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Perché una azione Repsol-Ypf varrá ogni giorno di meno?
by campagna Repsol Mata Barcellona Friday, Feb. 17, 2006 at 4:43 PM mail:

Comunicato Repsol Mata numero 6 Come perdere valore in borsa a causa di una costituzione. Quella boliviana.

É appena scaduta la validitá temporale della azioni della compagnia petrolifera Repsol che il governo spagnolo possedeva per potersi riservare l’ultima parola in caso di operazioni strategiche. L’unica quota governativa rimasta a questo punto è quella piccola fetta di azioni della Ypf che l’amministrazione argentina mise da parte per sé al momento dell’acquisto della stessa da parte di Repsol.

Secondo quanto riportano alcuni mezzi di comunicazione nazionali e internazionali, questi avvenimenti rendono vulnerabile la Repsol-Ypf. Exxon mobile, Bp o la italiana Eni, potrebbero infatti, secondo le indiscrezioni, essere interessati ad una eventuale acquisizione.
Per questo motivo, crediamo oportuno informare possibili compratori ed azionisti attuali e futuri, e la societá civile in generale, che visti i fatti accaduti nellle ultime settimane e considerando la forma di fare affari che Repsol-Ypf ha mantenuto nella sua corta (in termini di tempo) ma intensa (in termini di guadagno) espansione a livello internazionale, che le azioni della compagnia continueranno a perdere il loro valore in borsa, e che si tratti solo di una questione di tempo.

Repsol-YPF registró come proprie alla Borsa Internazionale Valori di New York le riserve di gas che controlla in Bolivia, con la denominazione di “concessioni sovrane”, appellandosi alla legge 1689 dello Stato boliviano, giá revocata nel 2005, per anticostituzionalitá.
Perché?

La legge sugli idrocaburi 1689 fu la conseguenza di un decreto approvato nel 1996 direttamente dall’allora presidente boliviano. Il provvedimento ricononosceva alle imprese titolari di concessioni petrolifere il diritto alla libera commercializzazione interna ed esterna degli idrocarburi, concedendo la proprietá degli idrocarburi estratti dalla bocca dei pozzi (???). Una legge giudicata anticostituzionale perché contraddiceva l’articolo 139 della carta fondamentale dello Stato Boliviano secondo cui “I giacimenti di idrocarburi, quale che sia lo stato in cui si trovino o la forma in cui si presentino, sono di dominio diretto, inalienabile e imprescrittibile dello Stato. Nessuna concessione o contratto potrá atribuiré la proprietá degli idrocarburi”.

Repsol-Ypf, settima produttrice mondiale di idrocarburi, con un 4,7% della propria produzione proveniente dalla Bolivia, registró come proprie le riserve di gas natural boliviano, che costituiscono quasi il 22% delle propie riserve certe e e le seconde piú importanti di tutto il Sudamerica. Questo ci dimostra il potere che hanno le imprese multinazionali e che metodi utilizzino per aumentare in maniera ingannevole il valore delle azioni della compagnia. Organismi capaci di realizzare un atto come questo, anche se esso rappresenta una chiara violazione della sovranitá di un paese, violando la sua Costituzione e le sue leggi. Senza contare che un’azione del genere è considerata negli Stati Uniti crimine federale contro la fede pubblica per attentato contro gli interessi degli investitori.

D’altra parte è sorprendente la reazione dei mezzi di comunicazione spagnoli nel trattare il problema, come se il presidente Evo Morales non avesse diritto a far rispettare la democrazia, e Repsol-Ypf avesse invece tutto il diritto di commettere tali atti.
Proprio in tempi come questi, in cui in Spagna la Costituzione è considerata un valore sempre più fondamentale e viene difesa da tutti, com’è possibile che valga di piú l’interesse economico di Repsol-Ypf della Costituzione boliviana?.
Ma quello che di piú richiama l’attenzione è che non solo in Bolivia, Repsol-Ypf agisce in modo fraudolento. Eiste infatti una lunga casisitica di azioni criminose commesse dalla società ben nascoste dal dipartimento di Relazioni pubbliche, dalle sue “buone pratiche di responsabilitá sociale imprenditoriale” e soprattutto dalla complicitá del governo e dei mezzi di comunicazione spagnoli.
Perché non facciamo un giro per il mondo?
Repsol-Ypf deve far fronte in Argentina ad almeno quattro cause giudiziarie: tra queste la richiesta civile di 445 milioni di dollari in conseguenza dell’inquinamento delle comunità mapuche di Kaxipayiñ y Paynemil . Nel marzo 2005 ha perso una causa nel Tribunal Consitucional di Mendoza, con la quale si é vista costretta a rititrarsi dalla Laguna di Llancanielo .

