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[Bo] Street Parade .1. - Omarelli .0.
by mazzetta Tuesday, Jul. 04, 2006 at 9:43 AM mail:

Una gran bella Street Parade ha umiliato Cofferati e si è presa ancora una volta le strade di Bologna.

[Bo]  Street Parade ...
ode.jpg, image/jpeg, 400x148

Temperatura perfetta, venticello provvidenziale e percorso più corto hanno contenuto i disagi ed i malori, tanto che i più acuti si sono registrati per l’abuso di alcool.
Quando verso le 17 piazza XX settembre ha cominciato ad animarsi si erano già esaurite le pagliacciate di quelli che “si sono opposti” alla Street. Un quarto d’ora per i militanti di Forza Nuova dalla parte opposta del centro, venti minuti per la catenella umana di AN e simp’amici sul corso principale, occasionalmente rinforzati anche dai leghisti bolognesi (cioè dalla povera signora Tarozzi). Qualche salutino romano in pieno centro, un paio di signore molto maleducate che sbraitavano sconcezze contro i drogati e invitavano una ragazza affacciatasi con il piercing a scendere per farle un “culo così”. Questi i sedicenti bolognesi normali nel compimento del loro atto d’amore contro i barbari che “degradano” Bologna.

La piazza intanto si riempie, appaiono i “politici” che hanno dato una mano nella battagliona contro il sindaco e arrivano i primi gruppi sbarcati dai treni. I cronisti si aggirano e intervistano tutto quello che si muove, mentre il camion del Livello 57 ibridato da una sapiente mano mutoide comincia a buttare fuoco e fiamme per il divertimento di grandi e piccini, grande allegria e grande soddisfazione: siamo ancora qui. Interventi dal “palco” sobri ed efficaci, vince l’ironia di Monteventi che esibisce un pacchetto di “sostanza proibita” che si rivelerà poi essere terribile pizza al taglio; Cofferati ha infatti recentemente provato a proibire anche quella.

Ore 20: parte il corteo illegale.

Messo l’arzillo Don Gallo davanti a tutti si parte commettendo una clamorosa illegalità: manifestazione non autorizzata. Gli uomini dello sceriffo cremonese vanno in agitazione, riferiscono a Tex che subito dichiara alle agenzie: “Non hanno rispettato gli accordi, saranno denunciati”. Sul volto dei partecipanti nessuna preoccupazione, è solo un altro cane che abbaia alla carovana. La “denuncia” se ci sarà aprirà uno spassoso confronto, sarà divertente sentir leggere in tribunale il testo dell’ordinanza che aveva la pretesa di dettare persino il tipo di musica da suonare e che prescriveva a qualche decina di migliaia di persone di teletrasportarsi senza affollare le strade.

Ancora più divertente sarà confrontare il pezzo di carta con la realtà, che è fatta di una manifestazione che si incanala sul percorso predisposto dalla polizia municipale, dal quale già una paio di giorni era stato deviato il percorso dei mezzi pubblici. Corteo annunciatissimo da giorni, ma Sergio cade dal pero e frigna, chiama il papà-questore e dice che gli altri bambini non possono giocare dove lui gli ha detto che non si deve fare. Tutto perché per accontentare le smanie del cremonese gli altri attori della sfibrante trattativa, cittadini e non, hanno dovuto fingere di accordarsi su termini che si sapeva fin da subito che non sarebbero stati rispettati. Cofferati ha perso l’ennesima occasione per evitare una pessima figura, ma è fatto così, cosa vuoi andarci a dirci? Vuoi andarci a picchiarci? A litigarci? Non ne vale davvero la pena, ridergli in faccia e compatirlo basta ed avanza.

Oggi si è aggiunta l’ira dei DS, che accusano Rosario (Livello 57) di essere “inaffidabile” e i parlamentari coinvolti di aver tradito i patti. I DS dovrebbero tacere e vergognarsi, sul loro conto pesa la responsabilità di aver calato Cofferati in città, loro è la responsabilità del fatto che le parti sociali, prefetto, questore e macchina comunale siano stati costretti a mentire dicendo che non ci sarebbe stato nessun corteo mentre il corteo era da tempo annunciato (anche su indymedia, anche dall’opposizione) e previsto. I DS denunciano e proclamano, uscendo da un colpevole silenzio che negli ultimi mesi li ha ridotti all’afasia mentre Tex demoliva la cultura, azzerava il tradizionale dialogo tra amministrazione e società, demoliva il modello di sport popolare bolognese e scatenava una rissa a settimana in città; per lo più risse su sciocchezze come il test del dna alle cacche dei cani, la precedenza alla processione della Madonna sulla partita del Bologna o ancora la guerra ai lavavetri, quella ai dehor, o quella al “degrado” culminata con l’ukaze sulla pizza al taglio subito ritirato tra le pernacchie.

