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Il ritorno dell'elettroshock?
by Spoon Friday, Feb. 03, 2006 at 4:15 PM mail:

In Usa si sperimenta una nuova tecnica per combattere la depressione, «a base» di stimolazioni magnetiche

Il ritorno dell'elet...
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PENNSYLVANIA (Stati Uniti) - Una scarica elettrica per sedare le persone, curare i «matti», «addomesticare» i ribelli. Lo immortalò «Qualcuno volò sul nido del cuculo», quando Jack Nicholson e il «grande capo» furono sottoposti a questa terapia. Oggi questo trattamento è stato riabilitato , ma i suoi possibili correlati fanno ancora paura. Ma la ECT (electroconvulsive therapy), gradatamente dimenticata in favore degli psicofarmaci, forse sarà sostituita dalla più soft TMS, un trattamento su cui c'è un crescente intersse in usa, che promette di rimuovere la depressione in cambio di molta gentilezza e nessun danno.
COME FUNZIONA - La nuova procedura (già in sperimentazione anche in Italia) farebbe uso di impulsi magnetici (e non elettrici) come descrive Wired . Sperimentata dalla società Neuronetics, si basa sullo stesso principio dell'elettroshock: i disordini dell'umore possono essere curati alterando l'attività elettrica del cervello. Nella TMS le scariche sarebbero indirizzate verso la corteccia pre-frontale, deputata alla gestione delle emozioni negative.
CRITICHE - Il trattamento provoca un aumento del livello della serotonina, regolatore del benessere e del ciclo circadiano. L' «elettroshock gentile» può essere effettuato su pazienti allergici ai farmaci. Inoltre il TMS non provocherebbe quello stato emozionale atarassico che caratterizza molti medicinali di questa famiglia.

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Uno stimolatore magnetico, soltanto avvicinato alla testa, ha migliorato l' umore di persone affette da depressione bipolare

