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Israeliani e libanesi si parlano via web
by mavi Friday, Jul. 21, 2006 at 11:28 AM mail:

Jean-Marc Manach, le Monde, 20 luglio 2006

Nel 2003 Salam Pax, pseudonimo di un blogger iracheno, permise a milioni di internauti di seguire, in tempo reale da Baghdad, l’avanzata delle truppe americane.
La “blogsfera” brulicava all’epoca di polemiche: gli Stati Uniti avevano o no ragione di entrare in guerra, si trattava di una invasione o di una liberazione ?
E l’attenzione si focalizzò sul blogger iracheno, non solo perché scriveva in inglese, e con un vero talento, ma anche perché non c’erano o quasi altri blogger iracheni.


Quello che cambia con la guerra in Libano, è che i Salam Pax sono legioni, tanto da parte libanese quanto da parte israeliana.
Ce ne sono talmente tanti che sono stati creati dei siti per recensirli, allo scopo di facilitarne la consultazione: Jblogosphere e Webster dal lato israeliano, OpenLebanon o ancora il Lebanese Blogger Forum da parte libanese, mentre The Truth Laid Bear ha recensito i blogger dai due lati della frontiera, così come quelli palestinesi.


Ci si trova il calendario internazionale delle manifestazioni pro-israeliane e pro-Libano, informazioni pratiche (numeri di emergenza, coordinate della Croce Rossa o delle banche del sangue) foto e video di propaganda o che non sono state riprese dai media occidentali perchè potrebbero scioccare.


Sull’esempio dei loro concittadini, gli israeliani sostengono in maggioranza l’azione di Tsahal e si mostrano preoccupati soprattutto dei missili degli hezbollah.
Altri denunciano la percezione distorta della comunità internazionale, e IsraPundit paragona la CNN ad un organo di propaganda Hezbollah.
Da parte libanese, è l’incomprensione e la collera che primeggiano di fronte alla violenza dei bombardamenti israeliani, al numero dei civili uccisi (BloggingBeirut) e all’impressione che sia il paese stesso, più che gli hezbollah, che Tsahal vuole distruggere (Stop Destroying Lebanon).


Ma quello che conta è che, al di là delle diatribe ideologiche e delle reazioni epidermiche, i frammenti di un reale dialogo cominciano a germogliare tra internauti israeliani e libanesi.
Ridendosela delle loro divergenze politiche, approfittano del lato umnao, per non dire intimo,del blog, per intraprendere una conversazione che nessun media tradizionale potrebbe consentire.


Ramzi, 27 anni, vive a Beirut. Il primo post pubblicato sul suo blog, creato due anni fa, testimoniava della difficoltà di vivere in un paese così tanto invaso dai turisti che diventava difficile sedersi sulla terrazza di un caffè.
Oggi commenta l’aggressione israeliana soprattutto con "detournement" pubblicitari pieni di umorismo e poesia.
Divesi israeliani gli hanno scritto, nei commenti, per denunciare le “schifezze” di questa guerra, testimoniare la loro compassione, sperando in una risoluzione rapida del conflitto, e chiedendo la pace tra “vicini”. Cosa che Ramzi riassume con una frase: “Con il Web, la guerra si personifica” grazie ai blog, ai video amatoriali postati su internet, ai commenti che postano gli altri internauti, persino.


Per Lisa Goldman, giornalista canado-israeliana, e blogghista, che vive a Tel Aviv, è la prima volta che “cittadini di paesi nemici sono così impegnati in una conversazione continua mentre piovono missili”.
E gli esempi abbondano. Così, la prima persona a reagire al suo post consacrato alla manifestazione antiguerra di domenica scorsa è stato un libanese che denuncia lo stato di assedio, la distruzione del suo paese e la morte di civili, ma aggiunge che “con gente come voi, il dialogo continuerà, non è una nostra scelta”


Non contento di provocare questo tipo di dialogo civile tra cittadini di paesi in guerra, Internet crea anche situazioni altrettanto sconcertanti, dove dei militari, e coloro che li sostengono, sono tenuti informati delle conseguenze del loro agire direttamente da coloro che vengono bombardati.
Lunedì scorso, Shachar, un soldato di Tsahal solitamente di leva alla frontiera libanese, era in permesso er assistere ad un funerale.
Ne ha approfittato per consultare il blog colletivo, e molto apprezzato di Lebanese Bloggers,allo scopo di tenersi informato di ciò che passa dall’altra parte della frontiera: “Da qui, noi non possiamo seguire tuttii bombardamenti in Libano (ci interessiamo di più alle bombe che cadono in Israele) “.


Qualche notte fa, Lisa Goldman si è ritrovata a chattare in diretta con un Libanese che aveva conosciuto attraverso il suo blog. Seduti sul tetto del suo palazzo a Beirut, le raccontava le sue impressioni, mentre i missili israeliani si abbattevano sulla città, “in un modo umano e personale che nessun articolo di stampa o reportage televisivo potrà mai esprimere”.


Più in generale, quello che esce da queste conversazioni, per blog e per commenti postati, tra israeliani e libanesi, è un sentimento di impotenza e di tristezza di fronte a questo conflitto e alle sue perdite civili, di fronte ai responsabili dei loro rispettivi paesi e i loro alleati internazionali che li mettono davanti al fatto compiuto.


E la speranza, così, che seppure numerosi blogger libanesi hanno oggi in odio Israele, e rifiutano ogni contatto con gli Israeliani, la maggior parte di coloro che si parlano non si considerino come “nemici” ma come “vicini”.


Lisa Goldman va ancora più lontano: “Quando l’odio si attenuerà, alcuni si ricorderanno forse dei legami personali che avranno avuto con i loro “nemici”.
Ipotizzando che la prossima generazione di politici e leaders economici libanesi e israeliani abbia potuto beneficiare di questo tipo di relazioni intime, conclude che “non sarà facile uccidere qualcuno che si è conosciuto come essere umano, e non soltanto come ex-nemico”


(traduzione di Paola Mirenda per medioriente.net)

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