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ma....
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Elle Friday, Feb. 17, 2006 at 12:26 AM |
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io non capisco però : 1) è Anglo-Ggiapponese , però ha lo pesudonimo che è un anagramma in Italiano??? 2) E' : oppure NON è una stilista? perchè se NON FOSSE una stilista , probabilmente, starebbe portando avanti una serie di azioni quanto meno interessanti sotto il profilo della critica ( non tanto Post-moderna, quanto CONTEMPORANEA) al mondo della moda e del business Nel caso in cui , invece, fosse davvero una stilista: ma qual'è la novità , o la lotta???? a me sembra una spudorata, quanto sgamatissima manovra di MARKETING!!!!
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Glossario
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osservatorio per l'italiano Friday, Feb. 17, 2006 at 12:07 PM |
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cospira precario: modalità di cospirazione intermittente e/o a tempo determinato, tendente al nulla sul lungo periodo per scadenza dei termini. Intorno definito del primo maggio - intorno definito del 25 aprile
stilista dell'immaginario: colui che disegna e arreda con geometrie non euclidee e/o su universi a 5 dimensioni: lunghezza, altezza, spessore, tempo, cospirattività. Resta sfortunatamente fuori la sesta dimensione, nota come "politica"
complicità precaria: versione aggiornata della solidarietà, legata ad un tempo determinato da un contratto implicito o meno di convenienza, tendenzialmente non basata sull'affinità di obiettivi.
creazioni&immaginari: nome proprio di una nota boutique del "la standa".
invaderà: [fut. "invadere"] 1 entrare con la forza, con la violenza, riversarsi in un territorio per occuparlo, saccheggiarlo, devastarlo e simili. 2 [mil.] farsi concedere spazi per rappresentazioni teatral-precarie.
capacità cospirattive: 1 possibilità potenziale non pratica di agire in maniera operosa per accordarsi segretamente stabilendo un piano comune ai danni di qcn., spec. per motivi politici. 2 [tec.] refuso per capacità aspirattiva, generalmente riferito al brevetto workwerk num. 7627829.
Morale della favola: dimostrazione di come sia facile non capire un cazzo di queste nuove espressioni e, nel caso peggiore, strumentalizzarle in maniera faziosa.
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serpica sul manifesto
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SERPICA NARO CREW Monday, Feb. 20, 2006 at 12:16 PM |
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La stilista immaginaria si mobilita
Partiti, sindacati, chiese di ogni credo, produttori di pellicce, armi o ogm: Serpica Naro non fa per voi. Lo scorso anno la stilista immaginaria, acronimo di San Precario, ridicolizzò il sistema comunicativo della settimana della moda milanese beffando centinaia di operatori del settore, primi fra tutti i seriosi custodi della camera della moda di Milano, i guardiani della «kermesse» seconda solo a Parigi. Serpica Naro - ci tennero subito a precisare i suoi creatori, precari e precarie del settore moda - non fu soltanto un evento mediatico, ma la nascita di un «media sociale, strumento di autorappresentazione dei precari e allo stesso tempo strumento di relazione», con cui «fronteggiare l'atomizzazione e la frammentazione sociale». Serpica Naro andò a colpire uno degli eventi in cui più di altri si celebra infatti uno stile di vita, in funzione della propensione reiterata al consumo.
Dopo un anno ritorna la settimana della moda e con essa Serpica Naro, con il carico di riflessioni che ha portato «ad affrontare nuove contraddizioni» e a «rilanciare» con una licenza che ne libera il marchio e ne consente la sua riproducibilità. Il network di autoproduzioni, raccolto intorno al progetto, presenterà la licenza attraverso varie mobilitazioni, proprio durante le giornate che celebrano lo sfarzo del «comparto moda». Dopo la visibilità mediatica - infatti - il progetto si pone il problema del marchio, attraverso una licenza che - partendo dalla riflessione della comunità hacker «che ha portato all'esperienza del freesoftware e alla licenza gpl», si legge nel proclama della licenza di Serpica Naro - si occupa della libertà e della riproducibiità, non più del software, ma «di un bene materiale».
La licenza creata libererà il marchio Serpica Naro, registrato il 10 febbraio 2005 per poter partecipare alla settimana della moda: l'escamotage non vuole essere semplicemente uno strumento per diffondere obblighi o normative che il mondo del lavoro troppo spesso dimentica - età minima di accesso al lavoro, tutela paritaria delle donne, sicurezza e salute dei lavoratori, tutela dei crediti di lavoro e dell'occupazione, vigente normativa sulle libertà sindacali - ma veicolo, attraverso il meta-brand Serpica Naro, dei contenuti politici tanto cari alla stilista anglonipponica. Serpica Naro si rivolge ancora una volta alle lavoratrici e ai lavoratori precari, ma non risolve loro i problemi, perché più interessata a dare gli strumenti affinché essi stessi si attivino. E non è finita, perché nella licenza esistono obblighi precisi che - nel caso non siano adempiuti - finiranno per portare gli eventuali produttori «alla berlina», in un'apposita sezione sul sito del progetto Serpica Naro, dove si trova tutta la documentazione relativa alla licenza e le sue caratteristiche (http://www.serpicanaro.com).
