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Sardegna terra d'arte.
by Domingo Aniello Saturday, Jun. 10, 2006 at 12:29 PM mail:

Sardegna terra d'arte.

Sardegna terra d'art...
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http://WWW.EXARTSUCARTAIGIENICA.COM

SARDEGNA MERVIGLIOSA TERRA D'ARTE:


Esistono artisti che saranno sempre e comunque sommersi, nonostante limpide emersioni di livello locale, artisti figli di terre che per loro sventura non hanno mai conosciuto l'esportazioni imperiali delle teorie illuministiche ma solo invincibili armate culturali colonizzatrici e clonanti.
L'emersione relativa, in questi talvolta affermatissimi artisti locali, genera automaticamente una frustrazione difficile da debellare.
Il motivo di tale nevrosi è da ricercarsi proprio in questo meraviglioso sistema dell'arte interplanetario ed intergalattico interconnesso.
Da cosa deriva la frustrazione dell'artista sardo emerso localmente?
Forse proprio dalle radici della sua storia (quella antiaccademica).
Storia che trova la sua massima espressione nel libro inchiesta del giornalista Sergio Frau "Le colonne di Ercole", dove si configura uno scenario storico secondo il quale l'antica "Ichnusa" sarebbe la mitica Atlantide.
Senza entrare in discussioni di merito, tale documento (storico o giornalistico che sia) è espressione "alta" di un malessere locale diffuso, di una terra che strategicamente ha avuto in passato un ruolo fondamentale, dal punto di vista mercantile e della diffusione dei saperi, ridotta oggi ad essere terra periferica e colonizzata sotto "embargo" culturale.
Difficile accettare tacitamente, da parte degli addetti ai lavori del sistema specialistico e specializzato dell'arte sarda, il ruolo predestinato di produttori di un prodotto locale che sarà sempre e comunque sommerso (dai tempi di Atlantide).

CHI LI HA VISTI FUORI DALL'ISOLA?

Quanti degli attuali lettori di Flash Art non residenti in Sardegna conoscono Maria Lai, Pinuccio Sciola o Caterina Lai?
Pochissimi , molti dei lettori però conosceranno sicuramente Greta Frau o Salvatore Garau ma loro si muovono su traiettorie galleristiche private transcontinentali, traiettorie omologate ed omogeneizzate che speculano ed investono sulla sardità negandola e piegandola al "marketing etilico puro".
Perché esistono delle emersioni artistiche locali destinate a rimanere parziali?
Pinuccio Sciola in Sardegna è una istituzione, perché ha un valore di mercato relativo rispetto ad una Greta Frau?
Sarebbe più corretto dire un Greta Frau, poi vi spiegherò bene il perché...
Una risposta potrebbe essere ricercata in certi territori che dovrebbero essere italici in teoria, praticamente invece sotto "embargo" culturale ed artistico dal dopoguerra (ragionando storicamente sulla invincibile armata anarco liberista privatizzata).
Una di queste terre di nessuno dell'arte e della cultura contemporanea è l'amata terra Sarda.
Anni che percorro l'isola in lungo ed in largo e ci sono veramente poche da raccontare che non siano sarde (quantomeno d'acquisizione); questo di per sé non costituirebbe affatto un grosso problema, il grosso problema è invece che tutto quello che nell'isola sembra essere pacifico ed indiscutibile dal punto di vista artistico (oserei dire fondamentalista) non ha nessun tipo di risonanza culturale "in continente", per cui come potrebbe mai diventare transcontinentale?
Due eccezioni (come già accennato); un Garau che mi sono ritrovato davanti anche al Pan (no, non pensate al partito di estrema destra Messicano) e la pietistica favoletta di Greta Frau, due mirabili ed esotiche costruzioni di mercato costruite ad arte dagli "indigeni" locali per impressionare il mercato globale:
il primo gioca sul legame musica jazz e pittura astratta (ancora?), l'altro invece si nasconde sotto falsa identità quando tutti sanno che in realtà altro non è che un mediocre pittoruncolo accademico che senza questa drammatizzazione nessuno mai avrebbe considerato, Allocco mi sembra sia il cognome.
Terra strana la Sardegna, la globalizzazione artistica guidata dall'invincibile armata anarco liberista dell'impero privatizzato non sembra averla penetrata fino in fondo.

