Artisti con un calo di zuccheri...
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Incredibile lo scalpore che sta facendo a Napoli la mia "collaborazione" con "Flash Art". Come è possibile? si chiedono i tanti artistuncoli di periferia ammaestrati in maniera saccente da Maestri a schiantarsi supini al suolo al passaggio di galleristi e curatori potenti. Richard L'Albanese mi accusa di fare il politico piuttosto che l'artista, qualcuno dovrebbe rivelargli che l'arte e la politica non sono mai state troppe lontane, ma il suo gallerista magnaccia di fiducia nella sua apparenza da benefattore non deve avergli spiegato troppo bene come funzionano le cose in questo nuovo mondo interconnesso e decentrato dove oramai tutto "it's possible". Come è possibile che un artista rottamato e scartato di produzione, sommerso e senza nessun tipo di protezione curatoriale, artistica e galleristica abbia un tale spazio? Cosa sta diventando mai "Flash Art"? Insomma basta sul serio poco per meravigliare questo sistema dell'arte chiuso e trincerato poco aperto alle novità. Sembra difatti una eresia improponibile che un artista possa esporre liberamente il suo pensiero ed il suo punto di vista senza che ci sia qualcuno a farlo per lui. Un artista non può essere autonomo, dovrebbe solo lavorare e pensare solo alla poesia, insomma un artista per essere tale deve essere "light", senza zucchero e magari con un calo di zuccheri purché non spacchi troppo i coglioni. Mi si chiede ma allora fai il critico o il curatore? Perché nell'autonomia dell'artista contemporaneo il pensiero critico è un optional non richiesto dagli addetti ai lavori. Ragionamenti troppo comodi e semplicistici, un artista non è un critico, non è un curatore e non è un gallerista, questo è l'unico e semplice leit-motiv per il quale, nell'epoca della "comunicazione light di maniera" le gallerie/galere non possono che considerarsi "strutture situazioniste light", perché questo sistema chiuso, limitato e limitante ha come sua avanguardia situazionista proprio la galleria, il problema è che questo genera un meccanismo perverso per il quale la scorreggia o la masturbazione d'autore vale quanto un bene immobile. Il "Risiko sistemico dell'arte" Benito Uliviano colloca l'operatore artistico visivo etico al triste e talvolta patetico ruolo di artista p-artigiano (cito le parole del figlio d'arte Don Pablo Matta, altra dimostrazione, come me d'altronde, di quanto questo sistema artistico culturale sia nepotico), l'artista che sia etico o che sia prodotto mercantile "piacione" puro, rimane comunque l'ultima ruota dell'ultimo carro dell'ultima galera-ria di periferia. Qualcosa però attraverso la "comunicazione artistica light" di maniera sta cambiando, liberalizzare l'arte in questo sistema non può assolutamente dire per nessuno degli addetti ai lavori iper specializzati proibire o nascondere l'arte o il pensiero artistico, occultare o sommergere prodotti non è più così facile come poteva esserlo fino a dieci anni fa (pensate a V-Crooft o Catinello Catenella, oggi sembra che in Italia negli anni novanta ci siano stati solo loro, ditemi voi se questa non è pulizia etnica?). Il problema che persiste nell'arte oggi è il non avere più il popolo (non nel senso di massa ma nel senso di moltitudine sinergica) come riferimento (come invece avveniva in epoca preindustiale), ma un pubblico specialistico e specializzato sempre in individuale ed identitario conflitto d'interessi. Sempre per citare Catinello e la V-Crooft, sono due artisti che oramai hanno smesso di avere contatti comunicativi normali (chi li vede più), vivono in un magico e patinato incantesimo newyorkese, persi all'interno di uno spot pubblicitario sponsorizzato Trussardi triste, macabro e plastificato, all'interno del quale loro sono il prodotto. Una vera discussione sul senso dell'arte deve potere comprendere tutti (questo crea lo stacco tra Flash Art ed altre riviste d'arte di partito), pensionati, cassintegrati, rottamati, casalinghe, extracomunitari, avvocati, froci, trasnsgender, comunisti e fascisti ma non solo gli addetti ai lavori, non saranno mai sopra le parti ed onesti intellettualmente e culturalmente. Il sistema Benito Uliviano (prima Collanti-ano) è già andato, perso, morto e sepolto, al timone ora ci sono i lavapiatti di bordo. In un sistema stagnante uno scarto di produzione artistico come me e come voi che mi leggete come può e deve tirare a campare? Arrangiandosi ed aspettando che passi la nottata, prima o poi la reazione arriva in maniera naturale (legge fisica, ad ogni azione corrisponde una reazione eguale e contraria, ricordate?). Bisogna avere il coraggio di ripercorrere con onestà intellettuale quello che è e che è stato questo sistema dell'arte e rifondarlo ripartendo dall'inizio. Curatori, storici, galleristi e critici che hanno fatto la storia dell'arte devono farsi da parte e non pretendere in maniera autoritaria (mai autorevole) di fare storia dell'arte ad ogni angolo. Analisi di parte? L'artista ha il dovere di criticare il critico ed il gallerista, il critico ed il gallerista non hanno facoltà di criticare l'artista, non si sporcano le mani con il colore.
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