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la morfina negli ospedali
by AC Sunday, Jun. 11, 2006 at 10:55 AM mail:

la morfina negli ospedali

Ma è ammesso per per legge che in germania sia autorizzato l'uso della morfina?
So di una persona ricoverata nell’ospedale di Gelsenkirchen,
a causa di un forte dolore ai reni. Dopo diversi controlli gli è stato diagnosticato un calcolo renale fuori sede.

Il dolore era così forte che solo diverse dosi di morfina gli hanno recato sollievo.

Ma la morfina non è vietata?

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?
by Mx Sunday, Jun. 11, 2006 at 11:12 AM mail:

la morfina non e' vietata (negli ospedali e/o dietro ricetta medica) ne' in Germania ne' in Italia ne' da nessuna altra parte

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MA CHE CAZZO DICI SCEMO
by dottor indy Sunday, Jun. 11, 2006 at 11:42 AM mail:

LA MORFINA E' USATA COME ANALGESICO IN TUTTO IL MONDO
MORFINA CLORIDRATO SI USA INTRAMUSCOLO ENDOVENA IN INTERVENTI CHIRURGICI PER DOLORO VARI O PER DOLORI DA TUMORI

C'E' ANCHE IN CEROTTI TRANSDERMICI

e costa pochissimo a fiala

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sono tornato ieri
by wentily Sunday, Jun. 11, 2006 at 11:43 AM mail:

sono tornato ieri dall'ospedale dove ho subito un intervento all'intestino.. la morfina viene regolarmente somministrata dopo gli interventi chirurgici di un certo tipo x le prime 48 ore dal risveglio, nell'ambito della terapia del dolore.. x fortuna almeno questo ci è concesso!

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morfina
by infermiere Sunday, Jun. 11, 2006 at 12:51 PM mail:


L'uso di morfina nella terapia antidolorifica,nn è per nulla
scontato come ho letto (purtroppo),la valutazione dei farmaci
post operatori viene fatta dal chirurgo con l'equipe ...
e visto che di dolore nn si muore (dicono) a volte vengono
dati dei normali antidolorifici come il toradol.
Dipende anche da che tipo di paziente,nelle cliniche private
convenzionate chi paga ha quello che chiede.

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grazie infermiere
by AC Sunday, Jun. 11, 2006 at 2:32 PM mail:

Da profano ignorante (profano perchè non sono mai stato ricoverato in ospedale,ignorante visto la mia domanda) ci volevi tu a dire che oramai per questa plebe che offende liberatamente si da per scontato l'uso della morfina come se fosse aspirina (che fa male lo stesso). chi mi da per scemo è solo un frustrato,chi giustifica oramai le medicine con tasso di morfina un prodotto assimilato dalla massa perchè oramai di costo basso mi fa solo pena...
cmq oggi ho imparato qualcosa di nuovo,da tutti i post
ciao
AC Loco

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sulla morfina
by INFERMIERE anestesista Sunday, Jun. 11, 2006 at 8:13 PM mail:

LA MORFINA E' ILFARMACO CON MENO EFFETTI COLLATERALI PER IL DOLORE PROVA AD ESSERE OPERATO E VEDI TORADOL E VOLTAREN CHE TI SCASSANO LO STOMACO ED IL SANGUE

SE HAI UNA COLICA AI RENI HAI VOGLIA DI RIEMPIRTI DI TORADOL NON TI PASSA ED INVECE UNA SEMPLICE INIEZIONE DI MORFINA INTRAMUSCOLO TI FA STARE BENE..

NEGLI OSPEDALI "SERI" SI STA DIVULGANDO LA CONOSCENZA DEL DOLORE E COME EVITARLO ,CON STUDI E CORSI DI AGGIORNAMENTO DOVE GLI ANESTESISTI STANNO FACENDO CAPIRE L'IMPORTANZA DELL'USO DELLA MORFINA A SCOPO TERAPEUTICO PER EVITARE INUTILI SUPER SOMMINISTRAZIONI DI ALTRI FARMACI INUTILI ED IPERDOSATI

COMUNQUE PUOI SEMPRE CHIEDERE DI FARE UN FARMACO CHE NON SIA LA MORFINA NESSUNO TI OBBLIGA

ma esistono MOLTI PREGIUDIZI SULLA MORFINA ..PREGIUDIZI E BASTA APPUNTO..