AGM- ARTISTI GENETICAMENTE MODIFICATI:

Certo anche qui sono comparsi certi artisti locali geneticamente modificati (AGM), di taglio ultrapop che imitano in microscala Mark Kostabi, penso ad entità inodore ed insapore come Bobbi Maroni-giù, il quale con tutta la sua produzione sembra monitorare che non sarebbe forse il caso di fermarsi solo e semplicemente alle apparenze quando si ragiona seriamente sul senso della ricerca artistica contemporanea.
Bobbi Maroni-giù fino a qualche tempo fa gestiva anche una galleria privata (in palese conflitto d'interesse culturale, non c'éra mostra dove non compariva l'artista che gestiva la sua stessa galera-ria), patinata e lussuosa in una delle strade più lussuose e trafficate di Cagliari.
L'operazione di autopromozione mercantile è durata un anno, un anno di mostre come "da Picasso a Bobbi Maroni-giù", un anno per rendersi conto che in Sardegna non può nascere un altro Kostabi, ci sarà pure differenza fra il centro dell'Impero privatizzato anarco liberista e la periferia isolana della periferia continentale... Anche a Cagliari esiste una collezione d'arte contemporanea aperta al pubblico ma privatissima di fatto, mi riferisco a quella del "Tiscali Campus" del "leader maximo" locale.
Remato scoria mediaticamente appare come una sorta di leader maximo cubano, certa stampa di sinistra però rivela che sembra stia progettando di adattare le ex miniere del Sulcis Iglesiente a complesso turistico, si tratterà comunque di mala informazione (o di mala dittatura del popolo).
Sembra che la compagna (un vero giglio)dell'attuale governatore (ma queste sono voci di popolo da non prendere minimamente in considerazione), gestisca anche una galleria/galeria:
"Il capitale capitombolo" mi sembra si chiami,
Niente di anomalo dato che l'arte è da sempre servita a distinguere chi ha il potere politico, culturale e sociale da chi non lo ha, pensate che nonostante tutto, ancora oggi qualche artista etico e qualche studentello accademico sono convinti che l'arte visiva sia semplicemente comunicazione.
Tale spazio mercantile espositivo con la sua dea madre, giglio in fiore, deus ex machina ha aperto le porte della sua galera-ria ad una platea di giovanissimi, permettendo anche di pagare a rate tali presunte opere d'arte costruite a tavolino.
Tra gli artisti in scuderia della galera-ria "Il Capitale Capitombolo" c'è anche Greta Frau (come volevasi dimostrare).
Divertente poi constatare come il socio in affari della compagna del leader maximo, un suo amico di vecchia data che sembra lo abbia anche sospinto in campagna elettorale dichiari di non avere nulla a che fare con il medesimo, salvo però dichiarare di avere regalato un opera di Greta Frau al medesimo senza avere preteso un euro in cambio.
Vanto del capitombolo è la quotazione londinese di questo Allocco accademico che per vendere quadri si è manifestato pittore sotto mentite spoglie.
Questo mercato locale per diventare globale ha bisogno di nascondere oneste maestranze artigianali, come quella di tale Allocco pittore sassarese, dietro l'improbabile mito di una sensuale immunologa tedesca priva dell'uso delle gambe per un incidente sulla Sassari-Olbia qualche problema identitario serio lo ha.
Il mito costruito ad arte racconta poi che una setta di sue ex compagne di scuola la stia curando da anni nella gallura e lei le ritragga per riconoscenza, cosa si direbbe pur di vendere un quadro...
Insomma un buon artista deve sfondare in questo sistema? Deve dichiarare una qualche anomalia che attragga il pubblico consumante...
Esilarante è poi ascoltare il gallerista di fiducia del leader maximo, suo vecchio amico di lungo corso, dire frasi come: io sono contro il sistema dell'arte, la nostra galleria è l'unica che offre ad i giovani artisti un posto dove dipingere, noi l'arte e gli artisti li finanziamo...
Peccato che non ci sia un giovane artista uno a confermare tale dichiarazioni propagandistiche.
Una curiosità nel duemilaquattro in piena campagna elettorale, il leader maximo ha fatto grandi promesse agli artisti campidanesi con tanto di cena, promessa tradotte di fatto nella galleria IL CAPITOMBOLO.
In tutte le gallerie cagliaritane (non molte a dire il vero, siamo per fortuna ancora lontano dagli eccessi Napoletani o Milanesi) sono presenti gli stessi giovani (?)artisti (e gli stessi curatori presenzialisti), quasi come se ruotassero in blocco, quasi come facessero parte di una stessa offerta o "pacco" (nel senso partenopeo del termine) promozionale, non citerò nessuno di loro dato che sono anche troppo citati e di riflesso già troppo sopravalutati localmente (all'interno di circuiti economici chiusi è facilissimo inflazionarsi).
Riassumendo i soci della galleria Capitombolo sono la COMPAGNA del leader maximo locale Giglio in fiore ed il benemerito benefattore d'artisti Ante Crodo, consulente artistico del lider maximo isolano da anni.