I DS dovrebbero spiegare perché la convivenza bolognese sopravvive solo grazie al buon senso di prefetto e questore e a quello di quanti sono stati presi nella tenaglia Cofferati - Di Nicola. Perché Cofferati in città lo hanno messo i DS, trattando la loro capitale come una discarica nella quale abbandonare un rifiuto della politica sgradito, e di questo vorremmo tutti sentirli parlare, sentirli spiegare perché a Bologna sia toccato un destino del genere e pagare un prezzo tanto alto per emarginare lo scomodo Sergio dalla politica nazionale. Sappiano i DS che senza l’altissimo grado di responsabilità dimostrato dai centri sociali, dalle associazioni e giù fino ai semplici cittadini, la provocatoria politica di Cofferati avrebbe già condotto a scontri molto pesanti e alla guerriglia per le strade. Si preoccupino di mettere la museruola a questo provocatore invece di spalleggiarlo e rinvigorirlo.

Il buon senso delle autorità ha tenuto le forze dell’ordine a distanza, presenti ma nascoste nelle vie laterali, lontano dagli occhi e dal cuore della Street. Mai vista una manifestazione del genere aperta da una sola macchina dei vigili urbani, ancora meno una manifestazione di “drogati”, “eversori” e portatori di “degrado” organizzata da un centro sociale recentemente accusato di essere una succursale del clan dei marsigliesi, una via di mezzo tra un laboratorio per la produzione industriale di droga e una Spectre dei poveri impegnata a raccogliere dossier segreti sugli operatori delle forze dell’ordine bolognesi.

Sul ponte di Stalingrado si capisce che anche quest’anno la Street ha fatto il botto, il ponte è ancora impegnato dalla parade quando la testa arriva all’altezza di piazza della Costituzione dove fa tappa e da dove parte la Street “ufficiale”. Ci si ferma su un anello di strade ad attendere l’arrivo degli altri camion e a carpire una scenetta che riassume il senso degli ultimi eventi: Rosario zompa in braccio a Valerio Monteventi, finalmente si scioglie ogni tensione, la partita è finita e il cinese umiliato. Rosario dirà poi che in quel momento “è stato come se avessi segnato un gran gol”, quegli attimi di esultanza se li è guadagnati e sudati tutti, davvero.

Si riparte, ancora via Stalingrado, ancora più gente, i dati ufficiali che alla fine diranno 50.000 come al solito sono parecchio sottostimati, i camion avanzano circondati da una mare di gente che riempie la strada a sei corsie, il primo varca i cancelli del Parco Nord a mezzanotte, l’ultimo un paio d’ore dopo.

Si riempie subito l’arena, che brulica di gente e di lucine di tutti i colori, dagli accendini fino ai cellulari il catino assume un aspetto degno delle Cronache di Narnia, facce soddisfatte ovunque, sorrisi e la visibile contentezza di un popolo che si ritrova e manifesta la propria esistenza rilassato e senza alcuna tensione.

Ancora una volta il successo della Street è stato decretato dallo spirito che anima decine di persone a ritrovarsi una volta all’anno. Uno spirito che tutti rifiutano di riconoscere e che nessuno fa il minimo sforzo per comprendere. Tace l’intellettualume nazionale, incapace o in altre faccende affaccendato; non è strano, un paese che ancora glorifica Pasolini per aver evidenziato la banalità (non fosse altro per la statistica) per la quale anche parecchi poliziotti hanno un’anima e sono figli del popolo, non può certo pretendere che la classe parlante possa accorgersi dell’esistenza di un’anima in quanti liquida sbrigativamente come un blocco monolitico di “drogati”.

Questi giovani invece hanno un’anima, ed è un’anima più pulita e più bella di quella di quanti li ignorano e di quanti strumentalizzano la loro esistenza per raccogliere il plauso e il voto degli omarelli. Omarelli: piccoli uomini che vivono chiusi nelle loro proprietà e che a forza di ridicoli cartelli vorrebbero imporre il loro personalissimo ordine domestico anche nelle strade, che invece sono di tutti.

