La corte d'Assise di Vienna lo condanna per apologia del nazismo
L'imputato in aula: "Mi sono sbagliato, sono colpevole"
VIENNA - Lo storico britannico negazionista David Irving è stato condannato a tre anni dalla corte d'assise di Vienna per apologia del nazismo. A Irving è stata negato il beneficio della sospensione condizionale della pena, anche se potrà impugnare la sentenza. In attesa dell'esame del ricorso, dovrà comunque restare in stato di detenzione. Sulla colpevolezza dello storico inglese gli otto giurati ha raggiunto l'unanimità.
Al momento della lettura della sentenza Irving è rimasto impassibile e quando il presidente gli ha chiesto se avesse capito lo storico - che parla il tedesco - ha detto di no. Tanto che il presidente gli ha riletto il dispositivo.
Irving proprio oggi aveva fatto dietro front nell'aula del tribunale viennese dichiarandosi colpevole in base alla legge austriaca. Rispondendo a una domanda del giudice, Irving, ha detto "sì, mi riconosco colpevole" (in seguito alla legge austriaca che vieta l'apologia del nazismo) aggiungendo che "dovrò in parte rivedere i miei libri" e che dovrà chiedere scusa alle persone offese (nella fattispecie gli ebrei). Ma le parole dello storico non hanno convinto la pubblica accusa: "E' un falso pentimento, una farsa".
Davanti ai giudici Irving ha anche ribadito di essere giunto alla conclusione, sulla base di sue nuove ricerche, di essersi sbagliato e di essersi distanziato dalle sue tesi del passato. Irving ha detto di riconoscere adesso l'esistenza delle camere a gas e dell'Olocausto.
In realtà già lo scorso dicembre lo storico autodidatta aveva ammesso di essersi sbagliato e di aver trovato, in documenti conservati in archivi a Mosca e Londra, le prove dello sterminio degli ebrei durante il nazismo.
L'accusa ha basato il suo impianto accusatorio su una serie di citazioni che negavano l'esistenza dell'Olocausto e delle camere a gas prese da interviste e da libri di Irving in passato.
Il dispositivo principale dell'avvocato della difesa è stato incentrato invece sui seguenti punti: i reati imputati a Irving risalgono a 17 anni fa; l'imputato, essendo di nazionalità britannica, non necessariamente poteva sapere all'epoca la severità della legge austriaca che vieta l'apologia del nazismo; inoltre, secondo la difesa, a favore di Irving sta il fatto che egli si dichiara colpevole, che non è pericoloso in Austria e che ha 67 anni.
Ma per la corte d'Assise il pentimento di Irving, nonostante egli abbia riconosciuto di avere negato a torto l'Olocausto, non è stato sincero. Dopo la lettura della condanna, un anziano che era in aula ha gridato in inglese, all'indirizzo dell' imputato, "rimani forte".
www.repubblica.it/2006/b/sezioni/esteri/irving/irving/irving.html
|