CHI LI HA VISTI IN CONTINENTE?
CHI NON LI HA VISTI SULL'ISOLA?

Intanto (ribadisco) grandi "big" della storia dell'arte locale contemporanea come Pinuccio Sciola, Tonino Casula (lui sul serio grandissimo anche se si è occupato solo di comunicazione... ) o la Lai nessuno sa chi siano fuori dall'isola.
Non saranno mai un logo garanzia di qualità artistica planetaria come i più fortunati campani della transretroguardia Benito Uliviana, loro si che hanno il bollino blu tutte le annate e tutte le stagioni.
Pinuccio Sciola è lo scultore pubblico dell'isola, di quest'isola però lui sembra farne un uso quasi privato al punto che sembra essere un suo grandissimo studio all'aperto (il sogno di ogni scultore).
Non esiste piazza, comune, stazione ferroviaria, città mercato, orto botanico o rassegna sarda dove non sia presente una sua scultura.
Venite in Sardegna a parlare d'arte e tutti vi parleranno di Pinuccio Sciola, quasi come se in questa terra fosse l'unico scultore vivente (intorno a lui ed alla sua trachite sonora solo "plastica bruciata"), lo si ritrova anche suonare con Paolo Fresu ed Antonello Salis, va bene la valorizzazione degli artisti locali ma in questo caso si rasenta l'estremismo.
Certo è vero, Mastro Pinuccio ha confezionato bene i suoi spot d'arte, agli amanti dell'arte sarda lui racconta di essere riuscito dove anche il grande Michelangiolo ha fallito, con le sue pietre sonore è infatti riuscito a fare parlare la scultura, peccato che le sculture di Michelangiolo parlino anche senza emettere suoni mentre invece quelle di Pinuccio non emettessero suoni non avrebbero motivi d'esistere, peccato che le arti plastiche siano prima di tutto comunicazione visiva e non acustica sonora ed ancora peccato che prima di lui ci siano stati i futuristi con le loro macchine intonarumori (Russolo) e personaggi come Calder con le sue sculture mobili.
Pinuccio Sciola è uno che si concede anche il lusso ed il vezzo d'artista di commentare dibattiti politici quando divengono eventi mediatici televisivi come quello tra "Bellachioma" e "Mafalda" (giusto per citare il guerrigliero semantico dell'informazione politica Italiana Travaglio Marco), ossia quel dibattito politico moderato e corretto "all'americana" dove la politica è riuscita a fare più audience del calcio (diventasse regola tale eccezione anche il mondo dell'arte diverebbe più ricco ed etico).
Il commento di tale evento decisivo per la sorte mediatica e culturale del nostro paese dalle pagine del "Giornale di Sardegna" di Mastro Pinuccio Sciola a mezzo stampa è stato: io non guardo in televisione quei due pagliacci.
Commento niente male per chi attraverso l'impegno politico d'artista si è ritagliato una notorietà artistica locale da fare invidia da queste parti (pensate un poco) anche a Catenella Canellan.
Intanto in continente non sanno neanche chi sia questo indiscutibile artista sardo.
Il responsabile di tale dissonanza di giudizio critico e storico chi è se non il "nuovo ordine globale dell'arte" ed i conflitti tra culture locali e marketing interconnesso globale?
Altrimenti a chi ed a cosa imputare queste strane distrofie ed ipertrofie valutativo artistiche?
Certo Pinuccio ha il grande merito di avere somministrato il "virus" locale di San Sperate ed Orgosolo, di tale Virus ha però in qualche maniera accusato una devastante reazione antivirale che lo ha portato poi a nascondersi dietro un esasperato formalismo, finendo con il dimenticare che l'arte ha un unico grande obiettivo: l'uomo.
Ragione per cui da scultore scartato di produzione mi trovo costretto a non sollevare tanto di scalpello davanti al suo lavoro.