Omarelli (umarell in bolognese) alla testa dei quali si mettono ottusi amministratori che trasformano il dibattito politico in una baruffa da bar, quelli che hanno portato il dibattito in Consiglio Comunale, ma anche altri ben più importanti, alla dimensione propria delle assemblee condominiali; la stessa levatura, lo stesso livello di dibattito, gli stessi risultati e le stesse delibere gogoliane che ci si possono attendere da un’assemblea di condominio. La morte della politica, che abdica alla sua funzione più alta e si trasforma da luogo d’incontro e mediazione a tribuna dell’omarello e delle sue frustrazioni contro tutti.

Lo spirito della Street non si è curato degli omarelli e decine migliaia di persone hanno ancora una volta colto l’occasione per fare pubblicamente quello che fanno ogni fine settimana dell’anno; farlo insieme per strada, ballando e riconoscendosi, sorridendo e condividendo. Farlo insieme lontani dagli anonimi contenitori a pagamento dispersi nella grigia provincia italiana nei quali settimanalmente sono costretti a confinarsi da quando la legalità degli omarelli ha proibito gli happening estemporanei all’aperto. Persone che prima di tutto invocano rispetto e lo fanno pubblicamente. Il rispetto dovuto a cittadini che studiano, lavorano, producono; cittadini giovani ai quali il futuro e la politica riservano solo orizzonti sottopagati, e un’unica certezza: staranno molto peggio dei loro genitori.

Giovani pazienti che sopportano i morsi di un sistema sempre più incline all’ingiustizia sociale, ai quali si vuole negare la visibilità, la possibilità di ritrovarsi pubblicamente una volta all’anno lontano dai capannoni nei quali ogni settimana sono costretti a nascondersi, liberandosi finalmente dell’ipocrisia che li costringe a dissimularsi per evitare la riprovazione degli ostili omarelli nella vita di tutti i giorni. Giovani che fortunatamente se ne fregano con allegria, passano sopra ai divieti insensati sorridendo, si ritrovano grazie al tam-tam in rete e convergono sulla Street per dire che loro ci sono e che rivendicano il diritto all’evasione nei modi e nei tempi propri. Persone che se ne fregano di Cofferati e dei politici, per nulla interessati a perdere tempo dibattendo con una politica interpretata da ottusi omarelli e da loro distante anni luce.

Un mare di gente che preferisce partecipare, vivere ed essere; come può, come riesce, come si sente, piuttosto che rimanere dietro uno schermo ad osservare la dissoluzione di una civiltà attraverso le trasmissioni della De Filippi. Persone per le quali le parole degli omarelli sono rumori privi di senso, persone emarginate dalla politica alla quale restituiscono l’indifferenza e il disprezzo con un sorriso. Persone diverse, molto diverse, dalle orde tifosoidi che ad ogni vittoria della nazionale approfittano del caos per sfogare le loro frustrazioni dando pessimi spettacoli, danneggiando i mezzi pubblici, l’arredo urbano e le macchine degli incolpevoli passanti, incendiando i cassonetti e scatenando risse. Gentaglia non a caso blandita dal sindaco degli omarelli, che a loro riserva i toni del paternalismo mentre offre il mega-schermo in piazza e un silenzio complice sui danni che procurano.

Queste persone diverse sono quelle che si ritrovano accomunate dallo spirito della Street, che è uno spirito libero e libertario, pulito ed onesto come solo sa essere lo spirito della gioventù, quello che non si manifesta per oscuri interessi, ma che nasce dal desiderio comune di ritrovarsi, riconoscersi e sorridersi, socializzare e condividere empatie, sogni e desideri. Persone che chiedono rispetto e a viso aperto difendono la loro dignità, sempre sotto attacco, ogni giorno colpita e diffamata da un immaginario pubblico che rifiuta la loro esistenza e ne restituisce un affresco generato negli incubi degli omarelli e riproposto dai media come trasfigurazione bugiarda della loro realtà.

Lo spirito della Street è lontano dalla politica, si limita a reclamare una modesta libertà e a richiedere rispetto a una classe parlante ormai assolutamente autoreferenziale, disposta a mobilitarsi e ad accapigliarsi per difendere la “libertà” di tangentari e papponi, pronta ad ergersi “garantista” a tutela di corrotti e corruttori, ma tragicamente compatta quando si tratta di emarginare le diversità rincorrendo il plauso degli omarelli e dei benpensanti, allarmati più dalla presenza di un ragazzo con i pantaloni strani e una canna in mano che dallo stato generale di un paese corrotto fino al midollo e dal triste spettacolo di un livello culturale e civile in caduta libera da oltre venti anni.