Insieme alla presentazione della licenza, Serpica Naro cercherà momenti di «complicità e attivazione» durante la settimana, con azioni comunicative sulla e «l'immaginario che nasce dall'autorappresentazione dei precari», sottolineano. Ieri dalle ore 18, in piazzale Cadorna a Milano, è partita dunque la «singolar tenzone» con il comparto moda: dopo il «fake» dell'anno scorso, quest'anno «un'altra settimana di agitazione sociale scuoterà il torpore milanese», mentre giovedì, 23 febbraio, sarà presentata la licenza, per terminare con nuove mobilitazioni (i «flashmob») per tutta la giornata di sabato 25 febbraio.
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serpica ansa
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SERPICA NARO CREW Monday, Feb. 20, 2006 at 3:59 PM |
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MODA:SERPICA NARO TORNA IN AZIONE ANTICIPANDO SFILATE MILANO
(ANSA) - MILANO, 17 FEB - Torna in azione Serpica Naro, la finta stilista nipponica inventata dai no global devoti di San Precario, che esattamente un anno fa era riuscita a inserirsi nel calendario della settimana della moda milanese. Questa sera Serpica Naro, che altri non e' che l'anagramma di San Precario, anticipa le passerelle con un'azione simbolica in piazza Cadorna, vicino al monumento di Oldemburg 'Ago e filo'. In programma una proiezione di un video tridimensionale, che sostituira' simbolicamente il piu' noto monumento, musica, e la distribuzione di 'kit serpici' che conterranno una cartolina, un segnalibro con una poesia intitolata 'ago e filo' e un preservativo ''per proteggersi dalla precarieta'''. ''L'ago piantato nel suolo - spiegano i promotori dell' iniziativa, riferendosi alla scultura multicolore di piazza Cadorna - non rappresenta la laboriosita' dei cittadini milanesi, bensi' la ferita che il suo filo non puo' rimarginare: la precarieta'''. Per questo, i precari propongono di tornare proprio ad ago e filo ''per cucirsi addosso un nuovo abito, per proporre il proprio stile contro la moda degli altri, che e' mancanza di stile. Come una volta, quando la nonna insegnava a cucire le cose che servivano, senza il marchio di nessuno''. Quella di questa sera non sara' l'unica apparizione di Serpica, che ha indetto una conferenza stampa, nel suo ''nuovo showroom'', lo Spazio Morigi, ''dove presentera' i nuovi capi per destreggiarsi nella giungla urbana della precarieta'''. In futuro, poi, il metamarchio sara' liberamente utilizzabile con una licenza ad hoc e attraverso una community virtuale, dove - spiegano gli ideatori - ''sara' possibile scambiare liberamente i prodotti della propria intelligenza''. Nell'ultimo giorno di sfilate, poi, i devoti di Serpica e San Precario diranno arrivederci alle passerelle con un'altra azione simbolica in piazza Mercanti, nel centro di Milano. (ANSA).
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SerpicaNaro su D di Repubblica
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SerpicaNaroCrew Tuesday, Feb. 21, 2006 at 3:43 PM |
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Rivoluzionari & ragazze pompon
http://www.dweb.repubblica.it/dweb/index.jsp
(qui mettendo dati falsi e registrandosi si puo' scaricare la versione
in pdf con le foto, pag.111)
L'altra politica Si chiamano Samba Band, Magical Sisters, YoMango. Sono
le sigle della nuova protesta. Irriverente e divertente
C'erano una volta Cara e Aimee, fate della lontana contea della
Florida, che un mattino si svegliarono e si accorsero che la vecchia
protesta di piazza, quella dei sit-in e degli striscioni, era diventata
troppo poco radical - e anche un po' noiosa. Così si armarono di pompon
e passi di danza per darsi anima e corpo alla rivoluzione creativa.
Sia in Europa che negli Stati Uniti, molti stavano arrivando alle
stesse conclusioni. Le quali, più o meno, sono le seguenti: si può
essere anti-capitalisti anche senza avere la faccia arrabbiata. Si può
rinunciare alla militanza del sacrificio e ai suoi rituali masochistici
per far posto a quella del piacere - il quale non è sconveniente, anzi.
