio "Fuoco alle fabbriche di morte" e il volantino per la rivendicazione. Le perquisizioni nelle loro case hanno permesso di recuperare altro materiale interessante: una bandiera nera dove campeggia in rosso la sigla dell'Alf, due videocassette (una contro il consumo della carne e l'altra intitolata "È l'ora di agire!"), dei Cd che riportano la scritta "Animal liberation front", una ricetrasmittente, la rivista "La Nemesi" e dei poster in cui c'è scritto a caratteri cubitali "Attacca l'industria della pelliccia".
’INDAGINE Erano pronti a leggere la rivendicazione: volevano firmarsi "Associazione di parenti delle vittime animali" Sui vestiti le macchie di cherosene Sequestrati gli indumenti degli animalisti. I carabinieri: «Ci sono prove schiaccianti» Udine (c.a.) xxxxxxxxxxxxsi sarebbe ritagliato il ruolo di capo e basista. I complici l'avrebbero sostenuto partecipando attivamente ai raid. È questa l'ipotesi che si fa largo tra gli investigatori che da una quindicina di giorni, dopo che i sabotaggi contro macellerie e trattorie hanno avuto conseguenze devastanti, stanno indagando sul Gruppo giustizia animale. Sui complici di xxxxxxxxxx e l'effettiva consistenza numerica dell'associazione («Siamo in 200 pronti a mobilitarci da in tutto il Nordest», aveva annunciato il telefonista che ha rivendicato il rogo al "Tuttocarni" di Osoppo) i carabinieri del Nucleo operativo di Udine non si sbilanciano.
Sono stati 15 giorni di indagini serrate, che adesso si svilupperanno per capire l'effettiva natura e composizione del gruppo. Dagli elementi raccolti, vi è il sospetto che i quattro siano anche gli autori dei tre danneggiamenti alla trattoria "Al Cacciatore" di Turrida (19 settembre, 13 novembre e 8 gennaio) e del rogo a Osoppo. Il primo raid fu rivendicato lo stesso giorno con due telefonate al locale pubblico. Una cabina telefonica di piazza Dante, a Osoppo, è stata usata per rivendicare l'incendio al "Tuttocarni", le scritte e i tubi del distributore di benzina tagliati a Turrida. Due giorni dopo, lo stesso telefonista, ha usato per richiamare i giornali una cabina telefonica che si trova a Treponti di Teolo, in via Euganea. Da queste telefonate i carabinieri hanno avuto l'aggancio giusto per sospettare xxxxxxxxx e organizzare una serie di controlli sui suoi movimenti e i suoi contatti.
Domenica mattina, dopo il rogo al salumificio Coletti, i quattro animalisti sono stati catturati nel giro di un'ora. I loro vestiti, ora sotto sequestro, puzzavano di carburante. Un perito dei vigili del fuoco ha accertato che erano macchiati di cherosene, lo stesso combustibile usato per incendiare i quattro camion a Flagogna. «Prove schiaccianti», hanno detto ieri i carabinieri in conferenza stampa. Come il volantino sequestrato sull'auto dei tre animalisti che tornavano a casa assieme e si erano fermati all'autogrill di Gonars. È curioso notare come abbiano lasciato dei punti di sospensione nello spazio in cui dovevano indicare il numero dei mezzi bruciati. Segno che qualcuno, probabilmente lo stesso xxxxxxxxxx, sarebbe tornato a Flagogna per verificare l'entità dei danni. Nel messaggio che non hanno fatto in tempo a dettare ai giornalisti si sono anche presentati e firmati come "I parenti delle vittime animali", dicitura che è stata poi tagliata e sostituita con Gruppo giustizia animale. Voleva essere un depistaggio? IL LEADER «Il sindacalista degli animali» Udine xxxxxxxxxxxxxxxx, originario di Camino al Tagliamento, ex maestro di scuola elementare, ora impiegato, è il leader storico dell'Alf. Si è sempre definito il "sindacalista degli animali" e dagli anni '80 è il protagnosta dei principali raid contro allevamenti di visoni e altri animali da pelliccia. Si è battuto contro macellai (fu sorpreso dalla polizia mentre incollava la serratura alla macelleria equina di via Aquileia), cacciatori e pellicciai. Estremista, fanatico, è stato processato oltre una quindicina di volte per i suoi sabotaggi e quattro volte incarcerato. Una militanza animalista dura e pura, ha compiuto azioni clamorose, alcune delle quali firmate Alf, come la liberazione dei visoni, le incursioni nelle stalle dell'università o l'attentato all'allevamento delle cavie della Fidia. Quando la Digos lo bloccò prima che liberasse 500 visoni ad Invillino, nel '99, si definì in un'intervista al Gazzettino «prigioniero filosofico». Ha sempre sostenuto che non si può combattere soltanto con i volantini. Tra le sue azioni dimostrative ci sono i sabotaggi alla centrale del latte di Milano, contro i pompelmi Jaffa, mentre definì una «splendida azione di marketing» l'invio dei panettoni Motta avvelenati con il topicida alle redazioni Ansa di Firenze e Bologna nel 2003.
|