DA EX ART, su carta igienica da curatore.
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Da qualche giorno ho quì con me, vicino al PC, il pezzo/pizzo forte dell'ultimo Ex Art on carta igienica, aggiornato in tempo reale sugli ultimi rivolti del pensiero Benito Uliviano. Da ridere, da morire dal ridere, da crocifiggere dal ridere; Don Benito Ulivo è un vero curatore purosangue, le risate che suscitano i suoi saggi sono sul serio teraupetiche, un vero sciamano che ancora non capisco come mai non sia prodotto Cecchi Gori. Don Benito sostiene fesserie profonde, ritiene che i galleristi privati oggi abbiano meno potere che nell'immediato dopoguerra e che siano stati sostituiti al vertice della famigerata catena di montaggio sistemica (per comodità la chiameremo di San Benito) dai Musei, Musei ai quale sarebbe da imputare l'attuale omologazione culturalea artistica. Strano, Don Benito Ulivo non può ignorare che i galleristi privati gestiscono da dietro le quinte i Musei pubblici (pensate all'eclatante questione PAN) ed una cosa del genere sarebbe stata impensanbile nel dopoguerra, ma Don Benito da buon curatore non legge la realtà la inventa a sua immagine e somiglianza ed a suo uso e consumo personale. Curioso come nel dettaglio tracci alleanze di marketing culturale globale tra Musei ed ometta quello egualmente strategico che sonda il campione di mercato delle gallerie private (che arriva a definire scuole). Omissioni curiose per un critico (o un curatore? ma che cosa è questo Don Benito fondotinto?) che cura musei permanenti, anali (errore di battitura) d'arte e musei obbligatori con i fondi che l'Unione Europea stanzia a Basso Lindo. Confuso sul concetto di meticciato, incapace di comprendere che oggi il meticciato imposto è già omologante e piacione. Il colpo di teatro c'è però alla fine, in conclusione, esiste secondo Don Benito un momento di massima democrazia del gusto (per fortuna non obbligatorio per il consumatore, non ancora), le fiere d'arte. Mi chiedo allora: possibile che un curatore come lui, una celebrità che firmava autografi negli anni ottanta, non sappia che le fiere altro non sono che proposte di galleria? Ragion per cui omologanti in microscala quanto le sette sorelle (in realtà molto di più)? Parla nel contempo di museo obbligatorio come di flessibilità ed adattabilità, un modo elegante (ma non troppo) per dire che chi è parte integrante del Museo Obbligatorio può essere defenestrato in ogni momento per fare spazio alle ultime novità di mercato, ma che museo è un museo in mutazione permanente? Mi chiedo a questo punto perché non dirlo espressamente? "IL MUSEO OBBLIGATORIO ESISTE SOLO PER FARE MATERIALIZZARE FONDI". Don Benito afferma che alla Fiera di Bologna la galleria si eleva al ruolo di garantista culturale ed artistica, fatemi capire a voi risulta che in qualche galleria ci sia par condicio espositiva? Rimando la battuta ai posteri, scolo un limoncello e penso ad un altro suo clamoroso pensiero: non esiste oggi l'artista genio incompreso ma solo il cretino compreso! A leggere le sue teorie forse tale assioma andrebbe applicato meglio ad i curatori.
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