Si può scoprire che se la tv dello spettacolo è brutta, fare spettacolo
invece può essere molto bello. E dato che quella della Comunicazione è
l'unica religione a cui credono tutti, buoni e cattivi, tanto vale
adeguarsi. Benvenuti, dunque, nel mondo della politica post-moderna,
"cre-attiva", gioiosa, ad alto impatto comunicativo. La rivolta non è a
dieta Ca ra e Aimee, Magical Sisters del sito
www.geocities.com/radicalcheerleadersesistono davvero, di cognome fanno
Jennings e sono le fondatrici dell'omonimo movimento.
Sono femministe, ma in versione ragazze pompon: hanno attinto alle
tecniche della perfetta supporter del tifo sportivo apprese ai tempi
del liceo e ora, sulle note della canzone auto-prodotta Riot don't diet
(la rivolta non è a dieta), protestano contro maschilismo,
globalizzazione, razzismo. Organizzano workshop in cui si impara a
scrivere i testi delle canzoni, a fare i pompon e a produrre fanzine. E
se il pompon vi sembra poco pertinente con la lotta al capitalismo
globalizzato, sentite cosa teorizzano altre ragazze in Italia: "La
pratica non è un accessorio, è fondamentale", spiega Betty del
collettivo femminista Sexy Shock (www.ecn.org/sexyshock). "Una volta
che individui quella giusta per comunicare, che può essere il pompon
oppure la bicicletta, come per Critical Mass (ben noto per le sue
"occupazioni ciclistiche" delle città, ndr), diventa il tuo tratto
distintivo. Quando senti che è il momento giusto, scendi in piazza con
quella.
Il gruppo si crea sulla pratica, prima ancora che sui contenuti". Betty
è il nome collettivo con cui tutte le SexyShock, attive dal 2001, hanno
deciso di chiamarsi, in omaggio alla loro icona Betty Boop, personaggio
dei fumetti con quasi un secolo di età. Qualche anno fa, hanno aperto a
Bologna il primo sexy shop autogestito dove, oltre a poter acquistare
preservativi e affini, si leggeva, si beveva the e si mangiava
cioccolato. Finita quell'esperienza, adesso Betty continua a essere
"nomade in città" e organizza "feste, dibattiti, campagne di
sensibilizzazione come Macho Free Zone, sulla violenza sessuale",
utilizzando sempre forme di comunicazione che fanno riferimento
all'universo Pink e Glbtq (che sta per gay, lesbian, bisex, transgender
e queer, ovvero "non definito"), e si connotano per la forte ironia, il
colore, la ricerca di slogan e di strumenti "sexy", che divertono chi
vi assiste e chi li utilizza. E da quest'anno una delle Betty ha aperto
un nuovo sexy shop, punto di riferimento per tutte, che include
libreria e giocheria per collezionisti di toyz (giocattoli, ma non
legati al sesso).
A Torino, intanto, è attiva la Samba Band, succursale italiana di un
network europeo. I samba-bandisti si presentano con grandi parrucche
rosa perché, come spiega il sito www.autistici.org/pinkarnival, "il
rosa è rivoluzionario: rosa è la libertà per corpi e desideri, diritti
civili, forme di convivenza nuove e chances eterodosse di vivere". I
samba-bandisti indossano vestiti chiassosi e fanno musica travolgente.
Si balla e si suona, ma badate: stiamo parlando della pratica
rivoluzionaria del Carnival, con il suo "corredo sovversivo di
divertimento e di piacere". I Carnival-fondamenti vengono enunciati sul
sito www. rhytmsofresistance.co.uk alla voce "Why", perché. "Il
capitalismo", recita il testo, "è prima di tutto un modo di organizzare
le relazioni sociali, che noi abbiamo interiorizzato. Il Carnival ci
offre l'opportunità di liberarci dall'oppressione interna. Invece di
sfidare apertamente l'autorità del poliziotto per la strada, attraverso
la nostra resistenza gioiosa noi sfidiamo il poliziotto nella nostra
testa".
Niente verbosità, piacere immediato, superamento del "conflitto duale":
la Samba Band traduce in ritmo l'antagonismo. Comunic/azioni figlie del
'77 Roberto Biorcio, sociologo all'università Bicocca di Milano,
analizza: "Questa modalità creativa di fare politica affonda le sue
radici nel movimento del '77, alla cui fine alcuni presero la strada
della lotta armata, mentre altri preferirono quella della
dissacrazione, della "risata che seppellisce", con l'idea che, facendo
cadere la retorica del potere, sarebbe crollato anche il potere stesso.
Dopo un periodo di latenza, nell'ultimo decennio le nuove forme di
comunicazione e la pervasività dell'immaginario dello spettacolo, hanno
offerto nuovi orizzonti al gesto creativo".
Zoe è dei Chainworkers, gruppo storico dei lavoratori precari con
omonimo sito. Il "media sociale", spiega, è una forma di comunic/azione
inventata per "sovrastare il media mainstream infiltrandone ogni
anfratto e comparendo come qualcosa di non omologabile e non riducibile
al profitto". Se il concetto è vago, le forme in cui si incarna, vedi
San Precario, gli Imbattibili e SerpicaNaro, lo sono di meno. San
Precario, patrono dei lavoratori atipici, è il simbolo dei Punti San
Precario, ovvero sportelli "biosindacali", luoghi di socializzazione.