TISCALI CAMPUS

Sciola, la Lai ( non Caterina ma Maria) e Bobby Maroni-giù sono tra gli artisti locali presenti nella collezione Tiscali, accompagnati e valorizzati da qualche "big" italico minimalista e da uno scultore svedese al quale piace vendere nuvole artificiali; il vero incredibile spettacolo del Tiscali Campus sono i sorrisi di plastica che le guide elargiscono ad i visitatori, sorrisi degni di Citizen Berluskane anche se non siamo in presenza del Mausoleo di Arcore by Cascella.

LA DISCESA SASSARESE A VALLE

Sassari dal canto suo ha il fiore all'occhiello politico dell'Accademia di Belle Arti, Accademia che raccoglie tutti gli artisti scartati di produzione dal sistema con qualche protezione accademica...
Due parole sulla discesa dei Sassaresi a valle, guidata dal Condottiero, Giulia la Alta, discesa non pacifica, un vero e proprio conflitto.
Prima di tutto un conflitto d'interessi.
Giulia la Alta è' IN POLITICA COL GOVERNO targato Tiscali Campus, ragion per cui DOVREBBE FARE GLI INTERESSI DELLA COLLETTIVITA'. Ragion per cui la nordica ALTA ARRIVATA A CAGLIARI altro non ha fatto che non gettare valanghe di letame SUL LAVORO DEI CRITICI DI CAGLIARI ED ARTISTI VARI.
Scesa a valle dopo avere CONTATo LE sue DUE PECORE DI SASSARI E D'INTORNI PER il semplice BISOGNO DI CREARE UN MERCATO AI PROPRI PUPILLI.
I critici cagliaritani? Belli tranquilli nel loro limbo borghese e disinteressato ad acquistare scarpe e borsette (sono quasi tutte donne!!!!!! ) mentre la nordica alta sradica e pianta senza seminare.
Una sola voce critica quella di Wanda Alì, dalle pagine di una specialistica testata d'arte su carta igienica.

WANDA Alì, EX ART SU CARTA IGIENICA E L'USO PRIVATO DI UNA FUNZIONE INFORMATIVA PUBBLICA

Wanda Alì invece ha un suo gruppetto di artisti sardi/cagliaritani giovani che valorizza in qualsiasi occasione con la galleria che cura (sudo di vento) ma anche piazzandoli ogni qualvolta ci sia la possibilità di accaparrarsi fondi pubblici con l'aiuto del suo socio pellegrino...
Cagliari e Sassari non sfuggono alla logica della sommersione degli artisti locali, nonostante di tanto in tanto ci sia qualche emersione pubblica priva di pubblico con il bollino di qualche storico critico pellegrino sgarbato ma sempre presente.


WONDER WOMAN

Programmazione ed infiltrazione imperiale d'avanguardia invece a Nuoro, mi riferisco al Wonder WoMAN della wo-man Collina Carina, una sorta di Guantanamo nell'isola sotto embargo.
Tutti in continente conoscono la programmazione del Wonder WoMAN e qualche sardo non sa neanche cosa sia mai successo a San Sperate ed Orgosolo, ovvio che non parlo del banditismo ma di un arte che poche volte è stata così politica, sociale e spontaneamente al servizio di una comunità locale.
Le due curatrici etiche nelle quali mi sono imbattuto (senza spazi pubblici ovviamente), Margherita Coppola e Wanda Alì, in privato sono d'accordo con me quando mettono l'accento su di un microsistema dell'arte sarda che riproduce quello che in macroscala avviene in modo capillare e diffuso (gallerie/galere compreso).
Margherita Coppola collabora da "free lance" su di un quotidiano locale,

