Artista vs critico.
Un artista non è un critico, non è un curatore e non è un gallerista, questo è l'unico e semplice leit-motiv per il quale, nell'epoca della comunicazione light di maniera le gallerie/galere non possono che considerarsi strutture situazioniste light. Il "Risiko sistemico dell'arte" Benito Uliviano colloca l'operatore artistico visivo etico al triste e talvolta patetico ruolo di artista p-artigiano (cito le parole del figlio d'arte Don Pablo Matta, altra dimostrazione come me d'altronde di quanto questo sistema artistico culturale sia nepotico), l'artista che sia etico o che sia prodotto mercantile "piacione" puro, rimane comunque l'ultima ruota dell'ultimo carro dell'ultima galera-ria di periferia. Qualcosa però attraverso la comunicazione artistica light (senza zucchero) di maniera sta cambiando, liberalizzare l'arte in questo sistema non può assolutamente dire per nessuno degli addetti ai lavori iper specializzati proibire o nascondere l'arte, occultare o sommergere prodotti non è più così facile come poteva esserlo fino a dieci anni fa (pensate a V-Crooft o Catinello Catenella). Il problema che persiste nell'arte oggi è il non avere più il popolo come riferimento (come invece avveniva in epoca preindustiale) ma un pubblico specialistico e specializzato sempre in individuale ed identitario conflitto d'interessi. Sempre per citare Catinello e la V-Crooft, sono due artisti che oramai hanno smesso di avere contatti comunicativi normali (chi li vede più), vivono in un magico e patinato incantesimo newyorkese, persi all'interno di uno spot pubblicitario sponsorizzato Trussardi triste, macabro e plastificato, all'interno del quale loro sono il prodotto. Una vera discussione sul senso dell'arte deve potere comprendere tutti (questo crea lo stacco tra Flash Art ed altre riviste d'arte di partito), pensionati, cassintegrati, rottamati, casalinghe, extracomunitari, avvocati, froci, trasnsgender, comunisti e fascisti ma non solo gli addetti ai lavori, non saranno mai sopra le parti ed onesti intellettualmente e culturalmente. Il sistema Benito Uliviano (prima Collanti-ano) è già andato, perso, morto e sepolto, al timone ora ci sono i lavapiatti di bordo. In un sistema stagnante uno scarto di produzione artistico come me e come voi che mi leggete come può e deve tirare a campare? Arrangiandosi ed aspettando che passi la nottata, prima o poi la reazione arriva in maniera naturale (legge fisica, ad ogni azione corrisponde una reazione eguale e contraria, ricordate?). Bisogna avere il coraggio di ripercorrere con onestà intellettuale quello che è e che è stato questo sistema dell'arte e rifondarlo ripartendo dall'inizio. Curatori, storici, galleristi e critici che hanno fatto la storia dell'arte devono farsi da parte e non pretendere in maniera autoritaria (mai autorevole) di fare storia dell'arte ad ogni angolo di strada.
www.mariopesceafore.ilcannocchiale.it
|