Secondo la Chainworkers-teoria, nell'attuale organizzazione sociale gli
spazi della vita e del lavoro sono indissolubilmente legati. Da qui il
prefisso "bio". In breve, si tratta di spazi di "autoformazione ed
erogazione di servizi", come le consulenze legali gratuite, ma anche di
attività di "Intelligence precaria": ove necessario, insomma, appaiono
i Chainworkers-007 per fare indagini sulle politiche aziendali.
All'ultimo Mayday, l'appuntamento lanciato qualche anno fa dal gruppo
per rivitalizzare lo storico Primo maggio protestando contro la piaga
del precariato, i Chainworkers hanno distribuito album e figurine degli
Imbattibili, i super-eroi(ci) della flessibilità: "Un gioco molto serio
per coinvolgere tutti i partecipanti della parata". Intento riuscito:
al Mayday si è scatenata la caccia grossa ai 19 super-eroi(ci). Fra
loro, spiccano Ricercatoro seduto, della riserva dei precari
UniverSioux (i "flessibilissimi" delle Università italiane) e
Spidermom, la spider-mamma paladina della procreazione medica assistita
inventata dalle Sexyshock. La super-eroina indossa una tuta da Batman
rosa shocking e scende in piazza tutte le volte che le donne devono
dire qualcosa. Ultima apparizione: la manifestazione milanese dello
scorso 14 gennaio in difesa della 194.
Precari (no) logo in sfilata Ma il più riuscito dei "media sociali" è
al momento SerpicaNaro. L'anagramma di San Precario è il nome di una
stilista che non esiste, ma fa un sacco di cose. I Chainworkers l'hanno
creata un anno fa per la settimana della moda. Le hanno dato una
faccia, un logo, un sito (www.serpicanaro.org), un press office, una
patria (il Giappone), nonché, ovviamente, un book e una collezione con
cui è stata registrata a Milano Moda Donna. Serpica Naro è reazionaria,
intollerante, poco rispettosa degli spazi cittadini, ce l'ha con i
comunisti e se ne frega dei precari, tanto da meritarsi le minacce dei
centri sociali. La sua prima collezione è stata il cavallo di Troia dei
precari nell'"avamposto ideologico" della settimana della moda,
definita "rete logistica attraverso la quale si propaganda
un'organizzazione sociale fondata sul consumo futile e reiterato, su
immaginari funzionali a valori quali la competizione, l'atomizzazione
dell'individuo, il superfluo". La creazione Serpica Naro condivide con
gli stilisti di YoMango il rivoluzionario statuto di meta-brand: "Più
che marchio, metodo, cospirazione, spazio dove ognuno può inserire
immaginari, autoproduzione, creatività, stile e radicalità".
Yomango (alla lettera, "io rubo") è un brand destinato soltanto a
prodotti rubati, anzi "mangati", perché rubare è una cosa, mangare
un'altra, e cioè la "proliferazione articolata del gesto creativo",
come dice www.yomango.net. Gli Yomanghisti, attivi in Spagna e in
Argentina, inventano dispositivi super-tecnologici per aggirare i
sistemi d'allarme, ballano tanghi rivoluzionari nei negozi e praticano
"l'arte della libera circolazione dei beni" contro il capitalismo della
proprietà privata, rapace quando si tratta di "impossessarsi
dell'immaginario collettivo per restituirlo in oggetti, anzi in
felicità liofilizzata". Lo stile Yomango - "Lo vuoi? È tuo" -
incoraggia a riappropriarsene. Ma poiché nel villaggio globale i
confini sono talvolta labili e le lusinghe forti, gli inventori del
meta-brand non hanno resistito alla tentazione del merchandising, e
Yomango e Serpica Naro sono diventati felpe, pantaloni con doppie
tasche per "mangare" meglio, spillette rigorosamente logo.
Per farsi perdonare, però, l'immaginaria stilista nipponica "ha in
programma grandi sorprese" per la settimana della moda, che inizia
proprio oggi, 18 febbraio. Annuncia Zoe: I marchi registrati, a Serpica
Naro e ai suoi adepti non piacciono proprio. E quindi il marchio presto
verrà liberato in modo unico, davvero pionieristico nell'ambito della
moda. Una liberazione che sarà una sfida, che aprirà le porte a un
nuovo modo di concepire un brand e che sarà anche una battaglia in
difesa del precario di oggi". Interinali, lavoratori a progetto,
mobbizzati e galoppini travestiti da free-lance di tutto il mondo,
unitevi. E state sintonizzati.
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