Lo spirito della Street si è manifestato ancora, ha disteso la sua benevolenza sulla tribù che si è materializzata al Parco Nord e ne ha allietato la notte, salutando insieme a loro il sorgere del sole e il passaggio dell’ennesima nuttata prodotta dal sonno della ragione degli omarelli. Una risata li ha seppelliti, e con loro ha seppellito le loro assurde pretese nell’indifferenza. Un epilogo naturale, perché mai dalla notte dei tempi il grigiore degli omarelli è riuscito ad aver ragione della vitalità dei giovani e degli uomini liberi e mai ci riuscirà, perché lo spirito della Street è quello dell’umanità che non rinuncia alla libertà, alla fantasia, alla pratica della socialità, al rispetto tra eguali e alla libertà di inseguire in pace i propri desideri.

Agli omarelli, ai grigi politici intervenuti in massa, al sindaco e ai sui sostenitori nei DS non resta che mettersela via, lo spirito della Street è vivo e vitale e tornerà a manifestarsi ancora, se vorranno ri-coprirsi di ridicolo non avranno che da rifare le sciocchezze esibite negli ultimi tempi, otterranno altrettante pagine sui giornali e altre figure barbine. Se non fossero i miseri omarelli che sono avrebbero capito da tempo che la Street dovrebbe essere valorizzata proprio dall’amministrazione cittadina in primis, ma non c’è da coltivare speranze in questo senso, la lunga notte degli omarelli è destinata a durare a lungo.


p.s. Girando per i blog bolognesi ho trovato l'immagine (spettrodellabolognesità) allegata, che appartiene ad un'ode alla cannabis, al pane e al vino sul cielo che è sulla volta di un portico all'inizio di via Indipendenza, e anche questo simpatico e istruttivo confronto tra la Street e un evento simile (casalogic):



Nome evento:
foto 1, SENSATION WHITE
foto 2, STREET RAVE PARADE

Tipo evento:
foto 1, RAVE PARTY
foto 2, RAVE PARTY ANTIPROIBIZIONISTA

Dove:
foto 1, AMSTERDAM ARENA
foto 2, STRADE DI BOLOGNA

Partecipanti:
foto 1, CIRCA 40.000
foto 2, CIRCA 50.000

Copertura mediatica:
foto 1, GLOBALE, CON FOTO PATINATE TRA GLI ALTRI SULLA HOMEPAGE DI REPUBBLICA
foto 2, MEDIA AUTONOMI, QUOTIDIANI DI SINISTRA ITALIANI, CRONACA E POLEMICHE SUI GIORNALI CITTADINI

Costo per partecipare:
foto 1, DAI 40 AGLI 89 EURO (POSTAZIONE VIP) IN PREVENDITA, POI SENZA LIMITE
foto 2, GRATIS, POSTO UNICO LE STRADE DI BOLOGNA

Valenza politica dell'evento:
foto 1, APPARENTEMENTE ZERO, MA VISTOSAMENTE CLASSISTA
foto 2, PIACCIA O NON PIACCIA PARECCHIA

Ricezione generale:
foto 1, COMMENTI ENTUSIASTI, EVENTO CONSIDERATO ARTISTICAMENTE VALIDO, UN "MUST GO-EVENT"
foto 2, CONFLITTUALE, POLEMICHE PERCHE' 30.000 PERSONE NON SI SONO TELETRASPORTATE




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Ci sono 10 commenti visibili (su 39) a questo articolo
Lista degli ultimi 10 commenti, pubblicati in modo anonimo da chi partecipa al newswire di Indymedia italia.
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Titolo Autore Data
mah bongfactory Wednesday, Jul. 12, 2006 at 7:31 PM
ognuno il suo modo ...ma nell'imaginario collettivo 13 Saturday, Jul. 08, 2006 at 2:50 AM
/a ciascuno il suo livello di consapevolezza mazzetta Friday, Jul. 07, 2006 at 5:42 PM
mah... ravers Friday, Jul. 07, 2006 at 5:27 PM
un po' di tutto... d Friday, Jul. 07, 2006 at 2:26 PM
LIberisti rapinatori!! Alberto Friday, Jul. 07, 2006 at 1:27 PM
si raver Friday, Jul. 07, 2006 at 12:06 PM
nell'occhio pagliuzza Friday, Jul. 07, 2006 at 11:38 AM
ma che devo sentire raver Friday, Jul. 07, 2006 at 11:22 AM
Uno, fai ridere i polli. Tom Joad Wednesday, Jul. 05, 2006 at 10:29 AM
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