WANDA Alì, LA CHIOCCIOLA CON I SUOI PULCINI

Wanda Alì è come una chiocciola iper protettiva con i suoi pulcini, si muove seguita da una serie di piccoli pulcini locali speranzosi di un posto al sole che non può arrivare mai, nonostante la finestrina su "Ex Art", un trash magazine d'arte che si presenta come un quotidiano (scadente) correlato da un tristissimo portale trash d'arte (?) che imita "flash art" senza averne la storia e lo stile.
L'arte è anche una questione di "affari privati", bene non dimenticarlo, ragion per cui Wanda Alì risulta essere l'unica a denunciare la faccenda Greta Frau, non fatevi però sorprendere, tale ribellione deriva dal fatto che Wanda Alì l'unico spazio che non cura direttamente a Cagliari (almeno per ora) è proprio il capitombolo.
Wanda Alì ha ragione quando definisce il "fenomeno" Greta (non curato direttamente da lei) un po' stantio... ma la deontologia professionale imporrebbe a un critico assoldato da una galleria concorrente ( sudo vento) una maggior cautela e alla rivista ex art su carta igienica un ancor maggior rigore.
Wanda alì in definitiva, cura tutto ma proprio tutto in città... .
, curare e stronca mostre usando lo spazio on line su carta igienica.
Wanda Alì è a detta di molti artisti sommersi e scartati di produzione cagliaritani un critico che nuoce in maniera molto negativa nella vita di un "artista", fisicamente non presenzia eventi e dispensa critiche di favore e di simpatia/empatia prive di fondamento ed inutili.
Quando le si chiedono spiegazioni, puntualmente non giungono.
Un critico globalizzato e mediatizzato incapace di accettare una critiche e consigli, in particolare modo dagli artisti.
La signora Wanda Alì è definita da molti poco professionale, recensisce mostre di spazi concorrente a quelli che dirige dalle pagine di Ex Art, recensisce performance alla quale non assistite.


NATI CONDANNATI


L'Atlantide sommersa è anche territorio naturale di scontro tra coloni che valicano il mare con mire espansionistiche feudali, storia vecchia di secoli che oggi si esplica con convegni logo che di fatto si traducono in spot pubblicitari a favore del "leader maximo" locale con accenti smaccatamente politico polemici.
Lo spettro vivente di Don Benito Ulivo, pessimo imitatore di quello che è stato, compare così presso luoghi di formazione culturale (sic.) come la facoltà d'Ingegneria (Dipartimento Architettura), "non luogo" di formazione dove afferma: "gli unici governi illuminati in grado di promuovere l'arte contemporanea sono quelli di sinistra".
Pensando alle sue anali (acc. un errore di battitura) ed al suo Museo obbligatorio imposto malvolentieri ai pendolari metropolitani partenopei verrebbe voglia di votare "Ignoranza Nazionale".
Tra i fantasmi globalizzati che di tanto in tanto compaiono nella Atlantide riemersa c'è anche la sgarbata Bella chioma critica no global (sì, avete letto bene, in confronto io sono un principe azzurro dalle dolci e delicate maniere), lo sgarbato propone invece spot locali di valorizzazione del patrimonio artistico locale sommerso, strappa così facili e scontati applausi.
Lo sgarbato però ha il merito di puntare i riflettori (quando ci riesce) su dei signori nessuno della storia del mercato artistico del dopoguerra, artisti sconosciuti anche agli indigeni locali come Brancaleone Cugusi da Romana e le sorelle Coronèo.
In definitiva i cavalieri del nuovo ordine globale dell'arte s'inseguono e confrontano ovunque anche in isole di periferia del continente (c'è grande differenza tra Sicilia e Sardegna ma questo è un altro discorso sul quale sta lavorando per noi il leader maximo).
Un vero spazio pubblico con una programmazione locale di assoluta qualità (tanto di scalpello e pennello ad Alessandra Menesini) è l'ex Mattatoio, la sua programmazione da sola varrebbe il prezzo del biglietto per chi in continente e nell'extra continente è più interessato all'arte che al marketing di grandi aziende e banche che speculano sull'arte non investendo su di essa, bensì investendola.

