Il Rave ha sfidato per l’ultima volta Cofferati. E lo ha fatto senza causare grandi disagi alla città. Erano passate da poco le 23 quando il colorato e rumoroso serpentone della Street Parade ha fatto il suo ingresso al Parco Nord: quasi 40.000 persone “in movimento” al seguito dei nove sound-system dell’organizzazione. A guidarli il camion del Livello 57 con il volto metallico di un demone stilizzato sulla parte anteriore e le corna a sputare fuoco: un omaggio ironico all’onorevole Enzo Raisi di An che aveva paragonato il Rave al Male. «E allora ci siamo travestiti da Diavolo», spiega il leader del Livello 57 Rosario Picciolo.
E dire che la giornata non era partita con presenze da capogiro; piuttosto la manifestazione politica, vera novità dell’edizione 2006 del Rave, si era fatta notare, più che per i numeri, per le parole dell’uomo simbolo di questo decimo episodio, quel don Andrea Gallo, che poco dopo le 18, si è presentato in piazza XX Settembre.
Un intervento schietto, quello del sacerdote genovese, che ha chiarito subito il perché della sua presenza a Bologna. «Oggi festeggio il mio 47esimo anniversario di sacerdozio - ha detto - e lo faccio come ha detto il mio maestro, in mezzo agli sfigati. Vi sembra possibile che debba andare a Palazzo D’Accursio? Che vado a dire a uno che ci ha messo dei mesi ad autorizzare una manifestazione? No, preferisco stare qui con questi ragazzi». Ma al di là delle battute il “prete rosso”, così come è stato ribattezzato, ha criticato il metodo Cofferati. «Visto che l’obiettivo è la legalità, il primo compito dell’ente locale è creare relazioni, poi ci può stare che il dialogo sia sofferto, ma coi giovani bisogna parlare. E a Bologna non si fa granchè».
Scrosciano gli applausi della piazza. Che fino a quel momento ha vissuto questo primo happening anti-proibizionista con qualche slogan contro il sindaco, molti balli e capannelli di ragazzi tutti presi tra una chiacchiera, una birra e una canna. Nessun eccesso: poche bottiglie di vetro in giro e polizia tranquilla in posizione “più coperta” lungo via Galliera.
Il via è stato dato alle 16.30 con l’arrivo del camion del collettivo Crash, seguito a ruota dal mezzo del Tpo con un Gianmarco De Pieri deciso a togliersi alcuni sassolini dalla scarpa. È stato lui, infatti, dopo un’ora a proporre ai presenti di raggiungere piazza della Costituzione in corteo. Tutti uniti, tutti insieme. E così sarà. In piazza arrivano anche il camper del Lab 57 per la riduzione del danno, che comincia a distribuire materiale informativo sul consumo di droga, e ci sono anche altri volontari che regalano ai partecipanti una delle 5.000 mascherine di cartone a forma di foglia di marijuana con la scritta “Piantatela!”.
Già intorno alle 17 sono presenti i volti noti del “movimento”, quelli che nelle scorse settimane hanno condotto la trattativa con la Prefettura: l’onorevole Daniele Farina di Rifondazione comunista, Valerio Monteventi, Rosario Picciolo, Domenico Mucignat. C’è anche il Sottosegretario all’Economia, il deputato Verde Paolo Cento che non lesina critiche nei confronti di Cofferati e della sua giunta. «Con la manifestazione di oggi è sconfitto chi voleva una Bologna chiusa e proibizionista. Dopo la svolta liberale in economia ci aspettiamo una svolta libertaria sui diritti civili: stop alla legge “Fini-Giovanardi” contro le droghe e a tutti quei provvedimenti che impediscono le manifestazioni in città. Siamo perplessi che a Bologna per ottenere un permesso si sia dovuto mobilitare mezzo Parlamento».
Con buona pace dei partecipanti, clima e temperatura non hanno concesso spazio all’afa; e così anche gli assalti all’autocisterna messa a disposizione dalla Protezione civile sono stati più contenuti. Tanti anche gli slogan e gli striscioni esposti: da “Meno Coffe-rati, più Coffee-shop” a “Il proibizionismo è un business che nuoce gravemente alla salute”, da “Liberare i corpi, sprigionare i sogni” a “Smonta la repressione”. Dal camion del Livello 57, arrivato in ritardo per qualche problema tecnico, anche Monteventi attacca l’amministrazione e il «laboratorio politico bolognese», che «ha prodotto solo disastri, accordi bipartisan tra destra e sinistra e un’ordinanza, l’ennesima, che fa diventare una sostanza illegale anche la pizza venduta dopo una certa ora».
Ormai sono presenti oltre 4.000 persone, l’atmosfera è tranquilla, ma il presidente del Quartiere Porto, Sergio Palmieri, non è per nulla soddisfatto. «Sarà la prima e ultima volta - dice - non è una piazza adatta a questo tipo di manifestazioni». Intorno alle 19.15 l’appello di De Pieri diventa la chiamata alle armi per i ragazzi che da Bologna e da mezza Italia sono arrivati per il Rave. In pochi momenti, alla fine di via Indipendenza, si forma un corteo guidato da don Gallo, deciso ad arrivare in piazza della Costituzione lungo il viale e via Stalingrado.
Le forze dell’ordine si adeguano e non lo impediscono e sulle note di Curre curre quagliò dei 99 Posse e di slogan anche contro il Pm Giovagnoli, il lungo serpentone si mette in movimento. Per De Pieri «questa è la nostra vittoria, perchè il corteo non era autorizzato». E se dallo staff del sindaco trapela un certo disappunto per la decisione presa, in serata la Questura fa sapere che per tutta la giornata, con quattro manifestazioni previste, «è già un risultato il fatto che non ci siano stati incidenti».
Il corteo si ingrossa, scivola oltre il ponte di Stalingrado e arriva in piazza della Costituzione. Poco dietro, i mezzi di Hera che ha messo a disposizione anche 100 uomini in più per garantire la piena efficacia dei servizi di pulizia. Quando alle 21.30 le prime file si muovono verso il Parco Nord sono oltre 40.000 i ragazzi. Il serpentone continua a regalare slogan contro il sindaco e striscioni con scritte come “No Cpt, case per tutti”. Nella folla si possono incontrare anche tanti operatori di strada assorbiti in compiti di assistenza. La festa continua e non basterà a mitigarla la visita, intorno a mezzanotte, del sindaco in persona. Il Rave consuma il suo rito. Forse davvero l’ultimo. http://www.ildomanidibologna.it/articolo_01.htm
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