Come si identifica e si misura il dolore?
La modalità più usata e codificata prevede di porre alla persona una serie di domande per identificare l'intensità del dolore su una scala da 0 a 10, chiedendo di indicare il livello di dolore provato nell'ultima settimana e al momento in cui viene sottoposto il questionario. A seconda dei livelli identificati dalla persona, il dolore viene classificato in lieve, moderato, forte.

Quanto è diffuso il dolore in Italia e in Europa
Il dolore è una condizione comune e molto diffusa, più frequente in alcune malattie e in alcune fasi della vita. Secondo una stima di Vittorio Ventafridda, direttore scientifico della fondazione Floriani di Milano, presentata in un articolo pubblicato sul Sole 24 ore,1 in Italia i pazienti che soffrono di dolori benigni (cioè non dovuti a una condizione terminale) ricorrenti, che intaccano la qualità della vita in modo profondo, sono circa 14 milioni.
Secondo altre statistiche su ampi campioni della popolazione italiana,2-3 quasi il 60% degli italiani riporta qualche forma di dolore nell'ultimo mese dal momento dell'intervista, il 28% degli italiani intervistati riporta che questo dolore era di intensità moderata-severa e il 12% racconta che questo dolore ha avuto un impatto importante sulla vita quotidiana. In alcune malattie croniche il dolore diventa più frequente e ancora più rilevante per la qualità della vita quotidiana.

Dai dati della Pain in Europe Survey, una vasta ricerca sulla diffusione del dolore cronico in Europa, presentati a Milano nel maggio 2004, risulta che, mentre in Europa 1 paziente su 5 soffre di dolore cronico, in Italia ne soffre 1 su 4. In metà delle famiglie italiane c'è almeno una persona affetta da dolore cronico, a fronte di una diffusione europea del sintomo pari al 19% (meno di un quinto della popolazione). Oltre il 40% delle persone in Italia che provano dolore afferma di avere una sofferenza grave, rispetto al 35% circa dei pazienti in Europa.

In particolare nelle persone malate di tumore, secondo revisioni recenti,4 la prevalenza del dolore, pur variando molto per tipo di malattia e stadio del tumore, è stimabile attorno al 74% (in tutta Europa); il sintomo è più diffuso in caso di tumore della testa e del collo, dell'apparto genito urinario, dell'esofago e della prostata.

Il confronto con la situazione europea mostra come in Italia la prescrizione e l'uso di farmaci antidolorifici, in particolare di oppiacei, siano molto bassi rispetto alla diffusione del sintomo del dolore. Questo è dovuto anche a una serie di pregiudizi che i medici e i malati continuano ad avere, soprattutto sui farmaci come la morfina, che vanno smentiti.

La morfina, questa sconosciuta
La morfina è un derivato dall'oppio, una sostanza grezza, lattiginosa che è estratta dal papavero sonnifero (papaverum sonniferum album). L'oppio contiene più di 20 sostanze alcaloidi (tra cui la codeina) da cui si ricavano alcune sostanze psicoattive e stupefacenti (come l'eroina) e altre a uso sedativo-analgesico e terapeutico (come la morfina), isolata fin dal 1804.

La morfina e i suoi derivati, se introdotti nel nostro organismo, agiscono prevalentemente sul sistema nervoso centrale con meccanismi molto simili ad alcuni oppioidi endogeni, cioè prodotti autonomamente dall'organismo, come le endorfine, che hanno effetti inibenti (analgesici) e depressori sul nostro corpo, in stretta relazione con i centri del piacere. Pur essendo il meccanismo fisiologicamente simile, l'azione della morfina è più potente e duratura.

L'introduzione di morfina causa alcuni effetti fisiologici (alterazioni del respiro, rallentamento psicomotorio, rilassamento della muscolatura liscia, riduzione della secrezione dello stomaco e della forza contrattile della vescica), e psicologici (rallentamento della ideazione, disorganizzazione del pensiero, stato di sonnolenza, scarsa percezione della realtà) che nel loro insieme spiegano come, a dosi farmacologiche, sia un farmaco analgesico e sedativo utile; questi effetti anticipano anche i principali effetti collaterali indesiderati, che si verificano soprattutto nel caso di trattamento prolungato.