Per quanto riguarda l’Argentina, nell’aprile 2002 le comunità mapuche di Loma de la Lata chiesero a Repsol- Ypf 445 milioni di dollari a titolo di risarcimento per i danni sofferti dal proprio territorio come conseguenza dello sfruttamento degli idrocarburi. Da una parte si rivendica il risarcimento dovuto all’impatto ambientale causato, in cui rientrano concetti come danni alla salute psicofísica, alla vegetazione, alla fauna, e alla cultura. Dall’altra si reclama il costo di risarcimento della superficie contaminata, che va dall’acqua al suolo, includendo la popolazione della fauna della selva, silvestre. Secondo la consulente UMWELTSCHULTZ i lavori di recupero richiederanno almeno 20 anni.

La CONAIE, Confederación de Nacionalidades Indígenas del Ecuador, ha obbligato il governo transitorio di Alfredo Palacio ad una revisione di tutti i contratti in vigore tra Ecuador e le compagnie petrolifere, e successivamente ha deciso l’espulsione di quelle che stanno direttamente attentando ai diritti umani e agli interessi equadoregni. La CONAIE sostiene il popolo Huaorani nella decisione di affrontare le arbitrarie bizzarrie impste da Repsol-Ypf e Petrobras, che sono arrivate ad esigere, attraverso i militari ecuadoregni, i documenti (visti, passaporti) a qualsiasi persona che voglia entrare nel Parco Naturale Yasuní, territorio che appartiene da sempre agli indigeni, sia che facciano parte delle nazionalitá interessate che i popoli amazzonici, che in questo modo non possono circolare liberamente nelle proprie terre nelle quali da secoli hanno vivono in pace e in equilibrio con la natura.
Chi difenderá gli Houraní?

Amnesty international (AI), in un rapporto internazionale dal titolo “Un laboratorio di guerra: repressione e violenza in Arauca”, presentato nell’aprile 2004 a Madrid, si spinse fino ad accusare Repsol-Ypf e Occidental Petroleum di non rispettare i diritti umani e di agevolare aiuti finanziari ad unitá militari dell’Esercito Colombiano “con vincoli certi” con i gruppi paramilitari nella regione di Arauca. AI denuncia inoltre che in questa regione colombiana, che si trova nel nordest del paese, cioè dove operano entrambe le compagnie, si commettono “abusi e violazioni dei diritti umani da parte delle forze di sicurezza, dei paramilitari e le forze della guerriglia”.

Ritornando in Bolivia, il 30 giugno del 2005 un padre ed un figlio che stavano pescando in un fiume, vicino al pozzo Surubi D, morirono bruciati in seguito alla semplice accensione di una sigaretta. Il secondogenito rimase gravmente ferito e fu trasportato in Argentina per essere curato adeguatamente. La famiglia di pescatori fu divorata dalle fiamme mentre simultaneamente si infiammava una sacca di gas illegalmente liberata dagli operai della compagnia durante il processo di estrazione.
Pare infatti che costi meno disperdere nell’aria del gas in maniera discrezionale, anche se questo risulta essere illegale e causa di “piccoli incidenti” come questo, che bruciarlo. Repsol-Ypf non solo continua la dispersione del gas, ma lo fa anche all’esterno dello spazio perimetrale protetto. L’indennizzazione per la moglie e madre é oltretutto vergognosa se misurata in euro, e confrontata con i parametri di misura dei benefici di cui Repsol-Ypf gode in tutta l’America Latina.

Ma c’é di piú: 20 contratti di esplorazione e di produzione di idrocarburi vigenti di Repsol-Ypf e le delle sue controllate (Maxus, Andina S.A. e Pluspetrol) sono stati dichiarati illegali dal Tribunale costituzionale boliviano, in quanto dovevano essere approvati dal Congresso e non unicamente dal potere esecutivo.

Intanto il governo di Evo Morales intende andare oltre. Un ministro dell’esecutivo ah annunciato che l’impresa Andina, con la maggioranza azionistica di Repsol e l’usofrutto finanziario del BBVA e Zurcí, “é sottomessa dalla dogana nazionale a un’inchiesta per indizi di contrabbando di combustibile e di falsitá nei formulari di esportazione”. La multinazionale spagnola, con altre entitá finanziarie che la accompagnano, ha tempo fino al prossimo 2 febbraio per presentare la difesa sulle denunce presentate nei suoi confronti.

E a tutto questo possiamo aggiungere le dichiarazioni della stessa Repsol-Ypf, in cui informa che le “concessioni sovrane” esistenti in Argentina, Libia e Algeria e Iran sono iscritte come quelle boliviane alla borsa valori di New York.. Reagiranno gli altri paesi?

Oggi le azioni di Repsol-Ypf hanno subito una caduta di un 10%, domani non sappiamo cosa succederà, perché dietro alle sue azioni criminali in Bolivia, come si è potuto vedere, c’è molto di più.
Questa è solo la punta dell’ iceberg.






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