I NON PROTETTI E SCARTATI DI PRODUZIONE

Finisco ora l'articolo elencando una serie d'artisti scartati di produzione che non compariranno mai su una rivista specializzata d'arte contemporanea (Flash Art esclusa ovviamente), come è sempre accaduto nella storia mercantile dell'arte qualcuno verrà riciclato e qualche altro completamente rifiutato e cancellato
:
Elisabetta Saiu, Josella Grussu, Marta e Mike Anatra, Daniela Puggioni, Tania Re, Mauro Atzeni, Antonello Dessì, Antonello Collu, Mauro Rizzo, Mauro Marras, Marcello Piu, Roberto Serra, Valentina Argiolas, Anna Giulia Ledda, Francesco Farci, Gigi Corriga, Gigi Usai, Daniela Putzu, Valentina Salidu, Pamela Satta, Cristiano Romano, Isabella Mei, Marina Putzolu, Gigi Floris, Massimo Lumini, Andrea Durante, Marcello Lembo, Caterina Lai, Cristiana Carta , Eleonora Pili, Eleonara Piu, Daniela Seu, Fra Luca da Carbonia, Nama, Alice Ibatici, Giovanni Pola, Carlo Deperu, Maria Paola Porcu, Elga Mangone, Simona Russo, Antonio Oggiano, Andrea D'Ascanio, Alessandra Pilleri, Francesca Pili, Antonello Orgio, Noemi Riva, MariaCristina Cannas ... e Mimmo Di Caterino (dato che qualche artista militante politico del Partito Sardo d'Azione mi ha garantito il permesso di soggiorno).

PLEXUS, ZIO SCONOSCIUTO DEL P.A.AFF.:

Apro una parentesi su Antonello Dessì e la sua rete di resistenza locale e culturale artistica al marketing globalizzato e privatizzato, "Plexus", storia oramai vecchia di venticinque anni che nessuno conosce (artisti sommersi locali coinvolti esclusi), Plexus è un movimento della moltitudine artistica locale intorno al mondo e sopra il sistema dell'arte che vede coinvolti solo artisti (un fratello maggiore del P.a.aff.), tale movimento di moltitudini artistiche sommerse parte da Cagliari (anche se gli addetti ai lavori Cagliaritani sembrano non saperlo o ignorarlo, quante analogie con il P.a.aff. made in Naples) nel lontano 1982 (tanto per ribadire il concetto che negli anni ottanta non esisteva solo Don Benito Ulivo con la sua trans-retroguardia obbligatoria) ed è stato diffuso nientemeno che a Nuova York da un tale Dernini (Andrea Bellini mi senti?) nel Lower East side dove trapiantato è divenuto "Plexus International" (meravigliosa cosa i movimenti quando sono spontanei).
Plexus forse l'unico movimento culturale artistico nato in Sardegna dal respiro veramente International, numerosi sono stati gli scambi creativi e scientifici naturali e spontanei in venticinque anni (Cagliari, Roma, Nuova York, Dakar e prossimamente a Napoli tramite P.a.aff.).
La nascita di tale movimento è avvenuta in uno studio d'artista (quello di Dessì ) e non in una galera-ria storica, gli artisti isolani erano non i soliti Sciola e Lai, bensì nomi scarti di produzione artistica locale della creatività etica militante, come Mazzarelli, Borghi, Brundu, Saba, Hansen, Pau e Rombi.
L'operazione nasceva correlata da un pioneristico collegamento telematico con tanto di scambio estetico tra il Dipartimento di Fisica di Cagliari ed il Digital Art Exchange della Carnegie Mellon University di Pittsburg, non fosse per questa meravigliosa rubrica su Flash Art nessuno ricorderebbe tale storia per il semplice fatto che vede come attori protagonisti disinteressati e non a scopo di lucro artisti e scienziati e non curatori, critici e galleristi.