La somministrazione di morfina e di altri oppiacei causa essenzialmente due fenomeni principali, di cui si deve tener conto nell'impostare la cura: la tolleranza e la dipendenza.

Per tolleranza si intende l'adattamento fisiologico dell'organismo che, a fronte della somministrazione prolungata del farmaco, in un certo senso si abitua a quella dose e rende indispensabile un incremento del dosaggio per mantenere lo stesso effetto terapeutico desiderato a livello fisiologico e psicologico. La dipendenza alla morfina, abitudine all'assunzione che porta alla necessità di un uso continuativo, possiamo distinguerla in: fisica (astinenza da brusca sospensione del farmaco) e psicologica (desiderio fortissimo degli effetti psicologici indotti dal farmaco).

Vero e falso
Nel caso del trattamento del dolore con morfina la tolleranza, che determina una sorta di abitudine dell'organismo al farmaco e la necessità di aumentare la dose per ottenere gli stessi effetti terapeutici, non è di sviluppo rapido e si verifica solo dopo somministrazione prolungata nel tempo. Gli incrementi di dosaggio della morfina sono quindi legati solitamente più all'aumento del dolore causato dalla malattia che alla tolleranza farmacologica. La dipendenza da morfina nel contesto di un uso terapeutico è invece un fenomeno raro.

Tra i pregiudizi più comuni, bisogna smentire che la morfina sia riservata ai malati in fin di vita, come pensano spesso le persone a cui viene somministrata. La morfina si usa spesso infatti anche dopo comuni operazioni chirurgiche.

Può essere somministrata a bambini, a dosaggi stabiliti apposta per l'età pediatrica, e ad anziani, valutando l'eventuale interazione con altri farmaci.

Per quanto riguarda alcuni effetti collaterali, come sonnolenza o stato confusionale, qualora si verificassero scompaiono dopo alcuni giorni in cui si assume il farmaco (sonnolenza) o possono essere comunque controllati e contenuti (stato confusionale).

L'effetto meno temuto risulta invece il più importante e frequente ed è la stitichezza, che può però essere prevenuta con un'alimentazione opportuna, assunzione di molti liquidi ed eventualmente ricorrendo ai lassativi.

Alcune definizioni di dolore

Il dolore può essere suddiviso in base alla causa e alla tipologia in dolore fisiologico (come quello acuto, per esempio quello che deriva da una prolungata esposizione al calore, che ha un primo significato di allarme, avviso), patologico, quello più frequente, che è associato a malattie, sia acute sia croniche, e infine quello patogeno, così chiamato in quanto non sembra associato ad alcuna causa precisa, tanto da diventare esso stesso malattia.

Una possibile altra classificazione permette anche di classificare il dolore in base alla sua durata in acuto e cronico, e in base all'intensità da assente a molto severo.

Il dolore più comune, quello che chiunque ha sperimentato almeno una volta, è il dolore patologico, associato o dovuto a specifiche malattie o condizioni morbose che hanno indotto danneggiamenti dei tessuti, e accompagna la durata della malattia fino alla sua risoluzione, o naturale o indotta (accelerata) dalle cure e terapie.

I farmaci contro il dolore

Esistono oggi molti farmaci dotati di attività antidolorifica. La maggior parte dei farmaci analgesici ancora in uso sono stati identificati attraverso osservazioni empiriche o per caso, e solo recentemente si sono identificati i veri meccanismi biochimici alla base del loro effetto analgesico. In alcuni casi i farmaci analgesici in uso sono nati come antipiretici e per alcuni il vero meccanismo di azione non è ancora noto.

E' possibile definire una prima distinzione tra i farmaci che agiscono solamente o prevalentemente a livello periferico, cioè dove è presente lo stimolo originario, come tutti i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) (per esempio: acido acetilsalicilico) e quelli che agiscono prevalentemente a livello del sistema nervoso centrale, cioè a livello di alcune aree cerebrali dove vi è l'interpretazione del dolore a livello emotivo e affettivo, come gli oppiacei, tra cui il farmaco di riferimento è considerato la morfina. Una distinzione tra non-oppiacei (FANS) e oppiacei permette di creare due categorie distinte che, nonostante la relativa diversità di prodotti in ciascuna di esse, aiuta a capire quale possa essere la migliore strategia terapeutica contro il dolore.