Sul prestigioso «American Journal of Psychiatry» è stata appena pubblicata una sperimentazione svolta in tre autorevoli centri di Boston, nel corso della quale, con una versione modificata della risonanza magnetica (la EP-MRSI, risonanza magnetica spettrocopica ecoplanare) è stato possibile curare una cinquantina di persone affette da depressione bipolare. Lo strumento è riuscito a intervenire sulle alterazioni del funzionamento delle cellule cerebrali, avvalendosi delle stesse onde elettromagnetiche che la normale risonanza magnetica usa per guardare dentro il nostro cervello.
Scoperta casuale Non è la prima volta che una macchina nata per aiutare a fare diagnosi si dimostra anche capace di curare. Il primo caso di questo genere risale alla metà degli anni ' 80, quando il medico inglese Anthony Barker, del Royal Hospital di Sheffeld, si accorse che durante gli esami effettuati con una procedura chiamata TMS, cioé Stimolazione Magnetica Transcranica, potevano verificarsi cambiamenti dell' attività cerebrale (le dita di un paziente si misero a tamburellare da sole, anche se lui non voleva). Poi, ancora per caso, si scoprì che la TMS era anche capace di curare: quando a fare l' esame erano pazienti depressi, ne uscivano particolarmente sereni e tranquilli, come se avessero preso un forte antidepressivo. Con piccole modifiche la TMS è stata, allora, trasformata in r-TMS (TMS a stimolazione ripetitiva), praticata con un apparecchio capace di inviare impulsi doppi o singoli su particolari aree del cervello, e oggi tutta l' esperienza accumulata con la stimolazione magnetica transcranica tornerà utile anche per la neonata EP-MRSI di Boston «La TMS é stata il primo strumento che, oltre a permettere di osservare il cervello in funzione, ha dimostrato anche di poter interferire con l' attività nervosa, stimolandola o inibendola» racconta Vincenzo Rapisarda, Direttore della Clinica Psichiatrica dell' Università di Catania, che ha coordinato un intero simposio dedicato a queste nuove scoperte al Congresso della Società Italiana di Psicopatologia svoltosi di recente a Roma.
Strumento di ricerca «Da quando furono individuate le sue proprietà, la TMS ha riscontrato un sempre più ampio consenso per le sue possibili applicazioni in molte malattie neurologiche e psichiatriche, soprattutto per tre motivi: la specificità del suo stimolo elettromagnetico ben focalizzato, l' assenza di conseguenze sulle funzioni intellettive e i ridotti effetti indesiderati, tutti comunque ben controllabili seguendo le linee guida per l' utilizzo in sicurezza della stimolazione, che si può effettuare ambulatorialmente, senza alcuna preparazione del paziente, anestesia o analgesia» dice Rapisarda. «Oltre al potenziale ruolo terapeutico,» prosegue l' esperto «la capacità di modificare l' attività funzionale del cervello in modo focalizzato e non invasivo, potrà portare ad importanti progressi nella conoscenza delle relazioni tra attività cerebrali, comportamento e fisiopatologia dei disordini neuropsichiatrici, ma è ancora presto per dire se sia iniziata davvero una nuova era nel trattamento e nella modulazione non invasiva del cervello» Fra gli italiani che già utilizzano la TMS, oltre al gruppo diretto da Rapisarda, che tratta soprattutto pazienti schizofrenici, ci sono anche psichiatri e neuroricercatori dell' Università "La Sapienza" di Roma che lavorano anche su altre malattie.
Verifiche Nei prossimi anni il ruolo della Stimolazione magnetica transcranica nella diagnosi e nel trattamento dei disordini psichiatrici e neurologici diventerà sempre più chiaro, ma è necessario capire quali pazienti beneficiano meglio di questo trattamento, quale sia la forma ottimale di applicazione dello stimolo elettromagnetico, quando a lungo persistono gli effetti terapeutici e come sia possibile mantenere il miglioramento ottenuto, maturando un' appropriata esperienza sul trattamento a lungo termine. Il suo reale valore resta infatti, comunque, da definire: in uno studio controllato nel trattamento dell' epilessia presentato all' ultimo convegno dell' American Academy of Neurology non ha evidenziato significative differenze rispetto al placebo, mentre vari studi pubblicati negli ultimi 5 anni su autorevoli riviste scientifiche hanno riportato risultati incoraggianti.
Va stabilito quanto conti anche l' effetto placebo
Gli italiani sono fra i pionieri della ricerca sulla Stimolazione magnetica trasncranica. Lo psichiatra Carlo Miniussi, dell' Ospedale Fatebenefratelli di Brescia, la sta sperimentando con buoni risultati contro la depressione. Ma altrove si sta studiando anche il suo uso sul tinnito (fastidiosi fischi all' orecchio) e su alcuni tipi di allucinazioni psicotiche. E' in corso anche uno studio multicentrico che applica la TMS contro l' epilessia grave (forme caratterizzate da più crisi al giorno che non rispondono ai farmaci), coordinato da Paolo Maria Rossini, direttore del Dipartimento di Neuroscienze dell' ospedale Fatebenefratelli di Roma e direttore della cattedra di neurologia dell' Università campus biomedico. Dice Rossini: «Avvicinando la sonda alla zona del cervello da cui si ritiene prenda origine il disturbo (nella depressione, ad esempio, il lobo frontale sinistro) si può bloccare o favorire l' eccitabilità dei neuroni. Gli stimoli a bassa frequenza faciliterebbero l' eccitabilità e quelli ad alta frequenza la bloccherebbero».
Il trattamento La seduta dura da 20 a 30 minuti. Durante l' applicazione degli stimoli non si avverte alcun dolore né strane sensazioni, ma solo un gran rumore. «Si applicano circa 1000-2000 applicazioni a seduta - spiega Rossini - e in genere si effettuano 5 sedute per cinque giorni consecutivi» I risultati terapeutici sembrano pressoché immediati, anche se l' effetto placebo costituisce un grosso problema nella valutazione dell' efficacia. Dai primi studi sembra infatti raggiungere percentuali altissime, che arrivano al 70 per cento. «L' approccio è talmente diverso dalle normali cure - avverte il neurologo romano - da scatenare un potente effetto suggestivo: abbiamo verificato che se applichiamo lo strumento senza attivare il campo magnetico, ma solo con il rumore caratteristico della scarica, un gran numero di pazienti riferisce miglioramenti»
Cautela «La TMS è stata approvata in Canada e si avvia ad esserlo negli Stati Uniti, ma è importante non cavalcare gli entusiasmi e soprattutto vigilare sulle possibili spinte commerciali» chiarisce Rossini. «La TMS offre grandi possibilità, ma espone anche a grossi rischi e non va scambiata per una panacea che guarisce tutti i mali. Il New York Times, ad esempio, ha recentemente pubblicato un articolo con una visione distorta secondo cui la TMS aumenterebbe la memoria e aiuterebbe a resistere al sonno e, sulla scia dell' entusiasmo, è stata addirittura prospettata la creazione di stimolatori casalinghi da autosomministrarsi secondo necessità». «Questi messaggi sono di pura fantascienza e pericolosi» conclude l' esperto, «nonostante una decina d' anni di ricerca alle spalle, la TMS è una tecnica sperimentale e relativamente giovane, con ancora molti rischi da valutare, tra cui la possibilità di scatenare crisi epilettiche in soggetti predisposti». Inoltre, un utilizzo eccessivo, non guidato da mani esperte e secondo precise indicazioni, potrebbe teoricamente plasmare circuiti nervosi aberranti e favorire, per esempio, crisi maniacali o allucinazioni.

Da Corriere Salute 13 giugno 2004

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