Cofferati: meno giovani del previsto. Cento dal palco: marijuana libera.
BOLOGNA - C’è un tipo che è partito troppo forte e alle 6 del pomeriggio, quando il comizio antiproibizionista in piazza XX Settembre deve ancora cominciare, sta già vomitando. Poi un ragazzo del centro sociale Tpo prende il microfono e dice: «Ce l’abbiamo fatta, anche se la polizia, la magistratura e uno schieramento politico che va dalla destra al centrosinistra non ci voleva». In effetti è andata più o meno così. Ce l’hanno fatta, anche se tra molte difficoltà. La Street Rave Parade, che quando a Bologna governava il centrodestra di Guazzaloca era data per scontata e attraversava il centro storico con i sound system a tutto volume, stavolta è partita dopo mesi di polemiche, otto riunioni in prefettura e tre severe ordinanze ad hoc. Tutte allegramente ignorate. Era vietato vendere bibite in contenitori di vetro. Sì, magari la prossima volta. I venditori, a decine, sono arrivati da Napoli, come nel 2005. Loro in treno e le bottiglie sui furgoni. «Ma l’anno scorso era più bello - dicono subito - dovevi vedere quanti camion, almeno 30». Quest’anno sono molti di meno: la birra fa 3 euro, l’acqua 2, una notte di lavoro vale il costo del viaggio. Perché qui si va avanti a ballare almeno fino all’alba. Altro divieto saltato per aria: non si poteva fare il corteo da piazza XX Settembre a piazza della Costituzione, sede del vero e proprio «concentramento». L’ordine era: prima vanno i carri con gli amplificatori e poi, distaccate, le persone. Era dura farlo rispettare. I vigili urbani non ci hanno nemmeno provato e a nessuno è venuto in mente di chiederglielo. Dal Comune hanno fatto notare che si trattava di una manifestazione non autorizzata. In questura hanno confermato che «oggettivamente» era così. Perché in corteo hanno sfilato almeno in 15mila, dietro ai camion addobbati che mandavano musica vintage - Donatella Rettore e Samantha Fox - e inni all’antiproibizionismo. Era diventato questo il vero tema della manifestazione. L’ha ricordato subito Paolo Cento, sottosegretario all’Economia, che dal palco del comizio ha annunciato: «Da qui comincia la battaglia per l’abolizione della legge Fini-Giovanardi sulla droga». E poi: «Contro il narcotraffico serve la liberalizzazione del mercato della marijuana». Chiudendo con una stilettata rivolta a chi voleva far diventare «Bologna una città proibizionista, la capitale dei divieti: invece da qui è partita una battaglia di libertà, perché sinistra vuol dire libertà. Sta a Cofferati scegliere se stare di qua o di là». Il sindaco, come l’anno scorso, quando il primo Rave della sua era si chiuse con 23 ricoveri, un paio per overdose, e molto lavoro per la nettezza urbana, ha deciso di ispezionare un pezzo del percorso dopo il passaggio del corteo. «Mi sembrano molti meno dell’anno scorso, e il clima più tranquillo», ha detto il sindaco guardando i ragazzi a tarda sera sfilare verso il Parco Nord. Lui in ogni caso potrà dire di aver ottenuto quello che si era proposto, spostando la festa techno in periferia. I cori dei centri sociali «Cofferati fascista di merda» li ascolta ormai da tempo. La manifestazione di protesta organizzata da Enzo Raisi, segretario di An a Bologna e parlamentare a Roma, non gli ha fatto male. Erano un centinaio di persone, con le t-shirt «Amiamo Bologna, no Rave». Poche teste rasate, un po’ di cittadini di mezza età, qualche politico del centrodestra: oltre ad An, Udc e Forza Italia. Per fare un bilancio del Rave 2006 bisogna aspettare stasera. Ieri, non aveva ancora fatto buio e già c’erano state le prime risse, in tanti giravano con lo sguardo perso nel vuoto, in tantissimi fumavano spinelli, e qualcuno proponeva «paste» o «pasticche». A Bologna sono arrivati da tutta Italia, con treni speciali, furgoni e auto private. Trentamila presenze tra punkabbestia, qualche decina, ragazzi dei centri sociali, qualche centinaio, e molte migliaia di giovani vestiti con i bermuda larghissimi e lunghi fino a metà caviglia, le mutande in vista, grandi ballerini di ritmi ossessivi. Insomma, gli stessi che troveresti in una discoteca normale.
|