I FANS, in generale, sono farmaci dotati di una miscela di attività antinfiammatoria, antipiretica (agisce cioè contro la febbre) e analgesica che si prestano in modo particolare a essere adatti come prima terapia (e talvolta unica) nel caso di dolore acuto, associato a cause note di tipo meccanico o infiammatorio, di intensità lieve-moderata. La somministrazione di dosi adeguate di questi farmaci, per un periodo limitato, in associazione con una attento monitoraggio della efficacia (controllo del dolore) e degli effetti collaterali (di solito di tipo gastro-intestinale) è in grado di solito di controllare la maggior parte degli episodi saltuari o ricorrenti di dolore acuto. Questi farmaci, per altro, sono considerati dalla OMS il primo gradino della terapia nel caso anche di dolore cronico, associato a cancro, quando l'intensità del dolore è considerata lieve. Infatti, nel caso un paziente abbia dolore con questa intensità va trattato con i farmaci del primo gradino.

I farmaci oppiacei, invece, rappresentano il trattamento di scelta per il dolore più intenso o comunque non controllabile con i FANS. Gli oppiacei sono a loro volta classificati in due sotto-gruppi: quelli dotati di attività analgesica debole e quelli dotati di attività forte. In caso di dolore ancora più intenso (da moderato a severo e di mancato controllo con i trattamenti degli dei gradini 1 e 2) l'OMS raccomanda l'uso degli oppiacei più forti, come appunto la morfina, che rappresenta il prototipo del terzo gradino della scala dell'OMS.

Fonti:
1. Il Sole24 ore, 20.11.2003.
2. IRFMN- DOXA 1995. Cross sectional survey in 2.244 italians. In: Apolone G, Mosconi P, Ware JE, eds, Questionario sullo stato di salute SF-36. Milano, Guerini e Associati editore, 1997.
3. ISTAT 1999-2000. In: Questionario sullo stato di salute SF-12 versione italiana. Milano, Guerini e Associati editore, 2001.
4. Hearn J, Higginson IJ. Cancer pain epidemiology: a systematic review. In: Bruera ED, Portenoy RK, eds, Cancer Pain, assessment and management. Cambridge, Cambridge University Press, 2003.

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ARTICOLO DEL 2001
by NURSEMAN Sunday, Jun. 11, 2006 at 8:17 PM mail:

POSTO UN ARTICOLO UTILE DEL 2001

TERAPIA ANTIDOLORE
L’Italia diventa un po’ più civile

medici che somministrano morfina ai malati terminali non rischieranno più di essere imputati (e arrestati) per spaccio di sostanze stupefacenti. E i malati potranno vedere alleviate le proprie sofferenze.

Il 24 gennaio scorso la Commissione sanità del Senato ha finalmente approvato (all’unanimità) la legge sulla terapia antidolore, che facilita la prescrizione e l’uso, anche domiciliare, degli oppiacei per i malati terminali.

Si tratta di un passo in avanti importante, che va a colmare quel divario che divideva l’Italia dal resto del mondo civilizzato. Un quadro riassumibile in poche, scarne, cifre: 46 dosi medie quotidiane di morfina per milione di abitanti, contro 6.430 in Danimarca, 1.462 in Francia, 541 in Germania.

Un’indagine di Altroconsumo pubblicata lo scorso inverno aveva rivelato che soltanto il 44 per cento dei familiari di malati terminali in Italia giudica soddisfacenti le cure ricevute, contro il 68 per cento in Belgio e il 64 in Spagna. Dalla stessa inchiesta risultava che solo il 57 per cento dei familiari in Italia pensa che si faccia tutto il possibile per alleviare il dolore dei malati. Una ben misera percentuale, se si pensa che in paesi come Belgio, Spagna e Portogallo si supera il 70 per cento.