TONINO CASULA, EMERSO E POI SOMMERSO A SELARGIUS

Sempre per parlare di artisti che fanno tutto da soli, Tonino Casula è un artista che si occupa da sempre di semiotica, negli anni settanta pubblicava dei capolavori sulla scienza della comunicazione visiva ed artistica presso Einaudi, libri che hanno letto tutti gli studiosi d'arte negli anni settanta come "TRA VEDERE E NON VEDERE" o "IMPARA L'ARTE"... , oggi questi capolavori sono stati mandati tutti al macero, sapete com'è un artista che scrive d'arte non tira molto... , poco professionale e specialistico, una cosa sarebbe da mandare al macero sul serio la vasta bibliografia Benito Uliviana che invece propinano a giovani menti creative in maniera obbligatoria sin dai primi anni di Accademia Di Belle Arti.
Quanta rabbia tra gli artisti sommersi sardi scartati di produzione, quanta rabbia tra gli artisti sardi emersi localmente ma scartati di produzione globalmente, questi ultimi di riflesso sembrano comportarsi come dei pargoli poco amati e compresi.
Eppure la meravigliosa terra sarda con i suoi immensi spazi naturali potrebbe costituire una vera fucina dove si possa produrre una arte in grado di porsi problematiche (oneste) di rapporto tra il prodotto artistico, il sociale e la democrazia.
La Sardegna è terra isolana ed isolata, forse anche isolante, sommersa, riemersa e poi di nuovo sommersa; caratteristiche ideali quelle di questa terra per chi voglia impostare una seria ricerca artistica.
L'isolamento periferico isolano della Atlantide sommersa è una condizione limitata e limitante, dove c'è il limite però l'arte si ingegna per superarlo, non può esistere ricerca artistica senza limiti e vincoli di partenza.
Molta della storia dell'arte contemporanea locale è fatta difatti da artisti sommersi e scartati di produzione continentale che in terra periferica un poco di visibilità la hanno avuta, penso all'espressionista emiliano

SECONDO PANTONE E LIBERATO ANGELICO

Secondo Pantone (a dire il vero ottimo pittore) o al romano pop bravissimo a cantare la dolce vita in terra sarda Liberato Angelico.
Secondo Pantone lo si trova in importanti gallerie casteddaie (come "la bara eca"), certo è un vero pittore, vicino al mio modo di sentire ed interpretare la pittura, la sua pittura è davvero di qualità, quello che non mi piace è invece il suo continuo lamentarsi con cantilene tipo: cosa dobbiamo fare noi artisti sardi per sopravvivere alla nostra condizione periferica?
Io mi chiedo, se un artista sceglie di lavorare a Cagliari (dopo essere passato per Firenze) cosa ha poi da lamentarsi?
Un signor pittore (lo dico senza ironia), decide di vivere e lavorare a Cagliari, una terra sommersa e mai riemersa completamente, una terra che gli ha consentito di vendere bene le proprie opere (non solo in galera-ria ma anche e scaltramente in negozi d'arredamento su ordinazione), perché lamentarsi?
Logica la risposta, per quella inquietudine tipica degli artisti locali emersi e riconosciuti dove vivono e lavorano, sconosciuti agli addetti ai lavori del marketing globale privatizzato artistico.
Un artista napoletano isolano ed isolato come me, non poteva trovare terra adottiva migliore per meditare sulla propria ricerca sul senso del fare artistico.

CAGLIARI E NAPOLI DISTANTI UNO SPUTO

Gli affari privati in luoghi pubblici divengono presto pubblici... ma io mi chiedo e dico: Chi ha le gambe corte, dice sempre bugie?
Insomma tra Cagliari e Napoli non sembra proprio esserci il mare di mezzo (continuità territoriale di ritorno?), a Cagliari c'è un modo efficace per descrivere il rapporto economico che intercorre tra la terra sarda e l'impero di turno: pitta la legna e mandala in Sardegna.



Da una ex miniera del Sulcis Iglesiente (prima che si trasformi in una catena alberghiera), zona sud-ovest sardo, Domenico (Mimmo) Di Caterino.

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