L'isola di Carloforte....

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Carloforte, 15-6-2006 ore 12:00

In fuga da mille lavori precari a tempo determinato, dal miraggio di esposizioni pubbliche a tempo indeterminato targate Tiscali, da minaccie di diffide legali da nascenti e cafonesche lobby editoriali specializzate e privatizzate d'arte contemporanea che si vantano di fare servizio pubblico ed in fuga anche da infondate accuse di arrivismo mi concedo due giorni di pace e di stand by nell'isolina di San Pietro.
Rifletto, penso a chi provocatoriamente sostiene che non sia il caso di andare a disturbare chi muove, pilota ed indirizza il sistema dell'arte, mi si consiglia di sedermi, rilassarmi ed accontetarmi del quotidiano, ossia del nulla.
Non comprendo lo spirito e la coerenza etica con la quale mi si chiede tale assurdità, come continuare a sognare di mutare le cose senza evidenziare pubblicamente problematiche anche intime e private, cosa è la vita privata se non un riflesso sociale e sociologico del sistema dell'arte?
L'altra via è quella della complicità passiva che svuota e fa perdere di senso qualsiasi lamento privato.
Certi artisti godono nella sommersione, si ghettizzano senza trovare seriamente la forza e la capacità di reagire con sane argomentazioni critiche ed attivistiche nei confronti di chi lavora per escluderli.
Il silenzio sistemico degli artisti perdenti non giova a nulla se non ad i vincenti, Moggi e calciopoli dimostrano questo o sbaglio?
Questo è il motivo per il quale sarò sempre pronto a mettere in piazza il mio universo privato e quello di quegli artisti privi di voce pubblica che un sistema fintamente democratico, meritocratico e liberista vorrebbe continuare a nascondere sotto il tappetino.
Questo sistema mondiale economico (WTO) e questa società della finta conoscenza consegnano l'arte e gli artisti sommersi al ruolo di utenti in ostaggio dell'editoria specializzata privata, relegandoli in lista d'attesa a futura memoria per sciogliere il dubbio: immondizia pura o riciclabile attraverso raccolta differenziata?
La resistenza culturale artistica locale passa per una unica possibilità: rendere pubblico con tutti gli strumenti possibili (blog, liste, msg, sms ecc.) l'universo privato dell'artista escluso suo malgrado.

Scarti di produzione, rifiutati, homeless, disobbedienti, ghettizzati ed emarginati dell'arte, rivendicate pubblicamente le vostre aspettative deluse, i soprusi ed i torti subiti in nome dell'opinabilità artistica dettata da leggi di mercato e marketing puro.
Rivendicate la vostra professionalità negata e la vostra libertà ed autonomia di ricerca artistica.
L'arte è un patrimonio comune da difendere denunciando pubblicamente i torti subiti in privato.
Non permettere a nessuno di oscurare il vostro sole con un lenzuolo.
La rivoluzione è quì ed ora e passa per i new media, qualche artista outsider però non si è accorto di nulla, continuando così da ultimo suddito ad inchinarsi davanti alla maestosa e mesta ignoranza di tarlate e tarate maestà.

Per gli amanti della semiotica (o semiologia):
L'isolotto di Carloforte dal quale vi scrivo affonda le sue radici culturali nella valorizzazione dell'unico prodotto locale esportabile messogli a disposizione dalla natura, IL TONNO, questa comunità si è stratificata in tre secoli con il fondamentale apporto di pescatori genovesi e napoletani, moltissimi sono difatti i cognomi napoletani.
San Pietro, fu colonizzata nel 1738 da pescatori originari di Pegli, i quali dal millecinquecento vivevano confinati a Tabarka in Tunisia (scoglio inospitale dove vivevano di stenti), per due secoli furono schiavi del Bey di Tunisi.
Liberati da trattative diplomatiche di Carlo Emanuele III di Savoia furono destinati nell'allora deserta isola di San Pietro.
Quando si dice corsi e ricorsi storici.

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