Tra gli ostacoli maggiori che finora hanno incontrato i malati è la carenza di strutture destinate a questo scopo: in tutta Italia sono meno di 500 i posti letto nelle Unità di cure palliative, i tre quarti dei quali concentrati nelle regioni del Nord. Il risultato? Tra i malati che dovrebbero godere delle terapie antidolore, solo venti su cento finora riuscivano a ottenerle.

"Medici, infermieri e volontari della Società italiana di cure palliative sono stati fino a oggi l’unico vero riferimento per gli oltre 150.000 i malati in fase terminale che ogni anno in Italia hanno avuto bisogno di assistenza" si legge nel comunicato stampa della SICP. "Ben poco, se si pensa che rappresentano appena il 10 per cento delle risorse necessarie".

Ora tutto questo viene consegnato agli archivi della storia. I medici potranno prescrivere gli oppiacei (ossia morfina, ma non solo, anche codeina, buprenorfina, metadone eccetera) in maniera meno laboriosa di quanto è accaduto fino a questo momento. E soprattutto, non dovranno più temere di venire arrestati se trovati in possesso di queste sostanze. La normativa prevede infatti che i farmaci antidolore possano essere somministrati a domicilio a cura del medico, che è quindi autorizzato a possederne la quantità necessaria per l’uso terapeutico.

Gli unici che non potranno beneficiare del trattamento domiciliare sono i pazienti tossicodipendenti da oppiacei.

Il ministro della sanità Veronesi ha commentato favorevolmente l’approvazione della legge, sottolineando come si inserisca nel medesimo solco culturale che prevede la realizzazione dell’"ospedale senza dolore" (un progetto che sta molto a cuore al ministro) ossia un ospedale dove i sofferenti vengono assistiti con terapie semplici, ma efficaci.

Ma perché finora l’utilizzo terapeutico della morfina è stato reso così difficile? "Uno dei maggiori ostacoli" afferma Augusto Caraceni, terapeuta del dolore dell’Istituto dei tumori di Milano "è stata una cultura medica che per decenni ha stigmatizzato questo farmaco in base a preconcetti falsi: morfina uguale tolleranza, tossicodipendenza e depressione respiratoria. Simile è stato anche l’atteggiamento della cultura generale, che tuttora associa la terapia antalgica con la morte e la resa terapeutica, l’ultima spiaggia da riservare ai momenti estremi".

D’altro canto, è la stessa Organizzazione mondiale della sanità ad affermare che nel dolore oncologico la morfina è il farmaco di riferimento per dolori forti, insieme ad altri (ossicodone, idromorfone eccetera), ed è il farmaco necessario per quasi tutti i pazienti che soffrono per la progressione della malattia, almeno il 30 per cento dei 150.000 casi mortali annui in Italia.

"L’uso della morfina o di altri oppioidi a dosi adeguate può controllare la maggior parte dei dolori oncologici senza produrre un’eccessiva sedazione o compromissione delle funzioni cognitive" sottolinea Caraceni. "Anzi, si è visto che semmai è il dolore non controllato a interferire con le capacità funzionali dei malati

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La demonizzazione della morfina
by veronesi Sunday, Jun. 11, 2006 at 8:25 PM mail:

SANITA’: VERONESI, MORFINA DEMONIZZATA PERCHE’ LEGATA A DROGA

Fonte: Adnkronos

SI TRATTA INVECE DI UN FARMACO ‘SALVIFICO’ CONTRO DOLORE

Milano, 25 maggio 2006 - Morfina troppo a lungo demonizzata, anche in medicina. A sottolineare questo aspetto, che ha contribuito a limitare l’impiego del farmaco contro il dolore in Italia, e’ l’oncologo Umberto Veronesi, intervenuto alla presentazione a Milano della Giornata del sollievo. “La demonizzazione della morfina legata all’uso improprio di questa sostanza e alla lotta alla droga - sottolinea Veronesi - ha contagiato la medicina. Mentre bisogna ricordare che si tratta di un farmaco salvifico contro la sofferenza”. “La dignita’ di una persona sparisce se questa e’ prigioniera del dolore, che a mio parere non ha alcun valore positivo. Dobbiamo combatterlo dunque - prosegue il direttore sanitario dell’Istituto oncologico europeo - sapendo che oggi abbiamo strumenti e mezzi per farlo”

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