P.A.AFF.
Sinfonie nevrotiche.
Non si può evitare di fare i conti con le solitudini e le nevrosi dell'artista contemporaneo. Non si può evitare di sottovalutare il conflitto d'interesse di cui ogni attore protagonista sistemico dell'arte è portatore insano, basti pensare a come critici, curatori e galleristi intervengono in contesti pubblici. Non si può continuare a credere che un artista che si proponga senza delega sia impossibilitato a lasciare un segno socio culturale. Non si può continuare a presumere che una cultura alta (Musei pubblici privatizzati, gallerie private transnazionali, Accademie pubbliche privatizzate in maniera feudale, riviste mercantili d'arte specializzate ecc.) sia sempre e comunque confermabile a prescindere da quello che ribolle nei vicoli sotteranei socioculturali. L'arte oggi deve rapportarsi ad un mondo creativo etereo, globalizzato sotto la bandiera anarco liberista. L'arte oggi deve rapportarsi con un sistema stantio e finto progressista stravolto dal Benito Ulivismo curatoriale e dallo strapotere delle fiere galleristiche d'arte contemporanea. L'arte oggi deve rapportarsi con riviste specializzate più attente al mercato che non a messaggi chiari di evidenti contraddizioni sistemiche o conflitti socio culturali. L'arte oggi deve rapportarsi con un sistema dell'arte che ignora reggersi su logiche di guerre private e privatizzate. L'arte e gli artisti oggi preferiscono guardare altrove evitando la spigolosa realtà. In realtà nel suo nascere, crescere e morire quotidiano il gesto ed il pensiero artistico non potrebbe e non dovrebbe evitare confronti e l'artista non dovrebbe consolarsi con quello che è più facile da fare o da guardare. Tutto il sistema dell'arte necessita di una riformulazione che ancora rifiuta, scoprire ed indagare il non ovvio, il meno ufficiale ed il più vissuto. In questa nuova ottica sociale dell'arte ipersistemica, l'artista scartato di produzione è un prezioso bene culturale da proteggere e tutelare. Provate a contarli, provate a contarvi, quanti sono gli artisti sommersi che si accavallano i nervi per pochi euri al mese cercando una committenza o elemosinando visibilità mediante esposizioni saltuarie in galere-rie? Artisti sommersi e scartati di produzione condannati ad un precariato a vita. Artisti scartati di produzione ultraspecializzati, con consapevolezze culturali e competenze tecnico pratiche superiori a quelle dei loro maestri. Quanti sono gli artisti della moltitudine impossibilitati a trovare una sistemazione permanente in obbligatori musei metropolitani Benito Uliviani? Quanti sono gli artisti scartati di produzione che rifiutano il concetto massonico di delega ed affidamento protezionista culturale? Nel nome di una presunta competitività fondata su di un alchemico concetto qualitativo si negano, annientano e sommergono identità artistiche locali. L'artista oggi è una semplice vittima sacrificale da offrire alla divinità dello stand galleristico e fieristico, un logo di qualità da sgozzare nel buon nome della galleria per offrirlo al mercato, mercato quel non luogo intollerante dove il successo di un artista si sposa necessariamente con il fallimento presente di un altro.
Un artista anarco comunista, produttore e consumista. Domenico Di Caterino
www.mariopesceafore.ilcannocchiale.it
|